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Pioggia di Vita, per chi crede e per chi non crede

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2013 11:23
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26/01/2008 06:29

26 gennaio - SANTI TIMOTEO E TITO, VESCOVI


Timòteo e Tito, discepoli e collaboratori dell'apostolo Paolo, furono a capo, l'uno della
chiesa di Efeso, l'altro di quella di Creta. Ad essi furono indirizzate alcune lettere dette
« Pastorali », in cui si contengono ottimi consigli per la formazione dei pastori e dei
fedeli.


Dalle « Omelie » di san Giovanni Crisostomo, vescovo


Ho combattuto la buona battaglia


Paolo se ne stava nel carcere come se stesse in cielo e riceveva percosse e ferite più
volentieri di coloro che ricevono il palio nelle gare: amava i dolori non meno dei premi,
perché stimava gli stessi dolori come fossero ricompense; perciò li chiamava anche
una grazia divina. Ma sta' bene attento in qual senso lo diceva: Certo era un premio
essere sciolto dal corpo ed essere con Cristo (cfr. Fil 1, 23), mentre restare nel corpo
era una lotta continua; tuttavia per amore di Cristo rimandava il premio per poter
combattere: cosa che giudicava ancora più necessaria.
L'essere separato da Cristo costituiva per lui lotta e dolore, anzi assai più che lotta e
dolore. Essere con Cristo era l'unico premio al di sopra di ogni cosa. Paolo per amore
di Cristo preferì la prima cosa alla seconda.
Certamente qui qualcuno potrebbe obiettare che Paolo riteneva tutte queste realtà
soavi per amore di Cristo. Certo, anch'io ammetto questo, perché quelle cose che per
noi sono fonti di tristezza, per lui erano invece fonte di grandissimo piacere. Ma perché
io ricordo i pericoli ed i travagli? Poiché egli si trovava in grandissima afflizione e per
questo diceva: « Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo che io non ne
frema? » (2 Cor 11, 29).
Ora, vi prego, non ammiriamo soltanto, ma anche imitiamo questo esempio così
magnifico di virtù. Solo così infatti potremo essere partecipi dei suoi trionfi.
Se qualcuno si meraviglia perché abbiamo parlato così, cioè che chiunque avrà i meriti
di Paolo avrà anche i medesimi premi, può ascoltare lo stesso Apostolo che dice: « Ho
combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi
resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel
giorno, e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua
manifestazione » (2 Tm 4, 7-8). Puoi vedere chiaramente come chiama tutti alla
partecipazione della medesima gloria.
Ora, poiché viene presentata a tutti la medesima corona di gloria, cerchiamo tutti di
diventare degni di quei beni che sono stati promessi.
Non dobbiamo inoltre considerare in lui solamente la grandezza e la sublimità delle
virtù e la tempra forte e decisa del suo animo, per la quale ha meritato di arrivare ad
una gloria così grande, ma anche la comunanza di natura, per cui egli è come noi in
tutto. Così anche le cose assai difficili ci sembreranno facili e leggere e, affaticandoci
in questo tempo così breve, porteremo quella corona incorruttibile ed immortale, per
grazia e misericordia del Signore nostro Gesù Cristo, a cui appartiene la gloria e la
potenza ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.



Responsorio: (Cfr. 1 Tm 6, 11-12; Tt 2, 1)

Tu, uomo di Dio, tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla
mitezza;
combatti la buona battaglia della fede, per raggiungere la vita eterna.
Insegna tutto ciò che è conforme alla sana dottrina;
combatti la buona battaglia della fede, per raggiungere la vita eterna.



Orazione:

O Dio, nostro Padre, che hai formato alla scuola degli apostoli i santi vescovi Timòteo e
Tito, concedi anche a noi per loro intercessione di vivere in questo mondo con giustizia
e con amore di figli, per giungere alla gloria del tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità
dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Lettura breve:

Dalla lettera di san Paolo, apostolo, ai romani (Rm 12, 14-16a)


Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli
che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi
sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a
quelle umili.



- Parola di Dio.
- Rendiamo grazie a Dio.


Orazione:

Ti lodi, o Signore, la nostra voce, ti lodi il nostro spirito, e poiché il nostro essere è dono
del tuo amore, tutta la nostra vita si trasformi in perenne liturgia di lode.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità
dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.







_________Aurora Ageno___________
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27/01/2008 07:54

27 gennaio - SANT'ANGELA MERICI, VERGINE


Sant'Angela Merici nacque a Desenzano del Garda verso il 1470. Prese l'abito del Terzo Ordine di san Francesco e radunò attorno a sé giovanette che educava nelle opere di carità. Nel 1535 a Brescia fondò un istituto femminile sotto il nome di sant'Orsola, per istruire nella vita cristiana le ragazze povere. Morì nel 1540.


Dal « Testamento spirituale » di sant'Angela Merici, vergine


Trattiamo con soavità come Dio


Mie carissime madri e sorelle in Gesù Cristo, sforzatevi coll'aiuto della grazia, di acquistare e conservare in voi tale intenzione e sentimento buono, da essere mosse alla cura e al governo della Compagnia solo per amore di Dio e per lo zelo della salute delle anime.
Se tutte le vostre opere saranno così radicate in questa duplice carità, non potranno portare se non buoni e salutiferi frutti. Perciò dice il Salvator nostro: « Un albero buono non può produrre frutti cattivi » (Mt 7, 18) come volesse dire che il cuore, quando è informato alla carità, non può produrre se non buone e sante opere. Onde ancora diceva sant'Agostino: Ama e fa' quel che vuoi, come se dicesse chiaramente: La carità non può peccare.
Vi supplico ancora di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliuole ad una ad una; e non solo i loro nomi, ma ancora la condizione e indole e stato e ogni cosa loro. Il che non vi sarà cosa difficile, se le abbraccerete con viva carità.
Anche le madri secondo la carne, se avessero mille figliuoli, tutti se li terrebbero nell'animo totalmente fissi ad uno ad uno, perché così opera il vero amore. Anzi pare che, quanti più ne hanno, tanto più cresca l'amore e la cura particolare per ciascuno. Maggiormente le madri secondo lo spirito possono e devono far questo, perché l'amore secondo lo spirito è, senza confronto, molto più potente dell'amore secondo la carne. Dunque, mie carissime madri, se amerete queste nostre figliuole con viva e sviscerata carità, sarà impossibile che non le abbiate tutte particolarmente impresse nella memoria e nel cuore.
Impegnatevi a tirarle su con amore e con mano soave e dolce, e non imperiosamente né con asprezza; ma in tutto vogliate esser piacevoli. Ascoltate Gesù Cristo che raccomanda: « Imparate da me che sono mite e umile di cuore » (Mt 11, 29); e di Dio si legge che « governa con bontà eccellente ogni cosa » (Sap 8, 1). E ancora Gesù Cristo dice: « Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero » (Mt 11, 30).
Ecco perché dovete sforzarvi di usare ogni piacevolezza possibile. Soprattutto guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza: poiché Dio ha dato ad ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone, invita e consiglia. Non dico però che alle volte non si debba usare qualche riprensione ed asprezza a tempo e luogo secondo l'importanza, la condizione e il bisogno delle persone, ma solamente dobbiamo essere mosse a questo dalla carità e dallo zelo delle anime.



Responsorio: (Cfr. Ef 5, 8-9; Mt 5, 14. 16)

Voi siete luce nel Signore: comportatevi come figli della luce. Frutto della luce è ogni cosa buona, giusta e vera.
Voi siete la luce del mondo: splenda la vostra luce davanti agli uomini.
Frutto della luce è ogni cosa buona, giusta e vera.


Orazione:

O Dio, Padre misericordioso, che in sant'Angela Merici hai dato alla tua Chiesa un modello di carità sapiente e coraggiosa, fa' che per il suo esempio e la sua intercessione possiamo comprendere e testimoniare la forza rinnovatrice del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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28/01/2008 06:39

28 gennaio - SAN TOMMASO D'AQUINO, SACERDOTE E DOTTORE DELLA CHIESA


Il 28 gennaio ricorre la memoria di san Tommaso d'Aquino, sacerdote e dottore della chiesa.

Nacque verso la fine del 1225 dalla famiglia dei Conti di Aquino. Attese agli studi prima nel monastero di Monte Cassino e poi a Napoli.
Entrato nell'Ordine dei Padri Predicatori, completò i suoi studi a Parigi e a Colonia, sotto la guida di sant'Alberto Magno.
Scrisse molte opere di grande erudizione e impegno, meritandosi fama grandissima di filosofo e teologo. Morì nel monastero cistercense di Fossanova (Latina) il 7 marzo 1274. La sua memoria si celebra il 28 gennaio, giorno in cui il suo corpo fu trasportato a Tolosa nel 1369.


