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Pioggia di Vita, per chi crede e per chi non crede

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2013 11:23
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13/04/2008 03:42

Quarta Domenica di Pasqua


Dalle «Omelie sui vangeli » di san Gregorio Magno papa


Cristo, buon Pastore


« Io sono il buon Pastore; conosco le mie pecore », cioè le amo, « e le mie pecore conoscono me » (Gv 10, 14). Come a dire apertamente: corrispondono all'amore di chi le ama. La conoscenza precede sempre l'amore della verità.
Domandatevi, fratelli carissimi, se siete pecore del Signore, se lo conoscete, se conoscete il lume della verità. Parlo non solo della conoscenza della fede, ma anche di quella dell'amore; non del solo credere, ma anche dell'operare. L'evangelista Giovanni, infatti, spiega: « Chi dice: Conosco Dio, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo » (1 Gv 2, 4).
Perciò in questo stesso passo il Signore subito soggiunge: « Come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e offro la vita per le pecore » (Gv 10, 15). Come se dicesse esplicitamente: da questo risulta che io conosco il Padre e sono conosciuto dal Padre, perché offro la mia vita per le mie pecore; cioè io dimostro in quale misura amo il Padre dall'amore con cui muoio per le pecore.
Di queste pecore di nuovo dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna (cfr. Gv 10, 14-16). Di esse aveva detto poco prima: « Se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo » (Gv 10, 9). Entrerà cioè nella fede, uscirà dalla fede alla visione, dall'atto di credere alla contemplazione, e troverà i pascoli nel banchetto eterno.
Le sue pecore troveranno i pascoli, perché chiunque lo segue con cuore semplice viene nutrito con un alimento eternamente fresco. Quali sono i pascoli di queste pecore, se non gli intimi gaudi del paradiso, ch'è eterna primavera? Infatti pascolo degli eletti è la presenza del volto di Dio, e mentre lo si contempla senza paura di perderlo, l'anima si sazia senza fine del cibo della vita.
Cerchiamo, quindi, fratelli carissimi, questi pascoli, nei quali possiamo gioire in compagnia di tanti concittadini. La stessa gioia di coloro che sono felici ci attiri. Ravviviamo, fratelli, il nostro spirito. S'infervori la fede in ciò che ha creduto. I nostri desideri s'infiammino per i beni superni. In tal modo amare sarà già un camminare.
Nessuna contrarietà ci distolga dalla gioia della festa interiore, perché se qualcuno desidera raggiungere la mèta stabilita, nessuna asperità del cammino varrà a trattenerlo. Nessuna prosperità ci seduca con le sue lusinghe, perché sciocco è quel viaggiatore che durante il suo percorso si ferma a guardare i bei prati e dimentica di andare là dove aveva intenzione di arrivare.



Responsorio: (Cfr. Gv 10, 14. 15; 1 Cor 5, 7)

E' risorto il pastore buono, che ha dato la vita per le sue pecore. Si è offerto alla morte per amore dei suoi, alleluia.
Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato.
Si è offerto alla morte per amore dei suoi, alleluia.


Invocazioni:

Rivolgiamo la comune preghiera a Dio Padre onnipotente, che ha risuscitato il Cristo, costituendolo capo e salvatore nostro:
Risplenda su di noi la gloria del Cristo.

O Padre santo, che hai innalzato il tuo Figlio dalla morte alla gloria,
- fa' che passiamo dalle tenebre del peccato alla tua ammirabile luce.
Ci hai salvati mediante la fede,
- fa' che viviamo in modo coerente il nostro battesimo.
Ci inviti a guardare in alto dove Cristo siede alla tua destra,
- aiutaci a vincere le suggestioni del male.
La nostra vita sia nascosta in Cristo,
- e risplenda al mondo come annunzio dei cieli nuovi e della terra nuova.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

Dio onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso della gioia eterna, perché l'umile gregge dei tuoi fedeli giunga con sicurezza accanto a te, dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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14/04/2008 04:21

Quarta settimana di Pasqua - Lunedì


Lettura:

Dal libro « Su lo Spirito Santo » di san Basilio Magno, vescovo


Lo Spirito dà la vita


Il Signore, che governa la nostra vita, ha istituito per noi il patto del battesimo, espressione sia della morte che della vita. L'acqua dà l'immagine della morte, lo Spirito invece ci dà la garanzia della vita. Da ciò risulta evidente ciò che cercavamo, cioè per quale motivo l'acqua sia unita allo Spirito. Infatti nel battesimo sono due i fini che ci si propone di raggiungere, l'uno che venga eliminato il corpo del peccato, perché non abbia più a produrre frutti di morte, l'altro che si viva dello Spirito e si ottenga così il frutto della santificazione.
L'acqua ci offre l'immagine della morte accogliendo il corpo come in un sepolcro. Lo Spirito, invece, immette una forza che vivifica, facendo passare le nostre anime dalla morte alla vita piena. Questo è il rinascere dall'acqua e dallo Spirito.Mediante le tre immersioni e le altrettante invocazioni si compie il grande mistero del battesimo: da una parte, viene espressa l'immagine della morte e dall'altra l'anima di coloro che sono battezzati resta illuminata per mezzo dell'insegnamento della scienza divina. Però se nell'acqua vi è una grazia, questa non deriva di certo dalla natura dell'acqua in quanto tale, ma dalla presenza e dall'azione dello Spirito. Infatti il battesimo non è un'abluzione materiale, ma un titolo di salvezza presentato a Dio da una buona coscienza.
Perciò il Signore, nel prepararci a quella vita che viene dalla risurrezione, ci propone tutto un modo di vivere secondo il Vangelo. Vuole che non ci adiriamo, che siamo pazienti nelle avversità e puri dall'attaccamento ai piaceri, che i nostri costumi siano liberi dall'amore del denaro. In tal modo ciò che nella vita futura si possiede per condizione connaturale alla nuova esistenza, lo anticipiamo già qui con le disposizioni della nostra anima.
Già qui per mezzo dello Spirito Santo veniamo riammessi in paradiso, possiamo salire nel regno dei cieli, ritorniamo allo stato di adozione di figli, ci viene dato il coraggio di chiamare Dio nostro Padre, di compartecipare alle grazie di Cristo, di venire chiamati figli della luce, di essere partecipi della gloria eterna e, in breve, di vivere nella pienezza della benedizione. Tutto questo già ora come poi nel tempo futuro. Contemplando come in uno specchio la grazia di quelle ricchezze messe da parte per noi nelle promesse della fede, viviamo nell'attesa di poterle godere.
Infatti se tale è il pegno, quale sarà il tesoro da possedere? E se le primizie sono già così abbondanti, quale sarà la misura completa quando tutto avrà raggiunto il traguardo finale?



Responsorio:

Come la colomba, foriera di pace, uscì dall'acqua e volò sulle acque del diluvio, così dal cielo, sede della Chiesa raffigurata nell'arca, il Donatore della pace divina, lo Spirito Santo scende sulle acque per liberare dall'antico peccato coloro che vengono battezzati, alleluia.
Meraviglioso sacramento dell'acqua! Qui gli uomini rinascono liberi per la vita eterna:
lo Spirito Santo scende sulle acque per liberare dall'antico peccato coloro che vengono battezzati, alleluia.


Antifona al Benedictus:

Io, pastore buono,
nutro le mie pecore
per esse do la mia vita, alleluia.


Invocazioni:

La gloria di Dio risplende nella morte e risurrezione di Cristo. Nel suo nome innalziamo al Padre la nostra preghiera:
Illumina la nostra vita, Signore.

O Dio, Padre della luce, che hai rischiarato il mondo con la gloria del Cristo risorto,
- guidaci in questo giorno nella luce della fede.
Tu che ci hai aperto in Cristo le porte della vita eterna,
- fa' che il nostro impegno nel mondo sia animato dalla speranza cristiana.
Tu che per mezzo del tuo Figlio ci hai donato lo Spirito Santo,
- rendici testimoni della tua carità.
Per i meriti del tuo Figlio morto e risorto per liberare il mondo,
- dona a tutti gli uomini pace e salvezza.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che con l'illuminazione del tuo Figlio hai risollevato il mondo dalla sua caduta, concedi a noi tuoi fedeli la santa gioia pasquale, perché liberati dall'oppressione della colpa, possiamo partecipare alla felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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15/04/2008 06:46

Quarta settimana di Pasqua - Martedì

Lettura:

Dai « Discorsi » di san Pietro Crisologo, vescovo


Sii sacrificio e sacerdote di Dio


Vi prego per la misericordia di Dio (cfr. Rm 12, 1). E' Paolo che chiede, anzi è Dio per mezzo di Paolo che chiede, perché vuole essere più amato che temuto. Dio chiede perché vuole essere non tanto Signore, quanto Padre. Il Signore chiede per misericordia, per non punire nel rigore.
Ascolta il Signore che chiede: vedete, vedete in me il vostro corpo, le vostre membra, il vostro cuore, le vostre ossa, il vostro sangue. E se temete ciò che è di Dio, perché non amate almeno ciò che è vostro? Se rifuggite dal padrone, perché non ricorrete al congiunto?
Ma forse vi copre di confusione la gravità della passione che mi avete inflitto. Non abbiate timore. Questa croce non è un pungiglione per me, ma per la morte. Questi chiodi non mi procurano tanto dolore, quanto imprimono più profondamente in me l'amore per voi. Queste ferite non mi fanno gemere, ma piuttosto introducono voi nel mio interno. Il mio corpo disteso anziché accrescere la pena, allarga gli spazi del cuore per accogliervi. Il mio sangue non è perduto per me, ma è donato in riscatto per voi.
Venite, dunque, ritornate. Sperimentate almeno la mia tenerezza paterna, che ricambia il male col bene, le ingiurie con l'amore, ferite tanto grandi con una carità così immensa.
Ma ascoltiamo adesso l'Apostolo: « Vi esorto », dice, « ad offrire i vostri corpi » (Rm 12, 1). L'Apostolo così vede tutti gli uomini innalzati alla dignità sacerdotale per offrire i propri corpi come sacrificio vivente.
O immensa dignità del sacerdozio cristiano! L'uomo è divenuto vittima e sacerdote per se stesso. L'uomo non cerca fuori di sé ciò che deve immolare a Dio, ma porta con sé e in sé ciò che sacrifica a Dio per sé. La vittima permane, senza mutarsi, e rimane uguale a se stesso il sacerdote, poiché la vittima viene immolata ma vive, e il sacerdote non può dare la morte a chi compie il sacrificio.
Mirabile sacrificio, quello dove si offre il corpo senza ferimento del corpo e il sangue senza versamento di sangue. « Vi esorto per la misericordia di Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente ».
Fratelli, questo sacrificio è modellato su quello di Cristo e risponde al disegno che egli si prefisse, perché, per dare vita al mondo, egli imnmolò e rese vivo il suo corpo; e davvero egli fece il suo corpo ostia viva perché, ucciso, esso vive. In questa vittima, dunque è corrisposto alla morte il suo prezzo. Ma la vittima rimane, la vittima vive e la morte è punita. Da qui viene che i martiri nascono quando muoiono, cominciano a vivere con la fine, vivono quando sono uccisi, brillano nel cielo essi che sulla terra erano creduti estinti.
Vi prego, dice, fratelli, per la misericordia di Dio, di offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo (cfr. Rom 12, 1). Questo è quanto il profeta ha predetto: Non hai voluto sacrificio né offerta, ma mi hai dato un corpo (cfr. Sal 39, 7 volg.). Sii, o uomo, sii sacrificio e sacerdote di Dio; non perdere ciò che la divina volontà ti ha dato e concesso. Rivesti la stola della santità. Cingi la fascia della castità. Cristo sia la protezione del tuo capo. La croce permanga a difesa della tua fronte. Accosta al tuo petto il sacramento della scienza divina. Fa' salire sempre l'incenso della preghiera come odore soave. Afferra la spada dello spirito, fa' del tuo cuore un altare, e così presenta con ferma fiducia il tuo corpo quale vittima a Dio.
Dio cerca la fede, non la morte. Ha sete della tua preghiera, non del tuo sangue. Viene placato dalla volontà, non dalla morte.



