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Pioggia di Vita, per chi crede e per chi non crede

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2013 11:23
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22 febbraio - CATTEDRA DI SAN PIETRO, APOSTOLO


Il 22 febbraio ricorre la festa della Cattedra di san Pietro, apostolo.

La festa della Cattedra di Pietro fu celebrata in questo giorno a Roma fin dal sec. IV, per significare il fondamento e l'unità della dottrina che poggia sopra l'Apostolo.


Lettura:

Dai « Discorsi » di san Leone Magno, papa


La Chiesa di Cristo s'innalza sulla salda fede di Pietro


Tra tutti gli uomini solo Pietro viene scelto per essere il primo a chiamare tutte le genti alla salvezza e per essere il capo di tutti gli apostoli e di tutti i Padri della Chiesa. Nel popolo di Dio sono molti i sacerdoti e i pastori, ma la vera guida di tutti è Pietro, sotto la scorta suprema di Cristo. Carissimi, Dio si è degnato di rendere quest'uomo partecipe del suo potere in misura grande e mirabile. E se ha voluto che anche gli altri principi della Chiesa avessero qualche cosa in comune con lui, è sempre per mezzo di lui che trasmette quanto agli altri non ha negato.
A tutti gli apostoli il Signore domanda che cosa gli uomini pensino di lui e tutti danno la stessa risposta fino a che essa continua ad essere l'espressione ambigua della comune ignoranza umana. Ma quando gli apostoli sono interpellati sulla loro opinione personale, allora il primo a professare la fede nel Signore è colui che è primo anche nella dignità apostolica.
Egli dice: « Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente »; e Gesù gli risponde: « Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli » (Mt 16, 16-17). Ciò significa: tu sei beato perché il Padre mio ti ha ammaestrato, e non ti sei lasciato ingannare da opinioni umane, ma sei stato istruito da un'ispirazione celeste. La mia identità non te l'ha rivelata la carne e il sangue, ma colui del quale io sono il Figlio unigenito. Gesù continua: « E io ti dico »: cioè come il Padre mio ti ha rivelato la mia divinità, così io ti manifesto la tua dignità. « Tu sei Pietro ». Ciò significa che se io sono la pietra inviolabile, la pietra angolare che ha fatto dei due un popolo solo (cfr. Ef 2, 14. 20), il fondamento che nessuno può sostituire, anche sei tu sei pietra, perché la mia forza ti rende saldo. Così la mia prerogativa personale è comunicata anche a te per partecipazione. « E su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa » (Mt 16, 18). Cioè, su questa solida base voglio costruire il mio tempio eterno. La mia Chiesa, destinata a innalzarsi fino al cielo, dovrà poggiare sulla solidità di questa fede.
Le porte degli inferi non possono impedire questa professione di fede, che sfugge anche ai legami della morte. Essa infatti è parola di vita, che solleva al cielo chi la proferisce e sprofonda nell'inferno chi la nega. E' per questo che a san Pietro viene detto: « A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli » (Mt 16, 19). Certo, il diritto di esercitare questo potere è stato trasmesso anche agli altri apostoli, questo decreto sostitutivo è passato a tutti i principi della Chiesa. Ma non senza ragione è stato consegnato a uno solo ciò che doveva essere comunicato a tutti. Questo potere infatti è affidato personalmente a Pietro, perché la dignità di Pietro supera quella di tutti i capi della Chiesa.



Responsorio: (Cfr Mt 16, 19)

Simon Pietro prima di chiamarti dalla barca, ti ho conosciuto; ti ho messo a capo del mio popolo, ti ho consegnato le chiavi del regno dei cieli.
Ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, ciò che scioglierai, sarà sciolto:
ti ho consegnato le chiavi del regno dei cieli.


Orazione:

Concedi, o Dio onnipotente, che tra gli sconvolgimenti del mondo non si turbi la tua Chiesa, che hai fondato sulla roccia con la professione di fede dell'apostolo Pietro. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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23/02/2008 07:03

Tempo di Quaresima


Lettura:


Dal trattato « Sulla fuga dal mondo » di sant'Ambrogio, vescovo

Aderiamo a Dio, unico vero bene


Dov'è il cuore dell'uomo ivi è anche il suo tesoro. Infatti il Signore non suole negare il buon dono a quanti lo pregano.
Pertanto, poiché il Signore è buono e lo è soprattutto per quelli che lo aspettano pazientemente, aderiamo a lui, stiamo con lui con tutta la nostra anima, con tutto il cuore, con tutta la forza, per restare nella sua luce, vedere la sua gloria e godere della grazia della felicità suprema. Eleviamo dunque l'anima a quel Bene, restiamo in esso, aderiamo ad esso; a quel Bene, che è al di sopra di ogni nostro pensiero e di ogni considerazione e che elargisce pace e tranquillità senza fine, una pace che supera ogni nostra comprensione e sentimento.
Quello è il Bene che pervade tutto e tutti viviamo in esso e da esso dipendiamo, mentre esso non ha nulla al di sopra di sé, ma è divino. Nessuno infatti è buono se non Dio solo: perciò tutto quello che è buono è divino e tutto quello che è divino è buono, per cui è detto: « Tu apri la mano, si saziano di beni » (Sal 103, 28); a ragione, infatti, per la bontà di Dio ci vengono date tutte le cose buone perché a esse non è mischiato alcun male.
Questi beni la Scrittura li promette ai fedeli dicendo: « Mangerete i frutti della terra » (Is 1, 19).
Siamo morti con Cristo; portiamo sempre e in ogni luogo nel nostro corpo la morte di Cristo perché anche la vita di Cristo si manifesti in noi. Dunque, ormai non viviamo più la nostra vita, ma la vita di Cristo, vita di castità, di semplicità e di tutte le virtù. Siamo risorti con Cristo, viviamo dunque in lui, ascendiamo in lui perché il serpente non possa trovare sulla terra il nostro calcagno da mordere.
Fuggiamo di qui. Anche se sei trattenuto dal corpo, puoi fuggire con l'anima, puoi essere qui e rimanere presso il Signore se la tua anima aderisce a lui, se cammini dietro a lui con i tuoi pensieri, se segui le sue vie nella fede, non nella visione; se ti rifugi in lui; perché è rifugio e fortezza colui al quale Davide dice: In te mi sono rifugiato e non mi sono ingannato (cfr Sal 76, 3 volg.)
Pertanto siccome Dio è rifugio, e Dio è in cielo e sopra i cieli, allora dobbiamo fuggire di qui verso lassù dove regna la pace, il riposo dalle fatiche, dove festeggeremo il grande sabato, come disse Mosè: « Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te » (Lv 25, 6). Infatti riposare in Dio e vedere le sue delizie è come sedere a mensa ed essere pieni di felicità e di tranquillità.
Fuggiamo dunque come cervi alle fonti d'acqua, anche la nostra anima abbia sete di quello di cui era assetato Davide. Qual è quella sorgente? Ascolta colui che dice: « E' in te la sorgente della vita » (Sal 35, 10): dice la mia anima a questa fonte: Quando verrò e vedrò il tuo volto? (cfr. Sal 41, 3). La sorgente infatti è Dio.



Responsorio:

Amerai il signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente. Questo è il più grande, il primo dei comandamenti.
Questo ti chiede il Signore: di temere, amare e servire il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima.
Questo è il più grande, il primo dei comandamenti.


Orazione:

O Dio, che per mezzo dei sacramenti ci rendi partecipi del tuo mistero di gloria, guidaci attraverso le esperienze della vita, perché possiamo giungere alla splendida luce in cui è la tua dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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24/02/2008 06:45

Tempo di Quaresima - Terza domenica

Lettura:


Dai « Trattati su Giovanni » di sant'Agostino, vescovo


Arriva una donna di Samaria ad attingere acqua


« Arrivò intanto una donna » (Gv 4, 7): figura della Chiesa, non ancora giustificata, ma ormai sul punto di esserlo. E' questo il tema della conversazione.
Viene senza sapere, trova Gesù che inizia il discorso con lei.
Vediamo su che cosa, vediamo perché « Venne una donna di Samaria ad attingere acqua ». I samaritani non appartenevano al popolo giudeo: erano infatti degli stranieri. E' significativo il fatto che questa donna, la quale era figura della Chiesa, provenisse da un popolo straniero. La Chiesa infatti sarebbe venuta dai pagani, che, per i giudei erano stranieri.
Riconosciamoci in lei, e in lei ringraziamo Dio per noi. Ella era una figura non la verità, perché anch'essa prima rappresentò la figura per diventare in seguito verità. Infatti credette in lui, che voleva fare di lei la nostra figura. « Venne, dunque, ad attingere acqua ». Era semplicemente venuta ad attingere acqua, come sogliono fare uomini e donne.
« Le disse Gesù: Dammi da bere. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana? I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani » (Gv 4, 7-9).
Vedete come erano stranieri tra di loro: i giudei non usavano neppure i recipienti dei samaritani. E siccome la donna portava con sé la brocca con cui attingere l'acqua, si meravigliò che un giudeo le domandasse da bere, cosa che i giudei non solevano mai fare. Colui però che domandava da bere, aveva sete della fede della samaritana.
Ascolta ora appunto chi è colui che domanda da bere. « Gesù le rispose: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva » (Gv 4, 10).
Domanda da bere e promette di dissetare. E' bisognoso come uno che aspetta di ricevere, e abbonda come chi è in grado di saziare. « Se tu conoscessi », dice, « il dono di Dio ». Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma Gesù parla alla donna in maniera ancora velata, e a poco a poco si apre una via al cuore di lei. Forse già la istruisce. Che c'è infatti di più dolce e di più affettuoso di questa esortazione: « Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva »?
Quale acqua, dunque, sta per darle, se non quella di cui è scritto: « E' in te la sorgente della vita »? (Sal 35, 10).
Infatti come potranno aver sete coloro che « Si saziano dell'abbondanza della tua casa »? (Sal 35, 9).
Prometteva una certa abbondanza e sazietà di Spirito Santo, ma quella non comprendeva ancora, e, non comprendendo, che cosa rispondeva? La donna gli dice: « Signore dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua » (Gv 4, 15). Il bisogno la costringeva alla fatica, ma la sua debolezza non vi si adattava volentieri. Oh! se avesse sentito: « Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò »! (Mt 11, 28). Infatti Gesù le diceva questo, perché non dovesse più faticare, ma la donna non capiva ancora.