Dalle « Conferenze » di san Tommaso d'Aquino, sacerdote


Nessun esempio di virtù è assente dalla croce


Fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi? Molto, e possiamo parlare di una duplice necessità: come rimedio contro il peccato e come esempio nell'agire.
Fu anzitutto un rimedio, perché è nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati.
Ma non minore è l'utilità che ci viene dal suo esempio. La passione di Cristo infatti è sufficiente per orientare tutta la nostra vita.
Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio di virtù infatti è assente dalla croce.
Se cerchi un esempio di carità, ricorda: « Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici » (Gv 15, 13).
Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui.
Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversità, o quando si sostengono avversità che si potrebbero evitare, ma non si evitano.
Ora Cristo ci ha dato sulla croce l'esempio dell'una e dell'altra cosa. Infatti « quando soffriva non minacciava » (1 Pt 2, 23) e come un agnello fu condotto alla morte e non aprì la sua bocca (cfr. At 8, 32). Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: « Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia » (Eb 12, 2).
Se cerchi un esempio di umiltà, guarda il crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.
Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte: « Come per la disobbedienza di uno solo, cioè di Adamo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti » (Rm 5, 19).
Se cerchi un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui che è il re dei re ed il Signore dei signori, « nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza » (Col 2, 3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.
Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché « si son divise tra loro le mie vesti » (Gv 19, 24); non agli onori, perché ho provato gli oltraggi e le battiture (cfr. Is 53, 4); non alle dignità, perché intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo (cfr. Mc 15, 17) non ai piaceri, perché « quando avevo sete, mi han dato da bere aceto » (Sal 68, 22).




Responsorio: (Sap 7, 7-8; 9, 17)

Pregai, e mi fu elargita la prudenza; implorai, e venne in me lo spirito della sapienza. L'ho preferita agli onori e al potere: nulla è la ricchezza al suo confronto.
Chi conosce il tuo pensiero, se tu non gli concedi la sapienza e non gli mandi il tuo Santo Spirito dall'alto?
L'ho preferita agli onori e al potere: nulla è la ricchezza al suo confronto.


Orazione:

O Dio, che in san Tommaso d'Aquino hai dato alla tua Chiesa un modello sublime di santità e di dottrina, donaci la luce per comprendere i suoi insegnamenti e la forza per imitare i suoi esempi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.








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29/01/2008 06:43

Lettura:


Dalle « Regole più ampie » di san Basilio il Grande, vescovo


Cosa daremo in cambio al Signore
per tutto quello che ci dà?



Quale lingua potrebbe mettere nel dovuto risalto i doni di Dio? Il loro numero infatti è così grande da sfuggire a qualunque elenco. La loro grandezza, poi è tale e tanta, che già uno solo di essi dovrebbe stimolarci a ringraziarne senza fine il donatore.
Ma c'è un favore che, pur volendolo, non potremmo in nessun modo passare sotto silenzio. Non potrebbe infatti essere ammissibile che una persona qualsiasi, fornita di mente sana e capace di riflessione, non facesse parola alcuna, sia pure molto al di sotto del dovere, dell'insigne beneficio divino, che stiamo per ricordare.
Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza. Lo fornì di intelligenza e di ragione a differenza di tutti gli altri viventi della terra. Gli diede la facoltà di deliziarsi della stupenda bellezza del paradiso terrestre. E finalmente lo costituì sovrano di tutte le cose del mondo. Dopo l'inganno del serpente, la caduta nel peccato e, per il peccato, nella morte e nelle tribolazioni, non abbandonò la creatura al suo destino. Le diede invece in aiuto la legge, a protezione e custodia gli angeli e inviò i profeti per correggere i vizi e insegnare la virtù. Con minacce di castighi represse ed estirpò l'irruenza del male. Stimolò con le promesse l'alacrità dei buoni. Non di rado mostrò in anticipo, in questa o quella persona, la sorte finale della vita buona o cattiva. Non si disinteressò dell'uomo anche quando questo continuò ostinatamente nella sua disobbedienza. No, nella sua bontà il Signore non ci ha abbandonato, nemmeno a causa della stoltezza e insolenza da noi mostrate nel disprezzare gli onori che egli ci aveva offerto e nel calpestare il suo amore di benefattore. Anzi ci ha richiamati dalla morte e restituiti a nuova vita mediante il Signore nostro Gesù Cristo.
A questo punto anche il modo con cui il beneficio è stato fatto, suscita ancora maggiore ammirazione: « Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo » (Fil 2, 6-7). Inoltre si caricò delle nostre sofferenze e si addossò i nostri dolori, per noi fu colpito perché per le sue piaghe noi fossimo risanati (cfr. Is 53, 4-5) e ancora ci ha riscattati dalla maledizione, divenendo egli stesso per amor nostro maledizione (cfr. Gal 3, 13), ed andò incontro ad una morte oltremodo ignominiosa per ricondurre noi ad una vita gloriosa.
Non si contentò di richiamarci dalla morte alla vita, ma anzi ci rese anche partecipi della sua stessa divinità e ci tiene preparata una gloria eterna che supera in grandezza qualunque valutazione umana.
Che cosa dunque potremo rendere al Signore per tutto quello che ci ha dato? (cfr. Sal 115, 12). Egli è tanto buono da non esigere nemmeno il contraccambio: si contenta invece che lo ricambiamo col nostro amore.
Quando penso a tutto ciò, rimango come terrorizzato e sbigottito per timore che, a causa della mia leggerezza d'animo o di preoccupazioni da nulla, mi affievolisca nell'amore di Dio e diventi perfino motivo di vergogna e disdoro per Cristo.



Responsorio: (Cfr. Sal 102, 2. 4; Gal 2, 20)

Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici: egli salva dalla tomba la mia vita, mi corona di grazia e misericordia.
Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me,
mi corona di grazia e di misericordia.



O Signore, fa' che nella mia pochezza io ti sia grata del tuo grande amore
e, come posso e tu mi concedi, che io ti ami sopra ogni cosa.







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30/01/2008 06:54

Salmo 141 (dalla Bibbia di Gerusalemme)

Contro l'attrattiva del male



Signore, a te grido, accorri in mio aiuto;
ascolta la mia voce quando t'invoco.
Come incenso salga a te la mia preghiera,
le mie mani alzate come sacrificio della sera.

Poni, Signore, una custodia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra.
Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male
e compia azioni inique con i peccatori:
che io non gusti i loro cibi deliziosi.
Mi percuota il giusto e il fedele mi rimproveri,
ma l'olio dell'empio non profumi il mio capo;
tra le loro malvagità continui la mia preghiera.

Dalla rupe furono gettati i loro capi,
che da me avevano udito dolci parole.
Come si fende e si apre la terra,
le loro ossa furono disperse alla bocca degli inferi.

A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi;
in te mi rifugio, proteggi la mia vita.
Preservami dal laccio che mi tendono,
dagli agguati dei malfattori.
Gli empi cadono insieme nelle loro reti,
ma io passerò oltre incolume.



Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei
secoli dei secoli. Amen.









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31/01/2008 06:43


Dall'Ufficio delle Letture:


Inno


O Cristo, Verbo del Padre,
re glorioso fra gli angeli,
luce e salvezza del mondo,
in te crediamo.

Cibo e bevanda di vita,
balsamo, veste, dimora,
forza, rifugio, conforto,
in te speriamo.

Illumina col tuo Spirito
l'oscura notte del male,
orienta il nostro cammino
incontro al Padre. Amen.


Ant.:

Come l'erba i nostri giorni passano:
tu, Signore, sei per sempre.


Salmo 89 - Su di noi sia la bontà del Signore

Davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo (2 Pt 3, 8)



Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.



Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio.

Tu fai ritornare l'uomo in polvere
e dici: « Ritornate, figli dell'uomo ».

Ai tuoi occhi, mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Li annienti: li sommergi nel sonno;
sono come l'erba che germoglia al mattino:
al mattino fiorisce, germoglia,
alla sera è falciata e dissecca.

Perché siamo distrutti dalla tua ira,
siamo atterriti dal tuo furore.
Davanti a te poni le nostre colpe,
i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto.

Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira,
finiamo i nostri anni come soffio.

Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.

Chi conosce l'impeto della tua ira,
e il tuo sdegno, con il timore a te dovuto?

Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.

Volgiti, Signore: fino a quando?
Muoviti a pietà dei tuoi servi.
Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.

Rendici la gioia per i giorni di afflizione,
per gli anni in cui abbiamo visto la sventura.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e la tua gloria ai loro figli.

Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio:
rafforza per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rafforza.



Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


Ant.:

Come l'erba i nostri giorni passano:
tu, Signore, sei per sempre.








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Dall'Ufficio delle Letture


Inno


Creati per la gloria del tuo nome,
redenti dal tuo sangue sulla croce,
segnati dal sigillo del tuo Spirito,
noi t'invochiamo: salvaci, o Signore!

Tu spezza le catene della colpa,
proteggi i miti, libera gli oppressi
e conduci nel cielo ai quieti pascoli
il popolo che crede nel tuo amore.

Sia lode e onore a te, pastore buono,
luce radiosa dell'eterna luce,
che vivi con il Padre e il Santo Spirito
nei secoli dei secoli glorioso. Amen.


Ant.:

Sono sfinito dal gridare
nell'attesa del mio Dio.


Salmo 68 (2-22. 30-37)


Salvami, o Dio:
l'acqua mi giunge alla gola.

Affondo nel fango e non ho sostegno;
sono caduto in acque profonde
e l'onda mi travolge.

Sono sfinito dal gridare,
riarse sono le mie fauci:
i miei occhi si consumano nell'attesa del mio Dio.

Più numerosi dei capelli del mio capo
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano:
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?

Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe non ti sono nascoste.

Chi spera in te, a causa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni
chi ti cerca, Dio d'Israele.

Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.

Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
Mi sono estenuato nel digiuno
ed è stata per me un'infamia.

Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato il loro scherno.
Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi dileggiavano.

Ma io innalzo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi,
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.

Salvami dal fango, che io non affondi,
liberami dai miei nemici
e dalle acque profonde.

Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.

Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tjua grande tenerezza.

Non nascondere il volto al tuo servo,
sono in pericolo: presto, rispondimi.
Avvicinati a me, riscattami,
salvami dai miei nemici.

Tu conosci la mia infamia,
la mia vergogna e il mio disonore;
davanti a te sono tutti i miei nemici.

L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.

Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

Io sono infelice e sofferente;
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.

Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
che il Signore gradirà più dei tori,
più dei giovenchi con corna e unghie.

Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
perché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

A lui acclamino i cieli e la terra,
i mari e quanto in essi si muove.

Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne avranno il possesso.

La stirpe dei suoi servi ne sarà erede,
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.


Gloria al Padre, al Figlio e allo spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


Ant.:

Cercate il Signore
e avrete la vita.







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2 febbraio - PRESENTAZIONE DEL SIGNORE


Il 2 febbraio è la Festa della Presentazione del Signore.


Dall'Ufficio delle Letture:

Inno


Verbo, splendore del Padre,
nella pienezza dei tempi
tu sei disceso dal cielo,
per redimere il mondo.

Il tuo Vangelo di pace
ci liberi da ogni colpa,
infonda luce alle menti,
speranza ai nostri cuori.

Quando verrai come giudice,
fra gli splendori del cielo,
accoglici alla tua destra
nell'assemblea dei beati.

Sia lode al Cristo Signore,
al Padre e al Santo Spirito,
com'era nel principio,
ora e nei secoli eterni. Amen.


Lettura:

Dai « Discorsi » di san Sofronio, vescovo


Accogliamo la luce viva ed eterna


Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero dell'incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l'abbondanza della luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell'anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo. Come infatti la Madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi a tutti, dobbiamo affrettarci verso colui che è la vera luce.
La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1, 9) e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano, lo illuminò. Ci visitò colui che sorge dall'alto (cfr. Lc 1, 78) e rifulse a quanti giacevano nelle tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse la luce e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo tutti incontro a Dio. Ecco il significato del mistero odierno.
La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1, 9) è venuta. Tutti dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a voler rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell'animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. La salvezza di Dio, infatti, preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a gloria di noi, nuovo Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi e subito fummo liberati dall'antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu sciolto dai legami della vita presente.
Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele. Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene.



Responsorio: (Cfr. Ez 43, 4. 5; Lc 2, 22)

La gloria del signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente, ed ecco la gloria riempiva il santuario.
I suoi genitori portarono il bambino Gesù al tempio:
ed ecco la gloria riempiva il santuario.


Orazione:

Dio onnipotente ed eterno guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione al Tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a te pienamente rinnovati nello spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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03/02/2008 06:46

3 febbraio - SAN BIAGIO, VESCOVO E MARTIRE


San Biagio fu vescovo di Sebaste, in Armenia, nel sec. IV.
Nel Medioevo il suo culto si diffuse in tutta la Chiesa.


Lettura:

Dalla « Lettera ai cristiani di Smirne » di sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire


Cristo ci ha chiamati
al suo regno e alla sua gloria



Ignazio, detto anche Teoforo, si rivolge alla chiesa di Dio e del diletto Figlio suo Gesù Cristo. A questa Chiesa, che si trova a Smirne in Asia, augura di godere ogni bene nella purezza dello spirito e nella parola di Dio: essa ha ottenuto per divina misericordia ogni grazia, è piena di fede e di carità e nessun dono le manca. E' degna di Dio e feconda di santità.
Ringrazio Gesù Cristo Dio che vi ha resi così saggi. Ho visto infatti che siete fondati su una fede incrollabile, come se foste inchiodati, carne e spirito, alla croce del Signore Gesù Cristo, e che siete pieni di carità nel sangue di Cristo. Voi credete fermamente nel Signore nostro Gesù, credete che egli discende veramente « dalla stirpe di David secondo la carne » (Rm 1, 3) ed è figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio; che nacque veramente da una vergine; che fu battezzato da Giovanni per adempiere ogni giustizia (cfr. Mt 3, 15); che fu veramente inchiodato per noi nella carne sotto Ponzio Pilato e il tetrarca Erode. Noi siamo infatti il frutto della sua croce e della sua beata passione. Avete ferma fede inoltre che con la sua risurrezione ha innalzato nei secoli il suo vessillo per riunire i suoi santi e i suoi fedeli, sia Giudei che Gentili, nell'unico corpo della sua Chiesa.
Egli ha sofferto la sua passione per noi, perché fossimo salvi; ed ha sofferto realmente, come realmente ha risuscitato se stesso.
Io so e credo fermamente che anche dopo la risurrezione egli è nella sua carne. E quando si mostrò a Pietro e ai suoi compagni, disse loro: Toccatemi, palpatemi e vedete che non sono uno spirito senza corpo (cfr. Lc 24, 39). E subito lo toccarono e credettero alla realtà della sua carne e del suo spirito. Per questo disprezzarono la morte e trionfarono di essa. Dopo la sua risurrezione, poi, Cristo mangiò e bevve con loro proprio come un uomo in carne ed ossa, sebbene spiritualmente fosse unito al Padre.
Vi ricordo queste cose, o carissimi, quantunque sappia bene che voi vi gloriate della stessa fede mia.




Responsorio: (Cfr. Gal. 2, 19-20)

Sono morto alla legge, e vivo per Dio. Vivo questa mia vita terrena nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.
Con Cristo sono crocifisso: non sono più io che vivo, ma vive in me Cristo,
che mi ha amato e ha dato se stesso per me.


Orazione:

Esaudisci, Signore, la tua famiglia, riunita nel ricordo del martire san Biagio, e donaci pace e salute nella vita presente, per giungere alla gioia dei beni eterni.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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04/02/2008 06:47

Ufficio delle Letture:


I n n o


O Trinità beata,
oceano di pace,
la Chiesa a te consacra
la sua lode perenne.

Padre d'immensa gloria,
Verbo d'eterna luce,
Spirito di sapienza
e carità perfetta.

Rovéto inestinguibile
di verità e d'amore,
ravviva in noi la gioia
dell'àgape fraterna.

O principio e sorgente
della vita immortale,
rivelaci il tuo volto
nella gloria dei cieli. Amen.



1.a Antifona:

Buono è Dio con i giusti
e i puri di cuore.


Salmo 72


I

Quanto è buono Dio con i giusti,
con gli uomini dal cuore puro!

Per poco non inciampavano i miei piedi,
per un nulla vacillavano i miei passi,
perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo la prosperità dei malvagi.

Non c'è sofferenza per essi,
sano e pasciuto è il loro corpo.
Non conoscono l'affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.

Dell'orgoglio si fanno una collana
e la violenza è il loro vestito.
Esce l'iniquità dal loro grasso,
dal loro cuore traboccano pensieri malvagi.

Scherniscono e parlano con malizia,
minacciano dall'alto con prepotenza.

Levano la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
Perciò seggono in alto,
non li raggiunge la piena delle acque.

Dicono: « Come può saperlo Dio?
C'è forse conoscenza nell'Altissimo? ».
Ecco questi sono gli empi:
sempre tranquilli, ammassano ricchezze.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.


1.a Antifona:

Buono è Dio con i giusti
e i puri di cuore.


2.a Antifona:

I malvagi, che oggi ridono,
domani piangeranno.


II

Invano dunque ho conservato puro il mio cuore
e ho lavato nell'innocenza le mie mani,
poiché sono colpito tutto il giorno,
e la mia pena si rinnova ogni mattina.

Se avessi detto: « Parlerò come loro »,
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.

Riflettevo per comprendere:
ma fu arduo agli occhi miei,
finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi qual'è la loro fine.

Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai precipitare in rovina.

Come sono distrutti in un istante,
sono finiti, periscono di spavento!
Come un sogno al risveglio, Signore,
quando sorgi, fai svanire la loro immagine.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.


2.a Antifona:

I malvagi, che oggi ridono,
domani piangeranno.


3.a Antifona:

Chi si allontana da te perisce:
mio bene è stare vicino a Dio.


III

Quando si agitava il mio cuore
e nell'intimo mi tormentavo,
io ero stolto e non capivo,
davanti a te stavo come una bestia.

Ma io sono con te sempre:
tu mi hai preso per la mano destra.
Mi guiderai con il tuo consiglio
e poi mi accoglierai nella tua gloria.

Chi altri avrò per me in cielo?
Fuori di te nulla bramo sulla terra.

Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma la roccia del mio cuore è Dio,
è Dio la mia sorte per sempre.

Ecco, perirà chi da te si allontana,
tu distruggi chiunque ti è infedele.

Il mio bene è stare vicino a Dio:
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere
presso le porte della città di Sion.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.


3.a Antifona:

Chi si allontana da te perisce:
mio bene è stare vicino a Dio.



Dolci al mio palato le tue parole, Signore,
più che il miele alla mia bocca.