Responsorio: (Cfr. Ap 5, 9. 10)

Sei degno, Signore, di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e ci hai riscattato per Dio con il tuo sangue, alleluia.
Ci hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti,
e ci hai riscattato per Dio con il tuo sangue, alleluia.


Invocazioni:

Supplichiamo Dio Padre, che per mezzo di Cristo, Agnello senza macchia, toglie i peccati del mondo. Diciamo con fede:
O Signore, fonte della vita, salva il tuo popolo.

Ascolta, o Padre, la voce del tuo Figlio crocifisso e risorto per noi,
- egli intercede per la nostra salvezza.
Fa' che viviamo il mistero pasquale negli azzimi della sincerità e verità,
- purificaci dal vecchio lievito della malizia e dell'egoismo.
Fa' che vinciamo le tentazioni dell'invidia e della discordia,
- insegnaci a comprendere e ad aiutare i fratelli.
Fa' che regni in mezzo a noi lo spirito del Vangelo,
- guidaci oggi e sempre nella via dei tuoi comandamenti.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

Dio Padre onnipotente, concedi a noi, che celebriamo il mistero della risurrezione del tuo Figlio, di vivere pienamente la gioia della nostra salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







[Modificato da auroraageno 15/04/2008 06:47]

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16/04/2008 02:54

Quarta settimana di Pasqua - Mercoledì


Lettura:

Dal trattato « Sulla Trinità » di sant'Ilario, vescovo


La naturale unità dei fedeli in Dio
mediante l'incarnazione del Verbo
e il sacramento dell'Eucaristia


E' indubitabile che il Verbo si è fatto carne (cfr. Gv 1, 14) e che noi con il cibo eucaristico riceviamo il Verbo fatto carne. Perciò come non si dovrebbe pensare che dimori in noi con la sua natura colui che, fatto uomo, assunse la natura della nostra carne ormai inseparabile da lui, e unì la natura della propria carne con la natura divina nel sacramento che ci comunica la sua carne? In questo modo tutti siamo una cosa sola, perché il Padre è in Cristo, e Cristo è in noi.
Dunque egli stesso è in noi per la sua carne e noi siamo in lui, dal momento che ciò che noi siamo si trova in Dio.
In che misura poi noi siamo in lui per il sacramento della comunione del corpo e del sangue, lo afferma egli stesso dicendo: E questo mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete; poiché io sono nel Padre e voi in me e io in voi (cfr. Gv 14, 19-20).
Se voleva che si intendesse solo l'unione morale e di volontà, per quale ragione avrebbe parlato di una graduatoria e di un ordine nell'attuazione di questa unità? Egli è nel Padre per natura divina. Noi siamo in lui per la sua nascita nel corpo. Egli poi è ancora in noi per l'azione misteriosa dei sacramenti.
Questa è la fede che ci chiede di professare. Secondo questa fede si realizza l'unità perfetta per mezzo del Mediatore. Noi siamo uniti a Cristo, che è inseparabile dal Padre. Ma pur rimanendo nel Padre resta unito a noi. In tal modo arriviamo all'unità con il Padre. Infatti Cristo è nel Padre connaturalmente perché da lui generato. Ma, sotto un certo punto di vista, anche noi, attraverso Cristo, siamo connaturalmente nel Padre, perché Cristo condivide la nostra natura umana. Come si debba intendere poi questa unità connaturale nostra lo spiega lui stesso: « Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui » (Gv 6, 56).
Nessuno sarà in lui, se non colui nel quale egli stesso verrà, poiché il Signore assume in sé solo la carne di colui che riceverà la sua.
Il sacramento di questa perfetta unità l'aveva già insegnato più sopra dicendo: « Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me » (Gv 6, 57). Egli vive in virtù del Padre. E noi viviamo in virtù della sua umanità così come egli vive in virtù del Padre.
Dobbiamo rifarci alle analogie per comprendere questo mistero. La nostra vita divina si spiega dal fatto che in noi uomini si rende presente Cristo mediante la sua umanità. E, mediante questa, viviamo di quella vita che egli ha dal Padre.



Responsorio: ( Gv 6, 56, 58; cfr. Dt 4, 7)

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui. Questo è il pane disceso dal cielo, alleluia.
Nessuna nazione al mondo ha la divinità così vicina a sé, come è vicino a noi il Signore nostro Dio.
Questo è il pane disceso dal cielo, alleluia.



Antifona al Benedictus:

Come luce sono venuto nel mondo:
chi crede in me, non rimarrà nelle tenebre, alleluia.



Invocazioni:

Il Signore Gesù, risuscitato dai morti, è apparso agli apostoli con i segni della sua gloria. Nel suo nome preghiamo Dio nostro Padre:
Illumina il tuo popolo, Signore, con la gloria del tuo Figlio.

Padre santo, che ci hai chiamati dalle tenebre alla luce, accogli la nostra lode,
- e donaci oggi l'esperienza del tuo amore.
Sostieni con il tuo Spirito chi si sforza di costruire un mondo più umano,
- fa' che la giustizia e la pace regnino su tutta la terra.
Donaci il desiderio vivo di servirti nei fratelli,
- e di trasformare il mondo intero in offerta a te gradita.
Illumina con la tua presenza l'inizio di questo giorno,
- fa' che tutto il nostro tempo sia scandito dalla tua lode.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

O Dio, vita dei tuoi fedeli, gloria degli umili, beatitudine dei giusti, ascolta la preghiera del tuo popolo, e sazia con l'abbondanza dei tuoi doni la sete di coloro che sperano nelle tue promesse. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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17/04/2008 06:16

Quarta settimana di Pasqua - Giovedì


Lettura:

Dai « Trattati su Giovanni » di sant'Agostino, vescovo


Il comandamento nuovo


Il Signore Gesù afferma che dà un nuovo comandamento ai suoi discepoli, cioè che si amino
reciprocamente: « Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri » (Gv 13, 34).
Ma questo comandamento non esisteva già nell'antica legge del Signore, che prescrive: «
Amerai il tuo prossimo come te stesso »? (Lv 19, 18). Perché allora il Signore dice nuovo un
comandamento che sembra essere tanto antico? E' forse un comandamento nuovo perché ci
spoglia dell'uomo vecchio per rivestirci del nuovo? Certo. Rende nuovo chi gli dà ascolto o
meglio chi li si mostra obbediente. Ma l'amore che rigenera non è quello puramente umano. E'
quello che il Signore contraddistingue e qualifica con le parole: « Come io vi ho amati » (Gv 13,
34).
Questo è l'amore che ci rinnova, perché diventiamo uomini nuovi, eredi della nuova alleanza,
cantori di un nuovo cantico. Quest'amore, fratelli carissimi, ha rinnovato gli antichi giusti, i
patriarchi e i profeti, come in seguito ha rinnovato gli apostoli. Quest'amore ora rinnova anche
tutti i popoli, e di tutto il genere umano, sparso sulla terra, forma un popolo nuovo, corpo della
nuova Sposa dell'unigenito Figlio di Dio, della quale ci parla nel Cantico dei Cantici: Chi è colei
che si alza splendente di candore? Certo splendente di candore perché è rinnovata. Da chi se
non dal nuovo comandamento?
Per questo i membri sono solleciti a vicenda; e se un membro soffre, con lui tutti soffrono, e se
uno è onorato, tutti gioiscono con lui. Ascoltano e mettono in pratica quanto insegna il Signore: «
Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri », ma non come si amano coloro che
seducono, né come si amano gli uomini per il solo fatto che sono uomini. Ma come si amano
coloro che sono dèi e figli dell'Altissimo. per essere fratelli dell'unico Figlio suo.
Amandosi a vicenda di quell'amore con il quale egli stesso ha amato gli uomini, suoi fratelli, per
poterli guidare là dove il desiderio sarà saziato di beni.
Il desiderio sarà pienamente appagato, quando Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 28).
Questo è l'amore che ci dona colui che ha comandato: « Come vi ho amato, così amatevi anche
voi gli uni gli altri ». A questo fine quindi ci ha amati, perché anche noi ci amiamo a vicenda. Ci
amava e perciò ha voluto ci trovassimo legati di reciproco amore, perché fossimo il Corpo del
supremo Capo e membra strette da un così dolce vincolo.



Orazione:

O Dio, che hai redento l'uomo innalzandolo oltre l'antico splendore, per il mistero ineffabile della
tua misericordia, guarda a noi tuoi figli, nati a nuova vita mediante il battesimo, e conservaci
sempre i doni della tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e
regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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18/04/2008 03:24

Quarta settimana di Pasqua - Venerdì


Lettura:

Dalla «Lettera ai Corinzi» di san Clemente I, papa


Molte sono le membra, uno il corpo


Carissimi, la via, in cui trovare la salvezza, è Gesù Cristo, sacerdote del nostro sacrificio, difensore e sostegno della nostra debolezza.
Per mezzo di lui, possiamo guardare l'altezza dei cieli, per lui noi contempliamo il volto purissimo e sublime di Dio, per lui sono stati aperti gli occhi del nostro cuore, per lui la nostra mente insensata e ottenebrata rifiorisce nella luce, per lui il Signore ha voluto che gustassimo la scienza immortale. Egli, che è l'irradiazione della gloria di Dio, è tanto superiore agli angeli, quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato (cfr. Eb 1, 3-4).
Prestiamo servizio, dunque, o fratelli, con ogni alacrità sotto i suoi comandi, santi e perfetti.
Guardiamo i soldati che militano sotto i nostri capi, con quanta disciplina, docilità e sottomissione eseguiscono gli ordini ricevuti. Non tutti sono capi supremi, o comandanti di mille, di cento, o di cinquanta soldati e così via. Ciascuno però nel suo rango compie quanto è ordinato dal re e dai capi superiori. I grandi non possono stare senza i piccoli, né i piccoli senza i grandi. Gli uni si trovano frammisti agli altri, di qui l'utilità reciproca.
Ci serva di esempio il nostro corpo. La testa senza i piedi non è niente, come pure i piedi senza la testa. Anche le membra più piccole del nostro corpo sono necessarie e utili a tutto l'organismo. Anzi tutte si accordano e si sottomettono al medesimo fine che è la salvezza di tutto il corpo.
Tutto ciò che noi siamo nella totalità del nostro corpo, rimaniamo in Gesù Cristo. Ciascuno sia sottomesso al suo prossimo, secondo il dono di grazia a lui concesso.
Il forte si prenda cura del debole, il debole rispetti il forte. Il ricco soccorra il povero, il povero lodi Dio perché gli ha concesso che vi sia chi viene in aiuto alla sua indigenza. Il sapiente mostri la sua sapienza non con le parole, ma con le opere buone. L'umile non dia testimonianza a se stesso, ma lasci che altri testimonino per lui. Chi è casto di corpo non se ne vanti, ma riconosca il merito a colui che gli concede il dono della continenza.
Consideriamo dunque, o fratelli, di quale materia siamo fatti, chi siamo e con quale natura siamo entrati nel mondo. Colui che ci ha creati e plasmati fu lui a introdurci nel suo mondo, facendoci uscire da una notte funerea. Fu lui a dotarci di grandi beni ancor prima che nascessimo.
Pertanto, avendo ricevuto ogni cosa da lui, dobbiamo ringraziarlo di tutto. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.




