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Pioggia di Vita, per chi crede e per chi non crede

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2013 11:23
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28/06/2008 07:13

Dodicesima settimana del Tempo Ordinario - Sabato


Lettura:

Dalle « Omelie » di san Gregorio di Nissa, vescovo


Dio può essere trovato nel cuore dell'uomo


Nella vita dell'uomo la salute del corpo rappresenta un bene, ma la felicità non consiste nel conoscere la ragione della salute, bensì nel vivere in salute. Se uno dopo aver celebrato le lodi della salute, prende cibi che gli causano malattie, che cosa gli possono giovare le lodi della salute? Allo stesso modo dobbiamo intendere il presente discorso, quando il Signore dice che la felicità non consiste nel conoscere qualche verità su Dio, ma nell'avere Dio in se stessi: « Beati » infatti, « i puri di cuore, perché vedranno Dio » (Mt 5, 8). Mi pare proprio che Dio voglia mostrarsi a faccia a faccia a colui che ha l'occhio dell'anima ben purificato, ma però secondo quanto dice Cristo: Il regno di Dio è dentro di voi (cfr. Lc 17, 21). Chi ha purificato il suo cuore può contemplare l'immagine della divina natura nella bellezza della sua stessa anima.
Se dunque laverai le brutture che hanno coperto il tuo cuore, risplenderà in te la divina bellezza. Come il ferro, liberato dalla ruggine splende al sole, così anche l'uomo interiore, quando avrà rimosso da sé la ruggine del male, ricupererà la somiglianza con la forma originale e primitiva e sarà buono.
Quindi chi vede se stesso, contempla ciò che desidera in se stesso. In tal modo diviene beato chi ha il cuore puro, perché mentre guarda la sua purità, scorge, attraverso questa immagine, la sua prima e principale forma. Coloro che vedono il sole in uno specchio, benché non fissino i loro occhi in cielo, vedono il sole non meno bene di quelli che guardano direttamente l'astro luminoso. Così anche voi benché le vostre forze non siano sufficienti per scorgere e contemplare la luce inaccessibile, se ritornerete alla grazia originaria troverete in voi ciò che cercate. La divinità infatti è purezza, è assenza di vizi e di passioni, è lontananza da ogni male. Se dunque queste realtà sono in te, Dio è senz'altro in te. Quando pertanto la tua anima sarà pura da ogni sorta di vizi, libera da passioni e difetti e lontana da ogni inquinamento, allora sei felice per l'acutezza e la limpidezza della vista, perché ciò che sfuggirà allo sguardo di coloro che non si sono purificati, tu invece, purificato, lo scorgerai. Tolta dagli occhi spirituali l'oscurità materiale, avrai la beata visione nella pura serenità del cuore. E questo sublime spettacolo in che cosa consiste?
Nella santità, nella purezza, nella semplicità, e in tutti i luminosi splendori della natura divina per mezzo dei quali si vede Dio.



Responsorio: (Gv 14, 6. 9; 6, 47)

Dice il Signore: Io sono la via, la verità e la vita. Chi ha visto me, ha visto il Padre.
Chi crede in me ha la vita eterna.
Chi ha visto me, ha visto il Padre.


Orazione:

O Dio, vera luce e giorno senza tramonto, accogli la lode mattutina del tuo popolo e fa' che il nostro spirito, libero dalle tenebre della colpa, risplenda nel fulgore della tua venuta. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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Tredicesima Domenica del Tempo Ordinario


Lettura:

Dai « Discorsi » di Paolo VI, papa


Noi predichiamo Cristo a tutta la terra


« Guai a me se non predicassi il Vangelo! » (1 Cor 9, 16). Io sono mandato da lui, da Cristo stesso per questo. Io sono apostolo, io sono testimone. Quanto più è lontana la meta, quanto più difficile è la mia missione, tanto più urgente è l'amore che a ciò mi spinge. Io devo confessare il suo nome: Gesù è il Cristo, Figlio di Dio vivo (cfr. Mt 16, 16). Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito d'ogni creatura (cfr. Col 1, 15). E' il fondamento d'ogni cosa (cfr. Col 1, 12). Egli è il Maestro dell'umanità, e il Redentore. Egli è nato, è morto, è risorto per noi. Egli è il centro della storia e del mondo. Egli è colui che ci conosce e che ci ama. Egli è il compagno e l'amico della nostra vita. Egli è l'uomo del dolore e della speranza. E' colui che deve venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, come noi speriamo, la pienezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Io non finirei più di parlare di lui. Egli è la luce, è la verità, anzi egli è « la via, la verità, la vita » (Gv 14, 6). Egli è il pane, la fonte d'acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete, egli è il pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello. Come noi, e più di noi, egli è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore e paziente nella sofferenza. Per noi egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace è principio di convivenza, dove i puri di cuore ed i piangenti sono esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratelli.
Gesù Cristo: voi ne avete sentito parlare, anzi voi, la maggior parte certamente, siete già suoi, siete cristiani. Ebbene, a voi cristiani io ripeto il suo nome, a tutti io lo annunzio: Gesù Cristo è il principio e la fine; l'alfa e l'omega. Egli è il re del nuovo mondo. Egli è il segreto della storia. Egli è la chiave dei nostri destini. Egli è il mediatore, il ponte fra la terra e il cielo; egli è per antonomasia il Figlio dell'uomo, perché egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di Maria, la benedetta fra tutte le donne, sua madre nella carne, e madre nostra nella partecipazione allo Spirito del Corpo mistico.
Gesù Cristo! Ricordate: questo è il nostro perenne annunzio, è la voce che noi facciamo risuonare per tutta la terra, e per tutti i secoli dei secoli.



Responsorio: (2 Tm 1, 10; Gv 1, 16; Col 1, 16-17)

Gesù Cristo nostro salvatore ha vinto la morte, e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del Vangelo. Dalla sua pienezza, noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia.
Tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.
Dalla sua pienezza, noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia.


Orazione:

O Dio, che con il tuo Spirito di adozione ci hai reso figli della luce, fa' che non ricadiamo nelle tenebre dell'errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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30/06/2008 07:27

Tredicesima settimana del Tempo Ordinario - Lunedì


Lettura:

Dai « Discorsi » di sant'Agostino, vescovo


Egli è il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo


Le parole che abbiamo cantato contengono la nostra pubblica professione che siamo gregge di Dio: « Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi » (Sal 99, 3). Egli è il nostro Dio; « noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce » (Sal 94, 7). I pastori che sono uomini, non hanno fatto loro le pecore che posseggono, non hanno creato le pecore che pascolano. Invece il Signore Dio nostro, perché è Dio e creatore, si è procurato il gregge che egli possiede e che porta al pascolo. Né un altro ha creato quello che egli pasce, né un altro pasce quello che egli ha creato.
Poiché abbiamo proclamato in questo salmo che siamo suo gregge, popolo del suo pascolo, pecore delle sue mani, ascoltiamo quello che egli dice a noi come al suo gregge. Altre volte parlava ai pastori. Ora invece parla al gregge. In quelle sue parole noi ascoltavamo con tremore, voi con sicurezza. Perciò che cosa scaturirà da queste parole di oggi? Forse che la situazione si rovescerà e noi ascolteremo con sicurezza, e voi con tremore? Niente affatto. Innanzi tutto perché, anche se siamo pastori, il pastore ascolta con tremore non soltanto quanto viene rivolto ai pastori, ma anche ciò che viene indirizzato al gregge. Chi ascolta con indifferenza ciò che riguarda le pecore, dimostra di non avere alcuna preoccupazione del gregge. Secondariamente già abbiamo esposto alla vostra carità due punti che devono essere attentamente considerati: che cioè siamo anche cristiani, oltre ad essere capi. Per il fatto che siamo cristiani, anche noi facciamo parte del gregge con voi. Perciò sia che il Signore parli ai pastori, sia che parli al gregge, noi dobbiamo ascoltare tutto il suo insegnamento con tremore, e la preoccupazione non deve allontanarsi dai nostri cuori.
E allora, fratelli, ascoltiamo, come il Signore riprenda le pecore cattive e che cosa prometta alle sue pecore. Dice: « Voi, mie pecore » (Ez 34, 31). Fratelli, quale grande gioia essere il gregge di Dio! E' un fatto che genera grande gaudio anche in mezzo alle lacrime e alle tribolazioni di questa terra. Infatti colui al quale è stato detto: « Tu che pasci Israele », è il medesimo di cui si afferma: « Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode di Israele » (Sal 120, 4). Egli dunque vigila sopra di noi quando noi vegliamo, vigila anche quando noi dormiamo. Perciò se un gregge umano si ritiene sicuro sotto un pastore umano, quanto maggiore deve essere la nostra sicurezza allorché è Dio che ci pasce! E non soltanto perché ci pasce, ma anche perché ci ha creato.
A voi che siete mio gregge queste cose dice il Signore Dio: Ecco io giudico tra pecora e pecora, e tra arieti e capri (cfr. Ez 34, 17). Che cosa fanno qui nel gregge di Dio i capri? Negli stessi pascoli, presso le medesime fonti? Anche quegli intrusi destinati alla sinistra si sono mescolati agli eletti, destinati alla destra. Ma ora vengono tollerati, poi però, saranno separati. E qui si esercita la pazienza delle pecore a somiglianza della pazienza di Dio. Da lui infatti verrà operata quella separazione che porterà gli uni alla sinistra, e gli altri alla destra.



Responsorio: (Gv 10, 27-28; Ez 34, 15)

Le mie pecore ascoltano la mia voce: io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna: non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e le farò riposare:
non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.


Orazione:

Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto: perché ogni nostra attività abbia da te il suo inizio e in te il suo compimento. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Tredicesima settimana del Tempo Ordinario - Martedì


Lettura:

Dai « Discorsi » di sant'Agostino, vescovo


Se io piacessi agli uomini,
non sarei più servitore di Cristo


Questo è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza (cfr. 2 Cor 1, 12). Vi sono uomini
avventati, detrattori, delatori, mormoratori, che cercano di congetturare quello che non vedono
e si adoperano perfino a diffondere quello che neppure sono in grado di sospettare. Contro
costoro che cosa resta, se non la testimonianza della nostra coscienza? Infatti, fratelli, neppure
in quelli ai quali vogliamo piacere, noi pastori di anime, cerchiamo o dobbiamo cercare la nostra
gloria, bensì mirare alla loro salvezza, in modo che, se ci comportiamo rettamente, essi non
abbiano ad andare fuori strada nel tentativo di seguirci. Siano nostri imitatori, solo se almeno noi
siamo imitatori di Cristo. Se invece non siamo imitatori di Cristo, lo siano almeno essi. Egli infatti
pasce il suo gregge e, con tutti quelli che pascolano come si deve il loro gregge, vi è egli solo,
perché tutti sono in lui.
Non cerchiamo dunque il nostro interesse quando vogliamo piacere agli uomini, ma vogliamo
rallegrarci con gli uomini, e siamo lieti che a loro piaccia il bene, per la loro utilità non per la
nostra gloria. Contro chi l'Apostolo abbia detto: Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più
servitore di Cristo! è evidente (cfr. Gal 1, 10). E per chi abbia detto: Cercate di piacere a tutti in
tutto, come anch'io cerco di piacere a tutti attraverso tutte le cose (cfr. 1 Cor 10, 33), è
altrettanto evidente. Tutte e due le cose sono lampanti, tutte e due pacifiche, tutte e due
semplici, tutte e due chiare. Tu però mangia e bevi solamente, non calpestare e non intorbidare
quello che mangi e quello che bevi.
Certamente hai ascoltato anche il Signore stesso Gesù Cristo, maestro degli apostoli: « Così
risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano
gloria sal vostro Padre che è nei cieli (Mt 5, 16), cioè colui che vi ha resi tali. Noi siamo infatti il
popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce (cfr. Sal 94, 7). Sia lodato perciò chi ti ha
reso buono se sei buono. Non sei tu, perché, per te stesso, non avresti potuto essere se non
cattivo. Perché poi vorresti stravolgere la verità pretendendo lodi quando fai bene, e rigettando
sul Signore la vergogna quando operi male?
Certamente chi disse: « Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini » (Mt 5, 16), ha
ugualmente affermato nello stesso discorso: « Guardatevi dal praticare le vostre buone opere
davanti agli uomini » (Mt 6, 1). Ma come questi insegnamenti ti sembravano contradditori
nell'Apostolo, così avviene nel vangelo. Se però non intorbidisci l'acqua del tuo cuore, anche qui
riconoscerai l'armonia delle Scritture e anche tu sarai in piena armonia con loro.
Cerchiamo dunque, fratelli, non soltanto di vivere bene, ma anche di comportarci bene davanti
agli uomini. Non tendiamo solo ad avere una retta coscienza, ma per quanto lo comporta la
nostra debolezza e lo consente la fragilità umana, sia anche nostro fermo impegno a non
compiere nulla che possa destare un cattivo sospetto nel fratello debole. Mentre mangiamo
buone erbe e beviamo acque limpide, non calpestiamo i pascoli di Dio, perché le pecore inferme
non abbiano a mangiare ciò che è calpestato, e bere ciò che è stato intorbidato.



Responsorio: (Fil 2, 2. 3-4; 1 Ts 5, 14. 15)

Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con gli stessi
sentimenti. Ciascuno consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse,
ma quello degli altri.
Sostenete i deboli, siate pazienti con tutti, cercate sempre il bene tra voi e con tutti,
senza cercare il proprio interesse, ma quello degli altri.


Orazione:

O Dio, che con il tuo Spirito di adozione ci hai reso figli della luce, fa' che non ricadiamo nelle
tenebre dell'errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Tredicesima settimana del Tempo Ordinario - Mercoledì


Lettura:

Dal libro « Il cammino di perfezione » di santa Teresa d'Avila, vergine


Venga il tuo regno


Chi è colui che, per quanto sia insensato, dovendo chiedere un favore ad una persona importante, non pensa prima in che modo chiederlo, per non importunarla e procurarle molestia? Non deve forse sapere ciò che chiede e conoscere la necessità che ne ha, specialmente se domanda una cosa importante, come sono quelle che il nostro buon Gesù ci insegna a chiedere? Ecco una cosa che mi sembra doveroso far notare. Non potevi, Signor mio, racchiudere tutto in una parola e dire: « Dacci, o Padre, tutto quanto ci è necessario »? Per chi conosce tutto così bene, non sembra che occorra altro.
O sapienza eterna! Per te e per tuo Padre questo sarebbe stato sufficiente, infatti così hai pregato nell'orto del Getsemani: hai manifestato la tua volontà e il tuo timore, ma poi ti sei rimesso alla sua volontà. Ma poiché tu conosci, Signor mio, che noi non siamo sottomessi come te alla volontà del Padre tuo, era necessario che definissi bene le domande, perché potessimo vedere se ci conviene ciò che domandiamo, e astenerci dal chiedere qualora non ci sembrasse conveniente. Perché noi siamo così fatti, che, se non ci viene dato ciò che desideriamo, con il nostro libero arbitrio rifiutiamo ciò che il Signore ci dà, si trattasse anche delle cose migliori. Infatti non vediamo di essere ricchi se non quando teniamo il denaro fra le mani.
Il buon Gesù, dunque, ci insegna a dire queste parole, con le quali chiediamo che venga in noi il suo regno: « Sia santificato il tuo nome, venga in noi il tuo regno ». Ammirate ora la grande sapienza del nostro Maestro. Considerate - perché è bene che lo comprendiamo - che cosa chiediamo con questo regno. Il buon Gesù fece queste domande una dopo l'altra, vedendo che per la nostra miseria non avremmo potuto santificare, lodare, esaltare e glorificare il nome santo dell'Eterno Padre, se prima non avesse esteso in noi il suo regno. Perciò perché intendiate quello che chiedete e siate perseveranti nel domandare e procuriate, per quanto è possibile, di accontentare colui che vi può esaudire, tenete presente quanto vi dico.
Certamente uno dei beni più grandi, tra gli altri, che si godono in cielo, è che lassù l'anima non farà più conto alcuno dei beni della terra, ma sarà immersa nella tranquillità e nella gloria, si rallegrerà della gioia di tutti: una pace inalterabile e una soddisfazione senza confini le verrà vedendo che tutti santificano e lodano il Signore, benedicono il suo nome e non l'offendono più. Tutti lo amano; e la stessa anima non si preoccuperà che di amarlo, e non potrà cessare di amarlo, perché lo conoscerà. Se potessimo già conoscerlo, lo ameremmo così fin d'ora, sebbene non con la perfezione e continuità del cielo, ma certamente lo ameremmo in modo ben diverso di come lo amiamo attualmente.



Responsorio:

Colui che sa dare cose buone ai suoi figli, ci spinge a chiedere e cercare e bussare. Tanto più riceveremo, quanto più avremo creduto e desiderato.
Qui contano più i gemiti che le parole, più le lacrime che i discorsi.
Tanto più riceveremo, quanto più avremo creduto, sperato, e desiderato.


Orazione:

O Dio, nostra salvezza, che ci hai fatto figli della luce, guidaci nel nostro cammino, perché diventiamo operatori di verità e testimoni del tuo Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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Tredicesima settimana del Tempo Ordinario - Giovedì

Lettura:

Dall' « Omelia ai Neofiti sul salmo 41 » di san Girolamo, sacerdote e dottore della Chiesa


Andrò nel luogo del mirabile tabernacolo


« Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio » (Sal 41, 2). Dunque
come quei cervi anelano ai corsi d'acqua, così anche i nostri cervi che, allontanandosi dall'Egitto
e dal mondo, hanno ucciso il faraone nelle loro acque ed hanno sommerso il suo esercito nel
battesimo, dopo l'uccisione del diavolo, anelano alle fonti della Chiesa, cioè al Padre, al Figlio e
allo Spirito Santo.
Che il Padre sia sorgente è scritto nel profeta Geremia: « Hanno abbandonato me, sorgente di
acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate che non tengono l'acqua » (Ger 2, 13). Del Figlio poi
leggiamo in un passo: « Hanno abbandonato la fonte della Sapienza » (Bar 3, 12). Infine dello
Spirito Santo si dice: « Chi beve dell'acqua, che io gli darò... (questa) diventerà in lui sorgente di
acqua che zampilla per la vita eterna » (Gv 4, 14). L'evangelista spiega il passo dicendo che
questa parola del Signore si riferisce allo Spirito Santo. I testi citati provano chiarissimamente
che il mistero della Trinità è la triplice fonte della Chiesa.
A questa fonte anela l'anima del credente, questa fonte brama l'anima del battezzato, dicendo:
L'anima mia ha sete di Dio, fonte viva (cfr. Sal 41, 3). Non ha desiderato infatti freddamente di
vedere Dio, ma l'ha desiderato con tutta la brama, ne ha avuto una sete ardentissima. Prima di
ricevere il battesimo parlavano tra loro e dicevano: « Quando verrò e vedrò il volto di Dio? » (Sal
41, 3). Ecco, si è compiuto quello che domandavano; sono venuti e stanno in piedi dinanzi al volto
di Dio e si son presentati davanti all'altare e al mistero del Salvatore.
Ammessi a ricevere il Corpo di Cristo e rinati nella sorgente della vita, parlano fiduciosamente e
dicono: Mi avanzerò nel luogo del tabernacolo mirabile, fino alla casa di Dio (cfr. Sal 41, 5 volg.).
La casa di Dio è la Chiesa, questo è il tabernacolo mirabile, perché in esso si trova « la voce
della letizia e della lode e il canto di quanti siedono al convito ».
Voi che vi siete rivestiti di Cristo e, seguendo la nostra guida, mediante la parola di Dio siete stati
tratti come pesciolini all'amo fuori dei gorghi di questo mondo, dite dunque: In noi è mutata la
natura delle cose. Infatti i pesci, che sono estratti dal mare, muoiono. Gli apostoli invece ci
hanno estratti dal mare di questo mondo e ci hanno pescati perché da morti fossimo vivificati.
Finché eravamo nel mondo i nostri occhi guardavano verso il profondo dell'abisso e la nostra
vita era immersa nel fango, ma, dopo che siamo stati strappati ai flutti, abbiamo cominciato a
vedere il sole, abbiamo cominciato a contemplare la vera luce ed emozionati da una gioia
straordinaria, diciamo all'anima nostra: « Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del
mio volto e mio Dio » (Sal 41, 6).



Responsorio: (Sal 26, 4)

Una cosa ho chiesto al Signore: questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni
della vita.
Per gustare la dolcezza del Signore e ammirare il suo santuario,
abitare nella casa del Signore tutti i giorni della vita.


Orazione:

O Dio, che con il tuo spirito di adozione ci hai reso figli della luce, fa' che non ricadiamo nelle
tenebre dell'errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.




[Modificato da auroraageno 06/07/2008 07:24]

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Tredicesima settimana del Tempo Ordinario - Venerdì

Lettura:

Dal libro « Sulla predestinazione dei santi » di sant'Agostino, vescovo


Gesù Cristo nato dalla stirpe di Davide
secondo la carne


Fulgidissima luce di predestinazione e di grazia è lo stesso Salvatore, « il Mediatore fra Dio e gli
uomini, l'uomo Cristo Gesù » (1 Tm 2, 5). Con quali suoi meriti antecedenti di opere e di fede la
natura umana presente in lui ha fatto sì che raggiungesse tale grado? Mi venga data una
risposta, per favore. Quell'uomo assunto dal Verbo coeterno al Padre nell'unità della persona,
come ha meritato di essere il Figlio unigenito di Dio? Quale sua opera buona qualsiasi
precedette? Che cosa ha compiuto prima, che cosa ha creduto, che cosa ha chiesto, per
arrivare a questa ineffabile grandezza? Forse che il Verbo, creando e assumendo l'uomo, dal
momento in cui cominciò ad esistere, quell'uomo stesso non cominciò ad essere l'unico Figlio di
Dio?
Sia per noi ben chiaro che è nel nostro capo, Cristo, che si trova la sorgente della grazia, da cui
essa si diffonde per tutte le sue membra, secondo la capacità di ciascuno. Per mezzo di quella
grazia ogni uomo diviene cristiano all'inizio della fede, e fu pure per quella grazia, che
quell'uomo, fin dall'inizio, è diventato Cristo. Questo è rinato dallo stesso Spirito, dal quale è nato
quell'altro. Colui che opera in noi la remissione dei peccati è quel medesimo Spirito che
preservò quell'altro da ogni peccato. Certamente Dio seppe in precedenza ciò che avrebbe
compiuto. Quindi la predestinazione dei santi è quella che ebbe il suo massimo splendore nel
Santo dei santi. Chi interpreta giustamente le parole della verità, come può negare questa
dottrina? Infatti noi sappiamo che lo stesso Signore della gloria, in quanto il Figlio di Dio si è fatto
uomo, fu predestinato.
Gesù dunque è stato predestinato. Egli che doveva diventare figlio di Davide secondo la carne, è
stato predestinato ad essere, nella potenza, Figlio di Dio secondo lo Spirito di santità. Ecco
perché è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria. E questa è stata appunto l'impresa
singolare dell'uomo, impresa compiuta ineffabilmente dal Dio Verbo, in modo che fosse davvero
e propriamente chiamato al tempo stesso Figlio di Dio e Figlio dell'uomo: figlio dell'uomo per la
natura umana assunta, Figlio di Dio perché chi l'assumeva era il Dio Unigenito; perché non si
credesse ad una quaternità invece che alla Trinità.
Questa sublimazione così grande, eccelsa e somma della natura umana fu predestinata in modo
che non potesse essere più alta. Così d'altra parte, la divinità non poté abbassarsi di più per noi,
che con l'assumere la natura umana insieme alla debolezza della carne fino alla morte di croce.
Quindi come egli solo fu predestinato ad essere nostro capo, così siamo stati predestinati in
molti ad essere sue membra. Perciò tacciano qui i meriti che sono andati perduti per colpa di
Adamo, e regni la grazia di Dio che domina per opera di Gesù Cristo nostro Signore, unico Figlio
di Dio, unico Signore. Chiunque avrà scoperto che la generazione singolare del nostro capo è
dovuta ai suoi meriti precedenti, cerchi pure di scoprire in noi sue membra i precedenti meriti
dello stesso capo, ai quali è dovuta la rigenerazione moltiplicata.



Responsorio: (Cfr. Gal 4, 4-5; Ef 2, 4; Rm 8, 3)

Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge,
per riscattare coloro che erano sotto la legge.
Per il grande amore con il quale ci ha amati, Dio mandò il proprio Figlio in una carne simile a
quella del peccato,
per riscattare coloro che erano sotto la legge.


Orazione:

O Dio, che con il tuo spirito di adozione ci hai reso figli della luce, fa' che non ricadiamo nelle
tenebre dell'errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Tredicesima settimana del Tempo Ordinario - Sabato


Lettura:

Dalle « Catechesi » di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo


Convèrtiti nel tempo favorevole


Se vi è qualcuno schiavo del peccato, si disponga per mezzo della fede a rinascere libero
nell'adozione filiale. E dopo aver abbandonato la pessima schiavitù dei peccati e aver conseguita
la beata schiavitù del Signore, sia stimato meritevole di ottenere l'eredità del regno celeste. Per
mezzo della conversione spogliatevi dell'uomo vecchio che si corrompe dietro i desideri
ingannatori, per rivestire l'uomo nuovo che si rinnova conforme alla conoscenza di colui che lo
ha creato.
Acquistate attraverso la fede il pegno dello Spirito Santo, perché possiate essere accolti nelle
dimore eterne. Accostatevi al mistico contrassegno, perché vi si possa distinguere bene fra tutti.
Siate annoverati nel gregge di Cristo, santo e ben ordinato, così che posti un giorno alla sua
destra possiate ottenere la vita preparata come vostra eredità.
Quelli infatti a cui rimane ancora attaccata, come fosse una pelle, la ruvidezza dei peccati,
prendono posto alla sinistra, per il fatto che non si sono accostati alla grazia di Dio, che viene
concessa, per Cristo, nel lavacro di rigenerazione. Certamente non parlo della rigenerazione
dei corpi, ma della rinnovata nascita dell'anima. I corpi infatti sono generati per mezzo dei
genitori visibili, le anime invece vengono rigenerate attraverso la fede, e infatti: « Lo Spirito
soffia dove vuole ». Allora, se ne risulterai degno, potrai sentirti dire: « Bene, servo buono e
fedele » (Mt 25, 23), sempre che tu sia trovato esente nella coscienza da ogni impurità e
simulazione.
Se dunque qualcuno dei presenti pensa di tentare la grazia di Dio, si inganna da se stesso, e
ignora il valore delle cose. Procurati, o uomo, un'anima sincera e priva di inganno, per colui che
scruta mente e cuore.
Il tempo presente è tempo di conversione. Confessa ciò che hai commesso sia con la parola, che
con l'azione, sia di notte, che di giorno. Convèrtiti nel tempo favorevole, e nel giorno della
salvezza accogli il tesoro celeste.
Ripulisci la tua anfora, perché accolga la grazia in misura più abbondante; infatti la remissione
dei peccati viene data a tutti egualmente, invece la partecipazione dello Spirito Santo viene
concessa in proporzione della fede di ciascuno. Se hai lavorato poco, riceverai poco, se invece
avrai fatto molto, molta sarà la mercede. E' nel tuo interesse considerare e fare ciò che ti
conviene.
Se hai qualcosa contro qualcuno, perdona. Se ti accosti per ricevere il perdono dei peccati, è
necessario che anche tu perdoni a chi ha peccato.



Responsorio: (Cfr. Pro 28, 13; 1 Gv 1, 9)

Chi nasconde le proprie colpe non avrà successo. Chi si confessa peccatore e si astiene dal
male troverà indulgenza.
Se riconosciamo i nostri peccati, Dio fedele e giusto ci perdona.
Chi si confessa peccatore e si astiene dal male, troverà indulgenza.


Orazione:

O Dio, che con il tuo spirito di adozione ci hai reso figli della luce, fa' che non ricadiamo nelle
tenebre dell'errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro
Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per
tutti i secoli dei secoli. Amen.






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06/07/2008 07:22

Quattordicesima Domenica del Tempo Ordinario


Lettura:

Dai « Discorsi » di sant'Agostino, vescovo


Uno spirito contrito è sacrificio a Dio


David ha confessato: « Riconosco la mia colpa » (Sal 50, 5). Se io riconosco, tu dunque perdona.
Non presumiamo affatto di essere perfetti e che la nostra vita sia senza peccato. Sia data alla
condotta quella lode che non dimentichi la necessità del perdono. Gli uomini privi di speranza,
quanto meno badano ai propri peccati, tanto più si occupano di quelli altrui. Infatti cercano non
che cosa correggere, ma che cosa biasimare. E siccome non possono scusare se stessi, sono
pronti ad accusare gli altri. Non è questa la maniera di pregare e di implorare perdono da Dio,
insegnataci dal salmista, quando ha esclamato: « Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta
sempre dinanzi » (Sal 5, 5). Egli non stava a badare ai peccati altrui. Citava se stesso, non
dimostrava tenerezza con se stesso, ma scavava e penetrava sempre più profondamente in se
stesso. Non indulgeva verso se stesso, e quindi pregava sì che gli si perdonasse, ma senza
presunzione.
Vuoi riconciliarti con Dio? Comprendi ciò che fai con te stesso, perché Dio si riconcili con te.
Poni attenzione a quello che si legge nello stesso salmo: « Non gradisci il sacrificio e, se offro
olocausti, non li accetti » (Sal 50, 18). Dunque resterai senza sacrificio? Non avrai nulla da
offrire? Con nessuna offerta potrai placare Dio? Che cosa hai detto? « Non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti » (Sal 50, 18). Prosegui, ascolta e prega: « Uno spirito contrito
è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi ». Dopo aver rigettato ciò
che offrivi, hai trovato che cosa offrire. Infatti presso gli antichi offrivi vittime del gregge e
venivano denominate sacrifici. « Non gradisci il sacrificio »: non accetti più quei sacrifici passati,
però cerchi un sacrificio.
Dice il salmista: « Se offro olocausti, non li accetti ». Perciò dal momento che non gradisci gli
olocausti, rimarrai senza sacrificio? Non sia mai. « Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un
cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi ». Hai la materia per sacrificare. Non andare in
cerca del gregge, non preparare imbarcazioni per recarti nelle più lontane regioni da dove
portare profumi. Cerca nel tuo cuore ciò che è gradito a Dio. Bisogna spezzare minutamente il
cuore. Temi che perisca perché frantumato? Sulla bocca del salmista tu trovi questa
espressione: « Crea in me, o Dio, un cuore puro » (Sal 50, 12). Quindi deve essere distrutto il
cuore impuro, perché sia creato quello puro.
Quando pecchiamo dobbiamo provare dispiacere di noi stessi, perché i peccati dispiacciono a
Dio. E poiché constatiamo che non siamo senza peccato, almeno in questo cerchiamo di essere
simili a Dio nel dispiacerci di ciò che dispiace a Dio. In certo qual modo sei unito alla volontà di
Dio, poiché dispiace a te ciò che il tuo Creatore odia.



Responsorio: (Cfr. Sal 37, 3; Sal 50, 12)

I miei peccati, Signore, mi sono entrati nella carne come frecce; prima che producano la piaga,
guariscimi con la penitenza.
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo;
guariscimi con la penitenza.


Orazione:

O Dio, che con l'umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l'umanità dalla sua caduta, concedi a noi
tuoi fedeli una rinnovata gioia pasquale, perché, liberati dall'oppressione della colpa, possiamo
partecipare alla felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e
regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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07/07/2008 06:37

Quattordicesima settimana del Tempo Ordinario - Lunedì

Lettura:

Dalla « Lettera ai Corinzi » di san Clemente I, papa


Ciascuno ricerchi ciò che è utile a tutti
e non il proprio tornaconto


Fratelli, vi esortiamo ardentemente a questa carità, non soltanto verso i vostri compagni di fede, ma anche verso quelli che si trovano al di fuori, siano essi pagani che ancora non credono in Cristo, oppure siano divisi da noi, perché, mentre riconoscono con noi lo stesso capo, sono però separati dal corpo. Fratelli, proviamo dolore per essi, come per nostri fratelli. Cesseranno di essere nostri fratelli, quando non diranno più « Padre nostro » (Mt 6, 9).
Il Profeta ha detto ad alcuni: « A coloro che vi dicono: non siete nostri fratelli, rispondete: Siete nostri fratelli » (Is 66, 5). Riflettete di chi abbia potuto usare questa espressione: forse dei pagani? No, perché secondo il linguaggio scritturistico ed ecclesiastico non li chiamiamo fratelli. Forse dei giudei che non hanno creduto in Cristo?
Leggete l'Apostolo e noterete che quando egli dice « fratelli » senza alcuna aggiunta, vuol intendere i cristiani: « Ma tu, perché giudichi il tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi il tuo fratello? » (Rm 14, 10). E in un altro passo scrive: « Siete voi che commettete ingiustizia e rubate, e questo ai fratelli! » (1 Cor 6, 8).
Perciò costoro che dicono: « Non siete nostri fratelli », ci chiamano pagani. Ecco perché ci vogliono ribattezzare, affermando che noi non possediamo ciò che essi danno. Ne viene di conseguenza il loro errore, di negare cioè che noi siamo loro fratelli. Ma per qual motivo il profeta ci ha detto: « Voi dite loro: siete nostri fratelli », se non perché riconosciamo in essi ciò che da loro non viene riconosciuto in noi? Essi quindi, non riconoscendo il nostro battesimo, dicono che noi non siamo loro fratelli; noi invece, non esigendo di nuovo in loro il battesimo, ma riconoscendolo nostro, diciamo loro: « Siete nostri fratelli ».
Dicano pure essi: « Perché ci cercate, perché ci volete? Noi risponderemo: « Siete nostri fratelli ». Ci dicano: « Andatevene da noi, non abbiamo niente a che fare con voi ». Ebbene, noi invece abbiamo assolutamente parte con voi: confessiamo l'unico Cristo, dobbiamo essere in un solo corpo, sotto un unico Capo.
Perciò vi scongiuriamo, fratelli, per le stesse viscere della carità, dal cui latte siamo nutriti, dal cui pane ci fortifichiamo, per Cristo nostro Signore, per la sua mansuetudine vi scongiuriamo. E' tempo che usiamo una grande carità verso di loro, una infinita misericordia nel supplicare Dio per loro perché conceda finalmente ad essi idee e sentimenti di saggezza per ravvedersi e capire che non hanno assolutamente nessun argomento da opporre alla verità. Ad essi è rimasta solo la debolezza dell'animosità, la quale tanto più è inferma quanto più crede di abbondare in forze. Vi scongiuriamo, dicevo, per i deboli, per i sapienti secondo la carne, per gli uomini rozzi e materiali, per i nostri fratelli che celebrano gli stessi sacramenti, anche se non con noi, ma tuttavia gli stessi; per i nostri fratelli che rispondono un unico Amen che noi, anche se non con noi. Esprimete a Dio la vostra profonda carità per loro.


