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Pioggia di Vita, per chi crede e per chi non crede

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2013 11:23
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Settimana santa - Martedì

18 marzo - SAN CIRILLO DI GERUSALEMME, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA


Commemorazione



Nato nel 315 da genitori cristiani, fu successore del vescovo Massimo nella sede episcopale di Gerusalemme nell'anno 348. Implicato nelle dispute ariane, dovette subire più volte l'esilio. Testimoniano la sua attività di pastore i discorsi con i quali espose ai fedeli la vera dottrina della fede, la Sacra Scrittura e la tradizione della Chiesa. Morì nel 386.


Lettura:

Dalle « Catechesi » di san Cirillo di Gerusalemme, vescovo


Preparate la vostra anima
a ricevere lo Spirito Santo


« Gioiscano i cieli, esulti la terra » (Sal 95, 11) per coloro che devono essere aspersi con l'issòpo e anzi purificati da un issòpo spirituale, per virtù di colui che durante la passione fu abbeverato d'issòpo per mezzo d'una canna. Gioiscano anche le virtù celesti; si preparino le anime che si devono unire allo Sposo spirituale. Risuona infatti la voce di uno che grida nel deserto: « Preparate la via del Signore » (Mt 3, 3).
Assecondate quindi, o figli della giustizia, Giovanni che esorta e dice: Raddrizzate i sentieri del Signore (cfr. Lc 3, 4). Togliete tutti gli impedimenti ed ostacoli per giungere agevolmente alla vita eterna. Mediante una fede genuina preparate la vostra anima ad accogliere lo Spirito Santo. Cominciate a lavare le vostre vesti con la penitenza per essere trovati puri quando sarete chiamati alle nozze dello Sposo.
Lo Sposo infatti invita tutti, perché generosa e ampia è la grazia e tutti sono radunati dalla voce dei predicatori. Egli poi sceglierà coloro che saranno ammessi alle nozze, figura del battesimo.
Non avvenga ora che qualcuno di coloro che hanno dato i loro nomi debba udire: Amico, come sei entrato qui senza la veste nuziale? (cfr. Mt 22, 12). Dio voglia invece che tutti possiate udire: « Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità sul molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone (Mt 25, 22. 23).
Finora infatti siete rimasti fuori della porta, ma vi sia dato di poter dire: Il re mi ha introdotto nella sua stanza. Esulti l'anima mia nel Signore; mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli (cfr. Is 61, 10).
L'anima di voi tutti sia trovata senza macchia o ruga o alcunché del genere, non dico prima di aver ricevuta la grazia (come sarebbe infatti possibile, dato che siete chiamati alla remissione dei peccati?), ma quando vi sarà data la grazia, la coscienza concorra alla sua efficacia, non portando in sé motivo di condanna.
E' certo una cosa grande, fratelli: accostatevi ad essa con molta cautela. Ognuno di voi comparirà davanti a Dio, alla presenza di molte miriadi di angeli. Lo Spirito Santo porrà il suo sigillo sulle vostre anime, sarete scelti per militare al servizio del gran re.
Perciò preparatevi e siate pronti, non tanto con l'abbigliamento di bianche vesti, quanto con l'interiore ricchezza dell'amore e della piena consapevolezza.



Responsorio: (Ml 2, 6; Sal 88, 22)

Un insegnamento fedele era sulla sua bocca, né c'era falsità sulle sue labbra. Con pace e rettitudine ha camminato davanti a Dio.
La mia mano lo sostiene, dice il Signore; il mio braccio è la sua fo rza.
Con pace e rettitudine ha camminato davanti a Dio.


Orazione:

O Dio, che con l'insegnamento di san Cirillo hai guidato la tua Chiesa a comprendere la profondità dei misteri cristiani, per sua intercessione concedi anche a noi ti conoscere te e colui che hai mandato, Gesù Cristo tuo Figlio, per possedere la pienezza di vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





[Modificato da auroraageno 22/03/2008 16:39]

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Settimana Santa - Mercoledì Santo


19 marzo - SAN GIUSEPPE SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA


Solennità



Inno


Santa e dolce dimora,
dove Gesù fanciullo
nasconde la sua gloria!

Giuseppe addestra all'umile
arte del falegname
il Figlio dell'Altissimo.

Accanto a lui Maria
fa lieta la sua casa
di una limpida gioia.

La mano del Signore
li guida e li protegge
nei giorni della prova.

O famiglia di Nazareth,
esperta nel soffrire,
dona al mondo la pace.

A te sia lode, o Cristo,
al Padre ed allo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen.



Lettura:

Dai « Discorsi » di san Bernardino da Siena, sacerdote


Il fedele nutrizio e custode


Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate a una creatura ragionevole è che quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno per una grazia singolare o per uno stato sublime, concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall'eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità. Perciò il Signore gli dice: Servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore (cfr. Mt 25, 21).
Se poni san Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l'uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così in verità dopo di lei deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza.
Infatti egli segna la conclusione dell'Antico Testamento e in lui i grandi patriarchi e i profeti conseguono il frutto promesso. Invero egli solo poté godere della presenza fisica di colui che la divina condiscendenza aveva loro promesso.
Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e quell'altissima dignità che gli ha mostrato mentre viveva fra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l'ha portata al massimo della perfezione.
Perciò non senza motivo il Signore soggiunge: « Entra nella gioia del tuo Signore ». Sebbene sia la gioia della beatitudine eterna che entra nel cuore dell'uomo, il Signore ha preferito dire: « Entra nella gioia », per insinuare misticamente che quella gioia non solo è dentro di lui, ma lo circonda ed assorbe da ogni parte e lo sommerge come un abisso infinito.
Ricordati dunque di noi, o beato Giuseppe, ed intercedi presso il tuo Figlio putativo con la tua potente preghiera; ma rendici anche propizia la beatissima Vergine tua sposa, che è Madre di colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli infiniti. Amen.



Responsorio: (Cfr. Gn 45, 8. 7; Sal 117, 14)

Dio mi ha reso come un padre per il Re, signore e custode della sua famiglia; mi ha dato gloria per salvare la vita di molta gente.
Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza.
Mi ha dato gloria, per salvare la vita di molta gente.


Antifona al Benedictus:

Giuseppe stabilì a Nazaret la sua dimora;
così si avverò la parola dei profeti:
il Messia sarà chiamato Nazareno.


Invocazioni:

Supplichiamo il Signore, datore di ogni bene e principio di ogni santità:
Santifica il tuo popolo, Signore.

Signore Dio, che hai chiamato alla fede i nostri padri, perché camminassero davanti a te con fedeltà e rettitudine,
- aiutaci a vivere secondo lo spirito del Vangelo.
Hai scelto san Giuseppe come custode e guida di Gesù fanciullo e adolescente,
- fa' che impariamo a servire il Cristo nei nostri fratelli.
Hai affidato la terra all'uomo per farne il suo regno e la sua dimora,
- insegnaci a lavorare per la giustizia e la pace a lode e gloria del tuo nome.
Ricordati, o Padre, dell'opera delle tue mani,
- fa' che tutti abbiano un lavoro sicuro e una condizione degna di uomini liberi.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell'opera di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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Settimana Santa - Giovedì


Dall'Ufficio delle Letture:


Inno

Creati per la gloria del tuo nome,
redenti dal tuo sangue sulla croce,
segnati dal sigillo del tuo Spirito,
noi t'invochiamo: salvaci, o Signore!

Tu spezza le catene della colpa,
proteggi i miti, libera gli oppressi,
e conduci nel cielo ai quieti pascoli
il popolo che crede nel tuo amore.

Sia lode e onore a te, pastore buono,
luce radiosa dell'eterna luce,
che vivi con il Padre e il Santo Spirito
nei secoli dei secoli glorioso. Amen.



Prima Lettura:

Dalla lettera agli Ebrei (4, 14 -- 5, 10)


Gesù Cristo sommo sacerdote


Fratelli, poiché abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.
Ogni sommo sacerdote, scelto fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di debolezza, a motivo della quale deve offrire anche per se stesso sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo.
Nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse:
Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato (Sal 2, 7).
Come in un altro passo dice:
Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchisedek (Sal 109, 4).
Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà. Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek.


Responsorio: (Cfr. Eb 5, 8. 9. 7)

Cristo, pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì, e divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
Nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere con forti grida e fu esaudito per la sua pietà,
e divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.



Seconda Lettura:

Dall' « Omelìa sulla Pasqua » di Melitone di Sardi, vescovo


L'agnello immolato ci strappò dalla morte


Molte cose sono state predette dai profeti riguardanti il mistero della Pasqua, che è Cristo, « al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen » (Gal 1, 5 ecc.). Egli scese dai cieli sulla terra per l'umanità sofferente; si rivestì della nostra umanità nel grembo della Vergine e nacque come uomo. Prese su di sé le sofferenze dell'uomo sofferente attraverso il corpo soggetto alla sofferenza, e distrusse le passioni della carne. Con lo Spirito immortale distrusse la morte omicida.
Egli infatti fu condotto e ucciso dai suoi carnefici come un agnello, ci liberò dal modo di vivere del mondo come dall'Egitto, e ci salvò dalla schiavitù del demonio come dalla mano del Faraone. Contrassegnò le nostre anime con il proprio Spirito e le membra del nostro corpo con il suo sangue.
Egli è colui che coprì di confusione la morte e gettò nel pianto il diavolo, come Mosè il faraone. Egli è colui che percosse l'iniquità e l'ingiustizia, come Mosè condannò alla sterilità l'Egitto.
Egli è colui che ci trasse dalla schiavitù alla libertà, dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita, dalla tirannia al regno eterno. Ha fatto di noi un sacerdozio nuovo e un popolo eletto per sempre. Egli è la Pasqua della nostra salvezza.
Egli è colui che prese su di sé le sofferenze di tutti. Egli è colui che fu ucciso in Abele, e in Isacco fu legato ai piedi. Andò pellegrinando in Giacobbe, e in Giuseppe fu venduto. Fu esposto sulle acque in Mosè, e nell'agnello fu sgozzato.
Fu perseguitato in Davide e nei profeti fu disonorato.
Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine, fu appeso alla croce, fu sepolto nella terra e, risorgendo dai morti, salì alle altezze dei cieli. Egli è l'agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso, egli è nato da Maria, agnella senza macchia. Egli fu preso dal gregge, condotto all'uccisione, immolato verso sera, sepolto nella notte. Sulla croce non gli fu spezzato osso e sotto terra non fu soggetto alla decomposizione.
Egli risuscitò dai morti e fece risorgere l'umanità dal profondo del sepolcro.



Responsorio: (Cfr. Rm 3, 23-25; Gv 1, 29)

Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio; ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione di Cristo. Dio lo ha stabilito come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue.
Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!
Dio lo ha stabilito come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue.


Antifona al Benedictus (Lodi mattutine):

Quanto ho desiderato
mangiare questa Pasqua con voi,
prima di patire!


Invocazioni:

Cristo è il sacerdote eterno, consacrato dal Padre con il crisma dello Spirito per comunicare agli uomini le ricchezze della sua casa. Con animo lieto acclamiamo: Noi ti ringraziamo, Signore.