Responsorio: (Col 1, 18; 2, 12b. 1-10. 12a)

Cristo è il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risorgono dai morti. Con lui siete stati risuscitati per la fede nella potenza di Dio, alleluia.
In Cristo abita la pienezza di Dio, corporalmente, e voi avete parte alla sua pienezza, e con lui siete stati sepolti insieme nel battesimo.
Con lui siete stati risuscitati per la fede nella potenza di Dio, alleluia.



Antifona al Benedictus:

Vado a prepararvi un posto,
e vi prenderò con me:
dove sono io, sarete anche voi, alleluia.



Invocazioni:

Dio Padre che ha risuscitato il Cristo suo Figlio, darà la vita anche ai nostri corpi mortali per mezzo dello Spirito Santo, che abita in noi. Diciamo con fede:
Signore, donaci la vita nuova nel tuo Spirito.

Padre Santo, che hai glorificato il tuo Figlio, immolato sulla croce,
- accogli il nostro umile sacrificio e guidaci alla vita eterna.
Guarda con amore gli artigiani, i contadini, gli operai,
- sostieni la loro fatica con la luce della fede.
Fa' che il nostro lavoro glorifichi il tuo nome,
- e giovi all'edificazione del tuo regno.
Aprici gli occhi e il cuore alle necessità dei fratelli,
- fa' che impariamo ad amarci e ad aiutarci sinceramente.



Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo
così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

O Dio, nostro Salvatore, principio della vera libertà, ascolta la voce del tuo popolo e fa' che i redenti dal sangue del Cristo vivano sempre di te e godano in te la felicità senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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Quarta settimana di Pasqua - Sabato


Lettura:


Dal « Commento sulla lettera ai Romani » di san Cirillo d'Alessandria, vescovo


Il mondo intero è stato salvato
per la clemenza superna estesa a tutti


In molti formiamo un solo corpo e siamo membra gli uni degli altri, stringendoci a Cristo nell'unità con il legame della carità, come sta scritto: « Egli è colui che ha fatto di due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, annullando la legge fatta di prescrizioni e di decreti » (Ef 2, 14). Bisogna dunque che tutti abbiamo gli stessi sentimenti. Se un membro soffre, tutte le membra ne soffrano e se un membro viene onorato, tutte le membra gioiscano.
« Perciò accoglietevi », dice, « gli uni gli altri, come Cristo accolse voi per la gloria di Dio » (Rm 15, 7). Ci accoglieremo vicendevolmente se cercheremo di aver gli stessi sentimenti, sopportando l'uno il peso dell'altro e conservando « l'unità dello spirito nel vincolo della pace » (Ef 4, 3). Allo stesso modo Dio ha accolto anche noi in Cristo. Infatti è veritiero colui che disse: Dio ha tanto amato il mondo da dare per noi il Figlio suo (cfr. Gv 3,16).
Cristo fu sacrificato per la vita di tutti e tutti siamo stati trasferiti dalla morte alla vita e redenti dalla morte e dal peccato.
Cristo si è fatto ministro dei circoncisi per dimostrare la fedeltà di Dio. Infatti Dio aveva promesso ai progenitori degli Ebrei che avrebbe benedetto la loro discendenza e l'avrebbe moltiplicata come le stelle del cielo. Per questo Dio, il Verbo che crea e conserva ogni cosa creata e dà a tutti la sua salvezza divina, si fece uomo e apparve visibilmente come tale. Venne in questo mondo nella carne non per farsi servire, ma piuttosto, come dice egli stesso, per servire e dare la sua vita a redenzione di tutti.
Asserì con forza di essere venuto appositamente per adempire le promesse fatte a Israele. Disse infatti: « Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele » (Mt 15,24). Con tutta verità Paolo dice che Cristo fu ministro dei circoncisi per ratificare le promesse fatte ai padri. L'Unigenito fu sacrificato da Dio Padre perché i pagani ottenessero misericordia e lo glorificassero come creatore e pastore di tutti, salvatore e redentore. La clemenza superna fu dunque estesa a tutti anche ai pagani e così il mistero della sapienza in Cristo non fallì il suo scopo di bontà. Al posto di coloro che erano decaduti, fu salvato, per la misericordia di Dio, il mondo intero!



Responsorio: (At 13, 46-47)

Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio: ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani, alleluia.
Così infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce alle genti,
ecco noi ci rivolgiamo ai pagani, alleluia.



Invocazioni:

Uniti nella preghiera di lode, acclamiamo e invochiamo il Cristo che ci ha rivelato la vita eterna:
La tua risurrezione ci colmi di grazia, o Signore.

Pastore eterno, guarda il tuo popolo che anela a risorgere,
- sazialo con la tua parola e con il pane della vita.
Non permettere che il tuo gregge sia disgregato da lupi e da mercenari,
- fa' che proceda sicuro sulla via della salvezza.
Tu che cooperi sempre con gli annunziatori del tuo Vangelo e li confermi con i tuoi carismi,
- fa' che ognuno di noi oggi proclami la tua risurrezione con la coerenza della vita.
Sii tu la nostra gioia che nessuno possa toglierci,
- liberaci dalla tristezza del peccato e ravviva in noi il desiderio del cielo.



Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

O Dio onnipotente ed eterno, rendi sempre operante in noi il mistero della Pasqua, perché, nati a nuova vita nel battesimo, con la tua protezione possiamo portare molto frutto e giungere alla pienezza della gioia eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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20/04/2008 04:26

Quinta Domenica di Pasqua


Lettura:

Dai « Discorsi » di san Massimo di Torino, vescovo


Cristo è luce


La risurrezione di Cristo apre l'inferno. I neofiti della Chiesa rinnovano la terra. Lo Spirito Santo dischiude i cieli. L'inferno, ormai spalancato, restituisce i morti. La terra rinnovata rifiorisce dei suoi risorti. Il cielo dischiuso accoglie quanti vi salgono.
Anche il ladrone entra in paradiso, mentre i corpi dei santi fanno il loro ingresso nella santa città. I morti ritornano tra i vivi; tutti gli elementi, in virtù della risurrezione di Cristo, si elevano a maggiore dignità.
L'inferno restituisce al paradiso quanti teneva prigionieri. La terra invia al cielo quanti nascondeva nelle sue viscere. Il cielo presenta al Signore tutti quelli che ospita. In virtù dell'unica ed identica passione del Signore l'anima risale dagli abissi, viene liberata dalla terra e collocata nei cieli.
La risurrezione di Cristo infatti è vita per i defunti, perdono per i peccatori, gloria per i santi. Davide invita, perciò, ogni creatura a rallegrarsi per la risurrezione di Cristo, esortando tutti a gioire grandemente nel giorno del Signore.
La luce di Cristo è giorno senza notte, giorno che non conosce tramonto. Che poi questo giorno sia Cristo, lo dice l'Apostolo: « La notte è avanzata, il giorno è vicino » (Rm 13, 12). Dice: « avanzata »; non dice che debba ancora venire, per farti comprendere che quando Cristo ti illumina con la sua luce, devi allontanare da te le tenebre del diavolo, troncare l'oscura catena del peccato, dissipare con questa luce le caligini di un tempo e soffocare in te gli stimoli delittuosi.
Questo giorno è lo stesso Figlio, su cui il Padre, che è giorno senza principio, fa splendere il sole della sua divinità.
Dirò anzi che egli stesso è quel giorno che ha parlato per mezzo di Salomone: « Io ho fatto sì che spuntasse in cielo una luce che non viene meno » (Sir 24, 6 volg.). Come dunque al giorno del cielo non segue la notte, così le tenebre del peccato non possono far seguito alla giustizia di Cristo. Il giorno del cielo infatti risplende in eterno, la sua luce abbagliante non può venire sopraffatta da alcuna oscurità. Altrettanto deve dirsi della luce di Cristo che sempre risplende nel suo radioso fulgore senza poter essere ostacolata da caligine alcuna. Ben a ragione l'evangelista Giovanni dice: La luce brilla nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno sopraffatta (cfr. Gv 1, 5).
Pertanto, fratelli, tutti dobbiamo rallegrarci in questo santo giorno. nessuno deve sottrarsi alla letizia comune a motivo dei peccati che ancora gravano sulla sua coscienza. Nessuno sia trattenuto dal partecipare alle preghiere comuni a causa dei gravi peccati che ancora lo opprimono. Sebbene peccatore, in questo giorno nessuno deve disperare del perdono. Abbiamo infatti una prova non piccola: se il ladro ha ottenuto il paradiso, perché non dovrebbe ottenere perdono il cristiano?



Responsorio:

Il tuo splendore, o Dio, supera la bellezza degli astri; la tua luce irraggia sulle nubi; il tuo nome non tramonta in eterno, alleluia.
Tu sorgi all'orizzonte; la tua corsa fino ai confini del cielo;
il tuo nome non tramonta in eterno, alleluia.



Invocazioni:

Cristo, autore della vita, fu risuscitato dal Padre e farà risorgere anche noi con la potenza del suo Spirito. Uniti nella gioia pasquale acclamiamo:
Cristo, vita nostra, salvaci.

Cristo, luce fulgida, splendente nelle tenebre, principio e sorgente di vita nuova,
- trasforma questo giorno in un dono di gioia pasquale.
Signore, che hai percorso la via della passione e della croce,
- donaci di comunicare alla tua morte redentrice per condividere la gloria della tua risurrezione.
Figlio di Dio, maestro e fratello nostro, che hai fatto di noi una stirpe eletta, un sacerdozio regale,
- insegnaci ad offrirti in letizia il sacrificio della lode.
Re della gloria, attendiamo il giorno splendido della tua manifestazione,
- quando contempleremo il tuo volto senza veli e saremo simili a te.



Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l'eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.