Responsorio:

Comportatevi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto: conservate l'unità dello Spirito nel vincolo della pace.
Un solo corpo, un solo Spirito, una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati:
conservate l'unità dello Spirito nel vincolo della pace.


Orazione:

Signore Dio nostro, che ci hai dato la grazia di giungere a questo giorno, accompagnaci oggi con la tua protezione, perché non deviamo mai verso il peccato e in pensieri, parole e opere aderiamo sempre alla tua volontà. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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08/07/2008 07:37

Quattordicesima settimana del Tempo Ordinario - Martedì


Lettura:

Dalla « Lettera ai Corinzi » di san Clemente I, papa


Ciascuno ricerchi ciò che è utile a tutti
e non il proprio tornaconto


Sta scritto: Unitevi ai santi, perché quelli che li seguono saranno santificati. E ancora in un altro passo: Con l'uomo innocente sarai innocente, con l'eletto sarai eletto, ma con il perverso ti pervertirai (cfr. Sal 17, 26). Perciò stiamo uniti agli innocenti e ai giusti, perché essi sono gli eletti di Dio.
Perché liti, collere, discordie, scismi e guerre tra voi? Non abbiamo forse un unico Dio, un unico Cristo, un unico Spirito di grazia diffuso su di noi, un'unica vocazione in Cristo? Perché straziare e lacerare le membra di Cristo, perché ribellarsi contro il proprio corpo e arrivare a tal punto di delirio da dimenticare di essere gli uni membra degli altri?
Ricordate le parole di Gesù nostro Signore. Egli ha detto: Guai a quell'uomo! Sarebbe stato meglio se non fosse mai nato, piuttosto che recare scandalo a uno dei miei eletti; sarebbe meglio che gli si fosse messa al collo una pietra da mulino e fosse sommerso nel mare, piuttosto che trarre al male uno dei miei eletti (cfr. Lc 17. 1-2). La vostra scissione ha sviato molti, ha gettato molti nello scoraggiamento, molti nel dubbio, tutti noi nel dolore; e il vostro dissidio prdura tuttora.
Prendete in mano la lettera di san Paolo apostolo. Qual è la cosa che vi ha scritto per prima all'inizio del suo messaggio? Certo è sotto un'ispirazione divina che egli vi ha scritto una lettera su se stesso, su Cefa, su Apollo, perché fin da allora vi era tra voi la tendenza alle fazioni. Ma quel parteggiare vi ha causato allora un peccato minore, perché le vostre preferenze andavano verso apostoli famosi per chiara reputazione e verso un uomo approvato da loro. Ora invece date ascolto a gente da nulla a persone che vi pervertono e gettano il discredito su questa vostra coesione fraterna, che vi ha resi meritatamente celebri. E' un disonore che dobbiamo eliminare al più presto. Buttiamoci ai piedi del Signore e supplichiamolo con lacrime perché, fattosi propizio, ci restituisca la sua amicizia e ci ristabilisca in una magnifica e casta fraternità d'amore.
Questa infatti è la porta della giustizia aperta alla vita, come sta scritto: « Apritemi le porte della giustizia: entrerò a rendere grazie al Signore. E' questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti » (Sal 117, 19). Sono molte, è vero, le porte aperte, ma la porta della giustizia è precisamente quella di Cristo: beati tutti quelli che sono entrati per essa e hanno diretto i loro passi nella santità e nella giustizia, compiendo tutto nella carità e nella pace.
Vi è qualcuno fedele, capace nell'esporre la dottrina, sapiente nel discernimento dei discorsi, casto nell'agire? Egli deve essere tanto più umile quanto più è ritenuto grande, e deve cercare ciò che è utile a tutti, non il proprio tornaconto.


Responsorio:

Libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, debole con i deboli. Mi sono fatto tutto a tutti,, per salvare a ogni costo qualcuno.
Ero occhio per il cieco, e piede per lo zoppo; padre io ero per i poveri.
Mi sono fatto tutto a tutti,, per salvare a ogni costo qualcuno.


Orazione:

O Dio, che con l'umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l'umanità dalla sua caduta, concedi a noi tuoi fedeli una rinnovata gioia pasquale, perché, liberati dall'oppressione della colpa, possiamo partecipare alla felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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09/07/2008 07:10

Quattordicesima settimana del Tempo Ordinario - Mercoledì


Lettura:

Dalla « Dottrina dei Dodici Apostoli »


L'Eucaristia


Così rendete grazie: dapprima riguardo al calice: Ti ringraziamo, o Padre Nostro, per la santa vite di Davide, tuo servo, che ci hai fatto conoscere per mezzo di Gesù tuo servo; gloria a te nei secoli.
Poi riguardo al pane spezzato: Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesà, tuo Servo; gloria a te nei secoli. Come questo pane spezzato era disperso sopra i monti e, raccolto, è diventato una cosa sola, così sia radunata la tua Chiesa dai confini della terra nel tuo Regno; perché tua è la gloria e la potenza per Gesù Cristo nei secoli.
Nessuno mangi o beva della vostra Eucaristia, se non coloro che sono "stati battezzati nel nome del Signore. A questo proposito il Signore ha detto: « Non date le cose sante ai cani » (Mt 7, 6).
Una volta saziati, poi, così ringraziate: Ti rendiamo grazie, o Padre santo, per il tuo santo nome, che hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l'immortalità che ci hai manifestato per mezzo di Gesù tuo Servo. Gloria a te nei secoli.
Tu, Signore onnipotente, hai creato tutto a gloria del tuo nome; hai dato a gustare agli uomini cibo e bevanda perché ti ringraziassero, mentre a noi hai donato un cibo e una bevanda spirituale e la vita eterna per mezzo del tuo Servo. Soprattutto noi ti ringraziamo perché sei potente. Gloria a te nei secoli.
Ricordati, o Signore, della tua Chiesa, preservala da ogni male e rendila perfetta nella tua carità. Radunala dai quattro venti, santificala nel tuo regno, che per lei hai preparato. Perché tua è la potenza e la gloria nei secoli.
Venga la tua grazia e passi questo mondo. Osanna al Dio di Davide! Se qualcuno è santo, si accosti; se no faccia penitenza. Maranatha: vieni, Signore Gesù! Amen.
Nel giorno del Signore, riunitevi, spezzate il pane e rendete grazie, dopo aver confessato i vostri peccati, perché il vostro sacrificio sia puro.
Chiunque invece ha qualche discordia con il suo compagno, non si raduni con voi prima che si siano riconciliati, perché non sia profanato il vostro sacrificio. Il Signore infatti ha detto: In ogni luogo e in ogni tempo mi si offra un sacrificio perfetto, perché un grande Re sono io, dice il Signore, e mirabile è il mio nome fra le genti (cfr. Mt 1, 11. 14).


Responsorio:

Il calice che benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? Il pane che spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?
Poiché c'è un solo pane, noi, benché molti, siamo un corpo solo: tutti partecipiamo all'unico pane.
Il pane che spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?


Orazione:

Risplenda su di noi, Signore, la luce della tua sapienza, perché liberi da ogni compromesso col peccato camminiamo sempre nella via dei tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




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10/07/2008 07:15

Quattordicesima settimana del Tempo Ordinario - Giovedì


Lettura:

Dal « Commento sul salmo 118 » di sant'Ambrogio, vescovo


Santo è il tempio di Dio, che siete voi


« Io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui » (Gv 14, 23). Sia aperta a colui che viene la tua porta, apri la tua anima, allarga il seno della tua mente perché il tuo spirito goda le ricchezze della semplicità, i tesori della pace, la soavità della grazia. Dilata il tuo cuore, va' incontro al sole dell'eterna luce « che illumina ogni uomo » (Gv 1, 9). Per certo quella luce vera splende a tutti. Ma se uno avrà chiuso le finestre, si priverà da se stesso della luce eterna. Allora, se tu chiudi la porta della tua mente, chiudi fuori anche Cristo. Benché possa entrare, nondimeno non vuole introdursi da importuno, non vuole costringere chi non vuole.
Nato dalla Vergine, uscì dal suo grembo irradiando la sua luce sulle cose dell'universo intero, per risplendere a tutti. Quelli che lo desiderano ricevono la chiarezza dell'eterno fulgore che nessuna notte riesce ad alterare. A questo sole che vediamo ogni giorno tiene dietro la notte tenebrosa. Ma il sole di giustizia non tramonta mai perché la sua luce di sapienza non vieme mai offuscata da alcuna ombra.
Beato colui alla cui porta bussa Cristo. La nostra porta è la fede, la quale, se è forte, rafforza tutta la casa. E' questa la porta per la quale entra Cristo. Perciò anche la Chiesa dice nel Cantico dei Cantici: « Un rumore! E' il mio diletto che bussa » (Ct 5, 2). Ascolta colui che bussa, ascolta colui che desidera entrare: « Aprimi. sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne » (Ct 5, 2).
Rifletti sul tempo nel quale il Dio Verbo bussa più che mai alla tua porta: allorché il suo capo è pieno di rugiada notturna. Infatti egli si degna di visitare quelli che si trovano nella tribolazione e nelle tentazioni perché nessuno, vinto per avventura dall'affanno, abbia a soccombere. Il suo capo dunque si riempie di rugiada, ovvero di gocce, quando il suo corpo soffre. E' allora che bisogna vegliare, perché quando lo sposo verrà non si ritiri, vistosi chiuso fuori. Infatti, se dormi e il tuo cuore non veglia, se ne va prima di bussare. Ma se il tuo cuore veglia, egli bussa e domanda che gli si apra la porta. Abbiamo dunque la porta della nostra anima, abbiamo anche le porte delle quali è scritto: « Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche, ed entri il re della gloria » (Sal 23, 7). Se vorrai alzare queste porte della tua fede, entrerà da te il re della gloria, recando il trionfo della sua passione. Anche la giustizia ha le sue porte. Infatti anche di queste leggiamo scritto quanto il Signore Gesù ha detto per mezzo del profeta: « Apritemi le porte della giustizia » (Sal 117, 19).
L'anima dunque ha le sue porte, l'anima ha il suo ingresso. Ad esso viene Cristo e bussa, egli bussa alle porte. Aprigli, dunque; egli vuole entrare, vuol trovare la sposa desta.