Mediante il battesimo ci hai unito a te nella morte, sepoltura e risurrezione,
- noi ti ringraziamo, Signore.
Con l'unzione spirituale ci hai resi partecipi della tua dignità regale, sacerdotale e profetica,
- noi ti ringraziamo, Signore.
Fai scendere su di noi l'olio della letizia, della pace e della salvezza,
- noi ti ringraziamo, Signore.
Ti incontri con noi nei sacramenti per offrirci l'abbondanza dello Spirito,
- noi ti ringraziamo, Signore.



Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, vita e salvezza di chi ti ama, rendici ricchi dei tuoi doni: compi in noi ciò che speriamo per la morte del Figlio tuo, e fa' che partecipiamo alla gloria della sua risurrezione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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Settimana Santa - Venerdì della Passione del Signore

Lettura:

Dalle « Catechesi » di san Giovanni Crisostomo, vescovo


La forza del sangue di Cristo


Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Richiamiamone la figura, scorrendo le pagine dell'Antico Testamento.
Immolate, dice Mosè, un agnello di un anno e col suo sangue segnate le porte (cfr. Es 12, 1-14). Cosa dici, Mosè? Quando mai il sangue di un agnello ha salvato l'uomo ragionevole? Certamente, sembra rispondere, non perché è sangue, ma perché è immagine del sangue del Signore. Molto più di allora il nemico passerà senza nuocere se vedrà sui battenti non il sangue dell'antico simbolo, ma quello della nuova realtà, vivo e splendente sulle labbra dei fedeli, sulla porta del tempio di Cristo.
Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta il vangelo, s'avvicinò un soldato che gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue. L'una simbolo del battesimo, l'altro dell'Eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze. La stessa cosa accadde per l'Agnello: i Giudei sgozzarono la vittima ed io godo la salvezza, frutto di quel sacrificio.
E uscì dal fianco sangue ed acqua (cfr. Gv 19, 34). Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell'acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell'Eucaristia. Ora la chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo per mezzo del battesimo e dell'Eucaristia. E i simboli del battesimo e dell'Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva.
Per questo Paolo, parlando del primo uomo, usa l'espressione: « Osso delle mie ossa, carne della mia carne » (Gn 2, 23), per indicarci il costato del Signore. Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, così Cristo ci ha donato l'acqua e il sangue dal suo costato per formare la Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l'acqua durante il sonno della sua morte.
Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato.



Responsorio (Cfr. 1 Pt 1, 18-19; Ef 2, 18; 1 Gv 1, 7)

Non a prezzo di cose corruttibili, come argento e oro, foste liberati, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza macchia. Per mezzo di lui possiamo presentarci al Padre, in un solo Spirito.
Il sangue di Gesù, Figlio di Dio, ci purifica da ogni peccato;
per mezzo di lui possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito.


Invocazioni:

Gloria e benedizione a Cristo nostro redentore, che patì e morì per noi, e fu sepolto per risorgere a vita immortale. A lui con profondo amore innalziamo la nostra preghiera:
Abbi pietà di noi, Signore.

Divino Maestro, che ti sei fatto per noi obbediente fino alla morte e alla morte di croce,
- insegnaci a obbedire sempre alla volontà del Padre.
Gesù, vita nostra, che morendo sulla croce hai vinto la morte e l'inferno,
- donaci di comunicare alla tua morte per condividere la tua risurrezione.
Re glorioso, inchiodato su un patibolo infame e calpestato come un verme,
- insegna a noi come rivestirci di quell'umiltà che ha redento il mondo.
Salvezza nostra, che hai sacrificato la vita per amore dei fratelli,
- fa' che ci amiamo come tu ci hai amato.
Redentore nostro, che hai steso le braccia sulla croce per stringere a te tutto il genere umano in un vincolo indistruttibile di amore,
- raccogli nel tuo regno tutti i figli di Dio dispersi.



Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

Guarda con amore, Padre, questi tuoi figli raccolti in preghiera, per i quali il Signore nostro Gesù Cristo non esitò a consegnarsi nelle mani dei nemici e a subire il supplizio della croce. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.








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Settimana Santa - Sabato santo

Lettura:

Da un'antica « Omelìa sul Sabato santo »


La discesa agli inferi del Signore


Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c'è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.
Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.
Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: « Sia con tutti il mio Signore ». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: « E con il tuo spirito ». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: « Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.
Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un'unica e indivisa natura.
Per te io, tuo Dio, mi sono fatto tuo figlio. Per te io, il Signore, ho rivestito la tua natura di servo. Per te, io che sto al di sopra dei cieli, sono venuto sulla terra e al di sotto della terra. Per te uomo ho condiviso la debolezza umana, ma poi son diventato libero tra i morti. Per te, che sei uscito dal giardino del paradiso terrestre, sono stato tradito in un giardino e dato in mano ai Giudei, e in un giardino sono stato messo in croce. Guarda sulla mia faccia gli sputi che io ricevetti per te, per poterti restituire a quel primo soffio vitale. Guarda sulle mie guance gli schiaffi, sopportati per rifare a mia immagine la tua bellezza perduta.
Guarda sul mio dorso la flagellazione subita per liberare le tue spalle dal peso dei tuoi peccati. Guarda le mie mani inchiodate al legno per te, che un tempo avevi malamente allungato la tua mano all'albero. Morii sulla croce e la lancia penetrò nel mio costato, per te che ti addormentasti nel paradiso e facesti uscire Eva dal tuo fianco. Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell'inferno. La mia lancia trattenne la lancia che si era rivolta contro di te.
Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste. Ti fu proibito di toccare la pianta simbolica della vita, ma io, che sono la vita, ti comunico quello che sono. Ho posto dei cherubini che come servi ti custodissero. Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come Dio, anche se non sei Dio.
Il trono celeste è pronto, pronti e agli ordini sono i portatori, la sala è allestita, la mensa apparecchiata, l'eterna dimora è addobbata, i forzieri aperti. In altre parole, è preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli ».



Responsorio:

Si è allontanato il nostro pastore, la fonte di acqua viva, alla cui morte si è oscurato il sole. Colui che teneva schiavo il primo uomo è stato fatto schiavo lui stesso: oggi il nostro Salvatore ha abbattuto le porte e le sbarre della morte.
Ha distrutto la prigione dell'inferno, ha rovesciato la potenza del diavolo;
oggi il nostro Salvatore ha abbattuto le porte e le sbarre della morte.


Lettura breve:

Dal libro di Osea 5, 15b-6, 2

Così dice il Signore: Ricorreranno a me nella loro angoscia. Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza.


Invocazioni:

Adoriamo e benediciamo il nostro Redentore che patì, morì per noi e fu sepolto, per risorgere a vita immortale. Pieni di riconoscenza e di amore rivolgiamo al Cristo la nostra preghiera:
Abbi pietà di noi, Signore.

Cristo Salvatore, che hai voluto vicino alla tua croce e al tuo sepolcro la tua Madre addolorata,
- fa' che in mezzo alle sofferenze e alle lotte della vita comunichiamo alla tua passione.
Cristo Signore, che come il chicco di frumento fosti sepolto nella terra per una sovrabbondante messe di vita eterna,
- fa' che, morti definitivamente al peccato, viviamo con te per il Padre.
Maestro divino, che nei giorni della sepoltura ti sei nascosto agli occhi di tutti gli uomini,
- insegnaci ad amare la vita nascosta con te nel mistero del Padre.
Nuovo Adamo, che sei disceso nel regno dei morti per liberare le anime dei giusti prigionieri fin dall'origine del mondo,
- fa' che tutti coloro che sono prigionieri del male ascoltino la tua voce e risorgano insieme con te.
Cristo, Figlio di Dio, che mediante il battesimo ci hai uniti misticamente a te nella morte e nella sepoltura,
- fa' che, configurati alla tua risurrezione, viviamo una vita nuova.



Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

O Dio eterno e onnipotente, che ci concedi di celebrare il mistero del Figlio tuo Unigenito, disceso nelle viscere della terra, fa' che, sepolti con lui nel battesimo, risorgiamo con lui nella gloria della risurrezione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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P A S QU A !


DOMENICA DI RISURREZIONE




- Signore apri le mie labbra
- e la mia bocca proclami la tua lode.


Salmo 94 - Invito a lodare Dio


Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Poiché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
Suo è il mare, egli l'ha fatto,
le sue mani hanno plasmato la terra.

Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Ascoltate oggi la sua voce: « Non indurite il cuore,
come a Merìba, come nel giorno di Massa
nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova,
pur avendo visto le mie opere.

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno:
Non entreranno nel mio riposo ».

Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.


Dal vangelo secondo Matteo (28, 1-10) (dalla Liturgia della Veglia Pasquale, la notte di Pasqua)


E' risuscitato dai morti e ora vi precede in Galilea


Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie caddero tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: « Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E' risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E' risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto ». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: « Salute a voi ». Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: « Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno ».



I n n o


Sfolgora il sole di Pasqua,
risuona il cielo di canti,
esulta di gioia la terra.

Dagli abissi della morte
Cristo ascende vittorioso
insieme agli antichi padri.

Accanto al sepolcro vuoto
invano veglia il custode:
il Signore è risorto.

O Gesù, re immortale,
unisci alla tua vittoria
i rinati nel battesimo.

Irradia sulla tua Chiesa,
pegno d'amore e di pace,
la luce della tua Pasqua.

Sia gloria e onore a Cristo,
al Padre e al Santo Spirito
ora e nei secoli eterni. Amen.



Dagli Atti degli Apostoli (10, 40-43)

Dio ha risuscitato Gesù al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome.



Questo è il giorno, che ha fatto il Signore,
alleluia;
rallegriamoci ed esultiamo,
alleluia.



Antifona al Benedictus (Cantico di Zaccaria):

Il mattino di Pasqua,
appena sorto il sole,
le donne vennero al sepolcro, alleluia.



Benedetto il Signore Dio d'Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,

e ha suscitato per noi una salvezza potente
nella casa di Davide, suo servo,

come aveva promesso
per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo:

salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,

del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,

di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo
perché andrai innanzi al Signore
a preparargli le strade,

per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati,

grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge,

per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell'ombra della morte

e dirigere i nostri passi
sulla via della pace.

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.


Antifona:

Il mattino di Pasqua,
appena sorto il sole,
le donne vennero al sepolcro, alleluia.



Invocazioni:

Cristo, autore della vita, fu risuscitato dal Padre e farà risorgere anche noi con la potenza del suo Spirito. Uniti nella gioia pasquale acclamiamo:
Cristo, vita nostra, salvaci.

Cristo, luce fulgida, splendente nelle tenebre, principio e sorgente di vita nuova,
- trasforma questo giorno in un dono di gioia pasquale.
Signore, che hai percorso la via della passione e della croce,
- donaci di comunicare alla tua morte redentrice per condividere la gloria della tua risurrezione.
Figlio di Dio, maestro e fratello nostro, che hai fatto di noi una stirpe eletta, un sacerdozio regale,
- insegnaci ad offrirti in letizia il sacrificio della lode.
Re della gloria, attendiamo il giorno splendido della tua manifestazione,
- quando contempleremo il tuo volto senza veli e saremo simili a te.



Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di Risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.