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21/04/2008 07:04

Quinta settimana di Pasqua - Lunedì


Lettura:

Dai « Discorsi » di san Gregorio di Nissa, vescovo


Primogenito della nuova creazione


E' venuto il regno della vita ed è stato distrutto il dominio della morte. Una diversa generazione è apparsa, e una vita diversa e un diverso modo di vivere. La nostra stessa natura ha subìto un cambiamento.
Quale è questa generazione? Quella che non scaturisce dal sangue, né da volere di uomo, né da volere di carne, ma è stata creata da Dio (cfr. Gv 1, 13). Come può avvenire questo? Ascolta e te lo spiegherò in breve.
Questa nuova prole viene concepita per mezzo della fede, viene data alla luce attraverso la rigenerazione del battesimo, ha come madre la Chiesa, succhia il latte della sua dottrina e delle sue istituzioni. Ha poi come suo cibo il pane celeste. L'età matura è costituita da un alto stile di vita. Le sue nozze sono la familiarità con la sapienza. Suoi figli la speranza, sua casa il regno, sua eredità e ricchezza le gioie del paradiso. La sua fine poi non è la morte, ma quella vita eterna e beata che è preparata a coloro che ne sono degni.
« Questo è il giorno che ha fatto il Signore » (Sal 117, 24), giorno ben diverso da quelli che furono stabiliti all'inizio della creazione del mondo e che si misurano col trascorrere del tempo. Questo giorno segna l'inizio di una nuova creazione. Poiché in questo giorno Dio crea un cielo nuovo e una terra nuova, come afferma il Profeta. E quale cielo? Il firmamento della fede in Cristo. E quale terra? Un cuore buono, come disse il Signore, una terra avida della pioggia che la irriga e che produce abbondante messe di spighe.
In questa creazione il sole rappresenta una vita pura, e le stelle le virtù; l'aria una buona condotta; il mare « la profondità della ricchezza della sapienza e della scienza » (Rm 11, 33). Le erbe e i germogli sono la buona dottrina e la Sacra Scrittura, di cui si pasce il popolo, gregge di Dio. Le piante da frutta poi rappresentano l'osservanza dei comandamenti.
In questo giorno viene creato il vero uomo ad immagine e somiglianza di Dio. E non deve divenire il tuo mondo questo inizio: « Questo giorno che ha fatto il Signore »? Questo giorno e questa notte che il Profeta disse diversi dagli altri giorni e dalle altre notti?
Ma non abbiamo ancora spiegato quello che in questa grazia è più importante. Questo giorno ha distrutto le sofferenze della morte. Questo giorno ha dato al mondo il primogenito dei morti.
« Io salgo », dice « al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro » (Gv 20, 17). O confortante e splendida notizia! Colui che si è fatto per noi uomo, pur essendo l'Unigenito Figlio di Dio, per renderci suoi fratelli, si presenta come uomo davanti al Padre, per portare con sé tutti coloro che gli sono congiunti.


Responsorio: (1 Cor 15, 21-22; 2 Pt 3, 13)

A causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dai morti; come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo, alleluia.
Secondo la promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova:
come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo, alleluia.



Lettura:

Dalla Lettera ai Romani 10, 8b-10

Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore (Dt 30, 14): cioè la parola della fede che noi predichiamo. Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.


Responsorio:

Cristo è risalito dagli abissi della terra, alleluia, alleluia.
Cristo è risalito dagli abissi della terra, alleluia, alleluia.
Ha provato l'angoscia e la morte.
Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Cristo è risalito dagli abissi della terra, alleluia, alleluia.


Antifona al Benedictus:

Chi mi ama, è amato dal Padre;
anch'io lo amo, e mi rivelo a lui, alleluia.


Invocazioni:

Lode e onore a Cristo, costituito dal Padre erede di tutte le genti. A lui s'innalzi la nostra preghiera:
Per la tua gloriosa risurrezione, salvaci, o Signore.

Cristo che hai vinto l'inferno e hai distrutto il peccato,
- donaci oggi e sempre la vittoria sul male.
Tu che ci hai liberati dal dominio della morte,
- fa' che gustiamo l'esperienza della vita nuova.
Ci hai fatti passare dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio,
- dona la tua pace a quanti incontreremo oggi sul nostro cammino.
Tu che hai umiliato la prepotenza e l'orgoglio dei tuoi persecutori,
- proteggi i poveri, libera gli oppressi, concedi a tutti gli uomini la tua gioia pasquale.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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Quinta settimana di Pasqua - Martedì


Lettura:

Dal « Commento sul vangelo di Giovanni » di san Cirillo d'Alessandria, vescovo


Io sono la vite, voi i tralci


Il Signore dice di se stesso di essere la vite, volendo mostrare la necessità che noi siamo radicati nel suo amore, e il vantaggio che a noi proviene dall'essere uniti a lui. Coloro che gli sono uniti, ed in certo qual modo incorporati e innestati, li paragona ai tralci. Questi sono resi partecipi della sua stessa natura, mediante la comunicazione dello Spirito Santo. Infatti lo Spirito Santo di Cristo ci unisce a lui.
Noi ci siamo accostati a Cristo nella fede per una buona deliberazione della volontà, ma partecipiamo della sua natura per aver ottenuto da lui la dignità dell'adozione. Infatti, secondo san Paolo, « Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito » (1 Cor 6, 17).
Noi siamo edificati su Cristo, nostro sostegno e fondamento e siamo chiamati pietre vive e spirituali per un sacerdozio santo e per il tempio di Dio nello spirito. Non possiamo essere edificati se Cristo non si costituisce nostro fondamento. La medesima cosa viene espressa con l'analogia della vite.
Dice di essere lui stesso la vite e quasi la madre e la nutrice dei tralci che da essa spuntano. Infatti siamo stati rigenerati da lui e in lui nello Spirito per portare frutti di vita, ma di vita nuova che consiste essenzialmente nell'amore operoso verso di lui. Quelli di prima erano frutti marci di una vita decadente.
Siamo poi conservati nell'essere, inseriti in qualche modo in lui, se ci atteniamo tenacemente ai santi comandamenti che ci furono dati, se mettiamo ogni cura nel conservare il grado di nobiltà ottenuto, e se non permettiamo che venga contristato lo Spirito che abita in noi, quello Spirito che ci rivela il senso dell'inabitazione divina.
Il modo con il quale noi siamo in Cristo ed egli in noi, ce lo spiega san Giovanni: « Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito » (1 Gv 4, 13).
Come la radice comunica ai tralci le qualità e la condizione della sua natura, così l'unigenito Verbo di Dio conferisce agli uomini, e soprattutto a quelli che gli sono uniti per mezzo della fede, il suo Spirito, concede loro ogni genere di santità, conferisce l'affinità e la parentela con la natura sua e del Padre, alimenta l'amore e procura la scienza di ogni virtù e bontà.


Responsorio: (Gv 15, 4. 16)

Rimanete in me e io in voi. Io vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga, alleluia.
Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga, alleluia.


Orazione:

O Dio, che con la risurrezione del tuo Figlio ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, rafforza in noi la fede e la speranza, perché non dubitiamo mai di raggiungere quei beni che tu ci hai rivelato e promesso. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.








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Quinta settimana di Pasqua - Mercoledì


Lettura:

Dalla « Lettera a Diogneto »


I cristiani nel mondo


I cristiani non si differenziano dal resto degli uomini né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita. Infatti non abitano città particolari, né usano di un qualche strano linguaggio, né conducono uno speciale genere di vita. La loro dottrina non è stata inventata per riflessione e indagine di uomini amanti delle novità, né essi si appoggiano, come taluni, sopra un sistema filosofico umano.
Abitano in città sia greche che barbare, come capita, e pur seguendo nel vestito, nel vitto e nel resto della vita le usanze del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, per ammissione di tutti, incredibile. Abitano ciascuno la loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutte le attività di buoni cittadini e accettano tutti gli oneri come ospiti di passaggio. Ogni terra straniera è patria per loro, mentre ogni patria è per essi terra straniera. Come tutti gli altri si sposano e hanno figli, ma non espongono i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il talamo.
Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Trascorrono la loro vita sulla terra, ma la loro cittadinanza è quella del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma, con il loro modo di vivere, sono superiori alle leggi.
Amano tutti e da tutti sono perseguitati. Sono sconosciuti eppure condannati. Sono mandati a morte, ma con questo ricevono la vita. Sono poveri, ma arricchiscono molti. Mancano di ogni cosa, ma trovano tutto in sovrabbondanza. Sono disprezzati, ma nel disprezzo trovano la loro gloria. Sono colpiti nella fama e intanto si rende testimonianza alla loro giustizia.
Sono ingiuriati e benedicono, sono trattati ignominiosamente e ricambiano con l'onore. Pur facendo il bene, sono puniti come malfattori; e quando sono puniti si rallegrano, quasi si desse loro la vita. I giudei fanno loro guerra, come a gente straniera, e i pagani li perseguitano. Ma quanti li odiano non sanno dire il motivo della loro inimicizia.
In una parola i cristiani sono nel mondo quello che è l'anima nel corpo. L'anima si trova in tutte le membra del corpo e anche i cristiani sono sparsi nelle città del mondo. L'anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo. Anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L'anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile, anche i cristiani si vedono abitare nel mondo, ma il loro vero culto a Dio rimane invisibile.
La carne, pur non avendo ricevuto ingiustizia alcuna, si accanisce con odio e muove guerra all'anima, perché questa le impedisce di godere dei piaceri sensuali; così anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto ingiuria alcuna, solo perché questi si oppongono al male.
Sebbene ne sia odiata, l'anima ama la carne e le sue membra, così anche i cristiani amano coloro che li odiano. L'anima è rinchiusa nel corpo, ma essa a sua volta sorregge il corpo. Anche i cristiani sono trattenuti nel mondo come in una prigione, ma sono essi che sorreggono il mondo. L'anima immortale abita in una tenda mortale, così anche i cristiani sono come dei pellegrini in viaggio tra cose corruttibili, ma aspettano l'incorruttibilità celeste.
L'anima, maltrattata nei cibi e nelle bevande, diventa migliore. Così anche i cristiani, esposti ai supplizi, crescono di numero ogni giorno. Dio li ha messi in un posto così nobile, che non è loro lecito abbandonare.


Responsorio: (Gv 8, 12; Sir 24, 25)

Io sono la luce del mondo; chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, alleluia.
Io sono la retta via e la piena verità, la speranza di vita e la forza;
chi segue me, non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, alleluia.



Orazione:

O Dio, che salvi i peccatori e li chiami alla tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori: tu che ci hai liberato dalle tenebre con il dono della fede, non permettere che ci separiamo da te, luce di verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Quinta settimana di Pasqua - Giovedì


24 aprile - Ricorre la memoria di SAN FEDELE DA SIGMARINGEN, SACERDOTE E MARTIRE


Nacque nel villaggio di Sigmaringen, in Germania, nel 1578; entrò a far parte dei Frati Minori Cappuccini e vi condusse una vita austera di veglie e di preghiere. Assiduo predicatore della parola di Dio, fu incaricato dalla sacra Congregazione di «Propaganda Fide» di confermare nella retta dottrina la Rezia. Ma ricercato a morte dagli eretici, venne martirizzato nel 1622 a Seewis, in Svizzera.


Lettura:

Elogio di san Fedele, sacerdote e martire


Uomo di nome e di fatto fedele


Il Papa Benedetto XIV celebrò san Fedele, difensore della fede cattolica, con queste parole:
Egli effondeva la pienezza della sua carità nel confortare e aiutare il prossimo, abbracciava con cuore paterno tutti gli afflitti, sostentava numerose schiere di poveri con elemosine raccolte da ogni parte.
Alleviava la solitudine degli orfani e delle vedove procurando loro il soccorso dei potenti e dei principi. Aiutava senza stancarsi i prigionieri con tutti i sollievi spirituali e corporali che poteva, visitava con sollecitudine gli ammalati, li ricreava, li riconciliava con Dio, li armava ad affrontare l'estrema battaglia.
E in questa attività ottenne la più ricca messe di meriti quando l'esercito austriaco acquartierato nella Rezia, fu preda di una terribile epidemia e crudelmente decimato dal male.
Oltre che nella carità, questo uomo fedele di nome e di fatto, eccelse nella fede incessante della fede cattolica. La predicò instancabilmente e pochi giorni prima di testimoniarla con il sangue, nell'ultimo discorso le dedicò, quasi come testamento, queste parole: O fede cattolica, salda, forte e ben radicata, il tuo fondamento è una roccia sicura! (cfr. Mt 7, 25). Il cielo e la terra passeranno, ma tu non passerai. Tutto il mondo da principio ti si oppose, ma tu hai trionfato su tutto con forza invincibile.
« Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede » (1 Gv 5, 4). Essa ha sottomesso re potentissimi alla signoria di Cristo, ha portato i popoli all'obbedienza di Cristo.
Che cosa ha dato ai santi apostoli e ai martiri la forza di sopportare lotte crudeli e pene acerbissime, se non la fede, e soprattutto la fede nella risurrezione?
Che cosa ha dato agli anacorèti il coraggio di disprezzare le delizie e gli onori, di calpestare le ricchezze, di vivere in verginità e nel deserto, se non una fede viva?
Che cosa oggi fa sì che i veri cristiani rinunzino alle comodità, abbandonino i piaceri, sopportino dolori, e sostengano fatiche? La viva fede, operante per la carità (cfr. Gal 5, 6) fa abbandonare i beni presenti con la speranza dei futuri, e con i futuri fa cambiare i presenti.