Orazione:

Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l'anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






[Modificato da auroraageno 04/02/2008 06:48]

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05/02/2008 01:32

5 febbraio - SANT'AGATA, VERGINE E MARTIRE


Il 5 febbraio si celebra la memoria di sant'Agata, vergine e martire.

Subì il martirio a Catania, probabilmente durante la persecuzione di Decio. Il suo culto si diffuse fin dai tempi antichi in tutta la Chiesa e il suo nome fu inserito nel Canone romano.


Lettura:


Dal « Discorso su sant'Agata » di san Metodio Siculo, vescovo


Donata a noi da Dio, sorgente stessa della bontà


La commemorazione annuale di sant'Agata ci ha qui radunati perché rendessimo onore a una martire, che è sì antica, ma anche di oggi. Sembra infatti che anche oggi vinca il suo combattimento perché tutti i giorni viene come coronata e decorata di manifestazioni della grazia divina.
Sant'Agata è nata dal Verbo del Dio immortale e dall'unico suo Figlio, morto come uomo per noi. Dice infatti san Giovanni: « A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio » (Gv 1, 12).
Agata, la nostra santa, che ci ha invitati al religioso banchetto, è la sposa di Cristo. E' la vergine che ha imporporato le sue labbra del sangue dell'Agnello e ha nutrito il suo spirito con la meditazione sulla morte del suo amante divino.
La stola della santa porta i colori del sangue di Cristo, ma anche quelli della verginità. Quella di sant'Agata, così, diviene una testimonianza di una eloquenza inesauribile per tutte le generazioni seguenti.
Sant'Agata è veramente buona, perché essendo di Dio, si trova dalla parte del suo Sposo per renderci partecipi di quel bene, di cui il suo nome porta il valore e il significato. Agata (cioè buona) a noi data in dono dalla stessa sorgente della bontà, Dio.
Infatti cos'è più benefico del sommo bene? E chi potrebbe trovare qualcosa degno di esser maggiormente celebrato con lodi del bene? Ora Agata significa « Buona ». La sua bontà corrisponde così bene al nome e alla realtà. Agata, che per le sue magnifiche gesta porta un glorioso nome e nello stesso nome ci fa vedere le gloriose gesta da lei compiute. Agata, ci attrae persino con il proprio nome, perché tutti volentieri le vadano incontro ed è di insegnamento con il suo esempio, perché tutti, senza sosta, gareggino fra di loro per conseguire il vero bene, che è Dio solo.




Responsorio:

Con l'aiuto del Signore, sarò costante nel professare la mia fede: egli mi ha salvata e mi dà forza.
Il Dio di ogni santità mi ha amata, come vergine pura mi ha consacrata;
egli mi ha salvata e mi dà forza.


Orazione:

Donaci, Signore, la tua misericordia, per intercessione della santa martire Agata, che risplende nella Chiesa per la gloria della verginità e del martirio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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06/02/2008 07:16

Mercoledì delle Ceneri - 1° giorno di Quaresima


Ufficio delle Letture

I n n o


Protesi alla gioia pasquale
sulle orme di Cristo Signore,
seguiamo l'austero cammino
della santa Quaresima.

La legge e i profeti annunziarono
dei quaranta giorni il mistero;
Gesù consacrò nel deserto
questo tempo di grazia.

Sia parca e frugale la mensa,
sia sobria la lingua ed il cuore;
fratelli, è tempo di ascoltare
la voce dello Spirito.

Forti nella fede vigiliamo
contro le insidie del nemico:
ai servi fedeli è promessa
la corona di gloria.

Sia lode al Padre onnipotente,
al Figlio Gesù redentore,
allo Spirito Santo Amore,
nei secoli dei secoli. Amen.


1.a Antifona:

Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici


Salmo 102 - Inno alla misericordia di Dio


I

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia;

egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.

Il Signore agisce con giustizia
e con diritto verso tutti gli oppressi.
Ha rivelato a Mosè le sue vie,
ai figli d'Israele le sue opere.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


1.a Antifona:

Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici



2.a Antifona:

Come il padre ama i suoi figli,
il Signore ha pietà di chi lo teme


II

Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.

Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.

Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia
su quanti lo temono;

come dista l'oriente dall'occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.
Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.

Perché egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
Come l'erba sono i giorni dell'uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce.

Lo investe il vento e più non esiste
e il suo posto non lo riconosce.



Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


2.a Antifona:

Come il padre ama i suoi figli,
il Signore ha pietà di chi lo teme



3.a Antifona:

Benedite il Signore,
voi tutte opere sue


III

La grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono;

la sua giustizia per i figli dei figli,
per quanti custodiscono la sua alleanza
e ricordano di osservare i suoi precetti.

Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono
ed il suo regno abbraccia l'universo.

Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti alla voce della sua parola.

Benedite il Signore, voi tutte sue schiere,
suoi ministri, che fate il suo volere.

Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in ogni luogo del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.



Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


3.a Antifona:

Benedite il Signore,
voi tutte opere sue


Orazione:

Concedi, Signore, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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07/02/2008 06:53

Tempo di Quaresima


Lettura:


Dai « Discorsi » di san Leone Magno, papa


La sacra purificazione per mezzo del digiuno
e della misericordia


Sempre, fratelli carissimi, della grazia del Signore è piena la terra (cfr. Sal 33, 5) e la stessa natura, che ci circonda, insegna a ciascun fedele a onorare Dio. Infatti il cielo e la terra, il mare e quanto si trova in essi proclamano la bontà e l'onnipotenza del loro Creatore. E la meravigliosa bellezza degli elementi, messi a nostro servizio, non esige forse da noi, creature intelligenti, un doveroso ringraziamento?
Ma ora ci viene chiesto un completo rinnovamento dello spirito: sono i giorni dei misteri della redenzione umana e che precedono più da vicino le feste pasquali.
E' caratteristica infatti della festa di Pasqua, che la Chiesa tutta goda e si rallegri per il perdono dei peccati: perdono che non si concede solo ai neofiti, ma anche a coloro che già da lungo tempo sono annoverati tra i figli adottivi.
Certo è nel lavacro di rigenerazione che nascono gli uomini nuovi, ma tutti hanno il dovere del rinnovamento quotidiano: occorre liberarsi dalle incrostazioni proprie alla nostra condizione mortale. E poiché nel cammino della perfezione non c'è nessuno che non debba migliorare, dobbiamo tutti, senza eccezione, sforzarci perché nessuno nel giorno della redenzione si trovi ancora invischiato nei vizi dell'uomo vecchio.
Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggior sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell'astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati.
A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell'elemosina, la quale sotto il nome unico di « misericordia » abbraccia molte opere buone. In ciò i fedeli possono trovarsi uguali, nonostante le disuguagliaze dei beni.
L'amore che dobbiamo ugualmente a Dio e all'uomo non è mai impedito al punto da toglierci la possibilità del bene.
Gli angeli hanno cantato: « Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2, 14). Ne segue che diventa felice e nella benevolenza e nella pace, chiunque partecipa alle sofferenze degli altri, di qualsiasi genere esse siano.
Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l'elemosina, ma anche quelli di condizione modesta o povera. Così disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell'anima.



Responsorio:

Il tempo di Quaresima ci riapre la strada del cielo: entriamo in esso con spirito di preghiera e penitenza: e avremo parte con il Signore alla gloria della risurrezione.
In ogni cosa presentiamoci come servi di Dio,
e avremo parte con il Signore alla gloria della risurrezione.


Orazione:

Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto, perché ogni nostra attività abbia sempre da te il suo inizio e in te il suo compimento.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Tempo di Quaresima


Lettura:

Dalle « Omelie » di san Giovanni Crisostomo, vescovo


La preghiera è luce per l'anima


La preghiera, o dialogo con Dio, è un bene sommo. E' infatti, una comunione intima con Dio. Come gli occhi del corpo vedendo la luce ne sono rischiarati, così anche l'anima che è tesa verso Dio viene illuminata dalla luce ineffabile della preghiera. Deve essere, però, una preghiera non fatta per abitudine, ma che proceda dal cuore. Non deve essere circoscritta a determinati tempi od ore, ma fiorire continuamente, notte e giorno.
Non bisogna infatti innalzare il nostro animo a Dio solamente quando attendiamo con tutto lo spirito alla preghiera. Occorre che, anche quando siamo occupati in altre faccende, sia nella cura verso i poveri, sia nelle altre attività, impreziosite magari dalla generosità verso il prossimo, abbiamo il desiderio e il ricordo di Dio, perché, insaporito dall'amore divino, come da sale, tutto diventi cibo gustosissimo al Signore dell'universo. Possiamo godere continuamente di questo vantaggio, anzi per tutta la vita, se a questo tipo di preghiera dedichiamo il più possibile del nostro tempo.
La preghiera è luce dell'anima, vera conoscenza di Dio, mediatrice tra Dio e l'uomo. L'anima, elevata per mezzo suo in alto fino al cielo, abbraccia il Signore con amplessi ineffabili. Come il bambino, che piangendo grida alla madre, l'anima cerca ardentemente il latte divino, brama che i propri desideri vengano esauditi e riceve doni superiori ad ogni essere visibile.
La preghiera funge da augusta messaggera dinanzi a Dio e nel medesimo tempo rende felice l'anima perché appaga le sue aspirazioni. Parlo, però, della preghiera autentica e non delle sole parole.
Essa è un desiderare Dio, un amore ineffabile che non proviene dagli uomini, ma è prodotto dalla grazia divina. Di essa l'Apostolo dice: Non sappiamo pregare come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con gemiti inesprimibili (cfr. Rm 8, 26b). Se il Signore dà a qualcuno tale modo di pregare, è una ricchezza da valorizzare, è un cibo celeste che sazia l'anima; chi l'ha gustato si accende di desiderio celeste per il Signore, come di un fuoco ardentissimo che infiamma la sua anima.
Abbellisci la tua casa di modestia e umiltà mediante la pratica della preghiera. Rendi splendida la tua abitazione con la luce della giustizia; orna le sue pareti con le opere buone come di una patina di oro puro e al posto dei muri e delle pietre preziose colloca la fede e la soprannaturale magnanimità, ponendo sopra ogni cosa, in alto sul fastigio, la preghiera a decoro di tutto il complesso. Così prepari per il Signore una degna dimora, così lo accogli in splendida reggia. Egli ti concederà di trasformare la tua anima in tempio della sua presenza.