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24/03/2008 06:58

Tempo di Pasqua - LUNEDI' FRA L'OTTAVA DI PASQUA


Dall'« Omelìa sulla Pasqua » di Melitone di Sardi, vescovo



L'agnello immolato ci trasse dalla morte alla vita


Prestate bene attenzione, carissimi: il mistero della Pasqua è nuovo e antico, eterno e temporale, corruttibile e incorruttibile, mortale e immortale. Antico secondo la legge, nuovo secondo il Verbo; temporaneo nella figura, eterno nella grazia; corruttibile per l'immolazione dell'agnello, incorruttibile per la vita del Signore; mortale per la sua sepoltura nella terra, immortale per la sua risurrezione dai morti.
La legge è antica, ma il Verbo è nuovo; temporale è la figura, eterna la grazia; corruttibile l'agnello, incorruttibile il Signore, che fu immolato come un agnello, ma risorse come Dio.
« Era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca » (Is 53, 7).
La similitudine è passata ed ha trovato compimento la realtà espressa: invece di un agnello, Dio, l'uomo-Cristo, che tutto compendia.
Perciò l'immolazione dell'agnello, la celebrazione della Pasqua e la scrittura della legge ebbero per fine Cristo Gesù. Nell'antica legge tutto avveniva in vista di Cristo. Nell'ordine nuovo tutto converge a Cristo in una forma assai superiore.
La legge è divenuta il Verbo e da antica è fatta nuova, ma ambedue uscirono da Sion e da Gerusalemme. Il precetto si mutò in grazia, la figura in verità, l'agnello nel Figlio, la pecora nell'uomo e l'uomo in Dio.
Il Signore pur essendo Dio, si fece uomo e soffrì per chi soffre, fu prigioniero per il prigioniero, condannato per il colpevole e, sepolto per chi è sepolto, risuscitò dai morti e gridò questa grande parola: Chi è colui che mi condannerà? Si avvicini a me (cfr. Is 50, 8). Io, dice, sono Cristo che ho distrutto la morte, che ho vinto il nemico, che ho messo sotto i piedi l'inferno, che ho imbrigliato il forte e ho elevato l'uomo alle sublimità del cielo; io, dice, sono il Cristo.
Venite, dunque, o genti tutte, oppresse dai peccati e ricevete il perdono. Sono io, infatti, il vostro perdono, io la Pasqua della redenzione, io l'Agnello immolato per voi, io il vostro lavacro, io la vostra vita, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra salvezza, io il vostro re. Io vi porto in alto nei cieli. Io vi risusciterò e vi farò vedere il Padre che è nei cieli. Io vi innalzerò con la mia destra.



Responsorio (Cfr. At 13, 32-33; 10, 42; 2, 36):

La promessa fatta ai nostri padri Dio l'ha adempiuta, risuscitando Gesù: e lo ha costituito giudice dei vivi e dei morti, alleluia.
Dio ha fatto Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso,
e lo ha costituito giudice dei vivi e dei morti, alleluia.



Dalla lettera ai Romani (10, 8b-10)

Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore (Dt 30, 14): cioè la parola della fede che noi predichiamo. Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.



Questo è il giorno, che ha fatto il Signore,
alleluia:
rallegriamoci ed esultiamo,
alleluia.



Invocazioni:

Lode e onore a Cristo, costituito dal Padre erede di tutte le genti. A lui s'innalzi la nostra preghiera:
Per la tua gloriosa risurrezione salvaci, o Signore.

Cristo che hai vinto l'inferno e hai distrutto il peccato,
- donaci oggi e sempre la vittoria sul male.
Tu che ci hai liberati dal dominio della morte,
- fa' che gustiamo l'esperienza della vita nuova.
Ci hai fatti passare dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio,
- dona la tua pace a quanti incontreremo oggi sul nostro cammino.
Tu che hai umiliato la prepotenza e l'orgoglio dei tuoi persecutori,
- proteggi i poveri, libera gli oppressi, concedi a tutti gli uomini la tua gioia pasquale.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che fai crescere la tua Chiesa, donandole sempre nuovi figli, concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.








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25/03/2008 07:04

Tempo di Pasqua - MARTEDI' FRA L'OTTAVA DI PASQUA


Lettura:

Dai « Discorsi » di sant'Anastasio, vescovo di Antiochia



Cristo doveva patire e così entrare nella sua gloria

Cristo, dopo aver mostrato con l'insegnamento e con le sue opere di essere il vero Dio e il Signore dell'universo, mentre stava per recarsi a Gerusalemme diceva ai suoi discepoli: Ecco stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo verrà dato in mano ai pagani, ai sommi sacerdoti e agli scribi per esser flagellato, vilipeso e crocifisso (cfr. Mt 20, 18-29). Diceva che queste cose erano conformi alle predizioni dei profeti, i quali avevano preannunziato la sua morte, che doveva avvenire in Gerusalemme. Avendo pertanto la Sacra Scrittura predetto fin dal principio la morte di Cristo e la sua passione prima della morte, predice ancora ciò che accadde al suo corpo dopo la morte. Afferma però anche che, come Dio, era impassibile e immortale.
Osservando la verità dell'incarnazione, ne deduciamo i motivi per proclamare rettamente e giustamente l'una e l'altra cosa, cioè la passione e l'impassibilità. Il motivo per cui il Verbo di Dio, impassibile in se stesso, sostenne la passione era che l'uomo non poteva essere salvato in altro modo. Egli lo sapeva bene e con lui anche coloro ai quali volle manifestarlo. Il Verbo, infatti, conosce tutto del Padre, come lo Spirito ne scruta le profondità (cfr. 1 Cor 2, 10) cioè i misteri impenetrabili.
Era davvero necessario che Cristo soffrisse, e non poteva non farlo, come egli stesso affermò. Per questo chiamò stolti e tardi di mente quanti ignoravano che Cristo doveva in tal modo soffrire ed entrare nella sua gloria. Egli venne per la salvezza del suo popolo. Per lui si privò, in un certo senso, di quella gloria che possedeva presso il Padre prima che il mondo fosse. La salvezza era l'evento che doveva maturare attraverso la passione dell'autore della vita. Lo insegna san Paolo: Egli è l'autore della vita, reso perfetto mediante le sofferenze (cfr. Eb 2, 10). La gloria di Unigenito, poi, che egli aveva abbandonato per noi, gli venne restituita per mezzo della croce, nella carne che aveva assunta. Dice infatti san Giovanni nel suo vangelo, quando spiega quale fosse l'acqua di cui parlò il Salvatore: Scorrerà come fiume dal seno di chi crede. Questo disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato (cfr. Gv 7, 38-39), e chiama gloria la morte in croce. Perciò il Signore, mentre innalzava preghiere prima di subire la croce, supplicava il Padre di essere glorificato con quella gloria che aveva presso di lui, prima che il mondo esistesse.



Responsorio: (Cfr. Eb 2, 10; Ap 1, 6; Lc 24, 26)

Era ben giusto che Dio, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza. A lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli, alleluia.
Bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria.
A lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli, alleluia.


Lettura:

Dagli Atti degli Apostoli - 13, 30-33



Dio ha risuscitato Gesù dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:
Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato (Sal 2, 7).



Questo è il giorno, che ha fatto il Signore,
alleluia:
rallegriamoci ed esultiamo,
alleluia.


Antifona al Benedictus:

Gesù dice: Maria!
Ella lo riconosce: Maestro!
Non mi trattenere dice il Signore:
non sono ancora salito al Padre, alleluia.


Invocazioni:

Glorifichiamo il Cristo, che per virtù propria ricostruì il tempio del suo corpo, distrutto dalla morte, e formuliamo con fiducia la nostra domanda:
Donaci i frutti della tua risurrezione, Signore.

Cristo, che hai annunziato alle pie donne e agli apostoli la gioia della risurrezione,
- rendici annunziatori della tua vittoria.
Tu che risorgendo dai morti ci hai dato il pegno della nostra risurrezione,
- concedi a tutti gli uomini la vittoria sul male e sulla morte.
Tu che apparendo agli apostoli hai donato loro lo Spirito Santo,
- effondi su di noi la tua forza creatrice.
Tu che hai promesso di restare con i tuoi discepoli fino alla fine del mondo,
- rimani con noi oggi e sempre.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che con i sacramenti pasquali hai dato al tuo popolo la salvezza, effondi su di noi l'abbondanza dei tuoi doni, perché raggiungiamo il bene della perfetta libertà e abbiamo in cielo quella gioia che ora pregustiamo sulla terra. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.








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26/03/2008 06:57

Tempo di Pasqua - MERCOLEDI' FRA L'OTTAVA DI PASQUA


Dall'« Omelìa sulla Pasqua » di un antico autore



Cristo autore della risurrezione e della vita


L'apostolo Paolo ricordando la felicità per la riacquistata salvezza, dice: Come per Adamo la morte entrò in questo mondo, così per Cristo la salvezza viene nuovamente data al mondo (cfr. Rm 5, 12). E ancora: il primo uomo tratto dalla terra, è terra; il secondo uomo viene dal cielo, ed è quindi celeste (cfr. 1 Cor 15, 47). Dice ancora: « Come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra », cioè dell'uomo vecchio nel peccato, « porteremo anche l'immagine dell'uomo celeste » (1 cor 15, 49), cioè abbiamo la salvezza dell'uomo assunto, redento, rinnovato e purificato in Cristo. Secondo lo stesso apostolo, Cristo viene per primo perché è l'autore della sua risurrezione e della vita. Poi vengono quelli che sono di Cristo, cioè quelli che vivono seguendo l'esempio della sua santità. Questi hanno la sicurezza basata sulla sua risurrezione e possiederanno con lui la gloria della celeste promessa, come dice il Signore stesso nel vangelo: Colui che mi seguirà, non perirà ma passerà dalla morte alla vita. (cfr. Gv 5, 24).
Così la passione del Salvatore è la vita e la salvezza dell'uomo. Per questo infatti volle morire per noi, perché noi, credendo in lui, vivessimo per sempre. Volle diventare nel tempo quel che noi siamo, perché, attuata in noi la promessa della sua eternità, vivessimo con lui per sempre.
Questa, dico, è la grazia dei misteri celesti, questo il dono della Pasqua, questa è la festa dell'anno che più desideriamo, questi sono gli inizi delle realtà vivificanti.
Per questo mistero i figli generati nel vitale lavacro della santa Chiesa, rinati nella semplicità dei bambini, fanno risuonare il balbettio della loro innocenza. In virtù della Pasqua i genitori cristiani e santi continuano, per mezzo della fede, una nuova e innumerevole discendenza.
Per la Pasqua fiorisce l'albero della fede, il fonte battesimale diventa fecondo, la notte splende di nuova luce, scende il dono del cielo e il sacramento dà il suo nutrimento celeste.
Per la Pasqua la Chiesa accoglie nel suo seno tutti gli uomini e ne fa un unico popolo e un'unica famiglia.
Gli adoratori dell'unica sostanza e onnipotenza divina e del nome delle tre Persone cantano con il Profeta il salmo della festa annuale: « Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso » (Sal 117, 24). Quale giorno? mi chiedo. Quello che ha dato il principio alla vita, l'inizio alla luce. Questo giorno è l'artefice dello splendore, cioè lo stesso Signore Gesù Cristo. Egli ha detto di se stesso: Io sono il giorno: chi cammina durante il giorno non inciampa (cfr. Gv 8, 12), cioè: chi segue Cristo in tutto, ricalcando le sue orme arriverà fino alle soglie della luce eterna. E' ciò che richiese al Padre quando si trovava ancora quaggiù con il corpo: Padre voglio che dove sono io siano anche coloro che hanno creduto in me: perché come tu sei in me e io in te, così anche essi rimangano in noi (cfr. Gv 17, 20 ss).