Responsorio: (Cfr. Ap 3, 20; Mt 24, 46)

Ecco, sto alla porta e busso. Se uno ascolta la mia voce e mi apre, verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.
Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire in questo modo:
verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.


Orazione:

O Dio, vera luce e sorgente della luce, ascolta la nostra preghiera del mattino e fa' che meditando con perseveranza la tua legge, viviamo sempre illuminati dallo splendore della tua verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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11/07/2008 07:27

Quattordicesima settimana del Tempo Ordinario - Venerdì


11 luglio: SAN BENEDETTO, ABATE E PATRONO D'EUROPA - Festa


San Benedetto nacque a Norcia verso il 480. Educato a Roma, cominciò la vita eremitica nella regione di Subiaco, dove riunì intorno a sé alcuni discepoli. Da Subiaco passò a Cassino. Ivi fondò il celebre monastero e vi scrisse la Regola, che per la sua vasta diffusione gli meritò il titolo di « Patriarca del monachesimo occidentale ». Morì il 21 marzo del 547; ma già sul finire del secolo VII in molte regioni la sua festa era celebrata l'11 luglio. Con Lettera Apostolica « Pacis nuntius », del 24 ottobre 1964, Paolo VI lo dichiarava patrono di tutta l'Europa.


Lettura:

Dalla « Regola » di san Benedetto, abate


Non antepongano a Cristo assolutamente nulla


Prima di ogni altra cosa devi chiedere a Dio con insistenti preghiere che egli voglia condurre a termine le opere di bene da te incominciate, perché non debba rattristarsi delle nostre cattive azioni dopo che si è degnato di chiamarci ad essere suoi figli. In cambio dei suoi doni, gli dobbiamo obbedienza continua. Se non faremo così, egli, come padre sdegnato, sarà costretto a diseredare un giorno i suoi figli e, come signore tremendo, irritato per le nostre colpe, condannerà alla pena eterna quei malvagi che non l'hanno voluto seguire alla gloria.
Destiamoci dunque, una buona volta al richiamo della Scrittura che dice: E' tempo ormai di levarci dal sonno (cfr. Rm 13, 11). Apriamo gli occhi alla luce divina, ascoltiamo attentamente la voce ammonitrice che Dio ci rivolge ogni giorno: « Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori » (Sal 94, 8). E ancora: « Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese » (Ap 2, 7).
E che cosa dice? Venite, figli, ascoltate, vi insegnerò il timore del Signore. Camminate mentre avete la luce della vita, perché non vi sorprendano le tenebre della morte (cfr. Gv 12, 35).
Il Signore cerca nella moltitudine del popolo il suo operaio e dice: C'è qualcuno che desidera la vita e brama trascorrere giorni felici? (cfr. Sal 33, 13). Se tu all'udire queste parole rispondi: Io lo voglio! Iddio ti dice: Se vuoi possedere la vera e perpetua vita, preserva la lingua dal male e le tue labbra non pronuncino menzogna: fuggi il male e fa' il bene: cerca la pace e seguila (cfr. Sal 33, 14-15). E se farete questo, i miei occhi saranno sopra di voi e le mie orecchie saranno attente alle vostre preghiere: prima ancora che mi invochiate dirò: Eccomi.
Che cosa vi è di più dolce, carissimi fratelli, di questa voce del Signore che ci invita? Ecco, poiché ci ama, ci mostra il cammino della vita.
Perciò, cinti i fianchi di fede e della pratica di opere buone, con la guida del Vangelo, inoltriamoci nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati. Ma se vogliamo abitare nei padiglioni del suo regno persuadiamoci che non ci potremo arrivare, se non affrettandoci con le buone opere.
Come vi è uno zelo cattivo e amaro che allontana da Dio e conduce all'inferno, così c'è uno zelo buono che allontana dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. In questo zelo i monaci devono esercitarsi con amore vivissimo; e perciò si prevengano l'un l'altro nel rendersi onore, sopportino con somma pazienza le infermità fisiche e morali degli altri, si prestino a gara obbedienza reciproca. Nessuno cerchi il proprio utile, ma piuttosto quello degli altri, amino i fratelli con puro affetto, temano Dio, vogliano bene al proprio abate con sincera e umile carità.
Nulla assolutamente anteponiamo a Cristo e così egli, in compenso, ci condurrà tutti alla vita eterna.


Responsorio:

San Benedetto, lasciando la casa e l'eredità paterna per essere gradito a Dio, si consacrò interamente a lui nella vita monastica. Abitò solo con se stesso, sotto gli occhi di colui che vede tutto.
Si ritirò dal mondo, con l'ignoranza di chi sa troppo bene, e con la sapienza di chi non vuol sapere.
Abitò solo con se stesso, sotto gli occhi di colui che vede tutto.


Orazione:

O Dio, che hai scelto san Benedetto abate e lo hai costituito maestro di coloro che dedicano la vita al tuo servizio, concedi anche a noi di non anteporre nulla all'amore del Cristo e di correre con cuore libero e ardente nella via dei tuoi precetti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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12/07/2008 06:53

Quattordicesima settimana del Tempo Ordinario - Sabato


Lettura:

Dal « Commento sui salmi » di sant'Agostino, vescovo


Il vero Salomone è il Signore Gesù Cristo


Salomone aveva innalzato un tempio al Signore, Sicuramente come tipo e figura della Chiesa futura e del corpo del Signore. Per questo Gesù afferma nel vangelo: « Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere » (Gv 2, 19). Come dunque egli aveva edificato quel tempio, così il vero Salomone, il Signore nostro Gesù Cristo, il vero pacificatore, si costruì anche lui un tempio. Il nome di Salomone infatti significa « Pacificatore ». Ora il vero operatore della pace è quello di cui parla l'Apostolo: « Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo » (Ef 2, 14). Egli è il vero pacificatore che ha unito in sé le due pareti provenienti da opposte direzioni, di cui egli è la pietra angolare, sia del popolo dei credenti che proveniva dalla circoncisione, sia del popolo, anch'esso dei credenti, che proveniva dai pagani non circoncisi. Di due popoli fece una sola Chiesa, divenne per essi pietra d'angolo e perciò fu veramente pacificatore.
Il vero Salomone, cioè Salomone, figlio di Davide e della moglie Betsabea, re d'Israele, era la figura di questo pacificatore. Perché tu non creda che sia quel Salomone che edificò la casa a Dio, quando costruì il tempio, la Scrittura, indicandoti un altro Salomone, così comincia il salmo: « Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori » (Sal 126, 1). Il Signore dunque edifica la casa, il Signore Gesù Cristo edifica la sua casa. Molti sono impegnati nella costruzione. Ma se non è lui che edifica, « invano vi faticano i costruttori ».
Chi sono coloro che lavorano per costruire? Tutti coloro che nella Chiesa predicano la parola di Dio, i ministri dei sacramenti di Dio. Tutti corriamo, tutti ci affatichiamo, tutti ora costruiamo. E prima di noi, altri hanno corso, faticato, costruito. Ma « se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori » . Perciò non mancarono i richiami degli apostoli che videro alcuni comportarsi malamente e in particolare risuonò la voce di Paolo che disse: «nVoi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo » (Gal 4, 10-11). Poiché sapeva di essere interiormente edificato dal Signore, compiangeva costoro perché si era affaticato tra di loro senza un esito proporzionato. Noi dunque parliamo dell'esterno, egli edifica all'interno. Noi vediamo come voi ascoltate, ma ciò che pensate lo conosce solo colui che vede i vostri pensieri. E' lui che costruisce, ammonisce, incute paura, apre l'intelligenza, indirizza la vostra mente alla fede. E tuttavia lavoriamo anche noi come operai.


Responsorio: (Cfr. 1 Re 8, 10. 15; Gv 2, 19)

Costruito il tempio, la gloria del Signore lo avvolse. Pieno di gioia, il re esclamò: Benedetto il Signore, Dio d'Israele, per quello che ha promesso a Davide mio padre.
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere.
Benedetto il Signore, Dio d'Israele, per quello che ha promesso a Davide, mio padre.


Orazione:

Ti lodi, o Signore, la nostra voce, ti lodi il nostro Spirito, e poiché il nostro essere è dono del tuo amore, tutta la nostra vita si trasformi in perenne liturgia di lode. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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Quindicesima settimana del Tempo Ordinario - Domenica


Lettura:

Inizio del trattato « Sui misteri » di sant'Ambrogio, vescovo


Catechesi dei riti pre-battesimali


Ogni giorno abbiamo tenuto un discorso su temi morali mentre si leggevano o le gesta dei patriarchi o gli insegnamenti dei Proverbi, perché modellati e ammaestrati da essi, vi abituaste a entrare nelle vie degli antichi, a percorrere la loro strada e a obbedire agli oracoli divini, cosicché rinnovati dal battesimo teneste quella condotta che si addice ai battezzati.
Ora è venuto il tempo di parlare dei misteri e di spiegare la natura dei sacramenti. Se lo avessi fatto prima del battesimo ai non iniziati, avrei piuttosto tradito che spiegato questa dottrina. C'è anche da aggiungere che la luce dei misteri riesce più penetrante se colpisce di sorpresa anziché arrivare dopo le prime avvisaglie di qualche sommaria trattazione previa.
Aprite dunque gli orecchi e gustate le armonie della vita eterna infuse in voi dal dono dei sacramenti. Ve lo abbiamo significato, quando celebrando il mistero dell'apertura degli orecchi vi dicevamo: « Effatà, cioè: Apriti! » (Mc 7, 34), perché ciascuno di voi, che stava per accostarsi alla grazia, capisse su che cosa sarebbe stato interrogato e si ricordasse che cosa dovesse rispondere. Cristo, nel vangelo, come leggiamo, ha celebrato questo mistero quando ha curato il sordomuto.
Successivamente ti è stato spalancato il Santo dei Santi, sei entrato nel sacrario della rigenerazione. Ricorda ciò che ti è stato domandato, rifletti su ciò che hai risposto. Hai rinunziato al diavolo e alle sue opere, al mondo, alla sua dissolutezza e ai suoi piaceri. La tua parola è custodita non in una tomba di morti, bensì nel libro dei viventi. Presso il fonte tu hai visto il levita, hai visto il sacerdote, hai visto il sommo sacerdote. Non badare all'esterno della persona, ma al carisma del ministero sacro. E' alla presenza di angeli che tu hai parlato, com'è scritto: Le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l'istruzione, perché egli è l'angelo del Signore degli eserciti (cfr. Ml 2, 7). Non si può sbagliare, non si può negare. E' un angelo colui che annunzia il regno di Cristo, colui che annunzia la vita eterna. Devi giudicarlo non dall'apparenza, ma dalla funzione. Rifletti a ciò che ti ha dato, pondera l'importanza del suo compito, riconosci che cosa egli fa.
Entrato dunque per vedere il tuo avversario, al quale si suppone che tu abbia rinunziato con la bocca, ti volgi verso l'oriente: perché chi rinunzia al diavolo si rivolge verso Cristo, lo guarda diritto in faccia.