Responsorio: (Lam 5, 20-21a; Mt 8, 25)

Perché, Signore, vuoi dimenticarci per sempre? Abbandonarci per lunghi giorni?
Fa' che torniamo a te, e noi ritorneremo.
Salvaci, Signore, siamo perduti!
Fa' che torniamo a te, e noi ritorneremo.


Orazione:

Accompagna con la tua benevolenza, Padre misericordioso, i primi passi del nostro cammino penitenziale, perché all'osservanza esteriore corrisponda un profondo rinnovamento dello spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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09/02/2008 06:29

Tempo di Quaresima


Antifona:

Un cuore nuovo, donaci, Signore:
abiti in noi il tuo Spirito Santo.


Cantico - (Ezechiele 36, 24-28) Dio rinnoverà il suo popolo

Essi saranno suo popolo ed egli sarà il « Dio-con-loro » (Ap 21, 3)


Vi prenderò dalle genti,
vi radunerò da ogni terra
e vi condurrò sul vostro suolo.

Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati;
io vi purificherò da tutte le vostre sozzure
e da tutti i vostri idoli;

vi darò un cuore nuovo,
metterò dentro di voi uno spirito nuovo,
toglierò da voi il cuore di pietra
e vi darò un cuore di carne.

Porrò il mio spirito dentro di voi
e vi farò vivere secondo i miei precetti
e vi farò osservare e mettere in pratica
le mie leggi.

Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri;
voi sarete il mio popolo
e io sarò il vostro Dio.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


Antifona:

Un cuore nuovo, donaci, Signore:
abiti in noi il tuo Spirito Santo.


Orazione:

Guarda con paterna bontà, o Dio onnipotente, la debolezza dei tuoi figli, e, a nostra protezione e difesa, stendi il tuo braccio invincibile. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen






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Tempo di Quaresima - Prima domenica di Quaresima


Lettura:

Dal « Commento sui salmi » di sant'Agostino, vescovo


In Cristo siamo stati tentati
e in lui abbiamo vinto il diavolo


« Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera » (Sal 60, 1). Chi è colui che parla? Sembrerebbe una persona sola. Ma osserva bene se si tratta davvero di una persona sola. Dice infatti: « Dai confini della terra io t'invoco; mentre il mio cuore è angosciato » (Sal 60, 2).
Dunque non si tratta già di un solo individuo: ma, in tanto sembra uno, in quanto uno solo è Cristo, di cui noi tutti siamo membra. Una persona sola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra non grida se non quella eredità, di cui fu detto al Figlio stesso: « Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra » (Sal 2, 8).
Dunque, è questo possesso di Cristo, quest'eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, quest'unica Chiesa di Cristo, quest'unità, che noi tutti formiamo e siamo, che grida dai confini della terra.
E che cosa grida? Quanto ho detto sopra: « Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t'invoco ». Cioè, quanto ho gridato a te, l'ho gridato dai confini della terra: ossia da ogni luogo.
Ma, perché ho gridato questo? Perché il mio cuore è in angoscia. Mostra di trovarsi fra tutte le genti, su tutta la terra non in grande gloria, ma in mezzo a grandi prove.
Infatti la nostra vita in questo pellegrinaggio non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il combattimento suppone un nemico, una prova.
Pertanto si trova in angoscia colui che grida dai confini della terra, ma tuttavia non viene abbandonato. Poiché il Signore volle prefigurare noi, che siamo il suo corpo mistico, nelle vicende del suo corpo reale, nel quale egli morì, risuscitò e salì al cielo. In tal modo anche le membra possono sperare di giungere là dove il Capo le ha precedute.
Dunque egli ci ha come trasfigurati in sé, quando volle essere tentato da Satana. Leggevamo ora nel vangelo che il Signore Gesù era tentato dal diavolo nel deserto. Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l'umiliazione, da sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria.
Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che vinceremo il diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu tentato; perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu ad essere tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore. Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato.




Responsorio: (Cfr. Ger 1, 19; 39, 18)

Ti faranno guerra ma non ti vinceranno: io sono con te per salvarti, dice il Signore.
Non cadrai di spada, ma ti sarà conservata la vita, io sono con te per salvarti, dice il Signore.


Orazione:

O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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11 febbraio - BEATA MARIA VERGINE DI LOURDES


Nel 1858 l'Immacolata Vergine Maria apparve a Bernardetta Soubirous, presso Lourdes in Francia, dentro la grotta di « Massabielle ». Servendosi di questa umile fanciulla, Maria chiamò i peccatori alla conversione e suscitò nella Chiesa un movimento intenso di preghiera e di carità, la quale produsse una sollecitudine speciale per i malati.


Lettura:

Dalla « Lettera » di santa Maria Bernardetta Soubiruous, vergine


Una Signora mi ha parlato


Un giorno, recatami sulla riva del fiume Gave per raccogliere legna insieme con due fanciulle, sentii un rumore. Mi volsi verso il prato ma vidi che gli alberi non si muovevano affatto, per cui levai la testa e guardai la grotta. Vidi una Signora rivestita di vesti candide. Indossava un abito bianco ed era cinta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d'oro, che era dello stesso colore della corona del rosario. A quella vista mi stropicciai gli occhi, credendo a un abbaglio. Misi le mani in grembo dove trovai la mia corona del rosario. Volli anche farmi il segno della croce sulla fronte, ma non riuscii ad alzare la mano, che mi cadde. Avendo quella Signora fatto il segno della croce, anch'io, pur con mano tremante, mi sforzai e finalmente vi riuscii. Cominciai al tempo stesso a recitare il rosario, mentre anche la stessa Signora faceva scorrere i grani del suo rosario, senza tuttavia muovere le labbra. Terminato il rosario, la visione subito scomparve.
Domandai alle due fanciulle se avessero visto qualcosa, ma quelle dissero di no; anzi mi interrogarono cosa avessi da rivelare loro. Allora risposi di aver visto una Signora in bianche vesti, ma non sapevo chi fosse. Le avvertii però di non farne parola. Allora anch'esse mi esortarono a non tornare più in quel luogo, ma io mi rifiutai.
Vi ritornai pertanto la domenica, sentendo di esservi interiormente chiamata.
Quella Signora mi parlò soltanto la terza volta e mi chiese se volessi recarmi da lei per quindici giorni. Io le risposi di sì. Ella aggiunse che dovevo esortare i sacerdoti perché facessero costruire là una cappella; poi mi comandò di bere alla fontana. Siccome non ne vedevo alcuna, andavo verso il fiume Gave, ma ella mi fece cenno che non parlava del fiume e mi mostrò col dito una fontana. Recatami là, non trovai se non poca acqua fangosa. Accostai la mano, ma non potei prender niente; perciò cominciai a scavare e finalmente potei attingere un po' d'acqua; la buttai via per tre volte, alla quarta invece potei berla. La visione allora scomparve ed io me ne tornai verso casa.
Per quindici giorni però ritornai colà e la Signora mi apparve tutti i giorni tranne un lunedì e un venerdì, dicendomi di nuovo di avvertire i sacerdoti che facessero costruire là una cappella, di andare a lavarmi alla fontana e di pregare per la conversione dei peccatori. Le domandai più volte chi fosse, ma sorrideva dolcemente. Alla fine, tenendo le braccia levate ed alzando gli occhi al cielo, mi disse di essere l'Immacolata Concezione.
Nello spazio di quei quindici giorni mi svelò anche tre segreti, che mi proibì assolutamente di rivelare ad alcuno; cosa che io ho fedelmente osservato fino ad oggi.




Responsorio: (Lc 1, 46. 49. 48)

L'anima mia magnifica il Signore: grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata;
grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome.