Responsorio: (1 Cor 15, 47. 49. 48)

Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste, alleluia.
Qual è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.
Come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste, alleluia.


Orazione:

O Dio, che nella liturgia pasquale ci dai la gioia di rivivere ogni anno la risurrezione del Signore, fa' che l'esultanza di questi giorni raggiunga la sua pienezza nella Pasqua del cielo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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27/03/2008 07:15

Tempo di Pasqua - GIOVEDI' FRA L'OTTAVA DI PASQUA


Dalle « Catechesi » di Gerusalemme



Il battesimo, segno della passione di Cristo


Siete stati portati al santo fonte, al divino battesimo, come Cristo dalla croce fu portato al sepolcro.
E ognuno è stato interrogato se credeva nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; avete professato la fede salutare e siete stati immersi tre volte nell'acqua e altrettante siete riemersi, e con questo rito avete espresso un'immagine e un simbolo. Avete rappresentato la sepoltura di tre giorni del Cristo.
Il nostro Salvatore passò tre giorni e tre notti nel seno della terra. Nella prima emersione voi avete simboleggiato il primo giorno passato da Cristo nella terra. Nell'immersione la notte. Infatti, chi è nel giorno, si trova nella luce, invece colui che è immerso nella notte, non vede nulla. Così voi nell'immersione, quasi avvolti dalla notte, non avete visto nulla. Nell'emersione invece vi siete ritrovati come nel giorno.
Nello stesso istante siete morti e siete nati e la stessa onda salutare divenne per voi e sepolcro e madre.
Ciò che Salomone disse di altre cose, si adatta pienamente a voi: « C'è un tempo per nascere e un tempo per morire » (Qo 3, 2), ma per voi al contrario il tempo per morire è stato il tempo per nascere. L'unico tempo ha causato ambedue le cose, e con la morte ha coinciso la vostra nascita.
O nuovo e inaudito genere di cose! Sul piano delle realtà fisiche noi non siamo morti, né sepolti, né crocifissi e neppure risorti. Abbiamo però ripresentato questi eventi nella sfera sacramentale e così da essi è scaturita realmente per noi la salvezza.
Cristo invece fu veramente crocifisso e veramente sepolto ed è veramente risorto, anche nella sfera fisica, e tutto questo è stato per noi dono di grazia. Così infatti partecipi della sua passione mediante la rappresentazione sacramentale, possiamo realmente ottenere la salvezza.
O traboccante amore per gli uomini! Cristo ricevette i chiodi nei suoi piedi e nelle sue mani innocenti e sopportò il dolore, e a me, che non ho sopportato né dolore, né fatica, egli dona gratuitamente la salvezza mediante la comunicazione dei suoi dolori.
Nessuno pensi che il battesimo consista solo nella remissione dei peccati e nella grazia di adozione, come era il battesimo di Giovanni che conferiva solo la remissione dei peccati. Noi invece sappiamo che il battesimo, come può liberare dai peccati e ottenere il dono dello Spirito Santo, così anche è figura ed espressione della Passione di Cristo. E' per questo che Paolo proclama: « Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme con lui nella morte » (Rm 6, 3-4a).



Responsorio:

Come agnelli appena nati, fanno riudire il canto: alleluia. Sono venuti al fonte della vita, avvolti da una luce nuova, alleluia.
Stanno davanti all'Agnello con vesti bianche, hanno palme nelle mani,
avvolti da una luce nuova, alleluia.


Dalla Lettera ai Romani 8, 10- 11:

Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.



Questo è il giorno, che ha fatto il Signore,
alleluia:
rallegriamoci ed esultiamo,
alleluia.


Invocazioni:

Cristo risorto è sempre presente nella sua Chiesa. Uniti nella lode del mattino rivolgiamo a lui la nostra supplica: Resta con noi, Signore.

Signore Gesù, vincitore del peccato e della morte,
- fa' ardere il nostro cuore con la tua presenza e la tua parola.
Vieni a noi con la tua potenza invincibile,
- e fa' sentire ai nostri spiriti la bontà infinita di Dio.
Tu che sei la fonte della nostra pace,
- salva il mondo dalla violenza e dalla discordia.
Ritempra la nostra fede nella vittoria finale,
- e confermaci nell'attesa della beata speranza e della gloria.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che da ogni parte della terra hai riunito i popoli per lodare il tuo nome, concedi che tutti i tuoi figli, nati a nuova vita nelle acque del battesimo e animati dall'unica fede, esprimano nelle opere l'unico amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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28/03/2008 06:33

Tempo di Pasqua - VENERDI' FRA L'OTTAVA DI PASQUA


Prima Lettura:

Dalla prima lettera di san Pietro, apostolo (3, 18 -- 4, 11)


L'attesa della venuta di Cristo
nella gloria della risurrezione


Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito. E in spirito andò ad annunziare la salvezza anche agli spiriti che attendevano in prigione; essi avevano un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua. Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo, il quale è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e avere ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.
Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato, per non servire più alle passioni umane, ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita mortale. Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli. Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione e vi oltraggiano. Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti: infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subito, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.
La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare. Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!



Responsorio: (Cfr. 1 Pt 3, 18. 22)

Cristo è morto per i peccati una volta per sempre, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nella carne, vive nello spirito, alleluia.
Egli è alla destra di Dio: ha sconfitto la morte e ci ha fatto eredi della vita eterna;
messo a morte nella carne, vive nello spirito, alleluia.


Seconda Lettura:

Dalle « Catechesi » di Gerusalemme


L'unzione dello Spirito Santo


Battezzati in Cristo e rivestiti di Cristo, avete assunto una natura simile a quella del Figlio di Dio. Il Dio, che ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi, ci ha resi conformi al corpo glorioso di Cristo.
Divenuti partecipi di Cristo, non indebitamente siete chiamati « cristi » cioè « consacràti », perciò di voi Dio ha detto: « Non toccate i miei consacràti » (Sal 104, 15).
Siete diventati « consacrati » quando avete ricevuto il segno dello Spirito Santo. Tutto si è realizzato per voi in simbolo, dato che siete immagine di Cristo. Egli, battezzato nel fiume Giordano, dopo aver comunicato alle acque i fragranti effluvi della sua divinità, uscì da esse e su di lui avvenne la discesa del consunstanziale Spirito Santo: l'Uguale si posò sull'Uguale.
Anche a voi, dopo che siete emersi dalle sacre acque, è stato dato il crisma, di cui era figura quello che unse il Cristo, cioè lo Spirito Santo. Di lui anche il grande Isaia, parlando in persona del Signore, dice nella profezia che lo riguarda: « Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri » (Is 61, 1).
Cristo non fu unto dagli uomini con olio o altro unguento materiale, ma il Padre lo ha unto di Spirito Santo, prestabilendolo salvatore di tutto il mondo, come dice Pietro: Gesù di Nazareth, che Dio unse di Spirito Santo (cfr. At 10, 38). E il profeta David proclama: « Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno. Ami la giustizia e l'empietà detesti; Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali » (Sal 44, 7-8).
Egli fu unto con spirituale olio di letizia, cioè con lo Spirito Santo, il quale è chiamato olio di letizia, perché è lui l'autore della spirituale letizia. Voi, invece, siete stati unti con il crisma, divenendo così partecipi di Cristo e solidali con lui.
Guardatevi bene dal ritenere questo crisma come un puro e ordinario unguento. Santo è quest'unguento e non più puro e semplice olio. Dopo la consacrazione non è più olio ordinario, ma dono di Cristo e dello Spirito Santo. E' divenuto efficace per la presenza della sua divinità e viene spalmato sulla tua fronte e sugli altri tuoi sensi con valore sacramentale. Così mentre il corpo viene unto con l'unguento visibile, l'anima viene santificata dal santo e vivificante Spirito.



Responsorio: (Cfr. Ef 1, 13-14; 2 Cor 1, 21-22)

Venendo alla fede, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo promesso, che è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria, alleluia.
Con l'unzione, Dio ci ha segnati e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori,
a lode della sua gloria, alleluia.


Orazione:

O Dio onnipotente ed eterno, che nella Pasqua del tuo Figlio hai offerto agli uomini il patto della riconciliazione e della pace, donaci di testimoniare nella vita il mistero che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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29/03/2008 06:21

Tempo di Pasqua - SABATO FRA L'OTTAVA DI PASQUA


Dalle « Catechesi » di Gerusalemme


Il pane del cielo e la bevanda di salvezza


Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo. E preso il calice rese grazie, e disse: Prendete e bevete; questo è il mio sangue (cfr. 1 Cor 11, 23). Poiché egli ha proclamato e detto del pane: « Questo è il mio corpo », chi oserà ancora dubitare? E poiché egli ha affermato e detto: « Questo è il mio sangue » chi mai dubiterà, affermando che non è il suo sangue?
Perciò riceviamoli con tutta certezza come corpo e sangue di Cristo. Nel segno del pane ti vien dato il corpo e nel segno del vino ti vien dato il sangue, perché, ricevendo il corpo e il sangue di Cristo, tu diventi concorporeo e consanguineo di Cristo. Avendo ricevuto in noi il suo corpo e il suo sangue, ci trasformiamo in portatori di Cristo, anzi, secondo san Pietro, diventiamo consorti della natura divina.
Un giorno Cristo, disputando con i Giudei, disse: Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete in voi la vita (cfr. Gv 6, 53). E poiché quelli non capirono nel giusto senso spirituale le cose dette, se ne andarono via urtati, pensando che li esortasse a mangiare le carni.
C'erano anche nell'antica alleanza i pani dell'offerta, ma poiché appartenevano all'Antico Testamento, ebbero termine. Nel Nuovo Testamento c'è un pane celeste e una bevanda di salvezza, che santificano l'anima e il corpo. Come infatti il pane fa bene al corpo, così anche il Verbo giova immensamente all'anima.
Perciò non guardare al pane e al vino eucaristici come se fossero semplici e comuni elementi. Sono il corpo e il sangue di Cristo, secondo l'affermazione del Signore. Anche se i sensi ti fanno dubitare, la fede deve renderti certo e sicuro.
Bene istruito su queste cose e animato da saldissima fede, credi che quanto sembra pane, pane non è, anche se al gusto è tale, ma corpo di Cristo. Credi che quanto sembra vino, vino non è, anche se così si presenta al palato, ma sangue di Cristo. Di queste divine realtà già in antico David diceva nei Salmi: « Il pane che sostiene il suo vigore e l'olio che fa brillare il suo volto » (Sal 103, 15). Ebbene sostieni la tua anima, prendendo quel pane come pane spirituale, e fa' brillare il volto della tua anima.
Voglia il cielo che con la faccia illuminata da una coscienza pura, contempli la gloria del Signore come in uno specchio, e proceda di gloria in gloria, in Cristo Gesù, Signore nostro. A lui onore, potestà e gloria nei secoli dei secoli. Amen.