Responsorio: (Cfr. Tt 3, 3. 5; Ef 2, 3)

Anche noi un tempo eravamo insensati, vivendo nella malvagità e nell'invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda. Ma Dio ci ha salvati mediante un bagno di rinascita nello Spirito Santo.
Tutti noi, un tempo, abbiamo seguito i desideri della carne, eravamo per natura meritevoli della collera divina;
ma Dio ci ha salvati mediante un bagno di rinascita nello Spirito Santo.


Orazione:

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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15/07/2008 03:30

Quindicesima settimana del Tempo Ordinario - Lunedì


Lettura:

Dal trattato « Sui misteri » di sant'Ambrogio, vescovo


Rinasciamo dall'acqua e dallo Spirito Santo


Che cosa hai visto nel battistero? L'acqua certamente, ma non essa sola: là c'erano i leviti che
servivano e il sommo sacerdote che interrogava e consacrava. Prima di ogni altra cosa
l'Apostolo ti ha insegnato che non dobbiamo « fissare lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle
invisibili, perché le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili invece sono eterne » (2 Cor
4, 18). E altrove tu leggi che « dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili di Dio
possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna
potenza e divinità » (Rm 1, 20) è riconosciuta attraverso le sue opere. Per questo il Signore
stesso dice: « Anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere » (Gv 10, 38). Credi
dunque che là vi è la presenza della divinità. Crederesti, infatti, alla sua azione e non crederesti
alla sua presenza? Come potrebbe seguirne l'azione, se prima non precedesse la presenza?
Considera, del resto, come questo mistero è antico e prefigurato fin dall'origine stessa del
mondo. In principio, quando Dio fece il cielo e la terra « lo Spirito », dice il testo, « aleggiava
sulle acque » (Gn 1, 2). Forse non agiva quello che aleggiava? Riconosci che era in azione
quando si costruiva il mondo, mentre il profeta ti dice: « Dalla parola del Signore furono fatti i
cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera » (Sal 32, 6). Sulla testimonianza profetica sono
appoggiate ambedue le cose: che aleggiava e che operava. Che aleggiasse lo dice Mosè, che
operasse lo attesta Davide.
Ecco un'altra testimonianza. Ogni uomo era corrotto a causa dei suoi peccati. E soggiunge: « Il
mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne » (Gn 6, 3). Con ciò Dio dimostra
che con l'immondezza della carne e con la macchia di una colpa assai grave la grazia spirituale
si allontana. Così Dio, volendo ristabilire quello che aveva dato, fece venire il diluvio e ingiunse a
Noè, giusto, di salire nell'arca. Cessando il diluvio prima mandò fuori il corvo, in un secondo
tempo fece uscire la colomba, la quale, a quanto si legge, ritornò con un ramo d'olivo. Tu vedi
l'acqua, tu vedi l'arca, tu osservi la colomba, e dubiti del mistero?
L'acqua è quella nella quale viene immersa la carne perché sia lavato ogni suo peccato. In essa
è sepolta ogni vergogna. Il legno è quello al quale fu affisso il Signore Gesù quando pativa per
noi. La colomba è quella nella cui figura discese lo Spirito Santo, come hai imparato nel Nuovo
Testamento: lo Spirito Santo che ti ispira pace nell'anima e tranquillità alla mente.



Responsorio: (Is 44, 3. 4; Gv 4, 14)

Io farò scorrere acqua sul suolo assetato, torrenti sul terreno arido. Spanderò il mio Spirito,
cresceranno come salici lungo acque correnti.
L'acqua che io darò diventerà una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna;
cresceranno come salici lungo acque correnti.


Orazione:

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via,
concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome
e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive
e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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15/07/2008 03:35

Quindicesima settimana del Tempo Ordinario - Martedì

Lettura:

Dal trattato « Sui misteri » di sant'Ambrogio, vescovo


Tutte queste cose accaddero loro come figura


L'Apostolo ti insegna « che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare,
tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare » (1 Cor 10, 1-2). Inoltre anche
Mosè stesso dice nel suo cantico: « Soffiasti con il tuo alito: il mare li coprì » (Es 15, 10). Tu
scorgi che già in quel passaggio degli Ebrei nel quale gli Egiziani perirono e gli Ebrei si
salvarono, vi era certo la figura del battesimo. Che altro infatti ci viene insegnato ogni giorno in
questo sacramento se non che la colpa è sommersa e l'errore distrutto, mentre la pietà e
l'innocenza passano oltre intatte?
Tu senti che i nostri padri furono sotto la nuvola, e certo sotto una buona nuvoia, se essa
rinfrescò gli ardori delle passioni. Una buona nuvola davvero! Essa copre con la sua ombra
coloro che sono visitati dallo Spirito Santo. Poi si posò sulla Vergine Maria e la potenza
dell'Altissimo stese la sua ombra su di lei quando generò la redenzione per il genere umano. Se
dunque lo Spirito era presente nella figura, non lo sarà nella verità quando la Scrittura ti dice
che « la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo
»? (Gv 1, 17).
Mara era una sorgente amara, Mosè vi gettò dentro un legno e divenne dolce. Così l'acqua senza
la predicazione della croce del Signore non serve a nulla per la salvezza. Ma quando è stata
consacrata dal mistero della croce che salva, allora è disposta per servire da bagno spirituale e
da coppa di salvezza. Perciò come Mosè, vale a dire il profeta, gettò un legno in quella sorgente,
così il sacerdote pronunzia su questo fonte una formula di esaltazione della croce del Signore e
l'acqua si fa dolce per conferire la grazia.
Non credere dunque, solamente agli occhi del corpo, Si vede meglio quello che è invisibile,
perché quello che si vede con gli occhi del corpo è temporale, invece quello che non si vede è
eterno. E l'eterno si percepisce meglio con lo spirito e con l'intelligenza che con gli occhi. Del
resto, ti ammaestri la lettura, che noi abbiamo fatto da poco, del libro dei Re. Naaman era Siro,
aveva la lebbra, e nessuno poteva mondarlo. Allora una ragazza prigioniera di guerra disse che
in Israele vi era un profeta capace di sanarlo dal contagio della lebbra.
Avendo preso, come dice il testo, oro e argento si recò dal re d'Israele. Questi, appreso il motivo
della sua venuta, si stracciò le vesti dicendo che era piuttosto una provocazione il domandargli
ciò che non rientrava nel suo potere di re. Ma Eliseo ingiunse al re di mandargli il Siro perché
questi avesse a conoscere che c'era un Dio in Israele. E quando arrivò gli ordinò di immergersi
sette volte nel fiume Giordano. Allora egli cominciò a pensare che i fiumi della sua patria
avevano acque migliori nelle quali si era immerso spesse volte, ma senza venire mai mondato
dalla lebbra, e, trattenuto da questo fatto, non obbediva ai comandi del profeta. Tuttavia dietro le
istanze e le pressioni dei suoi servi, cedette e si immerse. Mondato subito, egli comprese che
l'essere uno mondato istantaneamente non è opera dell'acqua, ma della grazia. Fu prima di
essere sanato che dubitò. Tu invece sei già stato sanato e perciò non devi dubitare.


Responsorio: (Cfr. Sal 77, 52. 53; cfr. 1 Cor 10, 2)

Il Signore fece partire come un gregge il suo popolo, li condusse sicuri e senza paura; e i loro
nemici furono sommersi dalle acque.
Tutti in Mosè furono battezzati nella nube e nel mare;
e i loro nemici furono sommersi dalle acque.


Orazione:

O Dio, creatore e Signore di tutte le cose, donaci di iniziare lietamente questo giorno e di
concluderlo nel generoso servizio tuo e dei nostri fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo
Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.






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16/07/2008 07:25

Quindicesima settimana del Tempo Ordinario - Mercoledì


Lettura:

Dal trattato « Sui misteri » di sant'Ambrogio, vescovo


L'acqua non purifica senza lo Spirito Santo


Ti è stato detto antecedentemente di non credere solo a ciò che vedi perché non abbia a dire: E'
forse questo quel grande mistero che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore
d'uomo? (cfr 1 Cor 2, 9). Vedo le acque che vedevo ogni giorno. Queste acque nelle quali spesso
mi sono immerso senza mondarmi, sono proprio esse che devono mondarmi? Da questo impara
che l'acqua non monda senza lo Spirito.
ìE' per questo che tu hai letto che nel battesimo tre testimoni sono concordi (cfr. 1 Gv 5,8):
l'acqua, il sangue e lo Spirito, perché se di essi ne togli uno solo, non c'è più il sacramento del
battesimo. Di fatto, che cos'è l'acqua senza la croce di Cristo, se non una cosa ordinaria senza
nessuna efficacia sacramentale? D'altra parte, senza acqua non vi è mistero di rigenerazione,
perché « se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio » (Gv 3, 5).
Anche un catecumeno crede nella croce del Signore Gesù con la quale è segnato anche lui, ma
se non sarà stato battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo non può
ricevere la remissione dei peccati e neppure attingere il dono della grazia spirituale. Perciò quel
Siro si immerse nell'acqua sette volte sotto la Legge, ma tu sei stato battezzato nel nome della
Trinità. Hai confessato il Padre - ricordati ciò che hai fatto - hai confessato il Figlio, hai
confessato lo Spirito. Segui l'ordine delle cose. In questa fede sei morto al mondo, sei risorto a
Dio e, quasi sepolto in quell'elemento del mondo cioè nell'acqua battesimale, sei morto al
peccato, sei risorto alla vita eterna. Credi dunque che le acque non sono inefficaci.
Così quel paralitico della piscina Probatica attendeva un uomo. E quale uomo se non il Signore
Gesù, nato dalla Vergine Maria? Alla sua venuta avrebbe operato la liberazione, non più
mediante la sua ombra, ma con la realtà della sua presenza. Non più di uno solo, ma di tutti.
Era dunque lui di cui si aspettava la venuta, lui del quale Dio Padre disse a Giovanni Battista: «
L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo »
(Gv 1, 33). Era colui del quale Giovanni rese testimonianza dicendo: « Ho visto lo Spirito
scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui » (Gv 1, 32). E qui per quale ragione lo
Spirito scese in forma di colomba se non perché tu vedessi, perché tu conoscessi che anche
quella colomba, che il giusto Noè fece uscire dall'arca, era figura di questa colomba, cioè
perché tu riconoscessi la figura del sacramento?
E perché dubitare ancora dopo che nel vangelo te lo proclama chiaramente il Padre dicendo: «
Questi è il Figlio mio nel quale mi sono compiaciuto »? (Mt 3, 17). Te lo proclama il Figlio sul quale
lo Spirito Santo si è mostrato in forma di colomba. Te lo proclama lo Spirito Santo che è sceso in
forma di colomba. Te lo proclama Davide: « Il Signore tuona sulle acque, il Dio della gloria
scatena il tuono, il Signore, sull'immensità delle acque » (Sal 28, 3). La Scrittura stessa ti attesta
che alla preghiera di Gedeone il fuoco discese dal cielo (Gdc 6, 17-21) e a quelle di Elia fu
mandato il fuoco che consacrò il sacrificio (1 Re 18, 38).
Non fare attenzione ai meriti delle persone, ma al ministero dei sacerdoti. Che se guardi ai
meriti, come stimi Elia, così terrai conto anche dei meriti di Pietro e di Paolo, i quali ci hanno
trasmesso questo mistero ricevuto dal Signore Gesù.
A quelli era mandato un fuoco visibile perché credessero, invece in noi, che crediamo, agisce un
fuoco invisibile; a loro in figura, a noi per proclamazione. Il Signore Gesù disse: Dove sono due o
tre, là sono anch'io (cfr. Mt 18, 20). Credo perciò che quando è invocato dalle preghiere dei
sacerdoti è presente. Quanto più non si degnerà di accordare la sua presenza dov'è la Chiesa,
dove sono i misteri?
Sei sceso dunque nel fonte battesimale. Ricordati che cosa hai risposto: che credi nel Padre,
che credi nel Figlio, che credi nello Spirito Santo. Non hai detto: Credo in un maggiore, in un
minore, in un ultimo, ma, con l'impegno della tua parola, ti sei obbligato a credere nel Figlio
come credi nel Padre, a credere nello Spirito Santo come credi nel Figlio, e, se una differenza
fai, è che, trattandosi della morte in croce, la credi solo di Gesù Cristo.