Responsorio: (Cfr. 2 Tm 4, 7-8; Fil 3, 8. 10)

Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede: ora è pronta per me la corona di giustizia, alleluia.
Tutto ho stimato una perdita, pur di conoscere Cristo e partecipare alle sue sofferenze, conforme a lui nella morte:
ora è pronta per me la corona di giustizia, alleluia.


Orazione:

Signore, che al tuo sacerdote san Fedele, ardente di carità, hai dato la grazia di testimoniare con il sangue l'annunzio missionario del Vangelo, per sua intercessione concedi anche a noi di essere radicati e fondati nell'amore di Cristo, per conoscere la gloria del Signore risorto. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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25/04/2008 06:49

Quinta settimana di Pasqua - Venerdì


25 aprile - Festa di SAN MARCO, EVANGELISTA

San Marco era cugino di Barnaba. Seguì l'apostolo Paolo nel suo primo viaggio missionario e poi anche a Roma. Fu discepolo di Pietro del quale riprodusse la predicazione nella stesura del suo vangelo. La tradizione gli attribuisce la fondazione della Chiesa di Alessandria.


Lettura:

Dal trattato « Contro le eresie » di sant'Ireneo, vescovo


La proclamazione della verità


La Chiesa, sparsa in tutto il mondo, fino agli ultimi confini della terra, ricevette dagli apostoli e dai loro discepoli la fede nell'unico Dio, Padre onnipotente, che fece il cielo la terra e il mare e tutto ciò che in essi è contenuto ( cfr. At 4, 24). La Chiesa accolse la fede nell'unico Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnandosi per la nostra salvezza. Credette nello Spirito Santo che per mezzo dei profeti manifestò il disegno divino di salvezza: e cioè la venuta di Cristo, nostro Signore, la sua nascita dalla Vergine, la sua passione e la risurrezione dai morti, la sua ascensione corporea al cielo e la sua venuta finale con la gloria del Padre. Allora verrà per « ricapitolare tutte le cose » (Ef 1, 10) e risuscitare ogni uomo, perché dinanzi a Gesù Cristo, nostro Signore e Dio e Salvatore e Re secondo il beneplacito del Padre invisibile « ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua lo proclami » (Fil 2, 10) ed egli pronunzi su tutti il suo giudizio insindacabile.
Avendo ricevuto, come dissi, tale messaggio e tale fede, la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un'unica casa, benché ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola anima e un solo cuore. Li proclama, li insegna e li trasmette all'unisono, come possedesse un'unica bocca.
Benché infatti nel mondo diverse siano le lingue, unica e identica è la forza della tradizione. Per cui le chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nelle terre dei Celti o in Oriente o in Egitto o in Libia o al centro del mondo. Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l'universo, così la predicazione della verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. E così tra coloro che presiedono le chiese nessuno annunzia una dottrina diversa da questa, perché nessuno è al di sopra del suo maestro.
Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità. Nessuno sminuisce il contenuto della tradizione. Unica e identica è la fede. Perciò né il facondo può arricchirla, né il balbuziente impoverirla.


Responsorio: (Cfr 1 Cor 1, 17-18. 21)

Cristo mi ha mandato a predicare il Vangelo: non con discorsi sapienti, perché non venga resa vana la croce di Cristo. L'annunzio della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per noi, chiamati alla salvezza, è potenza di Dio, alleluia.
Poiché la sapienza del mondo non ha conosciuto Dio, egli ha voluto salvare i credenti con la stoltezza della predicazione.
L'annunzio della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per noi, chiamati alla salvezza, è potenza di Dio, alleluia.



Lettura breve:

Dalla Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 1-2a. 3-4

Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza.
Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture.


Responsorio:

Hanno esaltato la potenza del Signore. Alleluia, alleluia.
Hanno esaltato la potenza del Signore. Alleluia, alleluia.
E i prodigi che egli ha compiuto.
Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Hanno esaltato la potenza del Signore. Alleluia, alleluia.


Antifona al Benedictus:

L'amore di Cristo ha mandato alla Chiesa
evangelisti e maestri della fede
per il servizio della parola, alleluia.


Invocazioni:

Lode e gloria a Cristo, vincitore della morte, che nel Vangelo ha fatto risplendere la vita e l'immortalità. A lui la preghiera:
Rafforza la nostra fede nella tua parola, o Signore.

Tu, che illumini il mondo con il Vangelo,
- rendici fedeli al tuo insegnamento.
Hai ordinato ai tuoi apostoli di predicare il Vangelo a tutte le genti,
- fa' sorgere numerosi e santi evangelizzatori.
Hai affidato alla Chiesa il compito di trasmettere quanto hai detto e fatto,
- donaci di custodire diligentemente la tradizione apostolica.
Hai voluto che il regno dei cieli fosse un lievito di salvezza per tutto il genere umano,
- suscita in noi lo spirito missionario dei tuoi primi discepoli.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione apostolica, fa' che alla scuola del Vangelo, impariamo anche noi a seguire fedelmente il Cristo Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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26/04/2008 07:25

Quinta settimana di Pasqua - Sabato


Lettura:

Dai « Commenti sui salmi » di sant'Agostino, vescovo


L'alleluia pasquale


La meditazione della nostra vita presente deve svolgersi nella lode del Signore, perché l'eterna felicità della nostra vita futura consisterà nella lode di Dio; e nessuno sarà atto alla vita futura, se ora non si sarà preparato. Perciò lodiamo Dio, adesso, ma anche innalziamo a lui la nostra supplica. La nostra lode racchiude gioia, la nostra supplica racchiude gemito. Infatti ci è stato promesso ciò che attualmente non possediamo; e poiché è verace colui che ha promesso, noi ci rallegriamo nella speranza, anche se, non possedendo ancora quello che desideriamo, il nostro desiderio appare come un gemito. E' fruttuoso per noi perseverare nel desiderio fino a quando ci giunga ciò che è stato promesso e così passi il gemito e gli subentri solo la lode. La storia del nostro destino ha due fasi: una che trascorre ora in mezzo alle tentazioni e tribolazioni di questa vita, l'altra che sarà nella sicurezza e nella gioia eterna. Per questo motivo è stata istituita per noi anche la celebrazione dei due tempi, cioè quello prima di Pasqua e quello dopo Pasqua. Il tempo che precede la Pasqua raffigura la tribolazione nella quale ci troviamo; invece quello che segue la Pasqua, rappresenta la beatitudine che godremo. Ciò che celebriamo prima di Pasqua, è anche quello che operiamo. Ciò che celebriamo dopo Pasqua, indica quello che ancora non possediamo. Per questo trascorriamo il primo tempo in digiuni e preghiere. L'altro, invece, dopo la fine dei digiuni lo celebriamo nella lode. Ecco perché cantiamo: alleluia.
Infatti in Cristo, nostro capo, è raffigurato e manifestato l'uno e l'altro tempo. La passione del Signore ci presenta la vita attuale con il suo aspetto di fatica, di tribolazione e con la prospettiva certa della morte. Invece la risurrezione e la glorificazione del Signore sono annunzio della vita che ci verrà donata.
Per questo, fratelli, vi esortiamo a lodare Dio; ed è questo che noi tutti diciamo a noi stessi quando proclamiamo: alleluia. Lodate il Signore, tu dici a un altro. E l'altro replica a te la stessa cosa.
Impegnatevi a lodare con tutto il vostro essere: cioè non solo la vostra lingua e la vostra voce lodino Dio, ma anche la vostra coscienza, la vostra vita, le vostre azioni.
Noi lodiamo il Signore in chiesa quando ci raduniamo. Al momento in cui ciascuno ritorna alle proprie occupazioni, quasi cessa di lodare Dio. Non bisogna invece smettere di vivere bene e di lodare sempre Dio. Bada che tralasci di lodare Dio quando ti allontani dalla giustizia e da ciò che a lui piace. Infatti se non ti allontani mai dalla vita onesta, la tua lingua tace ma la tua vita grida e l'orecchio di Dio è vicino al tuo cuore. Le nostre orecchie sentono le nostre voci, le orecchie di Dio si aprono ai nostri pensieri.


Responsorio: (Cfr. Gv 16, 20. 21)

Voi piangerete e il mondo si rallegrerà; voi sarete tristi, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia, alleluia.
La donna che ha partorito non ricorda l'angoscia, per la gioia che è nato un uomo.
Voi sarete tristi, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia, alleluia.


Orazione:

Dio onnipotente ed eterno, che nel battesimo ci hai comunicato la tua stessa vita, fa' che i tuoi figli, rinati alla speranza dell'immortalità, giungano con il tuo aiuto alla pienezza della gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.









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27/04/2008 07:49

Sesta Domenica di Pasqua


Dall'Ufficio delle Letture:


1 Antifona:

Alleluia, il masso è stato ribaltato
dall'ingresso del sepolcro, alleluia.


Salmo 103 - Inno a Dio creatore

Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate; ecco ne sono nate di nuove (2 Cor 5, 17)


I
Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!

Rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto.

Tu stendi il cielo come una tenda,
costruisci sulle acque la tua dimora,

fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;

fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.

Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.

L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.

Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.

Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.

Hai posto un limite alle acque:
non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.

Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.

Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


1 Antifona:

Alleluia, il masso è stato ribaltato
dall'ingresso del sepolcro, alleluia.


2 Antifona:

Alleluia, donna, chi cerchi?
Colui che è vivo fra i morti? Alleluia.


II
Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.

Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:

il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.

Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.

Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.

Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.

Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.

Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.



Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

2 Antifona:

Alleluia, donna, chi cerchi?
Colui che è vivo fra i morti? Alleluia.


3 Antifona:

Alleluia, Maria, non piangere:
il Signore è risorto, alleluia.


III
Quanto sono grandi, Signore, le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.

Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.

Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.

Tutti da te aspettano
che dia loro il cibo in tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.

Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.

Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.

Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.

Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

3 Antifona:

Alleluia, Maria, non piangere:
il Signore è risorto, alleluia.


Orazione:

Dio onnipotente, fa' che viviamo con rinnovato impegno questi giorni di letizia in onore del Cristo risorto, per testimoniare nelle opere il memoriale della Pasqua che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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28/04/2008 07:02

VI settimana di Pasqua - Lunedì


28 aprile - Memoria di SAN PIETRO CHANEL, sacerdote e martire


San Pietro Chanel nacque nel villaggio di Cuet in Francia nel 1803. Ordinato sacerdote esercitò il ministero pastorale per alcuni anni. Entrato nella Congregazione di Maria, partì per evangelizzare l'Oceania. Impedito da molte difficoltà, tuttavia convertì alcuni alla fede e perciò fu ucciso da sicari in odio alla fede nell'isola di Futuna nel 1841.