Responsorio: (Cfr. Lc 22, 19; Es 12, 26. 27)

Gesù prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me, alleluia.
Quando i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo rito? Voi direte loro: E' il sacrificio della Pasqua per il Signore;
fate questo in memoria di me, alleluia.


Dalla Lettera ai Romani 14, 7-9

Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, poiché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.


Questo è il giorno, che ha fatto il Signore,
alleluia:
rallegriamoci ed esultiamo,
alleluia.


Invocazioni:

Preghiamo Cristo, pane di vita, che darà la risurrezione gloriosa a coloro che si assidono degnamente alla mensa della sua parola e del suo corpo: Donaci, Signore, la tua gioia pasquale.

Cristo, che risuscitato dai morti, sei diventato principio e fonte della vita immortale,
- benedici e santifica tutti gli uomini della terra.
Tu che doni ai credenti la gioia e la pace,
- fa' che camminiamo in novità di vita nella luce della tua Pasqua.
Conferma nella fede la tua Chiesa pellegrina sulla terra,
- perché renda testimonianza al mondo della tua risurrezione.
Tu che attraverso la passione sei entrato nella gloria del Padre,
- trasforma in gioia perfetta i lutti e i dolori del mondo.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che nella tua immensa bontà estendi a tutti i popoli il dono della fede, guarda i tuoi figli di elezione, perché coloro che sono rinati nel battesimo ricevano la veste candida della vita immortale. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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30/03/2008 06:06

DOMENICA DELL'OTTAVA DI PASQUA


Dai « Discorsi » di sant'Agostino, vescovo



Nuova creatura in Cristo


Rivolgo la mia parola a voi, bambini appena nati, fanciulli in Cristo, nuova prole della Chiesa, grazia del Padre, fecondità della Madre, pio germoglio, sciame novello, fiore del nostro onore e frutto della nostra fatica, mio gaudio e mia corona, a voi tutti che siete qui saldi nel Signore.
Mi rivolgo a voi con le parole stesse dell'apostolo: « Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri » (Rm 13, 14), perché vi rivestiate, anche nella vita, di colui del quale vi siete rivestiti per mezzo del sacramento. « Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più Giudeo, né Greco; non c'è più schiavo, né libero; non c'è più uomo, né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù » (Gal 3, 27-28).
In questo sta proprio la forza del sacramento. E' infatti il sacramento della nuova vita, che comincia in questo tempo con la remissione di tutti i peccati e avrà il suo compimento nella risurrezione dei morti. Infatti siete stati sepolti insieme con Cristo nella morte per mezzo del battesimo, perché, come Cristo è risuscitato dai morti, così anche voi possiate camminare in una vita nuova (cfr. Rm 6, 4).
Ora poi camminate nella fede, per tutto il tempo in cui, dimorando in questo corpo mortale, siete come pellegrini lontani dal Signore. Vostra via sicura si è fatto colui al quale tendete, cioè lo stesso Cristo Gesù, che per voi si è degnato di farsi uomo. Per coloro che lo temono ha riserbato tesori di felicità, che effonderà copiosamente su quanti sperano in lui, allorché riceveranno nella realtà ciò che hanno ricevuto ora nella speranza.
Oggi ricorre l'ottavo giorno della vostra nascita, oggi trova in voi la sua completezza il segno della fede, quel segno che presso gli antichi patriarchi si verificava nella circoncisione, otto giorni dopo la nascita al mondo. Perciò anche il Signore ha impresso il suo sigillo al suo giorno, che è il terzo dopo la passione. Esso però, nel ciclo settimanale, è l'ottavo dopo il settimo cioè dopo il sabato, e il primo della settimana. Cristo, facendo passare il proprio corpo dalla mortalità all'immortalità, ha contrassegnato il suo giorno con il distintivo della risurrezione.
Voi partecipate del medesimo mistero non ancora nella piena realtà, ma nella sicura speranza, perché avete un pegno sicuro, lo Spirito Santo. « Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria » (Col 3, 1-4).



Orazione:

Dio di eterna misericordia, che nella ricorrenza pasquale ravvivi la fede del tuo popolo, accresci in noi la grazia che ci hai dato, perché tutti comprendiamo l'inestimabile ricchezza del battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.








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Seconda settimana di Pasqua

Dall'« Omelìa sulla Pasqua » di un antico autore


La Pasqua spirituale


La Pasqua che noi celebriamo è causa di salvezza per tutti, a cominciare dal primo uomo che è salvato e vivificato in tutti.
Le cose imperfette e temporanee di un tempo, così come le antiche immagini e i simboli delle cose eterne, erano destinati ad adombrare quella verità, che attualmente si è compiuta. Ora che la verità è divenuta presente, il simbolo deve cederle il posto. Accade come quando, arrivato il re, nessuno trascura il re vivo per inchinarsi ancora davanti ad una sua immagine.
Da questo appare chiaro quanto il simbolo sia inferiore alla verità, perché il simbolo ricorda la breve esistenza dei primogeniti giudei, la verità invece, la vita eterna di tutti gli uomini.
Non è gran cosa sfuggire alla morte per breve tempo per colui che è destinato a morire poco dopo, ma è certamente gran cosa sottrarsi del tutto alla morte, come è accaduto a noi per Cristo, per noi sacrificato come nostra Pasqua.
Il nome stesso della festa ci manifesta questo suo alto valore, se viene interpretato nel suo senso esatto. Pasqua infatti significa passaggio, perché l'angelo sterminatore, che faceva morire i primogeniti, passò oltre le case degli ebrei. Ora il passaggio dello sterminatore si verifica veramente in noi, perché ci oltrepassa senza toccarci. In effetti Cristo ci ha risuscitati alla vita eterna.
Il tempo della Pasqua e della salvezza dei primogeniti era considerato inizio dell'anno. Cosa significa ciò sul piano mistico? Che anche per noi il sacrificio della vera Pasqua segna l'inizio della vita eterna. L'anno poi è il simbolo del mondo, perché è come il circolo che nel suo girare, ritorna costantemente su se stesso senza trovare termine in nessun punto.
Il padre del mondo futuro, Cristo, venne sacrificato per noi quasi per annullare il tempo della nostra vita passata, e farcene incominciare una nuova. Infatti mediante il lavacro di rigenerazione ci ha resi partecipi della sua morte e risurrezione. Perciò chiunque è veramente consapevole che la Pasqua venne immolata per la sua salvezza, consideri inizio della sua vita il momento in cui Cristo si è sacrificato per lui. Riconosca fatta a suo beneficio quell'immolazione. Prenda coscienza e capisca che la vita e la grazia gli sono state conquistate a prezzo di un simile sacrificio.
Conosciuto dunque questo, si affretti a inaugurare una nuova vita, e non ritorni più a quella vecchia e sorpassata. Infatti « Noi che già siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? » (Rm 6, 2).



Responsorio: (Cfr. 1 Cor 5, 7-8; Rm 4, 25)

Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova. Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato:
celebriamo dunque la festa nel Signore, alleluia.
Messo a morte per i nostri peccati, è risorto per la nostra giustificazione:
celebriamo dunque la festa nel Signore, alleluia.


Invocazioni:

La gloria di Dio risplende nella morte e risurrezione di Cristo. Nel suo nome innalziamo al Padre la nostra preghiera:
Illumina la nostra vita, Signore.

O Dio, Padre della luce, che hai rischiarato il mondo con la gloria del Cristo risorto,
- guidaci in questo giorno nella luce della fede.
Tu che ci hai aperto in Cristo le porte della vita eterna,
- fa' che il nostro impegno nel mondo sia animato dalla speranza cristiana.
Tu che per mezzo del tuo Figlio ci hai donato lo Spirito Santo,
- rendici testimoni della tua carità.
Per i meriti del tuo Figlio, morto e risorto per liberare il mondo,
- dona a tutti gli uomini pace e salvezza.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa' crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell'eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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02/04/2008 06:25

Seconda settimana di Pasqua


Dai « Discorsi » di san Leone Magno, papa


Cristo vivente nella sua Chiesa


Carissimi, il Figlio di Dio ha assunto la natura umana con una unione così intima da essere l'unico ed identico Cristo non soltanto in colui, che è il primogenito di ogni creatura, ma anche in tutti i suoi santi. E come non si può separare il Capo dalle membra, così le membra non si possono separare dal Capo.
E se è vero che, non è proprio di questa vita, ma di quella eterna, che Dio sia tutto in tutti, è anche vero che fin d'ora egli abita inseparabilmente il suo tempio, che è la Chiesa. Lo promise con le parole: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo » (Mt 28, 20).
Tutto quello dunque che il Figlio di Dio ha fatto e ha insegnato per la riconciliazione del mondo, non lo conosciamo soltanto dalla storia delle sue azioni passate, ma lo sentiamo anche nell'efficacia di ciò che egli compie al presente.
E' lui che, come è nato per opera dello Spirito Santo da una vergine madre, così rende feconda la Chiesa, sua Sposa illibata, con il soffio vitale dello stesso Spirito, perché mediante la rinascita del battesimo, venga generata una moltitudine innumerevole di figli di Dio. Di costoro è scritto: « Non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati » (Gv 1, 13).
E' in lui che viene benedetta la discendenza di Abramo, e tutto il mondo riceve l'adozione divina. Il Patriarca diventa padre delle genti, ma i figli della promessa nascono dalla fede, non dalla carne.
E' lui che, eliminando ogni discriminazione di popoli, e radunando tutti da ogni nazione, forma di tante pecorelle un solo gregge santo. Così ogni giorno compie quanto aveva già promesso, dicendo: « E ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce, e diventeranno un solo gregge e un solo pastore » (Gv 10, 16).
Sebbene infatti egli dica particolarmente a Pietro: « Pasci le mie pecorelle » (Gv 21, 17), nondimeno tutta l'attività dei pastori è guidata e sorretta da lui solo, il Signore. E' lui che, con pascoli ubertosi e ridenti, nutre tutti coloro che vengono a questa Pietra. Cosicché innumerevoli pecorelle, fortificate dalla sovrabbondanza dell'amore, non esitano ad affrontare la morte per la causa del loro Pastore, come egli, il buon Pastore, si è degnato di dare la propria vita per le stesse pecorelle.
Partecipi della sua passione non sono solo i martiri forti e gloriosi, ma anche i fedeli che rinascono, e già nell'atto stesso della loro rigenerazione.
E' questo il motivo per cui la Pasqua viene celebrata, secondo la Legge, negli azzimi della purezza e della verità: la nuova creatura, getta via il fermento della sua malvagità e si inebria e si nutre del Signore stesso.
La nostra partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende ad altro che a trasformarci in quello che riceviamo, a farci rivestire in tutto, nel corpo e nello spirito, di colui nel quale siamo morti, siamo stati sepolti e siamo risuscitati.



Responsorio: (Gv 10, 14; Cfr. Ez 34, 11-13)

Io sono il buon pastore: conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, alleluia.
Io stesso cercherò le mie pecore, le passerò in rassegna, le raccoglierò dalle nazioni e le farò pascolare:
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, alleluia.