Responsorio: (Cfr. Gv 7, 37-39; 4, 14)

Gesù esclamò ad alta voce: Chi ha sete venga a me e beva. Chi crede in me, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo diceva dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.
Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete.
Questo diceva dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.



Invocazioni:

Benediciamo il nostro Redentore che ci ha meritato questo tempo di salvezza e preghiamo perché ci conceda il dono della conversione:
Crea in noi, Signore, uno spirito nuovo.

Cristo, vita nostra, che mediante il battesimo ci hai sepolti con te nella morte, per renderci partecipi della tua risurrezione,
- donaci di camminare oggi con te nella vita nuova.
Signore, che sei passato fra la gente, sanando e beneficando tutti,
- concedi anche a noi di essere sempre pronti al servizio dei fratelli.
Fa' che ci impegniamo a costruire insieme un mondo più umano e più giusto,
- nella costante ricerca del tuo regno.
Gesù, medico dei corpi e delle anime, guarisci le profonde ferite della nostra umanità,
- perché possiamo godere pienamente dei doni della tua redenzione.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male. Amen.


Orazione:

O Dio misericordioso, fonte di ogni bontà, tu ci hai proposto a rimedio del peccato il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna: guarda benigno a noi che riconosciamo la nostra miseria e, poiché ci opprime il rimorso delle colpe, la tua misericordia ci sollevi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.





[Modificato da auroraageno 24/02/2008 11:21]

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25/02/2008 07:00

Tempo di Quaresima


Lettura:


Dalle « Omelie » di san Basilio Magno, vescovo


Chi si gloria si glori nel Signore



Il sapiente non si glori della sua sapienza, né il forte della sua forza, né il ricco delle sue ricchezze (cfr. Ger 9, 22-23). Ma allora qual è la vera gloria, e in che cosa è grande l'uomo? Dice la Scrittura: In questo si glori colui che si gloria: se conosce e capisce che io sono il Signore.
La grandezza dell'uomo, la sua gloria e la sua maestà consistono nel conoscere ciò che è veramente grande, nell'attaccarsi ad esso e nel chiedere la gloria dal Signore della gloria. Dice infatti l'Apostolo: « Chi si vanta si vanti nel Signore » e lo dice nel seguente contesto: Cristo è stato costituito da Dio « per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché come sta scritto: Chi si vanta si vanti nel Signore » (1 Cor 1, 31). Il perfetto e pieno gloriarsi in Dio, si verifica quando uno non si esalta per la sua giustizia, ma sa di essere destituito della vera giustizia e comprende di essere stato giustificato nella sola fede in Cristo. E proprio in questo si gloria Paolo, il quale disprezza la propria giustizia, e cerca quella che viene da Dio per mezzo di Gesù Cristo cioè la giustizia nella fede. Conosce lui e la potenza della sua risurrezione, partecipa alle sue sofferenze, è reso conforme alla morte di lui per arrivare in quanto possibile alla risurrezione dai morti.
Cade ogni alterigia e ogni superbia. Niente ti è rimasto su cui poterti gloriare, o uomo, poiché la tua gloria e la tua speranza sono situate in lui, perché sia mortificato tutto quello che è tuo e tu possa ricercare la vita futura in Cristo. Abbiamo già le primizie di quella vita, ci troviamo già in essa e viviamo ormai del tutto nella grazia e nel dono di Dio. Dio è lui che suscita in noi il volere e l'operare secondo i suoi benevoli disegni (cfr. Fil 2, 13).
E' ancora Dio che, per mezzo del suo Spirito, rivela la sua sapienza destinata alla nostra gloria.
Dio ci dà la forza e il vigore nelle fatiche. « Ho faticato più di tutti loro » dice Paolo: « non io però, ma la grazia di Dio che è con me » (1 Cor 15, 10).
Dio scampa dai pericoli al di là di ogni speranza umana. Soggiunge infatti l'Apostolo: « Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte per imparare a non riporre fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti. Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà per la speranza che abbiamo riposto in lui, che ci libererà ancora » (2 Cor 1, 10).