Lettura:

Elogio di san Pietro, sacerdote e martire


Il sangue dei martiri è seme di cristiani


Pietro, appena ebbe abbracciato la vita religiosa nella Congregazione di Maria, in seguito alla sua richiesta venne mandato nelle missioni dell'Oceania e approdò all'isola di Futuna situata nell'Oceano Pacifico, dove il nome di Cristo non era ancora stato annunziato. Un religioso laico che fu sempre con lui narra la sua vita missionaria con queste parole: « Nelle sue fatiche, bruciato dal caldo del sole, spesso fiaccato per la fame, tornava a casa madido di sudore, stremato di forze, ma sempre d'animo forte, ardente e contento come se tornasse da un luogo di delizie: e questo non una sola volta, ma quasi tutti i giorni.
Era solito non rifiutare mai nulla agli abitanti di Futuna, neppure a quanti lo perseguitavano, scusandoli sempre e non respingendoli mai, anche se rozzi e molesti. Era pieno di dolcezza senza pari verso tutti e in tutti i modi, nessuno escluso ».
Non fa perciò meraviglia che fosse chiamato « uomo dal cuor d'oro » da quegli abitanti, egli che una volta aveva detto ad un confratello: In una missione così difficile dobbiamo essere santi.
Poco alla volta annunziò Cristo e il Vangelo, ma raccoglieva pochi frutti. Tuttavia compiva la sua opera missionaria umana e religiosa con invincibile costanza, appoggiandosi sull'esempio e sulle parole di Cristo: Uno è colui che semina, e un altro colui che raccoglie (cfr. Gv 4, 37). Per questo non cessava mai di domandare aiuto alla Madre di Dio, di cui era molto devoto.
La sua predicazione della religione cristiana distrusse il culto degli spiriti maligni che i notabili di Futuna sostenevano per poter conservare la loro gente sotto il proprio dominio.
Perciò gli causarono una morte dolorosissima, sperando che con la scomparsa di Pietro sarebbero andati distrutti i semi della religione cristiana da lui sparsi.
Ma il giorno prima del suo martirio egli stesso aveva detto: Non importa se io muoio; la religione di Cristo è così ben piantata in quest'isola, che non verrà sradicata con la mia morte.
Il sangue del martire giovò anzitutto agli abitanti di Futuna, i quali, pochi anni dopo, abbracciarono tutti la fede di Cristo, ma anche a tutte le altre isole dell'Oceania, dove ora ci sono fiorenti chiese cristiane che considerano e invocano Pietro come il loro protomartire.


Responsorio: (Cfr. Lc 10, 2; At 1, 8)

La messe è molta, gli operai sono pochi; pregate il Padrone della messe, perché mandi operai nel suo campo, alleluia.
Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra.
Pregate il Padrone della messe, perché mandi operai nel suo campo, alleluia.


Orazione:

O Dio, che a san Pietro Chanel sacerdote hai dato la grazia di coronare con il martirio l'annunzio missionario del Vangelo, concedi anche a noi, in questi giorni di gioia pasquale, di vivere pienamente il mistero di Cristo morto e risorto, per divenire testimoni della vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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29/04/2008 06:47

VI Settimana di Pasqua - Martedì


29 aprile - Festa di SANTA CATERINA DA SIENA, VERGINE E DOTTORE DELLA CHIESA
PATRONA D'ITALIA


Nata a Siena nel 1347, sospinta dall'ansia di perfezione, ancora adolescente, entrò tra le Mantellate di san Domenico. Accesa dall'amore di Dio e del prossimo, promosse la pace e la concordia tra le città italiane. Difese i diritti e la libertà del Pontefice Romano, e si prodigò per ristabilire la vita religiosa. Dettò opere dense di dottrina sicura e pervase da afflato spirituale. Morì nel 1380. Fu proclamata Patrona d'Italia da Pio XII il 18 giugno 1939, e Paolo VI la insigniva del titolo di dottore della Chiesa il 4 ottobre 1970.


Lettura:

Dal « Dialogo della Divina Provvidenza » di santa Caterina da Siena, vergine


Ho gustato e veduto


O Deità eterna, o eterna Trinità, che, per l'unione con la divina natura, hai fatto tanto valere il sangue dell'Unigenito Figlio! Tu, Trinità eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo; e quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei insaziabile; e l'anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce.
Io ho gustato e veduto con la luce dell'intelletto nella tua luce il tuo abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Per questo, vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella intelligenza che mi vien donata della tua potenza, o Padre eterno, e della sua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio. Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato la volontà con cui posso amarti.
Tu infatti, Trinità eterna, sei creatore ed io creatura; ed ho conosciuto - perché tu me ne hai data l'intelligenza, quando mi hai ricreata con il sangue del Figlio - che tu sei innamorato della bellezza della tua creatura.
O abisso, o Trinità eterna, o Deità, o mare profondo! E che più potevi dare a me che te medesimo? Tu sei un fuoco che arde sempre e non si consuma. Sei tu che consumi col tuo calore ogni amor proprio dell'anima. Tu sei fuoco che toglie ogni freddezza, e illumini le menti con la tua luce, con quella luce con cui mi hai fatto conoscere la tua verità.
Specchiandomi in questa luce ti conosco come sommo bene, bene sopra ogni bene, bene felice, bene incomprensibile, bene inestimabile. Bellezza sopra ogni bellezza. Sapienza sopra ogni sapienza. Anzi, tu sei la stessa sapienza. Tu cibo degli angeli, che con fuoco d'amore ti sei dato agli uomini.
Tu vestimento che ricopre ogni mia nudità. Tu cibo che pasci gli affamati con la tua dolcezza. Tu sei dolce senza alcuna amarezza. O Trinità eterna!


Responsorio:

Aprimi il tuo cuore, sorella, erede con me dello stesso regno; amica mia, partecipe dei miei segreti pensieri; ricca dei doni del mio Spirito, pura da ogni macchia per l'effusione del mio sangue, alleluia.
Esci dalla quiete della contemplazione, e sii instancabile testimone della mia verità;
ricca dei doni del mio Spirito, pura da ogni macchia per l'effusione del mio sangue, alleluia.


Orazione:

O Dio, che in santa Caterina da Siena, ardente del tuo spirito di amore, hai unito la contemplazione di Cristo Crocifisso e il servizio della Chiesa, per sua intercessione concedi a noi tuoi fedeli, partecipi del mistero di Cristo, di esultare nella rivelazione della sua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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30/04/2008 06:52

VI Settimana di Pasqua


Lettura:

Dai « Discorsi » di san Leone Magno, papa


I giorni tra la risurrezione
e l'ascensione del Signore


Miei cari, i giorni intercorsi tra la risurrezione del Signore e la sua ascensione, non sono passati inutilmente, ma in essi sono stati confermati grandi misteri e sono state rivelate grandi verità.
Venne eliminato il timore di una morte crudele, e venne annunziata non solo l'immortalità dell'anima, ma anche quella del corpo. Durante quei giorni, in virtù del soffio divino, venne effuso su tutti gli apostoli lo Spirito Santo, e a san Pietro apostolo, dopo la consegna delle chiavi del Regno, venne affidata la cura suprema del gregge del Signore.
In questi giorni il Signore si unisce, come terzo, ai due discepoli lungo il cammino, e per dissipare in noi ogni ombra di incertezza, biasima la fede languida di quei spaventati e trepidanti. Quei cuori da lui illuminati s'infiammano di fede e, mentre prima erano freddi, diventano ardenti, man mano che il Signore spiega loro le Scritture. Quando egli spezza il pane, anche lo sguardo di quei commensali si apre. Si aprono gli occhi dei due discepoli come quelli dei progenitori. Ma quanto più felicemente gli occhi dei due discepoli dinanzi alla glorificazione della propria natura, manifestata in Cristo, che gli occhi dei progenitori dinanzi alla vergogna della propria prevaricazione!
Perciò, o miei cari, durante tutto questo tempo trascorso tra la risurrezione del Signore e la sua ascensione, la divina Provvidenza questo ha avuto di mira, questo ha comunicato, questo ha voluto insinuare negli occhi e nei cuori dei suoi: la ferma certezza che il Signore Gesù Cristo era veramente risuscitato, come realmente era nato, realmente aveva patito ed era realmente morto.
Perciò i santi apostoli e tutti i discepoli che avevano trepidato per la tragedia della croce ed erano dubbiosi nel credere alla risurrezione, furono talmente rinfrancati dall'evidenza della verità, che, al momento in cui il Signore saliva nell'alto dei cieli, non solo non ne furono affatto rattristati, ma anzi furono ricolmi di grande gioia.
Ed avevano davvero un grande e ineffabile motivo di rallegrarsi. Essi infatti, insieme a quella folla fortunata, contemplavano la natura umana mentre saliva ad una dignità superiore a quella delle creature celesti. Essa oltrepassava le gerarchie angeliche, per essere innalzata al di sopra della sublimità degli arcangeli, senza incontrare a nessun livello per quanto alto, un limite alla sua ascesa. Infine, chiamata a prender posto presso l'eterno Padre, venne associata a lui nel trono della gloria, mentre era unita alla sua natura nella Persona del Figlio.


Responsorio: (Gv 14, 2. 3. 16. 18)

Vado a prepararvi un posto, e ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io, alleluia.
Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, che rimanga con voi per sempre. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi,
perché siate anche voi dove sono io, alleluia.


Orazione:

Esaudisci i nostri desideri, Signore: come ora celebriamo nel mistero la risurrezione del tuo Figlio, così possiamo rallegrarci nell'assemblea dei santi quando verrà nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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02/05/2008 07:05

VI Settimana di Pasqua - Giovedì


1 Maggio - Memoria di SAN GIUSEPPE LAVORATORE


Lettura:

Dalla Costituzione pastorale « Gaudium et spes » del Concilio Ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo


L'attività umana nell'universo


Con il suo lavoro e con l'ingegno l'uomo ha sempre cercato di sviluppare maggiormente la sua vita. Oggi poi specialmente con l'aiuto della scienza e della tecnica ha dilatato e continuamente dilata il suo dominio su quasi tutta la natura e principalmente in forza dei maggiori mezzi dovuti all'intenso scambio tra le nazioni, la famiglia umana poco alla volta si riconosce e si costituisce come una comunità unitaria nel mondo intero. Da qui viene che molti beni che l'uomo si aspettava soprattutto dalle forze superiori, oggi ormai se li procura con la propria iniziativa. Di fronte a questo immenso sforzo che investe ormai tutto il genere umano, sorgono tra gli uomini parecchi interrogativi. Qual è il senso e il valore dell'attività umana? Come si deve usare dei suoi frutti e delle sue risorse? Al raggiungimento di quale fine tendono gli sforzi sia dei singoli che delle collettività?
La Chiesa, che custodisce il deposito della parola di Dio, fonte dei principi religiosi e morali, anche se non ha sempre pronta la risposta alle singole questioni, desidera unire la luce della rivelazione alla competenza di tutti, perché sia illuminata la strada che l'umanità ha da poco imboccato. Per i credenti è certo che l'attività umana individuale e collettiva, con quello sforzo immenso con cui gli uomini lungo i secoli cercano di cambiare in meglio le condizioni di vita, risponde al disegno divino. L'uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di sottomettere a sé la terra con tutto ciò che è contenuto in essa, di governare il mondo nella giustizia e nella santità, di riconoscere Dio come creatore di tutto e, conseguentemente, di riferire a lui se stesso e tutto l'universo, in modo che, assoggettate all'uomo tutte le cose, il nome di Dio sia glorificato su tutta la terra.
Questo vale pienamente anche per il lavoro di ogni giorno.
Quando uomini e donne per procurare il sostentamento a sé e alla famiglia, esercitano il proprio lavoro così da servire la società, possono giustamente pensare che con la loro attività prolungano l'opera del Creatore, provvedono al benessere dei fratelli e concorrono con il personale contributo a compiere il disegno divino nella storia. I cristiani pensano che quanto gli uomini hanno prodotto con il loro ingegno e forza non si oppone alla potenza di Dio, né che la creatura razionale sia quasi rivale del Creatore. Sono persuasi che le vittorie del genere umano sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.
Quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si amplia la responsabilità, sia individuale che collettiva. Gli uomini non sono distolti dalla edificazione del mondo dal messaggio cristiano, né sono spinti a disinteressarsi del bene dei loro simili, ma anzi ad operare più intensamente per questo scopo.