Responsorio: (Mt 3, 11; Is 1, 16. 17)

Chi viene dopo di me è più potente di me: io non sono degno neanche di portargli i sandali; egli vi
battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Cessate di fare il male, imparate a fare il bene.
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.


Orazione:

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via,
concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome
e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive
e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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17/07/2008 06:00

Quindicesima settimana del Tempo Ordinario - Giovedì


Lettura:

Dal trattato « Sui misteri » di sant'Ambrogio, vescovo


Catechesi sui riti postbattesimali


Uscito dal fonte battesimale tu sei salito dal sacerdote. Pensa a ciò che è avvenuto dopo. Non
forse ciò che dice Davide: « E' come olio profumato sul capo, che scende sulla barba, sulla
barba di Aronne »? (Sal 132, 2). E' l'unguento del quale Salomone dice così: « Profumo olezzante
è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano » (Ct 1, 3) e ti hanno attratto a sé. Quante anime
rinnovate oggi ti hanno amato, o Signore Gesù, e hanno detto: Attiraci dietro a te, noi correremo
dietro la fragranza delle tue vesti (cfr. Ct 1, 4). Esse volevano sentire la fragranza della
risurrezione del Signore. Cerca di capire come questo avvenga: « Poiché il saggio ha gli occhi in
fronte » (Qo 2, 14). Per questo scende sulla barba perché tu abbia la grazia della giovinezza, e
sulla barba di Aronne, perché tu diventi « stirpe eletta », sacerdotale, preziosa (1 Pt 2, 9). Noi
tutti, infatti, siamo uniti con la grazia spirituale per formare il regno di Dio e il suo sacerdozio.
In seguito hai ricevuto le vesti bianche come segno che ti sei spogliato dell'involucro dei peccati
e ti sei rivestito delle caste vesti dell'innocenza delle quali il Profeta dice: « Purificami con issòpo
e sarò mondo; lavami e sarò più bianco della neve » (Sal 50, 9). Infatti chi è battezzato, appare
purificato, sia secondo la legge, sia secondo il vangelo. Secondo la legge, perché Mosè
aspergeva con il sangue dell'agnello con un mazzetto di issòpo. Secondo il vangelo perché,
proprio il vangelo dice che mentre Cristo mostrava la gloria della sua risurrezione, le sue vesti
erano candide come neve. Colui al quale è rimessa la colpa diventa bianco « più della neve ».
Così il Signore dice per mezzo di Isaia: « Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve » (Is 1, 18).
La chiesa, con queste vesti che ha indossato « mediante un lavacro di rigenerazione » (Tt 3, 5)
dice con le parole del Cantico: Nera sono, ma bella, o figlie di Gerusalemme (cfr. Ct 1, 5). Nera a
cagione della fragilità dell'umana condizione, bella per la grazia. Nera perché formata da
peccatori, bella per il sacramento della fede. Scorgendo queste vesti, le figlie di Gerusalemme
esclameranno stupefatte: Chi è costei che sale tutta vestita di bianco? Era nera, come mai d'un
tratto è divenuta bianca?
Cristo vedendo in vesti candide la sua Chiesa - per la quale egli, come leggi nel libro del profeta
Zaccaria, aveva indossato le sue vesti immonde (cfr. Zc 3, 3) - ossia vedendo l'anima monda e
lavata nel lavacro della rigenerazione dice: « Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli
occhi tuoi sono colombe » (Ct 4, 1). E nella figura della colomba lo Spirito Santo è disceso dal
cielo.
Ricordati così che hai ricevuto il sigillo spirituale « spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di
consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di pietà, spirito di timore del Signore » (Is 11, 2), e
conserva quello che hai ricevuto. Dio Padre ti ha marcato di un segno, Cristo Signore ti ha
confermato e, come hai appreso dalla lettura dell'Apostolo, ha impresso nel tuo cuore, come
sigillo, lo Spirito (cfr. 2 Cor 1, 22).


Responsorio: (Ef 1, 13-14; 2 Cor 1, 21-22)

Voi che credete, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo promesso, caparra della vostra
eredità, in attesa della piena redenzione di coloro che Dio si è acquistato.
Dio stesso ci ha segnato con l'unzione e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori,
in attesa della piena redenzione di coloro che Dio si è acquistato.



Orazione:

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via,
concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome
e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive
e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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18/07/2008 05:36

Quindicesima settimana del Tempo Ordinario - Venerdì


Lettura:

Dal trattato « Sui misteri » di sant'Ambrogio, vescovo


Sull'Eucaristia ai neofiti


Così lavata e ricca di tale abbigliamento, la schiera dei neofiti avanza verso gli altari di Cristo
dicendo: « Verrò all'altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo » (Sal 42, 4). Infatti,
deposte le spoglie dell'antico errore, e rinnovata nella giovinezza dell'aquila (cfr. Sal 102, 5),
s'affretta ad accorrere a quel banchetto celeste. Viene dunque, e vedendo il sacro altare tutto
adorno, esclama: « Davanti a me tu prepari una mensa » (Sal 22, 5). Davide così fa parlare
ciascuna delle nuove reclute: « Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi
mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce ». E più avanti: « Se dovessi camminare in una
valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi
danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di
olio il mio capo. Il mio calice trabocca » (Sal 22, 1-5).
E' mirabile che Dio abbia fatto piovere la manna per i padri e che si nutrissero con un alimento
quotidiano disceso dal cielo. Per cui fu detto: « L'uomo mangiò il pane degli angeli » (Sal 77, 25).
Ma quelli che mangiarono quel pane « morirono tutti nel deserto »; invece questo alimento che tu
ricevi, questo « pane vivo disceso dal cielo » (Gv 6, 51) somministra il sostentamento della vita
eterna, e chiunque ne avrà mangiato « non morirà in eterno » (Gv 11, 26) perché è il corpo di
Cristo.
Ora fa' attenzione se sia più eccellente il pane degli angeli mangiato dagli Ebrei nel deserto o la
carne di Cristo la quale è indubbiamente un corpo che dà la vita. Quella manna veniva dal cielo,
questo corpo è al di sopra del cielo. Quella era del cielo, questo del Signore dei cieli. quella, se
si conservava per il giorno seguente, si guastava. Questo è alieno da ogni corruzione. Chiunque
lo gusta con sacra riverenza non potrà soggiacere alla corruzione. Per gli Ebrei scaturì acqua
dalla rupe, per te sangue dal Cristo. L'acqua dissetò loro per un momento, te, invece, il sangue
lava per sempre. Il giudeo beve e ha sete, tu quando avrai bevuto non potrai aver mai più sete.
Quell'evento era figura, questo è verità.
Se quello che tu ammiri è ombra, quanto grande è la realtà presente di cui tu ammiri l'ombra!
Senti come è ombra quello che si verificò presso i padri: « Bevevano », dice, « da una roccia che
li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si
compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. Ora ciò avvenne come esempio, per noi » (1
Cor 10, 4-6). Hai conosciuto ciò che vale di più: è migliore la luce dell'ombra, migliore la verità
della figura, migliore il corpo del Creatore della manna del cielo.



Responsorio: (Cfr. 1 Cor 10, 1-2. 11. 3-4)

I nostri padri attraversarono il mare, tutti in Mosè furono battezzati nella nube e nel mare.
Queste cose accaddero a loro come segno ed esempio.
Tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale.
Queste cose accaddero a loro come segno ed esempio.


Orazione:

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via,
concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome
e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive
e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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19/07/2008 04:55

Quindicesima settimana del Tempo Ordinario - Sabato


Lettura:

Dal trattato « Sui misteri » di sant'Ambrogio, vescovo


Questo sacramento che ricevi
si compie con la parola di Cristo


Noi costatiamo che la grazia ha maggiore efficacia della natura, ma la grazia della benedizione profetica è ancora superiore. Se poi la parola del profeta, cioè di un uomo, ha avuto tanta forza da cambiare la natura, che dire della benedizione fatta da Dio stesso dove agiscono le parole medesime del Signore e Salvatore? Giacché questo sacramento che tu ricevi si compie con la parola di Cristo. Che se la parola di Elia ebbe tanta potenza da far scendere il fuoco dal cielo, la parola di Cristo non sarà capace di cambiare la natura degli elementi? A proposito delle creature di tutto l'universo tu hai detto: « Egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste » (Sal 32, 9). La parola di Cristo, dunque, che ha potuto creare dal nulla quello che non esisteva, non può cambiare le cose che sono in ciò che esse non erano? Infatti non è meno difficile dare alle cose un'esistenza che cambiarle in altre.
Ma perché servirci di argomentazioni? Serviamoci dei suoi esempi e proviamo la verità del mistero con il mistero stesso della incarnazione. Forse che fu seguito il corso ordinario della natura quando Gesù Signore nacque da Maria? Se cerchiamo l'ordine della natura, la donna suole generare dall'unione con l'uomo. E' chiaro dunque che la Vergine ha generato al di fuori dell'ordine della natura. Ebbene, quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine. Perché cerchi qui il corso della natura nel corpo di Cristo, mentre lo stesso Signore Gesù Cristo è stato generato dalla Vergine all'infuori del corso della natura? E' la vera carne di Cristo che fu crocifissa, che fu sepolta. E' dunque veramente il sacramento della sua carne.
Lo stesso Signore Gesù proclama: « Questo è il mio corpo ». Prima della benedizione delle parole celesti la parola indica un particolare elemento. Dopo la consacrazione ormai designa il corpo e il sangue di Cristo. Egli stesso lo chiama suo sangue. Prima della consacrazione lo si chiama con altro nome. Dopo la consacrazione è detto sangue. E tu dici: « Amen », cioè, « è così ». Ciò che pronunzia la bocca, lo affermi lo spirito. Ciò che enunzia la parola, lo senta il cuore.
Anche la Chiesa vedendo una grazia così grande, esorta i suoi figli, esorta i suoi intimi ad accorrere ai sacramenti dicendo: « Mangiate, amici, bevete; inebriatevi, o cari » (Ct 5, 1). Quello poi che mangiamo, quello che beviamo, lo Spirito Santo te lo ha specificato altrove per mezzo del Profeta dicendo: « Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia » (Sal 33, 9). In quel sacramento c'è Cristo, perché è il corpo di Cristo. Non è dunque un cibo corporale, ma un nutrimento spirituale. Onde anche l'Apostolo della sua figura dice: « I nostri padri tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale » (1 Cor 10, 3). Infatti il corpo di Dio è un corpo spirituale, il corpo di Cristo è il corpo dello spirito divino, perché Cristo è spirito, come leggiamo: Cristo Signore è spirito davanti al nostro volto (cfr. Lam 4, 20 secondo i LXX). Questo nutrimento rinsalda il nostro cuore e questa bevanda « allieta il cuore dell'uomo » (Sal 103, 15). come ha ricordato il profeta.