Responsorio: (Cfr. Sap 15, 3; Gv 17, 3)

Conoscerti, o Dio, è giustizia perfetta, conoscere la tua potenza è radice di vita immortale.
Questa è la vita eterna: che conosciamo te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo;
conoscere la tua potenza è radice di vita immortale.


Lettura breve:

Esodo 19, 4-6a


Voi stessi avete visto come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa.


Responsorio breve:

Grande pace per chi ama la tua legge.
Grande pace per chi ama la tua legge.
Seguire i tuoi comandi è gioia vera
per chi ama la tua legge.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Grande pace per chi ama la tua legge.


Orazione:

Con la tua continua misericordia, Signore, purifica e rafforza la tua Chiesa, e, poiché non può sostenersi senza di te, non privarla mai della tua guida. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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26/02/2008 06:40

Tempo di Quaresima


Lettura:


Dai « Discorsi » di san Pietro Crisologo, vescovo


La preghiera bussa, il digiuno ottiene,
la misericordia riceve



Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra.
Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni, Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.
Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri. E' un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé.
O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.
Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un'unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un'unica difesa, un'unica preghiera sotto tre aspetti.
Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo le nostre anime col digiuno perché non c'è nulla di più gradito che possiamo offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: « Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi » (Sal 50, 19).
O uomo, offri a Dio la tua anima ed offri l'oblazione del digiuno, perché sia pura l'ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può non avere se stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla misericordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sràdichi i vizi, semini le virtù, il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia.
O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai.
Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità ad un altro, tu non lo avrai.



Responsorio: (Cfr. Tb 12, 8. 9)

Buona cosa è la preghiera con il digiuno e l'elemosina. L'elemosina salva dalla morte e purifica dal peccato.
Chi fa l'elemosina, godrà lunga vita:
l'elemosina salva dalla morte e purifica dal peccato.



Lettura breve:

Gioele 2, 12-13


Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all'ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura.



Responsorio breve:

Lavami da tutte le mie colpe nella tua misericordia.
Lavami da tutte le mie colpe nella tua misericordia.
Cancella, Signore, il mio peccato
nella tua misericordia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Lavami da tutte le mie colpe nella tua misericordia.


Orazione:

Non ci abbandoni mai la tua grazia, Signore, ci renda fedeli al tuo santo servizio e ci ottenga sempre il tuo aiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Lettura:


Dal « Libro ad Autolico » di san Teofilo di Antiochia


Beati i puri di cuore perché vedranno Dio


Se dici: Fammi vedere il tuo Dio, io ti dirò: Fammi vedere l'uomo che è in te, e io ti mostrerò il mio Dio. Fammi vedere quindi se gli occhi della tua anima vedono e le orecchie del tuo cuore ascoltano.
Infatti quelli che vedono con gli occhi del corpo, percepiscono ciò che si svolge in questa vita terrena e distinguono le cose differenti tra di loro: la luce e le tenebre, il bianco e il nero, il brutto e il bello, l'armonioso e il caotico, quanto è ben misurato e quanto non lo è, quanto eccede nelle sue componenti e quanto ne è mancante. La stessa cosa si può dire di quanto è di pertinenza delle orecchie e cioè i suoni acuti, i gravi e i dolci.
Allo stesso modo si comportano anche gli orecchi del cuore e gli occhi dell'anima in ordine alla vista di Dio.
Dio, infatti, viene visto da coloro che lo possono vedere cioè da quelli che hanno gli occhi. Ma alcuni li hanno annebbiati e non vedono la luce del sole. Tuttavia per il fatto che i ciechi non vedono, non si può concludere che la luce del sole non brilla. Giustamente perciò essi attribuiscono la loro oscurità a se stessi e ai loro occhi.
Tu hai gli occhi della tua anima annebbiati per i tuoi peccati e per le tue cattive azioni.
Come uno specchio risplendente, così deve essere pura l'anima dell'uomo. Quando invece lo specchio si deteriora, il viso dell'uomo non può più essere visto in esso. Allo stesso modo quando il peccato ha preso possesso dell'uomo, egli non può più vedere Dio.
Mostra dunque te stesso. Fa' vedere se per caso non sei operatore di cose indegne, ladro, calunniatore, iracondo, invidioso, superbo, avaro, arrogante con i tuoi genitori. Dio non si mostra a coloro che operano tali cose, se prima non si siano purificati da ogni macchia. Queste cose ti ottenebrano, come se le tue pupille avessero un diaframma che impedisse loro di fissarsi sul sole.
Ma se vuoi, puoi essere guarito. Affidati al medico ed egli opererà gli occhi della tua anima e del tuo cuore. Chi è questo medico? E' Dio, il quale per mezzo del Verbo e della sapienza guarisce e dà la vita. Dio, per mezzo del Verbo e della sapienza, ha creato tutte le cose: infatti « Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera » (Sal 32, 6). La sua sapienza è infinita. Con la sapienza Dio ha posto le fondamenta della terra, con la saggezza ha formato i cieli. Per la sua scienza si aprono gli abissi e le nubi stillano rugiada.
Se capisci queste cose, o uomo, e se vivi in purezza, santità e giustizia, puoi vedere Dio. Ma prima di tutto vadano innanzi nel tuo cuore la fede e il timore di Dio e allora comprenderai tutto questo. Quando avrai deposto la tua mortalità e ti sarai rivestito dell'immortalità, allora vedrai Dio secondo i tuoi meriti. Egli infatti fa risuscitare insieme con l'anima anche la tua carne, rendendola immortale e allora, se ora credi in lui, divenuto immortale, vedrai l'Immortale.