Orazione:

O Dio, Padre misericordioso, soccorri la nostra debolezza, e per intercessione di Maria, Madre immacolata del tuo Figlio, fa' che risorgiamo dal peccato alla vita nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Lettura:

Dal trattato sul « Padre nostro » di san Cipriano, vescovo e martire


Chi diede la vita, insegnò anche a pregare


I precetti del Vangelo, fratelli carissimi, sono certo insegnamenti divini, fondamento su cui si edifica la speranza, sostegni che rafforzano la fede, alimenti chi ristorano il cuore, timori che dirigono il cammino, aiuti per ottenere la salvezza. Istruiscono le menti docili dei credenti qui in terra e li conducono al regno dei cieli.
Dio volle che molte cose fossero dette e ascoltate per mezzo dei profeti, suoi servi. Ma immensamente più sublimi sono le realtà che comunica attraverso il suo Figlio. Più incomparabili le cose, che la parola di Dio, pur già presente nei profeti, proclama ora con la propria voce, e cioè non più comandando che gli si prepari la via, ma venendo egli stesso, aprendoci e mostrandoci il cammino da seguire. Così mentre prima eravamo erranti, sconsiderati e ciechi nelle tenebre della morte, ora, illuminati dalla luce della grazia, possiamo battere la via della vita con la guida e l'aiuto del Signore.
Egli fra gli altri salutari suoi ammonimenti e divini precetti, con i quali venne in aiuto al suo popolo per la salvezza, diede anche la norma della preghiera, ci suggerì e insegnò quel che dovevamo domandare. Colui che ha dato la vita, ha insegnato anche a pregare, con la stessa benevolenza con la quale s'è degnato di dare e fornire tutto il resto; e ciò perché parlando noi al Padre con la supplica e l'orazione che il Figlio insegnò, fossimo più facilmente ascoltati.
Aveva già predetto che sarebbe venuta l'ora in cui i veri adoratori avrebbero adorato il Padre in spirito e verità, ed egli adempì la promessa perché noi, ricevendo dalla sua santificazione lo spirito e la verità, adorassimo veramente e spiritualmente in grazia del suo dono.
Quale orazione infatti può essere più spirituale di quella che ci è stata data da Cristo, dal quale ci è stato mandato anche lo Spirito Santo? Quale preghiera al Padre può essere più vera di quella che è stata proferita dalla bocca del Figlio, che è verità? Pregare diversamente da quello che egli ci ha insegnato non sarebbe soltanto ignoranza ma anche colpa, avendo egli stesso affermato: Respingete il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione! (cfr. Mc 7, 9).
Preghiamo, dunque, fratelli, come Dio, nostro Maestro, ci ha insegnato. E' preghiera amica e familiare pregare Dio con le sue parole, far salire ai suoi orecchi la preghiera di Cristo.
Riconosca il Padre le parole del Figlio suo quando preghiamo; egli che abita dentro il nostro cuore, sia anche nella nostra voce. E poiché è nostro avvocato presso il Padre, usiamo le parole del nostro avvocato, quando, come peccatori, supplichiamo per i nostri peccati. Se egli ha detto che qualunque cosa chiederemo al Padre nel suo nome ci sarà data, impetreremo più efficacemente quel che domandiamo in nome di Cristo, se lo domanderemo con la sua preghiera.




Responsorio: (Gv 16, 24; 14, 13)

Finora non avete chiesto nulla nel mio nome:
Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio:
chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena.


Orazione:

Volgi il tuo sguardo, Padre misericordioso, a questa tua famiglia, e fa' che superando ogni forma di egoismo risplenda ai tuoi occhi per il desiderio di te. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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13/02/2008 06:46

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Lettura:

Dalle « Dimostrazioni » di Afraate, vescovo


La circoncisione del cuore


La legge e il patto hanno subìto totali mutazioni. Infatti Dio mutò il primo patto con Adamo e ne impose un altro a Noè. Poi un altro ne stipulò con Abramo, aggiornato in seguito con quello che strinse con Mosè. Siccome però anche il patto mosaico non veniva osservato, egli fece un'alleanza nuova con l'ultima generazione. Essa non doveva più essere mutata. Infatti ad Adamo aveva imposto la legge di non mangiare dell'albero della vita, a Noè fece apparire un arcobaleno nelle nubi, ad Abramo, già eletto per la sua fede, impose in seguito la circoncisione, come carattere e segno per i posteri. Mosè ebbe l'agnello pasquale, quale propiziazione per il popolo. Tutti questi patti differivano l'uno dall'altro. Tuttavia la vera circoncisione approvata da colui che ha dato quei patti, è quella di cui parla Geremia quando dice: « Circoncidete il vostro cuore » (Ger 4, 4). Che se fu saldo il patto che Dio concluse con Abramo, anche questo è saldo e durevole, né si potrà più stabilire un'altra legge per iniziativa sia di coloro che sono fuori della legge, sia dei soggetti alla legge.
Infatti egli diede la legge a Mosè con tutte le sue osservanze e i suoi precetti: però siccome non li osservavano, rese vani sia la legge che i profeti, promettendo che avrebbe dato un nuovo patto, che disse sarebbe stato diverso dal primo, quantunque il datore di entrambi fosse unico. Il patto poi che promise di dare è questo: « Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro ». E in questo patto non c'è più la circoncisione della carne e un segno distintivo del popolo.
Dio, nelle diverse generazioni, stabilì delle leggi, che furono valide fino a che gli piacque, e poi andarono in disuso come dice l'Apostolo: In passato il regno di Dio assunse forme diverse nei diversi tempi.
Tuttavia il nostro Dio è veritiero, e i suoi precetti sono fermissimi: e qualunque patto, nel suo tempo, fu mantenuto fermo e vero, e coloro che sono circoncisi nel cuore hanno la vita per la nuova circoncisione che si opera nel Giordano cioè nel battesimo ricevuto per la remissione dei peccati.
Giosuè, figlio di Nun, fece circoncidere nuovamente il popolo con un coltello di pietra, quando col suo popolo passò il Giordano; Gesù nostro Salvatore, fa di nuovo circoncidere con la circoncisione del cuore le genti che hanno creduto in lui, e che furono lavate nel battesimo e circoncise con la spada, che è la parola di Dio, più tagliente di una spada a doppio taglio (cfr. Eb 4, 12).
Giosuè, figlio di Nun, fece entrare il popolo nella terra promessa; Gesù nostro Signore, promise la terra della vita a tutti coloro che hanno passato il vero Giordano e hanno creduto e furono circoncisi nell'intimo del loro cuore.
Beati, quindi, coloro che furono circoncisi nell'intimo del cuore, e sono rinati dalle acque della seconda circoncisione. Essi riceveranno l'eredità con Abramo, capostipite fedele e padre di tutte le genti, perché la sua fede gli fu computata a giustizia.



Responsorio: (Cfr. Eb 8, 8. 10; 2 Cor 3, 3)

Stringerò con la casa d'Israele un'alleanza nuova: porrò le mie leggi nella loro mente, e le scriverò nei loro cuori, non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente.
Darò la mia legge non su tavole di pietra, ma su tavole di carne, nei vostri cuori,
non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente.



Lettura breve: (Pro 3, 27-32)

Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno, se è in tuo potere il farlo. Non dire al tuo prossimo: « Va', ripassa, te lo darò domani », se tu hai ciò che ti chiede. Non tramare il male contro il tuo prossimo mentre egli dimora fiducioso presso di te. Non litigare senza motivo con nessuno, se non ti ha fatto nulla di male. Non invidiare l'uomo violento e non imitare affatto la sua condotta, perché il Signore ha in abominio il malvagio, mentre la sua amicizia è per i giusti.



Responsorio:

Il Signore veglia sul cammino dei giusti.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti.
Fa splendere la sua misericordia e la sua pace ,
sul cammino dei giusti.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti.


Orazione:

Guarda benigno, Signore, questo popolo a te consacrato, e fa' che, mortificando il corpo con l'astinenza, si rinnovi nello spirito con il frutto delle buone opere.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.








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15/02/2008 06:48

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Lettura:


Dallo « Specchio della carità » di sant'Aelredo, abate


La carità fraterna deve conformarsi
all'esempio di Cristo


Non c'è niente che ci spinga ad amare i nemici, cosa in cui consiste la perfezione dell'amore fraterno, quanto la dolce considerazione di quella ammirabile pazienza per cui egli, « il più bello tra i figli dell'uomo » (Sal 44, 3) offrì il suo bel viso agli sputi dei malvagi. Lasciò velare dai malfattori quegli occhi, al cui cenno ogni cosa ubbidisce. Espose i suoi fianchi ai flagelli. Sottopose il capo, che fa tremare i Principati e le Potestà, alle punte acuminate delle spine. Abbandonò se stesso all'obbrobrio e agli insulti. Infine sopportò pazientemente la croce, i chiodi, la lancia, il fiele e l'aceto, lui in tutto dolce, mite, e clemente.
Alla fine fu condotto via come una pecora al macello, e come un agnello se ne stette silenzioso davanti al tosatore e non aprì bocca (cfr. Is 53, 7).
Chi al sentire quella voce meravigliosa piena di dolcezza, piena di carità, piena di inalterabile pacatezza: « Padre, perdonali » non abbraccerebbe subito i suoi nemici con tutto l'affetto? « Padre », dice, « perdonali » (Lc 23, 34). Che cosa si poteva aggiungere di dolcezza, di carità ad una siffatta preghiera? Tuttavia egli aggiunse qualcosa. Gli sembrò poco pregare, volle anche scusare. « Padre, disse, perdonali, perché non sanno quello che fanno ». E invero sono grandi peccatori, ma poveri conoscitori. Perciò: « Padre, perdonali ». Lo crocifiggono, ma non sanno chi crocifiggono, perché se l'avessero conosciuto, giammai avrebbero crocifisso il Signore della gloria (cfr. 1 Cor 2, 8); perciò « Padre, perdonali ». Lo ritengono un tragressore della legge, un presuntuoso che si fa Dio, lo stimano un seduttore del popolo.
« Ma io ho nascosto da loro il mio volto, non riconobbero la mia maestà ». Perciò: « Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 34).
Se l'uomo vuole amare se stesso di amore autentico non si lasci corrompere da nessun piacere della carne. Per non soccombere alla concupiscenza della carne, rivolga ogni suo affetto alla dolcezza del pane eucaristico. Inoltre per riposare più perfettamente e soavemente nella gioia della carità fraterna, abbracci di vero amore anche i nemici.
Perché questo fuoco divino non intiepidisca di fronte alle ingiustizie, guardi sempre con gli occhi della mente la pazienza e la pacatezza del suo amato Signore e Salvatore.