Responsorio: (Mt 26, 26; cfr. Gb 31, 31)

Mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, detta la benedizione lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo.
Diceva la mia gente: Chi ci darà delle carni per saziarci?
Prendete e mangiate; questo è il mio corpo.



Orazione:

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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Sedicesima Domenica del Tempo Ordinario

Lettura:

Dalla « Lettera ai cristiani di Magnesia » di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire


Non basta essere chiamati cristiani,
ma bisogna esserlo davvero


Ignazio, detto anche Teoforo, alla chiesa benedetta dalla grazia di Dio Padre, in Cristo Gesù nostro Salvatore: in lui saluto questa chiesa che è a Magnesia sul Meandro e le auguro di godere ogni bene in Dio Padre e in Gesù Cristo.
Ho appreso che la vostra carità è perfettamente ordinata secondo Dio. Ne ho provato grande gioia e ho deciso di rivolgere a voi la parola nella fede di Gesù Cristo. Insignito d'un'altissima onorificenza, cioè delle catene che porto ovunque con me, canto le lodi delle chiese e auguro loro l'unione con la carne e lo spirito di Gesù Cristo, nostra vita eterna, nella fede e nella carità, più desiderabile e preziosa d'ogni bene. Auspico per loro soprattutto l'unione con Gesù e il Padre. In lui resisteremo a ogni assalto del principe di questo mondo, sfuggiremo dalle sue mani e giungeremo a Dio.
Ho avuto la grazia di vedervi nella persona del vostro vescovo Damas, uomo veramente degno di Dio, dei santi presbiteri Basso e Apollonio e del diacono Sozione, mio compagno nel servizio del Signore. Possa io trarre profitto dalla presenza di Sozione, perché è sottomesso al vescovo come alla grazia di Dio e al collegio dei presbiteri come alla legge di Gesù Cristo.
Non dovete approfittare della giovane età del vescovo, ma avere per lui ogni rispetto, considerando l'autorità che gli è stata conferita da Dio Padre. So che fanno così anche i venerandi presbiteri, che non abusano della sua evidente età giovanile, ma, da uomini prudenti in Dio, gli stanno soggetti vedendo in lui non la sua persona, ma il Padre di Gesù Cristo, vescovo di tutti. Ad onore di colui che ci ama conviene ubbidire senza ombra di finzione perché altrimenti non si inganna questo vescovo visibile, ma si cerca di ingannare quello invisibile. Qui non si tratta di cose che riguardano la carne, ma Dio, che conosce i segreti dei cuori.
Non basta essere chiamati cristiani, ma bisogna esserlo davvero. Ci sono alcuni che hanno sì il nome del vescovo sulle labbra, ma poi fanno tutto senza di lui. Mi pare che costoro non agiscano con retta coscienza, perché le loro riunioni non sono legittime, secondo il comando del Signore.
Tutte le cose hanno fine, e due termini ci stanno davanti, la vita e la morte. Ciascuno andrà al posto che gli spetta. Vi sono, per così dire, due monete, quella di Dio e quella del mondo e ciascuno porta impresso il proprio contrassegno. I non credenti hanno l'impronta di questo mondo, ma i fedeli che sono nella carità portano impressa l'immagine di Dio Padre per mezzo di Gesù Cristo. Se noi, con la grazia sua, non siamo pronti a morire per partecipare alla sua passione, la sua vita non è in noi.



Responsorio: (1 Tm 4, 12. 16. 15)

Sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza; così facendo, salverai te stesso e coloro che ti ascoltano.
Abbi premura di queste cose, dèdicati ad esse interamente, e tutti vedano il tuo progresso.
Così facendo, salverai te stesso e coloro che ti ascoltano.


Orazione:

Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua grazia, perché, ardenti di fede, speranza e carità, restiamo sempre fedeli ai tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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Sedicesima settimana del Tempo Ordinario

21 luglio - SAN LORENZO DA BRINDISI, SACERDOTE E DOTTORE DELLA CHIESA

San Lorenzo da Brindisi nacque nel 1559. Accolto tra i frati Cappuccini insegnò teologia ai suoi confratelli e rivestì varie cariche. Percorse l'Europa come predicatore instancabile ed efficace. Scrisse anche molte opere per illustrare la fede. Morì a Lisbona nel 1619.


Lettura:

Dai « Discorsi » di san Lorenzo da Brindisi, sacerdote


La predicazione è un compito apostolico, angelico, cristiano, divino


Per sostenere la vita spirituale, che abbiamo in comune con gli angeli del cielo, creati come noi ad immagine e somiglianza di Dio, è certamente necessario il pane della grazia dello Spirito Santo e della carità di Dio.
Ma la grazia e la carità senza la fede non valgono nulla, perché senza la fede è impossibile piacere a Dio. Né la fede può svilupparsi senza la predicazione della parola di Dio: « La fede dipende dalla predicazione, e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo » (Rm 10, 17). Pertanto la predicazione della parola di Dio è necessaria alla vita spirituale, come la semina al sostentamento della vita corporale.
Perciò Cristo dice: « Il seminatore uscì a seminare la sua semente » (Lc 8, 5). Il seminatore uscì come banditore della giustizia e proprio di essa leggiamo che un tempo si fece banditore Dio, come quando nel deserto diede a tutto il popolo, dal cielo, a viva voce la legge della giustizia. Altre volte fu un angelo del Signore a rimproverare, nel luogo dei piangenti, il popolo per la trasgressione della legge divina (cfr. Gdc 2, 4-5). Per questo tutti i figli d'Israele, udite le parole dell'angelo, pentiti di cuore piansero a dirotto con alte grida. Anche Mosè predicò a tutto il popolo la legge del Signore nelle steppe di Moab, come appare dal Dauteronomio.
Finalmente a predicare la parola di Dio venne Cristo, Dio e uomo, che a tal fine inviò gli apostoli, come prima aveva inviato i profeti.
Perciò la predicazione è un compito apostolico, angelico, cristiano, divino. La parola di Dio è talmente ricca di ogni bene che è come un tesoro di tutti i beni. Da essa sgorgano la fede, la speranza e la carità. Da essa derivano tutte le virtù, tutti i doni dello Spirito Santo, tutte le beatitudini evangeliche, tutte le opere buone, tutti i meriti della vita, tutta la gloria del paradiso: « Accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime » (Gc 1, 21).
Infatti la parola del Signore è luce per l'intelletto e fuoco per la volontà, perché l'uomo possa conoscere ed amare Dio. Per l'uomo interiore, che per mezzo della grazia vive dello Spirito di Dio, è pane ed acqua, ma pane più dolce del miele e acqua migliore del vino e del latte. Per l'anima è un tesoro spirituale di meriti, perciò viene chiamata oro e pietra assai preziosa. E' invece un maglio contro un cuore duramente ostinato nei vizi. E' una spada contro la carne, il mondo e il demonio per distruggere ogni peccato.


Responsorio: (Is 40, 9; Lc 9, 59-60)

Sali su un alto monte, tu che porti liete notizie; annunzia a tutte le città: Ecco il vostro Dio.
Seguimi, va' e predica il regno di Dio;
annunzia a tutte le città: Ecco il vostro Dio.


Orazione:

O Dio, che a gloria del tuo nome e a servizio dei fratelli hai dato al sacerdote san Lorenzo da Brindisi il tuo Spirito di consiglio e di fortezza, dona anche a noi la luce per conoscere la nostra missione e la forza per attuarla. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







[Modificato da auroraageno 21/07/2008 07:53]

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Sedicesima settimana del Tempo Ordinario


22 luglio - SANTA MARIA MADDALENA


Il 22 luglio è la memoria di santa Maria Maddalena. Accolta tra i discepoli di Cristo, fu presente
alla sua morte, e la mattina di Pasqua meritò di vedere per prima il Redentore risuscitato (Mc 16,
9). Il suo culto si diffuse nella Chiesa di occidente soprattutto nel secolo XII.

Lettura:

Dalle « Omelie sui vangeli » di san Gregorio Magno


Ardeva del desiderio di Cristo


Maria Maddalena, venuta al sepolcro, e non trovandovi il corpo del Signore, pensò che fosse
stato portato via e riferì la cosa ai discepoli. Essi vennero a vedere, e si persuasero che le cose
stavano proprio come la donna aveva detto. Di loro si afferma subito: « I discepoli intanto se ne
tornarono di nuovo a casa »; poi si soggiunge: « Maria invece stava all'esterno, vicino al
sepolcro, e piangeva » (Gv 20, 10-11).
In questo fatto dobbiamo considerare quanta forza d'amore aveva invaso l'anima di questa
donna, che non si staccava dal sepolcro del Signore, anche dopo che i discepoli se ne erano
allontanati. Cercava colui che non aveva trovato, piangeva in questa ricerca e, accesa di vivo
amore per lui, ardeva di desiderio, pensando che fosse stato trafugato.
Accadde perciò che poté vederlo essa sola che era rimasta per cercarlo; perché la forza
dell'opera buona sta nella perseveranza, come afferma la voce stessa della Verità: « Chi
persevererà sino alla fine, sarà salvato » (Mt 10, 22).
Cercò dunque una prima volta, ma non trovò; perseverò nel cercare, e le fu dato di trovare.
avvenne così che i desideri col protrarsi crescessero, e crescendo raggiungessero l'oggetto
delle ricerche. I santi desideri crescono col protrarsi. Se invece nell'attesa si affievoliscono, è
segno che non erano veri desideri.
Ha provato questo ardente amore chiunque è riuscito a giungere alla verità. Così Davide che
dice: « L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente, quando verrò e vedrò il volto di Dio? » (Sal 41,
3). E la Chiesa dice ancora nel Cantico dei Cantici: Io sono ferita d'amore (cfr. Ct 4, 9). E di
nuovo dice: L'anima mia è venuta meno (cfr. Ct 5, 6).
« Donna, perché piangi? Chi cerchi? » (Gv 20, 15). Le viene chiesta la causa del dolore, perché
il desiderio cresca, e chiamando per nome colui che cerca, s'infiammi di più nell'amore per lui.
« Gesù le disse: Maria! » (Gv 20, 16). Dopo che l'ha chiamata con l'appellativo generico del
sesso, senza essere riconosciuto, la chiama per nome, come se volesse dire: Riconosci colui dal
quale sei riconosciuta. Io ti conosco non come si conosce una persona qualunque, ma in modo
del tutto speciale.
Maria dunque, chiamata per nome, riconosce il Creatore e subito grida: « Rabbunì », cioè «
Maestro »: era lui che ella cercava all'esterno, ed era ancora lui che la guidava interiormente
nella ricerca.


Responsorio:

Tornando dal sepolcro, Maria Maddalena annunziò ai discepoli: ho visto il Signore. Beata colei
che portò il primo annunzio della vita risorta.
Piangendo l'amato, vide colui che cercava: lo vide e l'annunziò ai fratelli.
Beata colei che portò il primo annunzio della vita risorta.


Orazione:

O Dio, onnipotente ed eterno, il cui Figlio ha voluto affidare a Maria Maddalena il primo annunzio
della gioia pasquale, fa' che per il suo esempio e la sua intercessione proclamiamo al mondo il
Signore risorto, per contemplarlo accanto a te nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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