Responsorio: ( Cfr. 2 Cor 6, 2. 4. 7. 5. 6)

Ecco ora il momento favorevole, ecco ora i giorni della salvezza. Presentiamoci come servi di Dio, con le armi della giustizia e la potenza di Dio.
Siamo costanti nelle veglie e nei digiuni, con purezza e sapienza, con parole di verità,
con le armi della giustizia e la potenza di Dio.


Invocazioni:

Il Cristo ci guida alla salvezza per fare di noi una umanità nuova in un mondo pienamente rinnovato. Affascinati da questa meravigliosa vocazione preghiamo:
Signore, rinnova la nostra vita nel tuo Spirito.

Signore, che hai promesso cieli nuovi e terra nuova, rinnovaci profondamente,
- perché possiamo unirci a te nella nuova Gerusalemme.
Donaci di collaborare con te per trasformare il mondo con il tuo amore,
- perché la nostra città terrena progredisca nella giustizia, nella fraternità e nella pace.
Aiutaci a vincere ogni forma di pigrizia, di mollezza e di egoismo,
- donaci il gusto del lavoro assiduo e serio per il premio celeste.
Liberaci dal male,
- perché niente oscuri in noi il senso cristiano della vita.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.
Amen.



Orazione:

Concedi, Signore, che i tuoi fedeli, formati nell'impegno delle buone opere e nell'ascolto della tua parola, ti servano con generosa dedizione liberi da ogni egoismo e, nella comune preghiera a te, nostro Padre, si riconoscano fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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Tempo di Quaresima


Lettura:


Dal trattato « L'orazione » di Tertulliano, sacerdote


Ostia spirituale


L'orazione è un sacrificio spirituale, che ha cancellato gli antichi sacrifici. « Che m'importa », dice, « dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco » (Is 1, 11). Chi richiede da voi queste cose? (cfr. Is 1, 12).
Quello che richiede il Signore, l'insegna il vangelo: « E' giunto il momento, ed è questo in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità » (Gv 4, 23-24).
Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide.
Questa vittima, dedicata con tutto il cuore, nutrita dalla fede, custodita dalla verità, integra per innocenza, monda per castità, coronata dalla carità, dobbiamo accompagnare all'altare di Dio con il decoro delle opere buone tra salmi e inni, ed essa ci impetrerà tutto da Dio.
Che cosa infatti negherà Dio alla preghiera che procede dallo spirito e dalla verità, egli che così l'ha voluta? Quante prove della sua efficacia leggiamo, sentiamo e crediamo!
L'antica preghiera liberava dal fuoco, dalle fiere e dalla fame, eppure non aveva ricevuto la forma da Cristo.
Quanto è più ampio il campo d'azione dell'orazione cristiana! La preghiera cristiana non chiamerà magari l'angelo della rugiada in mezzo al fuoco, non chiuderà le fauci ai leoni, non porterà il pranzo del contadino all'affamato, non darà il dono di immunizzarsi dal dolore, ma certo dà la virtù della sopportazione ferma e paziente a chi soffre, potenzia le capacità dell'anima con la fede nella ricompensa, mostra il valore grande del dolore accettato nel nome di Dio.
Si sente raccontare che in antico la preghiera infliggeva colpi, sbaragliava eserciti nemici, impediva il beneficio della pioggia ai nemici. Ora invece si sa che la preghiera allontana ogni ira della giustizia divina, è sollecita dei nemici, supplica per i persecutori. Ha potuto strappare le acque al cielo, e impetrare anche il fuoco. Solo la preghiera vince Dio. Ma Cristo non volle che fosse causa di male e le conferì ogni potere di bene.
Perciò il suo unico compito è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti.
Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura. Gli animali domestici e feroci pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l'aria di grida nel modo che a loro è proprio. Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e al posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera.
Ma c'è un fatto che dimostra più di ogni altro il dovere dell'orazione. Ecco, questo: che il Signore stesso ha pregato.
A lui sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen.