Responsorio: (Cfr. Is 53, 12; Lc 23, 34)

Ha consegnato se stesso alla morte, ed è stato annoverato fra gli empi: lui che portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.
Gesù Diceva: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno,
lui che portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.


Orazione:

Aiuta, Signore, chi si rivolge alla tua Parola e ti cerca nell'intimo dell'anima.
Guida tu il nostro cammino verso la Santa Pasqua, sostieni i nostri passi vacillanti.
Per il nostro Signore, Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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16/02/2008 06:48

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Lettura:


Dalla Costituzione pastorale « Gaudium et spes » del concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo


Gli interrogativi più profondi dell'uomo


Il mondo si presenta oggi potente a un tempo e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della libertà o della schiavitù, del progresso o del regresso, della fraternità o dell'odio. Inoltre l'uomo si rende conto che dipende da lui orientare bene le forze da lui stesso suscitate e che possono schiacciarlo o servirgli. Per questo si pone degli interrogativi.
In verità gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo. E' proprio all'interno dell'uomo che molti elementi si contrastano a vicenda. Da una parte, infatti, come creatura, esperimenta in mille modi i suoi limiti; dall'altra parte si accorge di essere senza confini nelle sue aspirazioni e chiamato a una vita superiore. Sollecitato da molte attrattive, è costretto sempre a sceglierne qualcuna e a rinunziare alle altre. Inoltre, debole e peccatore, non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe (cfr. Rm 7, 14 segg.). Per cui soffre in se stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società. Certamente moltissimi, che vivono in un materialismo pratico, sono lungi dall'avere la chiara percezione di questo dramma, o per lo meno, se sono oppressi dalla miseria, non hanno modo di rifletterci. Molti credono di trovare pace in una interpretazione della realtà proposta in assai differenti maniere. Alcuni poi dai soli sforzi umani attendono una vera e piena liberazione della umanità, e sono persuasi che il futuro regno dell'uomo sulla terra appagherà tutti i desideri del loro cuore. Né manca chi, disperando di dare uno scopo alla vita, loda l'audacia di quanti, stimando vuota di ogni senso proprio l'esistenza umana, si sforzano di darne una spiegazione completa solo col proprio ingegno. Con tutto ciò, di fronte all'evoluzione attuale del mondo, diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi capitali: cos'è l'uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte che malgrado ogni progresso continuano a sussistere? Cosa valgono queste conquiste a così caro prezzo raggiunte? Che reca l'uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita?
Ecco, la Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza perché l'uomo possa rispondere alla suprema sua vocazione; né è dato in terra un altro nome agli uomini in cui possano salvarsi (cfr. At 4, 12). Crede ugualmente di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana. Inoltre la Chiesa afferma che al di sopra di tutti i mutamenti ci sono molte cose che non cambiano; esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli (cfr. Eb 13, 8).



Responsorio:

Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato. Ringraziamo Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Buono è il Signore con chi spera in lui, con l'uomo che lo cerca.
Ringraziamo Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!


Orazione:

O Dio, eterno Padre, fa' che si convertano a te i nostri cuori, perché nella ricerca dell'unico bene necessario e nelle opere di carità fraterna siamo sempre consacrati alla tua lode.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Dalle « Catechesi » di san Giovanni Crisostomo, vescovo


Mosè e Cristo


I Giudei videro dei miracoli. Anche tu ne vedrai di maggiori e di più famosi di quelli che essi videro all'uscita dall'Egitto. Tu non hai visto il faraone sommerso con il suo esercito, ma hai visto il diavolo affondare con le sue schiere. I Giudei attraversarono il mare, tu hai sorpassato la morte. Essi furono liberati dagli Egiziani, tu dai demoni. Essi lasciarono una schiavitù barbara, tu la schiavitù molto più triste del peccato.
Osserva come tu sei stato favorito con doni più grandi. I Giudei non poterono allora contemplare il volto splendente di Mosè, benché fosse ebreo e schiavo come loro. Tu invece hai visto il volto di Cristo nella sua gloria. Anche Paolo esclama: Noi a viso aperto contempliamo la gloria del Signore (cfr. 2 Cor 3, 18). I Giudei erano seguiti dal Cristo, ora invece egli segue noi in modo più vero.
Essi dopo l'Egitto trovarono il deserto, mentre tu dopo la morte troverai il cielo. Essi avevano come guida e capo Mosè, noi invece un altro Mosè, lo stesso Dio che ci guida e comanda.
Quale fu la caratteristica del primo Mosè? Mosè, dice la Scrittura, era l'uomo più mite della terra (cfr. Nm 12, 3). Questa caratteristica possiamo senz'altro attribuirla al nostro Mosè, che era assistito dal dolcissimo e a lui consustanziale Spirito. Mosè levava le mani al cielo facendone scendere la manna, pane degli angeli. Il nostro Mosè leva le mani al cielo e ci procura un cibo eterno. Il primo percosse la pietra, facendone scaturire torrenti d'acqua. Questi tocca la mensa, percuote la mistica tavola e fa sgorgare le fonti dello Spirito. Ecco il motivo per il quale la mensa è posta al centro, come una sorgente, perché i greggi accorrano da tutte le parti ad essa e si dissetino alle sue acque salutari.
Possedendo pertanto una simile sorgente, una tale fontana di vita, una mensa così carica di beni e così ridondante di favori spirituali, accostiamoci con cuore sincero e coscienza pura per ottenere grazia e perdono nel tempo opportuno.
Per la grazia e la misericordia del Figlio unigenito di Dio, il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale al Padre e allo Spirito Santo sia gloria, onore, potere ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.



Responsorio: (Cfr. Eb 11, 24-25. 26. 27)

Per fede, Mosè non volle appartenere alla famiglia del faraone, preferendo soffrire con il popolo di Dio che godere per breve tempo del peccato: guardava alla ricompensa che viene da Dio.
Stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; e per fede lasciò quella terra:
guardava alla ricompensa che viene da Dio.


Orazione:

O Dio, che hai ordinato la penitenza del corpo come medicina dell'anima, fa' che ci asteniamo da ogni peccato per aver la forza di osservare i comandamenti del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





[Modificato da auroraageno 18/02/2008 06:49]

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19/02/2008 07:21

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Dai « Commenti sui salmi » di sant'Agostino, vescovo


La Passione di tutto il Corpo di Cristo


Signore, a te ho gridato, accorri in mio aiuto (cfr. Sal 140, 1). Questo lo possiamo dire tutti. Non lo dico io, bensì il Cristo totale. Ma fu detto da Cristo più specialmente in persona del corpo, perché mentre era quaggiù, pregò portando la nostra umanità, pregò il Padre in persona del corpo. Mentre infatti pregava, da tutto il suo corpo stillavano gocce di sangue, secondo quanto troviamo nel vangelo: « Gesù pregò più intensamente, e sudò sangue » (Lc 22, 44). Che cosa significa questa effusione di sangue da tutto il corpo, se non la passione che tutta la Chiesa continua a sopportare nei suoi membri?
Signore, a te ho gridato, accorri in mio aiuto; ascolta la mia voce quando ti invoco (cfr. Sal 140, 1). Credevi che fosse già terminata la pena del gridare, quando dicevi: Ho gridato a te. Hai gridato, sì, ma non crederti ormai al sicuro. Se fosse passata definitivamente la tribolazione, non occorrerebbe più gridare; ma se la tribolazione della Chiesa, cioè del Corpo di Cristo, continua sino alla fine del mondo, non dire soltanto: Ho gridato a te, accorri in mio aiuto, ma aggiungi: Ascolta la mia voce, quando ti invoco.
« Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera » (Sal 140, 2).
Ogni cristiano sa che questa espressione viene attribuita al capo stesso. Infatti sul finire della sera il Signore esalò in croce il suo spirito; che poi di nuovo avrebbe ripreso. Non lo esalò infatti contro la sua volontà. Però siamo stati raffigurati anche in questo caso.
Qual parte di lui, infatti, pendeva dalla croce, se non ciò che aveva assunto da noi? Ed allora, come potrebbe avvenire che in un dato momento il Padre lasci e abbandoni l'unico suo Figlio, che è con lui un solo Dio? Tuttavia Cristo, crocifiggendo la nostra debolezza sulla croce, in cui, come dice l'Apostolo: « Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con Lui » (Rm 6, 6), gridò con la voce della nostra stessa umanità: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? » (Sal 21, 1).
Questo, dunque, è il sacrificio vespertino: la passione del Signore, la croce del Signore, l'offerta della vittima di salvezza, l'olocausto gradito a Dio. E nella sua risurrezione cambiò quel sacrificio vespertino in offerta mattutina. La preghiera, dunque, che si eleva incontaminata da un cuore fedele, sale come incenso dal santo altare.
Niente è più gradito del profumo del Signore. Di questo soave profumo olezzino tutti i credenti.
« Il nostro uomo vecchio, sono parole dell'Apostolo, è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato » (Rm 6, 6).