Orazione:

O Dio, che con la Pasqua del tuo Figlio hai ristabilito l'uomo nella dignità perduta e gli hai dato la speranza della risurrezione, fa' che il mistero celebrato ogni anno nella fede si attui per sempre nell'amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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03/04/2008 06:43

Seconda settimana di Pasqua


Dai « Trattati » di san Gaudenzio, vescovo


Il dono ereditario del Nuovo Testamento


Il sacrificio celeste istituito da Cristo è veramente il dono ereditario del suo Nuovo Testamento: è il dono che ci ha lasciato come pegno della sua presenza quella notte, quando veniva consegnato per essere crocifisso.
E' il viatico del nostro cammino. E' un alimento e sostegno indispensabile per poter percorrere la via della vita, finché non giungiamo, dopo aver lasciato questo mondo, alla nostra vera meta, che è il Signore. Perciò egli disse: Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete la vita in voi (cfr. Gv 6, 53). E proprio al fine di non lasciarvi privi di questa necessaria risorsa, comandò agli Apostoli, cioè ai primi sacerdoti della Chiesa, di celebrare sempre i misteri della vita eterna. Così le anime redente dal suo sangue prezioso, sarebbero state arricchite dei suoi doni e santificate dal memoriale della sua passione.
E' dunque necessario che i sacramenti siano celebrati dai sacerdoti nelle singole chiese del mondo sino al ritorno di Cristo dal cielo, perché tutti, sacerdoti e laici, abbiano ogni giorno davanti agli occhi la viva rappresentazione della passione del Signore, la tocchino con mano, la ricevano con la bocca e con il cuore e conservino indelebile memoria della nostra redenzione.
Il pane è considerato con ragione immagine del corpo di Cristo. Il pane, infatti, risulta di molti grani di frumento. Essi sono ridotti in farina e la farina poi viene impastata con l'acqua e cotta col fuoco. Così anche il corpo mistico di Cristo è unico, ma è formato da tutta la moltitudine del genere umano, portata alla sua condizione perfetta mediante il fuoco dello Spirito Santo. Il Paràclito esercita sul corpo mistico la stessa azione che esercitò sul corpo fisico di Cristo. Il Redentore, infatti, nacque per opera dello Spirito Santo e, poiché era conveniente che in lui si compisse ogni giustizia, entrato nelle acque del battesimo per consacrarle, fu pieno di Spirito Santo, disceso su di lui, in forma di colomba. Lo dichiara espressamente l'Evangelista: « Gesù pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano » (Lc 4, 1).
Per il sangue di Cristo vale, in un certo senso, l'analogia del vino, simile a quella del pane. Dapprima c'è la raccolta di molti acini o grappoli nella vigna da lui stesso piantata. Segue la pigiatura sul torchio della croce. C'è quindi la fermentazione, che avviene, per virtù propria, negli ampi spazi del cuore, pieno di fede, di coloro che lo assumono.
Liberandovi pertanto dal potere dell'Egitto e del faraone, cioè del diavolo, cercate di ricevere il sacrificio pasquale di salvezza, cioè il corpo e il sangue di Cristo, con tutto l'ardente desiderio del vostro cuore, perché il nostro uomo interiore sia santificato dallo stesso Signore nostro Gesù Cristo, che crediamo presente nei santi sacramenti e la cui virtù dura nel suo inestimabile valore per tutti i secoli.



Responsorio: (Cfr. Lc 22, 19; Gv 6, 50. 51)

Gesù prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me, alleluia.
Questo è il pane disceso dal cielo: Se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno;
fate questo in memoria di me, alleluia.


Invocazioni:

Dio Padre ha dato suo Figlio come principio di risurrezione e di vita nuova. Nel suo nome innalziamo la nostra umile preghiera:
Santifica il tuo popolo, Signore.

Nell'esodo hai guidato gli Ebrei con la colonna di fuoco,
- fa' che il Cristo sia per noi luce di vita.
Sul monte Sinai hai istruito il popolo nella tua legge,
- fa' che il Cristo risorto sia per noi oggi parola di vita.
Nel deserto hai nutrito il tuo popolo con la manna,
- fa' che il Cristo risorto sia per noi oggi pane di vita.
Hai dissetato il tuo popolo con l'acqua scaturita dalla roccia,
- fa' che il Cristo risorto doni a noi oggi colui che è Spirito di vita.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

Donaci, o Padre misericordioso, di gustare in ogni tempo della vita i frutti della Pasqua, che si attua nella celebrazione dei tuoi misteri. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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04/04/2008 06:39

Seconda settimana di Pasqua


Dai « Discorsi » di san Teodoro Studita, abate


La croce di Cristo, nostra salvezza


O dono preziosissimo della croce! Quale splendore appare alla vista! Tutta bellezza e tutta magnificenza. Albero meraviglioso all'occhio e al gusto e non immagine parziale di bene e di male come quello dell'Eden.
E' un albero che dona la vita, non la morte, illumina e non ottenebra, apre l'adito al paradiso, non espelle da esso.
Su quel legno sale Cristo, come un re sul carro trionfale. Sconfigge il diavolo padrone della morte e libera il genere umano dalla schiavitù del tiranno.
Su quel legno sale il Signore, come un valoroso combattente. Viene ferito in battaglia alle mani, ai piedi e al divino costato. Ma con quel sangue guarisce le nostre lividure, cioè la nostra natura ferita dal serpente velenoso.
Prima venimmo uccisi dal legno, ora invece per il legno recuperiamo la vita. Prima fummo ingannati dal legno, ora invece con il legno scacciamo l'astuto serpente. Nuovi e straordinari mutamenti! Al posto della morte ci viene data la vita, invece della corruzione l'immortalità, invece del disonore la gloria.
Perciò non senza ragione esclama il santo Apostolo: « Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo » (Gal 6, 14).
Quella somma sapienza che fiorì dalla croce rese vana la superba sapienza del mondo e la sua arrogante stoltezza. I beni di ogni genere, che ci vennero dalla croce, hanno eliminato i germi della cattiveria e della malizia. All'inizio del mondo solo figure e segni premonitori notificavano ed indicavano i grandi eventi del mondo. Stai attento, infatti tu, chiunque tu sia, che hai grande brama di conoscere. Noè non ha forse evitato per sé, per tutti i suoi familiari ed anche per il bestiame, la catastrofe del diluvio, decretata da Dio, in virtù di un piccolo legno? Pensa alla verga di Mosè. Non fu forse un simbolo della croce? Cambiò l'acqua in sangue, divorò i serpenti fittizi dei maghi, percosse il mare e lo divise in due parti, ricondusse poi le acque del mare al loro normale corso e sommerse i nemici, salvò invece coloro che erano il popolo legittimo. Tale fu anche la verga di Aronne, simbolo della croce, che fiorì in un solo giorno e rivelò il sacerdote legittimo. Anche Abramo prefigurò la croce quando legò il figlio sulla catasta di legna.
La morte fu uccisa dalla croce e Adamo fu restituito alla vita. Della croce tutti gli apostoli si sono gloriati, ogni martire ne venne coronato, e ogni santo santificato. Con la croce abbiamo rivestito Cristo e ci siamo spogliati dell'uomo vecchio. Per mezzo della croce noi, pecorelle di Cristo, siamo stati radunati in un unico ovile e siamo destinati alle eterne dimore.



Responsorio:

Albero glorioso, collocato in mezzo al paradiso, morendo su di te l'autore della salvezza vinse la nostra morte, alleluia.
Fra tutti gli alberi della terra sei il più nobile:
morendo su di te l'autore della salvezza vinse la nostra morte, alleluia.


Invocazioni:

Dio Padre, che ha risuscitato il Cristo suo Figlio, darà la vita anche ai nostri corpi mortali per mezzo dello Spirito Santo, che abita in noi. Diciamo con fede:
Signore, donaci la vita nuova nel tuo Spirito.

Padre Santo, che hai glorificato il tuo Figlio, immolato sulla croce,
- accogli il nostro umile sacrificio e guidaci alla vita eterna.
Guarda con amore gli artigiani, i contadini, gli operai,
- sostieni la loro fatica con la luce della fede.
Fa' che il nostro lavoro glorifichi il tuo nome,
- e giovi all'edificazione del tuo regno.
Aprici gli occhi e il cuore alle necessità dei fratelli,
- fa' che impariamo ad amarci e ad aiutarci sinceramente.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Padre misericordioso, che hai voluto che il tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico, donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.









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Sabato della seconda settimana di Pasqua

Letture:


Dagli Atti degli Apostoli 17, 30b-31:

Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti.


Dalla Lettera ai Romani di san Paolo, apostolo 5, 10-11:

Se quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.


Dalla Prima lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 15, 20-22:

Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.


Dalla Seconda lettera ai Corinzi di san Paolo, apostolo 5, 14-15:

L'amore del Cristo ci sospinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.


Orazione:

O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l'eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo figlio che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Terza domenica di Pasqua


Letture

Dalla 1 Lettera di san Pietro, apostolo 2, 9-10:


Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce (Es 19, 6; Is 43, 20. 21); voi, che un tempo eravate non-popolo, ora siete invece il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia (Os 1, 6. 9).


Responsorio:

Resta con noi, Signore, alleluia, alleluia.
Resta con noi, Signore, alleluia, alleluia.
Ormai si fa sera.
Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Resta con noi, Signore, alleluia, alleluia.



Dalla « Prima Apologia a favore dei cristiani » di san Giustino, martire

La celebrazione dell'Eucaristia


A nessun altro è lecito partecipare all'Eucaristia, se non a colui che crede essere vere le cose che insegniamo, e che sia stato purificato da quel lavacro istituito per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e poi viva così come Cristo ha insegnato.
Noi infatti crediamo che Gesù Cristo, nostro Salvatore, si è fatto uomo per l'intervento del Verbo di Dio. Si è fatto uomo di carne e sangue per la nostra salvezza. Così crediamo pure che quel cibo sul quale sono state rese grazie con le stesse parole pronunciate da lui, quel cibo che, trasformato, alimenta i nostri corpi e il nostro sangue, è la carne e il sangue di Gesù fatto uomo.
Gli apostoli nelle memorie da loro lasciate e chiamate vangeli, ci hanno tramandato che Gesù ha comandato così: Preso il pane e rese grazie, egli disse: « Fate questo in memoria di me. Questo è il mio corpo ». E allo stesso modo, preso il calice e rese grazie, dissde: « questo è il mio sangue » e lo diede solamente a loro.
Da allora noi facciamo sempre memoria di questo fatto nelle nostre assemblee e chi di noi ha qualcosa, soccorre tutti quelli che sono nel bisogno, e stiamo sempre insieme. Per tutto ciò di cui ci nutriamo benediciamo il creatore dell'universo per mezzo del suo Figlio Gesù e dello Spirito Santo.
E nel giorno, detto del Sole, si fa l'adunanza. Tutti coloro che abitano in città o in campagna convergono nello stesso luogo, e si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo permette.
Poi, quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parole di ammonimento e di esortazione che incitano a imitare gesta così belle.
Quindi tutti insieme ci alziamo ed eleviamo preghiere e, finito di pregare, viene recato pane, vino e acqua. Allora colui che presiede formula la preghiera di lode e di ringraziamento con tutto il fervore e il popolo acclama: Amen! Infine a ciascuno dei presenti si distribuiscono e si partecipano gli elementi sui quali furono rese grazie, mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi.
Alla fine coloro che hanno in abbondanza e lo vogliono, dànno a loro piacimento quanto credono. Ciò che viene raccolto, è deposto presso colui che presiede ed egli soccorre gli orfani e le vedove e coloro che per malattia o per altra ragione sono nel bisogno, quindi anche coloro che sono in carcere e i pellegrini che arrivano da fuori. In una parola, si prende cura di tutta i bisognosi.
Ci raduniamo tutti insieme nel giorno del Sole, sia perché questo è il primo giorno in cui Dio, volgendo in fuga le tenebre e il caos, creò il mondo, sia perché Gesù Cristo nostro Salvatore risuscitò dai morti nel medesimo giorno. Lo crocifissero infatti nel giorno precedente quello di Saturno e l'indomani di quel medesimo giorno, cioè nel giorno del Sole, essendo apparso ai suoi apostoli e ai discepoli, insegnò quelle cose che vi abbiamo trasmesso perché le prendiate in seria considerazione.