Responsorio: (Cfr. Gv 4, 23-24)

I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; così il Signore vuol essere adorato.
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità,
così il Padre vuol essere adorato.


Lettura breve:

Isaia 57, 17-21


Per l'iniquità dei suoi guadagni mi sono adirato con il mio popolo, l'ho percosso, mi sono nascosto e sdegnato; eppure egli, voltandosi, se n'è andato per le strade del suo cuore. Ho visto le sue vie, ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni. E ai suoi afflitti io pongo sulle labbra: « Pace, pace ai lontani e ai vicini », dice il Signore, « io li guarirò ». Gli empi sono come un mare agitato che non può calmarsi e le cui acque portano su melma e fango. Non v'è pace per gli empi, dice il mio Dio.


Responsorio:

Grande pace per chi ama la tua legge.
Grande pace per chi ama la tua legge.
Seguire i tuoi comandi è gioia vera
per chi ama la tua legge.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Grande pace per chi ama la tua legge.



Invocazioni:

Il Cristo, luce del mondo, è venuto fra noi perché non camminiamo più nelle tenebre, ma abbiamo la luce della vita. A lui si innalzi la nostra lode e la nostra preghiera:
La tua parola, Signore, sia luce ai miei passi.

Signore, fa' che oggi progrediamo alla scuola della tua bontà e diveniamo tuoi imitatori,
- per ritrovare in te, nuovo Adamo, ciò che abbiamo perduto a causa del primo Adamo.
La tua parola illumini sempre il nostro cammino,
- perché viviamo nella verità e nella carità per la perfezione del tuo corpo mistico.
Insegnaci a fare del bene a tutti nel tuo nome,
- perché la luce della tua Chiesa risplenda sempre più sull'umana famiglia.
Donaci la grazia della conversione, perché espiamo le offese recate alla tua bontà e sapienza,
- e otteniamo il bene inestimabile della tua amicizia.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.




Orazione:

Dio grande e misericordioso, quanto più si avvicina la festa della nostra redenzione, tanto più cresca in noi il fervore per celebrare santamente la Pasqua del tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.





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29/02/2008 06:30

Tempo di Quaresima

Lettura:

Dal « Commento al libro di Giobbe » di san Gregorio Magno, papa


Il mistero della nostra nuova vita


Il beato Giobbe, essendo figura della santa Chiesa, a volte parla con la voce del corpo, a volte invece con la voce del capo. E mentre parla delle membra di lei, si eleva immediatamente alle parole del capo. Perciò anche qui si soggiunge: Questo soffro, eppure non c'è violenza nelle mie mani e pura è stata la mia preghiera (cfr. Gb 16, 17).
Cristo infatti soffrì la passione e sopportò il tormento della croce per la nostra redenzione, sebbene non avesse commesso violenza con le sue mani, né peccato, e neppure vi fosse inganno sulla sua bocca. Egli solo fra tutti levò pura la sua preghiera a Dio, perché anche nello stesso strazio della passione pregò per i persecutori, dicendo: « Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 34).
Che cosa si può dire, che cosa si può immaginare di più puro della propria misericordiosa intercessione in favore di coloro che ci fanno soffrire?
Avvenne perciò che il sangue del nostro Redentore, versato con crudeltà dai persecutori, fu poi da loro assunto con fede e il Cristo fu da essi annunziato quale Figlio di Dio.
Di questo sangue ben a proposito si soggiunge: « O terra, non coprire il mio sangue e non abbia sosta il mio grido ». All'uomo peccatore fu detto: Sei terra e in terra ritornerai (cfr. Gen 3, 19). Ma la terra non ha tenuto nascosto il sangue del nostro Redentore, perché ciascun peccatore, assumendo il prezzo della sua redenzione, lo fa oggetto della sua fede, della sua lode e del suo annunzio agli altri.
La terra non coprì il suo sangue, anche perché la santa Chiesa ha predicato ormai il mistero della sua redenzione in tutte le parti del mondo.
E' da notare, poi, quanto si soggiunge: « E non abbia sosta il mio grido ». Lo stesso sangue della redenzione che viene assunto è il grido del nostro Redentore. Perciò anche Paolo parla del « sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele » (Eb 12, 24). Ora del sangue di Abele è stato detto: « La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo » (Gen 4, 10).
Ma il sangue di Gesù è più eloquente di quello di Abele, perché il sangue di Abele domandava la morte del fratricida, mentre il sangue del Signore impetrò la vita ai persecutori.
Dobbiamo dunque imitare ciò che riceviamo e predicare agli altri ciò che veneriamo, perché il mistero della passione del Signore non sia vano per noi.
Se la bocca non proclama quanto il cuore crede, anche il suo grido resta soffocato. Ma perché il suo grido non venga coperto in noi, è necessario che ciascuno, secondo le sue possibilità, dia testimonianza ai fratelli del mistero della sua nuova vita.