Responsorio: (Cfr. Gal 2, 20)

Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.
Io vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me;
non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.



Lettura breve:

Siracide 4, 1-5


Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo già in difficoltà. Non turbare un cuore esasperato, non negare un dono al bisognoso. Non respingere la supplica di un povero, non distogliere lo sguardo dall'indigente. Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non offrire a nessuno l'occasione di maledirti.



Responsorio:

Beato l'uomo che ha cura del debole: il Signore veglia su di lui.
Beato l'uomo che ha cura del debole: il Signore veglia su di lui.
Lo farà vivere beato sulla terra:
il Signore veglia su di lui.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Beato l'uomo che ha cura del debole: il Signore veglia su di lui.


Orazione:

Custodisci, o Padre, la tua Chiesa con la tua continua benevolenza, e poiché, a causa della debolezza umana, non può sostenersi senza di te, il tuo aiuto la liberi sempre da ogni pericolo e la guidi alla salvezza eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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20/02/2008 06:41

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Lettura:


Dal trattato « Contro le eresie » di sant'Ireneo, vescovo


Per mezzo di figure Israele imparava a temere Dio,
e a perseverare nel suo servizio


Dio creò l'uomo fin dal principio allo scopo di colmarlo dei suoi doni, scelse i patriarchi per dar loro la salvezza, si preparò per tempo un popolo per insegnare a servire Dio a coloro che lo ignoravano, predispose il ministero dei profeti per educare gli uomini a portare in sé lo Spirito e a godere della comunione con Dio. Egli, che non ha bisogno di nessuno, concesse la comunione con sé a coloro che avevano bisogno di lui. Per coloro che gli erano graditi disegnò l'edificio della salvezza, come farebbe un architetto. Fece egli stesso da guida a coloro che non conoscevano la strada in Egitto. A coloro che andavano errando nel deserto diede una legge quanto mai adatta. Concesse a quelli che entrarono nella terra promessa una degna eredità. Infine in favore di coloro che si convertono al Padre, uccise il vitello grasso e donò loro la veste più bella. Così, in varie maniere, dispose il genere umano in vista della grande « sinfonia » della salvezza.
San Giovanni nell'Apocalisse dice: E la sua « voce era simile al fragore di grandi acque » (Ap 1, 15). E veramente sono molte le acque dello Spirito di Dio, perché il Padre è ricco di infinite risorse. Il Verbo, passando attraverso queste acque offrì con liberalità la sua assistenza a coloro che gli erano sottomessi, prescrivendo a ogni creatura una legge adatta e appropriata. Così diede al popolo le leggi per costruire il tabernacolo, edificare il tempio, eleggere i leviti, come pure per i sacrifici, le offerte e le purificazioni e ogni altra cosa per il servizio del culto.
Egli, a dire il vero, non aveva alcun bisogno di tutto questo. Da sempre fu ricolmo di ogni bene, avendo in se stesso ogni soave odore e profumo, anche prima che venisse Mosè. Ma voleva educare il popolo, portato continuamente a tornare agli idoli. Voleva disporlo, con molti interventi e sussidi, a perseverare nel servizio di Dio, richiamandolo per mezzo delle cose secondarie alle primarie, con le figure della verità, con le cose temporali alle eterne, con quelle carnali alle spirituali e con quelle terrene alle celesti, come fu detto a Mosè: « Guarda ed eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte » (Es 25, 40). Infatti in quei quaranta giorni imparò a ritenere le parole di Dio, il suo stile caratteristico, le immagini spirituali e le prefigurazioni delle cose future come anche Paolo dice: « Bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era Cristo » (1 Cor 10, 4). E di nuovo accennando alle cose che sono prescritte nella legge aggiunge: « Tutte queste cose accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi » (1 Cor 10, 11). Per mezzo di figure, dunque, Israele imparava a temere Dio e a perseverare nel suo servizio. Perciò la legge per loro era insieme una regola di vita e una profezia delle cose future.




Responsorio: ( Cfr. Gal 3, 24-25. 23)

La legge è per noi un pedagogo che ci ha guidato a Cristo, perché fossimo giustificati mediante la fede. Venuta la fede, non siamo più sotto la legge.
Prima noi eravamo rinchiusi sotto la sua custodia, in attesa della piena rivelazione:
venuta la fede, non siamo più sotto la legge.



Lettura breve: Deuteronomio 7, 6. 8-9

Tu sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra; perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatto uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto. Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l'amano e osservano i suoi comandamenti.



Responsorio:

Fammi conoscere la via dei tuoi precetti: mediterò i tuoi prodigi.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti: mediterò i tuoi prodigi.
Insegnami, o Dio, i tuoi voleri:
mediterò i tuoi prodigi.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti: mediterò i tuoi prodigi.



Orazione:

Sostieni sempre, Signore, la tua famiglia nell'impegno delle buone opere; confortala con il tuo aiuto nel cammino di questa vita e guidala al possesso dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.







_________Aurora Ageno___________
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Lettura:


Dai « Trattati sui salmi » di sant'Ilario, vescovo


Il vero timore del Signore


« Beato l'uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie » (Sal 127, 1). Ogni volta che nella
Scrittura si parla del timore del Signore, bisogna tenere presente che non si trova mai da solo,
come se per noi bastasse alla completezza della fede, ma gli vengono aggiunti o anteposti molti
altri valori.
Da questi si comprende l'essenza e la perfezione del timor di Dio come sappiamo da quanto è
detto nei Proverbi di Salomone: « Se appunto invocherai l'intelligenza e chiamerai la saggezza,
se la ricercherai come l'argento e per essa scaverai come per i tesori, allora comprenderai il
timore del Signore » (Pro 2, 3-5).
Vediamo da ciò per quanti gradi si arrivi al timore di Dio.
Anzitutto, chiesto il dono della sapienza si deve affidare tutto il compito dell'approfondimento al
dono dell'intelletto, con il quale ricercare e investigare la Sapienza. Solo allora si potrà
comprendere il timore del Signore. Certamente il modo comune di ragionare degli uomini non
procede così circa il timore.
Infatti il timore è considerato come la paura che ha l'umana debolezza quando teme di soffrire
ciò che non vorrebbe gli accadesse. Tale genere di timore si desta in noi con il rimorso della
colpa, di fronte al diritto del più potente, o all'attacco del più forte, a causa di una malattia, per
l'incontro con una bestia feroce o, infine, per la sofferenza di qualsiasi male.
Non è questo il timore che qui si insegna, perchè esso deriva dalla debolezza naturale.
In questa linea di timore, infatti, ciò che si deve temere non è per nulla oggetto e materia di
apprendimento, poiché le cose temibili si incaricano da se stesse a incutere terrore.
Del timore del signore invece così sta scritto: « Venite, figli, ascoltatemi; v'insegnerò il timore del
Signore » (Sal 33, 12). Dunque si impara il timore del Signore, perché viene insegnato. Questo
genere di timore non sta nello spavento naturale e spontaneo, ma in una realtà che viene
comunicata come una dottrina. Non promana dalla trepidazione della natura, ma lo si comincia
ad apprendere con l'osservanza dei comandamenti, con le opere di una vita innocente, e con la
conoscenza della verità.
Per conto nostro il timore di Dio è tutto nell'amore, e l'amore perfetto perfeziona questo timore.
Il compito proprio del nostro amore verso Dio è di ascoltarne gli ammonimenti, obbedire ai suoi
comandamenti, fidarsi delle sue promesse.
Ascoltiamo dunque la Scrittura che dice: « Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se
non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l'ami e serva il
Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima, che tu osservi i comandi del Signore e le
sue leggi, che oggi ti do per il tuo bene? » (Dt 10, 12).
Molte poi sono le vie del Signore, benché egli stesso sia la via. Ma quando parla di se stesso si
chiama via, dando anche la ragione per cui si chiami così: « Nessuno », dice, « viene al Padre se
non per mezzo di me » (Gv 14, 6).
Bisogna dunque porsi il problema delle molte vie possibili e ponderare molti elementi perché,
edotti da molte ragioni, possiamo trovare quell'unica via della vita eterna che fa per noi.
Vi sono infatti vie nella legge, vie nei profeti, vie nei vangeli, vie negli apostoli, vie anche nelle
diverse opere dei maestri.
Beati coloro che camminano in esse col timore di Dio.



Responsorio: (Cfr Sir 2, 16; Lc 1, 50)

Quelli che temono il Signore cercano di piacergli; e coloro che lo amano si saziano della sua
parola.
Di generazione in generazione si stende la sua misericordia su quelli che lo temono;
e coloro che lo amano si saziano della sua parola.



Orazione:

O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori e donaci il
fervore del tuo Spirito perché possiamo essere saldi nella fede e operosi nella carità. Per il
nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito
Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.





_________Aurora Ageno___________
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