Responsorio:

Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù lasciò il memoriale della sua morte. Istituì il sacramento del suo corpo e sangue, alleluia.
Diede il suo corpo in cibo, in bevanda il suo sangue, dicendo: Fate questo in memoria di me.
Istituì il sacramento del suo corpo e sangue, alleluia.


Orazione:

Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come ora si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regnsa con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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07/04/2008 04:00

Terza settimana di Pasqua - Lunedì


Dal « Commento sulla prima lettera di Pietro » di san Beda Venerabile, sacerdote


Stirpe eletta, sacerdozio regale


« Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale » (1 Pt 2, 9). Questa testimonianza di lode una volta fu data all'antico popolo di Dio per mezzo di Mosé. Ora ben a ragione l'apostolo Pietro la dà ai pagani perché hanno creduto in Cristo, il quale come pietra angolare ha accolto le genti in quella salvezza che Israele aveva avuto per sé.
Chiama i cristiani « stirpe eletta » per la fede, per distinguerli da coloro che col rigettare la pietra viva, sono diventati réprobi.
Poi « sacerdozio regale » perché sono uniti al corpo di colui che è re sommo e vero sacerdote, il quale in quanto re, dona ai suoi il regno e, in quanto pontefice, purifica i loro peccati col sacrificio del suo sangue. Li chiama « sacerdozio regale » perché si ricordino di sperare un regno senza fine e di offrire sempre a Dio i sacrifici di una condotta senza macchia.
Sono chiamati anche « gente santa e popolo che Dio si è acquistato » secondo quello che dice l'apostolo Paolo, esponendo il detto del profeta: Il mio giusto poi vive di fede; se invece indietreggia, non si compiace in lui l'anima mia; ma noi, dice, non siamo di quelli che si sottraggono per loro perdizione, ma gente che sta salda nella fede per salvare l'anima propria (cfr. Eb 10, 38). E negli Atti degli Apostoli: « Lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue » (At 20, 28).
Perciò siamo diventati « popolo che Dio si è acquistato » con il sangue del nostro Redentore, cosa che era una volta il popolo d'Israele redento dal sangue dell'agnello in Egitto.
Perciò nel versetto seguente, dopo di avere ricordato misticamente l'antica storia, insegna che questa deve essere compiuta anche in senso spirituale dal nuovo popolo di Dio dicendo: Perché abbiate ad annunziare i suoi prodigi (cfr. 1 Pt 2, 9). Come infatti coloro che da Mosè furono liberati dalla schiavitù egizia intonarono un canto trionfale al Signore, dopo il passaggio del Mar Rosso e l'annegamento dell'esercito del faraone, così bisogna che anche noi, dopo aver ricevuto la remissione dei peccati nel battesimo, ringraziamo degnamente per i benefici celesti.
Infatti gli Egizi, che angariavano il popolo di Dio, e che significano anche « tenebre » e « tribolazione », simboleggiano bene i peccati che ci perseguitano, ma che sono stati distrutti nel battesimo.
Anche la liberazione dei figli d'Israele e il loro arrivo alla terra da tempo promessa, ben si addice al mistero della nostra redenzione, per mezzo della quale aspiriamo alla luce della celeste dimora, sotto l'illuminazione e la guida della grazia di Cristo; la luce di questa grazia la dimostrò anche quella nube e colonna di fuoco che per tutto quel viaggio li difese dall'oscurità della notte e, attraverso un cammino pieno di indescrivibili peripezie, li condusse alla promessa patria definitiva.


Responsorio: (Cfr. 1 Pt 2, 9; Dt 7, 7; 13, 6)

Voi siete la stirpe eletta, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato: proclamate le opere meravigliose di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce, alleluia.
Il Signore vi ha scelto e vi ha riscattato dalla condizione di servi:
proclamate le opere meravigliose di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce, alleluia.


Orazione:

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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08/04/2008 06:45

Terza settimana di Pasqua - martedì


Dai « Discorsi » di sant'Agostino, vescovo


Cantiamo al Signore il canto dell'amore


« Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell'assemblea dei fedeli » (Sal 149, 1).
Siamo stati esortati a cantare al Signore un canto nuovo. L'uomo nuovo conosce il canto nuovo. Il cantare è segno di letizia e, se consideriamo la cosa più attentamente, anche espressione di amore.
Colui dunque che sa amare la vita nuova, sa cantare anche il canto nuovo. Che cosa sia questa vita nuova, dobbiamo saperlo in vista del canto nuovo. Infatti tutto appartiene a un solo regno: l'uomo nuovo, il canto nuovo, il Testamento nuovo. Perciò l'uomo nuovo canterà il canto nuovo e apparterrà al Testamento nuovo.
Non c'è nessuno che non ami, ma bisogna vedere che cosa ama. Non siamo esortati a non amare, ma a scegliere l'oggetto del nostro amore. Ma che cosa sceglieremo, se prima non veniamo scelti? Poiché non amiamo, se prima non siamo amati. Ascoltate l'apostolo Giovanni: Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4, 10).
Cerca per l'uomo il motivo per cui debba amare Dio e non troverai che questo: perché Dio per primo lo ha amato. Colui che noi abbiamo amato, ha dato già se stesso per noi, ha dato ciò per cui potessimo amarlo.
Che cosa abbia dato perché lo amassimo, ascoltatelo più chiaramente dall'apostolo Paolo: « L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori » (Rm 5, 5). Da dove? Forse da noi? No. Da chi dunque? « Per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato » (Rm 5, 5).
Avendo dunque una sì grande fiducia, amiamo Dio per mezzo di Dio.
Ascoltate più chiaramente lo stesso Giovanni: « Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui » (1 Gv 4, 16).
Non basta dire: « L'amore è da Dio » (1 Gv 4, 7). Chi di noi oserebbe dire ciò che è stato detto: « Dio è amore »? Lo disse colui che sapeva ciò che aveva.
Dio ci si offre in un modo completo. Ci dice: Amatemi e mi avrete, perché non potete amarmi, se già non mi possedete.
O fratelli, o figli, o popolo cristiano, o santa e celeste stirpe, o rigenerati in Cristo, o creature di un mondo divino, ascoltate me, anzi per mezzo mio: « Cantate al Signore un canto nuovo ».
Ecco, tu dici, io canto. Tu canti, certo, lo sento che canti. Ma bada che la tua vita non abbia a testimoniare contro la tua voce.
Cantate con la voce, cantate con il cuore, cantate con la bocca, cantate con la vostra condotta santa. « Cantate al Signore un canto nuovo ».
Mi domandate che cosa dovete cantare di colui che amate? Parlate senza dubbio di colui che amate, di lui volete cantare. Cercate le lodi da cantare? L'avete sentito: « Cantate al Signore un canto nuovo ». Cercate le lodi? « La sua lode risuoni nell'assemblea dei fedeli ».
Il cantore diventa egli stesso la lode del suo canto.
Volete dire le lodi a Dio? Siate voi stessi quella lode che si deve dire, e sarete la sua lode, se vivrete bene.



Responsorio: (Cfr. Rm 6, 4; 1 Gv 3, 23; Sal 149, 1)

Come Cristo fu risuscitato da morte dalla potenza gloriosa del Padre, così anche noi camminiamo in una vita nuova. Amiamoci gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato, alleluia.
Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell'assemblea dei santi.
Amiamoci gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato, alleluia.


Orazione:

O Dio, che agli uomini nati a nuova vita dall'acqua e dallo Spirito Santo apri la porta del tuo regno, accresci in noi la grazia del battesimo perché liberi da ogni colpa possiamo ereditare i beni da te promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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09/04/2008 02:05

Terza settimana di Pasqua - mercoledì


Dalla « Prima Apologia a favore dei cristiani » di san Giustino, martire


Il lavacro della rigenerazione


Esporremo come noi, rinnovati per mezzo di Cristo, ci siamo consacrati a Dio. Coloro, che arrivati alla certezza, hanno creduto alle verità da noi insegnate e proclamate e hanno promesso di vivere in modo ad esse conforme, vengono guidati a pregare, e a domandare a Dio il perdono dei peccati. Noi insegniamo loro ad accompagnare la preghiera con il digiuno, ma anche noi preghiamo e digiuniamo in piena solidarietà con essi.
Quindi li conduciamo al fonte dell'acqua e là vengono rigenerati allo stesso modo con cui siamo stati rigenerati anche noi. Infatti allora ricevono il lavacro dell'acqua nel nome del Creatore e Dio Signore di tutte le cose, del Salvatore nostro Gesù Cristo e dello Spirito Santo.
Gesù infatti ha detto: Se non rinascerete non entrerete nel regno dei cieli (cfr. Mt 18, 3). Non si tratta, ovviamente, di rientrare nel grembo materno, perché la nascita di cui parliamo è spirituale.
Il profeta Isaia ha spiegato in quale modo si liberano dai peccati coloro che li hanno commessi e fanno penitenza: Lavatevi, purificatevi, togliete il male dalle vostre anime. Imparate a fare il bene, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova. Su, venite e discutiamo, dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, li renderò bianchi come la neve. Ma se non ascolterete sarete divorati dalla spada, perché la bocca del Signore ha parlato (cfr. Is 1, 16-20).
Questa dottrina l'abbiamo ricevuta dagli apostoli. Nella nostra prima nascita siamo stati messi al mondo dai genitori per istinto naturale e in modo inconscio. Ora non vogliamo restare figli della semplice natura e dell'ignoranza, ma di una scelta consapevole. Vogliamo ottenere nell'acqua salutare la remissione delle colpe commesse. Per questo su chi desidera di essere rigenerato e ha fatto penitenza dei peccati, si pronunzia il nome del Creatore e Signore Dio dell'universo. E' questo solo nome che invochiamo su colui che viene condotto al lavacro del battesimo.
Il lavacro si chiama illuminazione, perché coloro che imparano le verità ricordate sono illuminati nella loro mente. Colui che viene illuminato è anche lavato. E' illuminato e lavato nel nome di Gesù Cristo crocifisso sotto Ponzio Pilato, è illuminato e lavato nel nome dello Spirito Santo, che ha preannunziato per mezzo dei profeti tutte le cose riguardanti Gesù.