Responsorio: (Cfr. Gn 2. 8. 15)

Il Signore Dio collocò l'uomo, che aveva plasmato, nel giardino di Eden, perché coltivasse e custodisse l'opera del creatore, alleluia.
Con questo compito ha creato l'uomo:
perché coltivasse e custodisse l'opera del creatore, alleluia.



Orazione:

O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l'uomo a cooperare con il lavoro al disegno della creazione, fa' che per l'intercessione e l'esempio di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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02/05/2008 07:08

VI Settimana di Pasqua - Venerdì


Lettura:

Dai « Discorsi » di san Leone Magno, papa


L'Ascensione del Signore accresce la nostra fede


Nella festa di Pasqua la risurrezione del Signore è stata per noi motivo di grande letizia. Così ora è causa di ineffabile gioia la sua ascensione al cielo. Oggi infatti celebriamo e ricordiamo il giorno in cui la nostra povera natura è stata elevata in Cristo fino al trono di Dio Padre, al di sopra di tutte le milizie celesti, sopra tutte le gerarchie angeliche, sopra l'altezza di tutte le potestà. L'intera esistenza cristiana si fonda e si eleva su una arcana serie di azioni divine per le quali l'amore di Dio rivela maggiormente tutti i suoi prodigi. Pur trattandosi di misteri che trascendono la percezione umana e che ispirano un profondo timore riverenziale, non per questo vien meno la fede, vacilla la speranza e si raffredda la carità.
Credere senza esitare a ciò che sfugge alla vista materiale e fissare il desiderio là dove non si può arrivare con lo sguardo, è forza di cuori veramente grandi e luce di anime salde. Del resto, come potrebbe nascere nei nostri cuori la carità, o come potrebbe l'uomo essere giustificato per mezzo della fede, se il mondo della salvezza dovesse consistere solo in quelle cose che cadono sotto i nostri sensi?
Perciò quello che era visibile nel nostro Redentore è passato nei riti sacramentali. Perché poi la fede risultasse più autentica e ferma, alla osservazione diretta è succeduto il magistero. la cui autorità avrebbero ormai seguito i cuori dei fedeli, rischiarati dalla luce superna.
Questa fede si accrebbe con l'ascensione del Signore e fu resa ancor più salda dal dono dello Spirito Santo. Non riuscirono ad eliminarla con il loro spavento né le catene, né il carcere, né l'esilio, né la fame o il fuoco, né i morsi delle fiere, né i supplizi più raffinati, escogitati dalla crudeltà dei persecutori. Per questa fede in ogni parte del mondo hanno combattuto fino a versare il sangue, non solo uomini, ma anche donne; non solo fanciulli, ma anche tenere fanciulle. Questa fede ha messo in fuga i demoni, ha vinto le malattie, ha risuscitato i morti.
Gli stessi santi apostoli, nonostante la conferma di numerosi miracoli e benché istruiti da tanti discorsi, s'erano lasciati atterrire dalla tremenda passione del Signore e avevano accolto, non senza esitazione, la realtà della sua risurrezione. Però dopo seppero trarre tanto vantaggio dall'ascensione del Signore, da mutare in letizia tutto ciò che prima aveva causato loro timore. La loro anima era tutta rivolta a contemplare la divinità del Cristo, assiso alla destra del Padre. Non erano più impediti, per la presenza visibile del suo corpo, dal fissare lo sguardo della mente nel Verbo, che, pur discendendo dal Padre, non l'aveva mai lasciato, e, pur risalendo al Padre, non si era allontanato dai discepoli.
Proprio allora, o dilettissimi, il Figlio dell'uomo si diede a conoscere nella maniera più sublime e più santa come Figlio di Dio, quando rietrò nella gloria della maestà del Padre, e cominciò in modo ineffabile a farsi più presente per la sua divinità, lui che, nella sua umanità visibile, si era fatto più distante da noi.
Allora la fede, più illuminata, fu in condizione di percepire in misura sempre maggiore l'dentità del Figlio con il Padre, e cominciò a non avere più bisogno di toccare nel Cristo quella sostanza corporea, secondo la quale è inferiore al Padre. Infatti, pur rimanendo nel Cristo glorificato la natura del corpo, la fede dei credenti era condotta in quella sfera in cui avrebbe potuto toccare l'Unigenito uguale al Padre, non più per contatto fisico, ma per la contemplazione dello spirito.


Responsorio: (Cfr. Eb 8, 1; 10, 23. 22)

Noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra dell'Onnipotente nei cieli. Accostiamoci a lui con cuore sincero, nella pienezza della fede, alleluia.
Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso.
Accostiamoci a lui con cuore sincero, nella pienezza della fede, alleluia.


Orazione:

Si compia in ogni luogo, Signore, con la predicazione del Vangelo, la salvezza acquistata dal sacrificio del Cristo, e la moltitudine dei tuoi figli adottivi ottenga da lui, parola di verità, la vita nuova promessa a tutti gli uomini. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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03/05/2008 05:49

VI Settimana di Pasqua - Sabato


3 maggio - Festa dei SANTI FILIPPO E GIACOMO, APOSTOLI


Filippo nato a Bethsaida fu prima discepolo di Giovanni Battista, poi seguì il Signore Gesù Cristo.
Giacomo, cugino del Signore e figlio di Alfeo fu a capo della Chiesa di Gerusalemme e convertì molti Giudei. Lasciò un'epistola e morì martire nel 62.


Lettura:

Dal Trattato « Sulla prescrizione degli eretici » di Tertulliano, sacerdote


La predicazione apostolica


Cristo Gesù, Signore nostro, per tutto il tempo che visse sulla terra manifestò chi egli era, chi era stato, qual era la volontà del Padre, che cosa l'uomo dovesse fare. Questa rivelazione la fece apertamente al popolo e separatamente ai discepoli, fra i quali scelse i Dodici, come partecipi del suo magistero universale.
Perciò, escluso uno di loro, sul punto di ritornare al Padre, dopo la risurrezione, ordinò agli altri Undici di andare e di ammaestrare le nazioni, battezzandole nel Padre e Figlio e Spirito Santo.
Gli apostoli, il cui nome significa « mandati », sorteggiarono come dodicesimo del loro gruppo Mattia al posto di Giuda e ciò in ossequio all'autorità profetica del salmo di Davide. Avendo ricevuto, secondo la promessa, lo Spirito Santo che doveva renderli capaci di fare i miracoli e di predicare, testimoniarono la fede in Gesù Cristo prima in Giudea e poi in tutto il mondo istituendo ovunque chiese particolari. Ovunque fecero risuonare il medesimo insegnamento e annunziarono la medesima fede.
Così fondarono chiese in ogni città. Da queste ricevettero la linfa della fede e i segni della dottrina tutte le altre chiese e tutte le altre popolazioni che tendono a divenire chiese. Tutte queste chiese venivano considerate apostoliche come figlie delle chiese degli apostoli.
E' necessario che ogni cosa risalga alle sue origini. Perciò tra tante e tanto grandi chiese, unica è la prima fondata dagli apostoli e dalla quale derivano tutte le altre. Così tutte sono prime e tutte apostoliche, perché tutte sono una. La comunione di pace, la fraternità che le caratterizza, la vicendevole disponibilità dimostrano la loro unità. Titolo di queste prerogative è la medesima tradizione e il medesimo sacro legame.
Che cosa poi gli apostoli abbiano predicato, cioè che cosa Cristo abbia loro rivelato, non può essere altrimenti provato che per mezzo delle chiese stesse che gli apostoli hanno fondato, e alle quali hanno predicato sia a viva voce, sia in seguito per mezzo di lettere.
Un giorno il Signore aveva detto apertamente: « Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso »; aveva tuttavia soggiunto: « Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera » (Gv 16, 12-13). Dimostrò con questo che essi non ignoravano nulla. Essi avevano la promessa di ricevere « tutta la verità » per mezzo dello Spirito di verità. La promessa fu mantenuta come provano gli Atti degli Apostoli, quando narrano la discesa dello Spirito Santo.


Responsorio: (Cfr. Gv 12, 21-22; Rm 9, 26)

Alcuni Greci si avvicinarono a Filippo e gli chiesero: Signore, vogliamo vedere Gesù. Filippo andò a dirlo ad Andrea; Andrea e Filippo li presentarono a Gesù, alleluia.
Era stato detto loro: « Voi non siete mio popolo », ma poi divennero figli del Dio vivente.
Andrea e Filippo li presentarono a Gesù, alleluia.


Orazione:

O Dio, nostro Padre, che rallegri la Chiesa con la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, per le loro preghiere concedi al tuo popolo di comunicare al mistero della morte e risurrezione del tuo unico Figlio, per contemplare in eterno la gloria del tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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ASCENSIONE DEL SIGNORE



I n n o


Ecco il gran giorno di Dio,
splendente di santa luce:
nasce nel sangue di Cristo
l'aurora di un mondo nuovo.

Torna alla casa il prodigo,
splende la luce al cieco;
il buon ladrone graziato
dissolve l'antica paura.

Gli angeli guardano attoniti
il supplizio della croce,
da cui l'innocente e il reo
salgono uniti al trionfo.

O mistero insondabile
dell'umana redenzione:
morendo sopra il patibolo
Cristo sconfigge la morte.

Giorno di grandi prodigi!
La colpa cerca il perdono,
l'amore vince il timore,
la morte dona la vita.

Irradia sulla tua Chiesa
la gioia pasquale, o Signore,
unisci alla tua vittoria
i rinati nel battesimo.

Sia lode e onore a Cristo,
vincitore della morte,
al Padre e al Santo Spirito
ora e nei secoli eterni. Amen.