Responsorio: (Cfr. Gn 4, 10; Eb 12, 24)

Ecco, la voce del sangue del tuo Figlio e nostro fratello grida a te, Signore, dalla terra. Benedetta la terra, che si aprì ad accogliere il sangue del Redentore.
Questo è il sangue dell'aspersione, più eloquente di quello di Abele.
Benedetta la terra, che si aprì ad accogliere il sangue del Redentore.



Lettura breve:

Isaia 58, 4-6


Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. E' forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?


Responsorio:

Rivestici di misericordia e donaci la carità.
Rivestici di misericordia e donaci la carità.
Fa' regnare nei nostri cuori la tua pace,
e donaci la carità.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Rivestici di misericordia e donaci la carità.


Invocazioni:

Rendiamo grazie al Signore che, morendo in croce per noi, ci ha ridato la vita, e rivolgiamo a lui la nostra umile preghiera:
Per il mistero della tua morte, donaci la vita, Signore.

Maestro e Salvatore, che ci hai illuminato con gli insegnamenti della fede e con la tua gloriosa passione hai fatto di noi una nuova creatura,
- fa' che non ricadiamo nella palude dei nostri peccati.
Insegnaci a togliere qualcosa alla nostra mensa,
- in soccorso dei fratelli che sono privi del necessario.
Fa' che riceviamo dalle tue mani questo giorno,
- per restituirlo a te ricco di opere di carità fraterna.
Piega alla tua volontà le nostre menti orgogliose e ribelli,
- donaci un cuore grande e generoso.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

Infondi benigno, Signore, la tua grazia nei nostri cuori, perché possiamo salvarci dagli sbandamenti umani e restare fedeli alla tua parola di vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.







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01/03/2008 07:34

Tempo di Quaresima

Lettura:

Dai « Discorsi » di san Nazianzeno, vescovo


Serviamo Cristo nei poveri


Afferma la Scrittura: « Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia » (Mt 5, 7). La misericordia non ha l'ultimo posto nelle beatitudini. Osserva ancora: Beato l'uomo che ha cura del misero e del povero (cfr. Sal 40, 2) e parimenti: Buono è colui che è pietoso e dà in prestito (cfr. Sal 111, 5). In un altro luogo si legge ancora: Tutto il giorno il giusto ha compassione e dà in prestito (cfr. Sal 36, 26). Conquistiamoci la benedizione, facciamo in modo di essere chiamati comprensivi, cerchiamo di essere benevoli. Neppure la notte sospenda i tuoi doveri di misericordia. Non dire: « Ritornerò indietro e domani ti darò aiuto ». Nessun intervallo si interponga fra il tuo proposito e l'opera di beneficenza. La beneficenza, infatti, non consente indugi. Spezza il tuo pane all'affamato e introduci i poveri e i senza tetto in casa tua (cfr. Is 58, 7) e questo fallo con animo lieto e premuroso. Te lo dice l'Apostolo: Quando fai opere di misericordia, compile con gioia (cfr. Rm 12, 8) e la grazia del beneficio che rechi ti sarà allora duplicata dalla sollecitudine e tempestività. Infatti ciò che si dona con animo triste e per costrizione non riesce gradito e non ha nulla di simpatico.
Quando pratichiamo le opere di misericordia, dobbiamo essere lieti e non piangere: « Se allontanerai da te la meschinità e le preferenze », cioè la grettezza e la discriminazione come pure le esitazioni e le critiche, la tua ricompensa sarà grande. « Allora la tua luce sorgerà come l'aurora e la tua ferita si rimarginerà presto » (Is 58, 8). E chi è che non desideri la luce e la sanità?
Perciò, o servi di Cristo, suoi fratelli e coeredi, se ritenete che la mia parola meriti qualche attenzione, ascoltatemi: finché ci è dato di farlo, visitiamo Cristo, curiamo Cristo, alimentiamo Cristo, vestiamo Cristo, ospitiamo Cristo, onoriamo Cristo non solo con la nostra tavola, come alcuni hanno fatto, né solo con gli unguenti, come Maria Maddalena, né soltanto con il sepolcro, come Giuseppe d'Arimatea, né con le cose che servono alla sepoltura, come Nicodemo, che amava Cristo solo per metà, e neppure infine con l'oro, l'incenso e la mirra, come fecero, già prima di questi nominati, i Magi. Ma, poiché il Signore di tutti vuole la misericordia e non il sacrificio, e poiché la misericordia vale più di migliaia di grassi agnelli, offriamogli appunto questa nei poveri e in coloro che oggi sono avviliti fino a terra. Così quando ce ne andremo di qui, verremo accolti negli eterni tabernacoli, nella comunione con Cristo Signore, al quale sia gloria nei secoli. Amen.