Responsorio: (Cfr. Gv 3, 5-6)

Disse Gesù a Nicodemo: In verità, in verità ti dico, chi non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio, alleluia.
Quel che è nato dalla carne è carne; quel che è nato dallo Spirito, è Spirito;
chi non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio, alleluia.


Invocazioni:

Preghiamo con fiducia il Cristo, morto a causa dei nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione:
Salva il tuo popolo, Signore, per la tua risurrezione.

Cristo, che risorgendo dai morti ci hai ridonato la speranza nella vita immortale,
- guidaci in questo giorno con la forza del tuo Spirito.
Tu che regni glorioso nell'assemblea degli angeli e dei santi,
- rendici adoratori del Padre in spirito e verità.
Mostra la tua misericordia al popolo che proclama la tua risurrezione,
- liberaci oggi e sempre dalle insidie del male.
Cristo, re dei secoli, quando verrai nella gloria,
- riunisci i tuoi fedeli nella gioia senza fine.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

Assisti, o Dio nostro Padre, questa tua famiglia raccolta in preghiera: tu che ci hai dato la grazia della fede, donaci di aver parte all'eredità eterna con il nostro Signore risorto. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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10/04/2008 01:14

Terza settimana di Pasqua - giovedì


Dal Trattato « Contro le eresie » di sant'Ireneo, vescovo


L'Eucaristia pegno di risurrezione


Se la carne non viene salvata, allora né il Signore ci ha redenti col suo sangue, né il calice dell'Eucaristia è la comunione del suo sangue, né il pane che spezziamo è la comunione del suo corpo. Il sangue infatti non viene se non dalle vene e dalla carne e da tutta la sostanza dell'uomo nella quale veramente si è incarnato il Verbo di Dio. Ci ha redenti con il suo sangue, come dice anche il suo Apostolo: in lui abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati per mezzo del suo sangue (cfr. Ef 1, 7).
Noi siamo sue membra, ma siamo nutriti dalle cose create, che egli stesso mette a nostra disposizione, facendo sorgere il suo sole e cadere la pioggia come vuole. Questo calice, che viene dalla creazione, egli ha dichiarato che è il suo sangue, con cui alimenta il nostro sangue. Così pure questo pane, che viene dalla creazione, egli ha assicurato che è il suo corpo con cui nutre i nostri corpi.
Il vino mescolato nel calice e il pane confezionato ricevono la parola di Dio e diventano Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo. Da essi è alimentata e prende consistenza la sostanza della nostra carne. E allora come possono alcuni affermare che la carne non è capace di ricevere il dono di Dio, cioè la vita eterna, quando viene nutrita dal sangue e dal corpo di Cristo, al quale appartiene come parte delle sue membra? Lo dice l'Apostolo nella lettera agli Efesini: Siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa (cfr. Ef 5, 30), e queste cose non le dice di un uomo spirituale e invisibile - uno spirito infatti non ha né ossa né carne (cfr. Lc 24, 39) - ma di un uomo vero, che consta di carne, nervi e ossa, e che viene alimentato dal calice che è il sangue di Cristo e sostenuto dal pane, che è il corpo di Cristo.
Il tralcio della vite, piantato in terra, porta frutto a suo tempo, e il grano di frumento caduto nella terra, e in essa dissolto, risorge moltiplicato per virtù dello Spirito di Dio, che abbraccia ogni cosa. Tutto questo poi dalla sapienza è messo a disposizione dell'uomo, e, ricevendo la parola di Dio, diventa Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo. Così anche i nostri corpi, nutriti dall'Eucaristia, deposti nella terra e andati in dissoluzione, risorgeranno a suo tempo, perché il Verbo dona loro la risurrezione, a gloria di Dio Padre. Egli circonda di immortalità questo corpo mortale, e largisce gratuitamente l'incorruzione alla carne corruttibile. In questa maniera la forza di Dio si manifesta pienamente nella debolezza degli uomini.


Responsorio: (Cfr. Gv 6, 48-51)

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo: chi ne mangia non può morire, alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno;
chi ne mangia non può morire, alleluia.


Orazione:

O Dio, che in questi giorni pasquali ci hai rivelato la grandezza del tuo amore, fa' che accogliamo pienamente il dono della salvezza, perché, liberi dall'oscurità del peccato, aderiamo sempre più alla tua parola di verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Terza settimana di Pasqua - venerdì


Dai « Discorsi » di sant'Efrem, diacono


La croce di Cristo, salvezza del mondo


Il nostro Signore fu schiacciato dalla morte, ma a sua volta egli la calpestò come una strada battuta. Si sottomise spontaneamente alla morte, accettò volontariamente la morte, per distruggere quella morte, che non voleva morire. Nostro Signore infatti uscì reggendo la croce perché così volle la morte. Ma sulla croce col suo grido trasse i morti fuori dagli inferi, nonostante che la morte cercasse di opporsi.
La morte lo ha ucciso nel corpo, che egli aveva assunto. Ma con le stesse armi egli trionfò sulla morte. La divinità si nascose sotto l'umanità e si avvicinò alla morte, la quale uccise e a sua volta fu uccisa. La morte uccise la vita naturale, ma venne uccisa dalla vita soprannaturale. Siccome la morte non poteva inghiottire il Verbo senza il corpo, né gli inferi accoglierlo senza la carne, egli nacque dalla Vergine, per poter scendere mediante il corpo al regno dei morti. Ma una volta giunto colà col corpo che aveva assunto, distrusse e disperse tutte le ricchezze e tutti i tesori infernali.
Cristo venne da Eva, genitrice di tutti i viventi. Ella è la vigna, la cui siepe fu aperta proprio dalla morte per le mani di quella stessa Eva che doveva, per questo, gustare i frutti della morte.
Eva, madre di tutti i viventi, divenne anche causa di morte per tutti i viventi.
Fiorì per Maria, nuova vite rispetto all'antica Eva, ed in lei prese dimora la nuova vita, Cristo. Avvenne allora che la morte si avvicinasse a lui per divorarlo con la sua abituale sicurezza e ineluttabilità. Non si accorse, però, che nel frutto mortale, che mangiava, era nascosta la Vita. Fu questa che causò la fine della inconsapevole e incauta divoratrice. La morte lo inghiottì senza alcun timore ed egli liberò la vita e con essa la moltitudine degli uomini.
Fu ben potente il figlio del falegname, che portò la sua croce sopra gli inferi che ingoiavano tutto e trasferì il genere umano nella casa della vita. Siccome poi a causa del legno il genere umano era sprofondato in questi luoghi sotterranei, sopra un legno entrò nell'abitazione della vita. Perciò in quel legno in cui era stato innestato il ramoscello amaro, venne innestato un ramoscello dolce, perché riconosciamo colui al quale nessuna creatura è in grado di resistere.
Gloria a te che della tua croce hai fatto un ponte sulla morte. Attraverso questo ponte le anime si possono trasferire dalla regione della morte a quella della vita. Gloria a te che ti sei rivestito del corpo dell'uomo mortale e lo hai trasformato in sorgente di vita per tutti i mortali.
Tu ora certo vivi. Coloro che ti hanno ucciso hanno agito verso la tua vita come gli agricoltori. La seminarono come frumento nel solco profondo. Ma di là rifiorì e fece risorgere con sé tutti.
Venite, offriamo il nostro amore come sacrificio grande e universale, eleviamo cantici solenni e rivolgiamo preghiere a colui che offrì la sua croce in sacrificio a Dio, per rendere ricchi tutti noi del suo inestimabile tesoro.


Responsorio: (Cfr. 1 Cor 15, 55-56. 57; 2 Cor 4, 13. 14)

Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato. Grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Alleluia.
Animati dallo spirito di fede, noi crediamo che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi insieme con lui.
Grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Alleluia.


Orazione:

O Dio onnipotente, che ci hai dato la grazia di conoscere il lieto annunzio della risurrezione, fa' che risorgiamo a nuova vita per la forza del tuo Spirito di amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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12/04/2008 04:52


Terza settimana di Pasqua - sabato


Ieri, 11 aprile, ricorreva la memoria di:
SANTO STANISLAO, VESCOVO E MARTIRE

Nacque a Szczepanowski in Polonia, circa il 1030 e studiò a Liegi. Ordinato sacerdote successe poi al vescovo di Cracovia, Lamberto, nel 1071. Governò da buon pastore la sua chiesa, aiutò i poveri, visitò ogni anno i suoi sacerdoti. Fu fatto uccidere nel 1097 dal re Boleslao, che egli aveva rimproverato.


Lettura

Dalle « Lettere » di san Cipriano, vescovo e martire


Combattendo la battaglia della fede


Mentre lottiamo e combattiamo la battaglia della fede, Dio ci guarda, ci guardano i suoi angeli, ci guarda anche Cristo. Che onore grande e che felicità combattere sotto lo sguardo di Dio, essere coronati da Cristo giudice!
Armiamoci, fratelli carissimi, raccogliamo tutte le forze e disponiamoci alla battaglia con animo integro, con fede piena e con virtù solide. Tutte le schiere di Dio avanzino così verso il combattimento che devono sostenere.
L'Apostolo ci insegna ad armarci e a prepararci dicendo: « Cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace, tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno. Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio » (Ef 6, 14-17).
Prendiamo queste armi, muniamoci di queste difese spirituali e celesti per poter resistere e respingere gli assalti del diavolo nel giorno del male.
Rivestiamoci della corazza della giustizia, perché il nostro petto sia difeso e protetto contro i colpi del nemico. I nostri piedi siano calzati e muniti dell'insegnamento evangelico. Cominciando così a calpestare e a schiacciare il serpente, non saremo morsi e vinti da lui.
Teniamo saldamente lo scudo della fede, Perché contro di esso si estingua ogni dardo infuocato che il nemico ci scaglia addosso.
Prendiamo anche a protezione della testa l'elmo spirituale, per difendere i nostri orecchi dall'ascolto di parole mortifere, i nostri occhi da immagini detestabili. Sia premunita la fronte per conservare inviolato il segno di Dio, la nostra bocca per confessare vittoriosamente il Signore Gesù Cristo.
Armiamo anche la nostra destra con la spada spirituale, perché respinga vigorosamente i sacrifici immondi e, memore dell'Eucaristia, prenda il corpo del Signore, lo stringa in attesa di ricevere poi da Dio il premio delle celesti corone.
Queste cose, fratelli carissimi, restino nei vostri cuori. Se, mentre pensiamo e meditiamo queste cose, arriverà il giorno della persecuzione, il soldato di Cristo, istruito dai suoi precetti e dai suoi moniti, non temerà la battaglia, ma sarà pronto per la corona.



Responsorio:

Per il suo Dio santo Stanislao ha lottato fino alla morte, ha superato la prova: la sua forza era Cristo, alleluia.
Alla vita in questo mondo ha preferito il regno dei cieli:
la sua forza era Cristo, alleluia.


Orazione:

Signore, che al santo vescovo Stanislao hai dato la grazia di concludere con il martirio il suo servizio pastorale, concedi anche a noi, che lo veneriamo come intercessore, di perseverare, forti nella fede, per tutti i giorni della nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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