Lettura:

Dai « Discorsi » di sant'Agostino, vescovo

(Discorso sull'Ascensione del Signore)


Nessuno è mai salito al cielo,
fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo


Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo. Con lui salga pure il nostro cuore.
Ascoltiamo l'apostolo Paolo che proclama: « Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra » (Col 3, 1-2). Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso.
Cristo è ormai esaltato al di sopra dei cieli, ma soffre qui in terra tutte le tribolazioni che noi sopportiamo come sue membra. Di questo diede assicurazione facendo sentire quel grido: « Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? » (At 9, 4). E così pure: « Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare » (Mt 25, 35).
Perché allora anche noi non fatichiamo su questa terra, in maniera da riposare già con Cristo in cielo, noi che siamo uniti al nostro Salvatore attraverso la fede, la speranza e la carità? Cristo, infatti, pur trovandosi lassù, resta ancora con noi. E noi, similmente, pur dimorando quaggiù, siamo già con lui. E Cristo èuò assumere questo comportamento in forza della sua divinità e onnipotenza. A noi, invece, è possibile, non perché siamo esseri divini, ma per l'amore che nutriamo per lui. Egli non abbandonò il cielo, discendendo fino a noi; e nemmeno si è allontanato da noi, quando di nuovo è salito al cielo. Infatti egli stesso dà testimonianza di trovarsi lassù mentre era qui in terra: Nessuno è mai salito al cielo fuorché colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo, che è in cielo (cfr. Gv 3, 13).
Questa affermazione fu pronunciata per sottolineare l'unità tra lui nostro capo e noi suo corpo. Quindi nessuno può compiere un simile atto se non Cristo, perché anche noi siamo lui, per il fatto che egli è il Figlio dell'uomo per noi, e noi siamo figli di Dio per lui.
Così si esprime l'Apostolo parlando di questa realtà: « Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo » (1 Cor 12, 12). L'Apostolo non dice: « Così Cristo », ma sottolinea: « Così anche Cristo ». Cristo dunque ha molte membra, ma un solo corpo.
Perciò egli è disceso dal cielo per la sua misericordia e non è salito se non lui, mentre noi unicamente per grazia siamo saliti in lui. E così non discese se non Cristo e non è salito se non Cristo. Questo non perché la dignità del capo sia confusa nel corpo, ma perché l'unità del corpo non sia separata dal capo.


Responsorio: (Cfr. At 1, 3. 9. 4)

Gesù si mostrò agli apostoli vivo, dopo la sua passione, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. Poi fu elevato in alto e una nube lo sottrasse al loro sguardo, alleluia.
Mentre si trovava a tavola con loro, ordinò di non allontanarsi, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre.
Poi fu elevato in alto e una nube lo sottrasse al loro sguardo, alleluia.


Antifona al Benedictus:

Ascendo al Padre mio e Padre vostro,
mio Dio, e Dio vostro, alleluia.


Invocazioni:

Cristo, innalzato da terra, attrae tutti a sé. La Chiesa lo saluta e lo invoca:
Tu sei il re della gloria, o Cristo.

Signore Gesù, che, avendo offerto un solo sacrificio una volta per sempre, regni vittorioso alla destra del Padre,
- rendi perfetti nell'amore coloro che hai redenti con il tuo sangue.
Sacerdote eterno e mediatore della nuova alleanza, intercedi per la nostra pace,
- salva il popolo cristiano, che prega unito a te nello Spirito Santo.
Dopo la passione sei apparso per quaranta giorni ai tuoi discepoli,
- confermaci nella fede oggi e sempre.
Hai promesso ai discepoli lo Spirito Santo, per renderli tuoi testimoni sino ai confini della terra,
- rafforza la nostra testimonianza con la potenza dello Spirito Santo.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

Esulti di santa gioia la tua Chiesa, Signore, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché in Cristo, asceso al cielo, la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere il nostro capo nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.








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05/05/2008 02:33

VII settimana di Pasqua - Lunedì


Lettura:

Dalle « Catechesi » di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo


L'acqua viva dello Spirito Santo


« L'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna » (Gv 4, 14). Nuova specie di acqua che vive e zampilla, ma zampilla solo per chi ne è degno. Per quale motivo la grazia dello Spirito è chiamata acqua? Certamente perché tutto ha bisogno dell'acqua. L'acqua è generatrice delle erbe e degli animali. L'acqua della pioggia discende dal cielo. Scende sempre allo stesso modo e forma, ma produce effetti multiformi. Altro è l'effetto prodotto nella palma, altro nella vite e così in tutte le cose, pur essendo sempre di un'unica natura e non potendo essere diversa da se stessa. La pioggia infatti non discende diversa, non cambia se stessa, ma si adatta alle esigenze degli esseri che la ricevono e diventa per ognuno di essi quel dono provvidenziale di cui abbisognano.
Allo stesso modo anche lo Spirito Santo, pur essendo unico e di una sola forma e indivisibile, distribuisce ad ognuno la grazia come vuole. E come un albero inaridito, ricevendo l'acqua, torna a germogliare, così l'anima peccatrice, resa degna del dono dello Spirito Santo attraverso la penitenza, porta grappoli di giustizia. Lo Spirito appartiene ad un'unica sostanza, però, per disposizione divina e per i meriti di Cristo, opera effetti molteplici.
Infatti si serve della lingua di uno per la sapienza. Illumina la mente di un altro con la profezia. A uno conferisce il potere di scacciare i demoni, a un altro largisce il dono di interpretare le divine Scritture. Rafforza la temperanza di questo, mentre a quello insegna la misericordia. Ispira a un fedele la pratica del digiuno, ad altri forme ascetiche differenti. C'è chi da lui apprende la saggezza nelle cose temporali e chi perfino riceve da lui la forza di accettare il martirio. Nell'uno lo Spirito produce un effetto, nell'altro ne produce uno diverso, pur rimanendo sempre uguale a se stesso. Si verifica così quanto sta scritto: « A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune » (1 Cor 12, 7).
Mite e lieve il suo avvento, fragrante e soave la sua presenza, leggerissimo il suo giogo. Il suo arrivo è preceduto dai raggi splendenti della luce e della scienza. Giunge come fratello e protettore. Viene infatti a salvare, a sanare, a insegnare, a esortare, a rafforzare e a consolare. Anzitutto illumina la mente di colui che lo riceve e poi, per mezzo di questi, anche degli altri.
E' come colui che prima si trovava nelle tenebre, all'apparire improvviso del sole riceve la luce nell'occhio del corpo e ciò che prima non vedeva, vede ora chiaramente, così anche colui che è stato ritenuto degno del dono dello Spirito Santo, viene illuminato nell'anima e, elevato al di sopra dell'uomo, vede cose che prima non conosceva.



Responsorio: (1 Cor 12, 6-7. 27)

Vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune, alleluia.
Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune, alleluia.


Orazione:

Venga su di noi, Signore, la forza dello Spirito Santo, perché aderiamo pienamente alla tua volontà, per testimoniarla con amore di figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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VII settimana di Pasqua - Martedì


Lettura:

Dal trattato « Su lo Spirito Santo » di san Basilio Magno, vescovo


Le operazioni dello Spirito Santo


Chi è quell'uomo che, udendo gli appellativi dello Spirito Santo, non si solleva con l'animo e non innalza il pensiero alla suprema natura di Dio? Infatti è stato chiamato Spirito di Dio e Spirito di verità, che procede dal Padre: Spirito forte, Spirito retto, Spirito creatore. Spirito Santo è l'appellativo che gli conviene di più e che gli è proprio.
Tutto ciò che ha un carattere sacro è da lui che lo deriva. Di lui hanno bisogno gli esseri che hanno vita e, come irrorati dalla sua rugiada, ricevono vigore e sostegno nel loro esistere ed agire in ordine al fine naturale per il quale sono fatti.
Egli è sorgente di santificazione e luce intelliggibile. Offre ad ogni creatura ragionevole se stesso e con se stesso luce e aiuto per la ricerca della verità.
Inaccessibile per natura, può essere percepito per sua bontà. Tutto riempie con la propria forza, ma si rende manifesto solo a quelli che ne sono degni. Ad essi tuttavia egli non si dà in ugual misura, ma si concede in rapporto all'intensità della fede.
Semplice nell'essenza, e molteplice nei poteri, è presente ai singoli nella sua totalità ed è contemporaneamente e tutto dovunque. Egli viene partecipato senza tuttavia subire alcuna alterazione. Di lui tutti sono partecipi, ma egli resta integro, allo stesso modo dei raggi del sole, i cui benefici vengono sentiti da ciascuno come se risplendessero solo per lui e tuttavia illuminano la terra e il mare e si confondono con l'aria. Così anche lo Spirito Santo, pur essendo presente a ciascuno di quanti ne sono capaci come se fosse presente a lui solo, infonde in tutti una grazia sufficiente ed intera. Di lui gode tutto ciò che di lui partecipa, per quanto è permesso alla natura, ma non per quanto egli può.
Per lui i cuori si elevano in alto, i deboli vengono condotti per mano, i forti giungono alla perfezione. Egli, risplende su coloro che si sono purificati da ogni bruttura e li rende spirituali per mezzo della comunione che hanno con lui.
E come i corpi molto trasparenti e nitidi al contatto di un raggio diventano anch'essi molto luminosi ed emanano da sé nuovo bagliore, così le anime che hanno in sé lo Spirito e che sono illuminate dallo Spirito diventano anch'esse sante e riflettono la grazia sugli altri.
Dallo Spirito l'anticipata conoscenza delle cose future, l'approfondimento dei misteri, la percezione delle cose occulte, le distribuzioni dei doni, la familiarità delle cose del cielo, il tripudio con gli angeli. Da lui la gioia eterna, da lui l'unione costante e la somiglianza con Dio, e, cosa più sublime d'ogni altra, da lui la possibilità di divenire Dio.


Responsorio: (Cfr. Gv 14, 27. 28; 16, 7. 22; 14, 16)

Non sia turbato il vostro cuore: io vado dal Padre; quando sarò andato, vi manderò lo Spirito di verità, e il vostro cuore sarà pieno di gioia, alleluia.
Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore
e il vostro cuore sarà pieno di gioia, alleluia.


Lettura breve:

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 6, 16-18


Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio (Is 59, 17; Sap 18, 20). Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi.


Responsorio:

Scenderà su di voi lo Spirito Santo, alleluia, alleluia.
Scenderà su di voi lo Spirito Santo, alleluia, alleluia.
E sarete miei testimoni in tutta la terra.
Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Scenderà su di voi lo Spirito Santo, alleluia, alleluia.


Invocazioni:

Glorifichiamo Cristo, che promise di mandare a noi dal Padre il Consolatore e innalziamogli insieme la nostra preghiera:
O Cristo, donaci il tuo Spirito.

La tua parola, o Cristo, dimori in noi abbondantemente,
- perché ti rendiamo grazie con salmi, inni e canti spirituali.
Ci hai resi partecipi della tua condizione filiale nello Spirito Santo,
- uniscici a te mediante lo Spirito Santo nella lode al Padre.
Donaci la sapienza per agire secondo il Vangelo,
- tutta la nostra vita renda testimonianza al tuo nome.
Tu che sei buono e pietoso, lento all'ira e grande nell'amore,
- fa' che viviamo sempre in pace con tutti.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio onnipotente e misericordioso, fa' che lo Spirito Santo venga ad abitare in noi e ci trasformi in tempio della sua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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07/05/2008 06:55

VII Settimana di Pasqua


Lettura:

Dalla prima lettera di san Giovanni, apostolo 5, 1-12


Questa è la vittoria sul mondo: la nostra fede


Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che ha dato al suo Figlio. Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha reso a suo Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.


Invocazioni:

Lo Spirito Santo rende testimonianza al nostro spirito che siamo figli di Dio. Con questa consolante certezza diciamo insieme:
Padre nostro, ascolta i tuoi figli.

Dio, fonte di ogni consolazione, donaci di avere verso gli altri gli stessi sentimenti di Gesù Cristo,
- per glorificarti con un solo animo e una sola voce.
Fa' che dimostriamo concretamente il nostro amore per il prossimo,
- per edificare il tuo regno di giustizia e di pace.
Non permettere che siamo travolti dallo spirito del male,
- ci guidi sempre il tuo Santo Spirito.
Tu che scandagli mente e cuore degli uomini,
- fa' che camminiamo sempre nella via della sincerità e della verità.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

Padre misericordioso, fa' che la tua Chiesa, riunita dallo Spirito Santo, ti serva con piena dedizione e formi in te un cuore solo e un'anima sola. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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