Responsorio: (Cfr. Mt 25, 35. 40; Gv 15, 12)

Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato. Quando avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
Questo è mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Quando avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.


Invocazioni:

Proclamiamo gioiosamente la nostra fede in Cristo, che con il lavacro della rigenerazione e con la mensa della sua parola e del suo corpo ci fa nascere creature nuove e ci ringiovanisce continuamente. Con questa fede preghiamo:
Rinnovaci sempre, Signore, con la forza del tuo Spirito.

Gesù, mite ed umile di cuore, rivestici dei tuoi sentimenti di umiltà e di misericordia,
- perché ci perdoniamo sempre gli uni gli altri come tu hai perdonato a noi.
Insegnaci ad avvicinare i poveri e i sofferenti che troviamo sulla nostra strada
- per imitare te, buon Samaritano.
La beata Vergine tua Madre interceda per le vergini a te consacrate,
- perché vivano con gioia la loro donazione a te nella santa Chiesa.
Donaci un segno della tua misericordia,
- rimetti a noi i nostri debiti e allontana i castighi che meritiamo.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

Nella gioia che già pregustiamo, Signore, in questa celebrazione della Quaresima, fa' che ci inseriamo sempre più nei misteri della Pasqua, per godere la pienezza dei suoi frutti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.






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02/03/2008 07:14

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Lettura:

Dai « Trattati su Giovanni » di sant'Agostino, vescovo


Cristo è via alla luce, alla verità, alla vita


Il Signore in maniera concisa ha detto: « Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita » (Gv 8, 12), e con queste parole comanda una cosa e ne promette un'altra. Cerchiamo, dunque, di eseguire ciò che comanda, perché altrimenti saremmo impudenti e sfacciati nell'esigere quanto ha promesso, senza dire che, nel giudizio, ci sentiremmo rinfacciare: Hai fatto ciò che ti ho comandato, per poter ora chiedere ciò che ti ho promesso? Che cosa, dunque, hai comandato, o Signore nostro Dio? Ti risponderà: Che tu mi segua.
Hai domandato un consiglio di vita. Di quale vita, se non di quella di cui è stato detto: « E' in te la sorgente della vita »? (Sal 35, 10).
Dunque mettiamoci subito all'opera, seguiamo il Signore: spezziamo le catene che ci impediscono di seguirlo. Ma chi potrà spezzare tali catene, se non ci aiuta colui al quale fu detto: « Hai spezzato le mie catene »? (Sal 115, 16). Di lui un altro salmo dice: « Il Signore libera i prigionieri, il Signore rialza chi è caduto » (Sal 145, 7. 8).
Che cosa seguono quelli che sono stati liberati e rialzati, se non la luce dalla quale si sentono dire: « Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre »? (Gv 8, 12). Sì, perché il Signore illumina i ciechi. O fratelli, ora i nostri occhi sono curati con il collirio della fede. Prima, infatti, mescolò la sua saliva con la terra, per ungere colui che era nato cieco. Anche noi siamo nati ciechi da Adamo e abbiamo bisogno di essere illuminati da lui. Egli mescolò la sua saliva con la terra: « Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi » (Gv 1, 14). Mescolò la saliva con la terra, perché era già stato predetto: « La verità germoglierà dalla terra » (Sal 84, 12) ed egli dice: « Io sono la via, la verità e la vita » (Gv 14, 6).
Godremo della verità, quando la vedremo a faccia a faccia, perché anche questo ci viene promesso. Chi oserebbe, infatti, sperare ciò che Dio non si fosse degnato o di promettere o di dare?
Vedremo a faccia a faccia. L'Apostolo dice: Ora conosciamo in modo imperfetto; ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia (cfr. 1 Cor 13, 12). E l'apostolo Giovanni nella sua lettera aggiunge: « Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che, quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è » (1 Gv 3, 2). Questa è la grande promessa.
Se lo ami, seguilo. Tu dici: Lo amo, ma per quale via devo seguirlo? Se il Signore tuo Dio ti avesse detto: Io sono la verità e la vita, tu, desiderando la verità e bramando la vita, cercheresti di sicuro la via per arrivare all'una e all'altra. Diresti a te stesso: gran cosa è la verità, gran bene è la vita: oh! se fosse possibile all'anima mia trovare il mezzo per arrivarci!
Tu cerchi la via? Ascolta il Signore che ti dice in primo luogo: Io sono la via. Prima di dirti dove devi andare, ha promesso per dove devi passare: « Io sono », disse, « la via »! La via per arrivare dove? Alla verità e alla vita. Prima ti indica la via da prendere, poi il termine dove vuoi arrivare. « Io sono la via. Io sono la verità. Io sono la vita ». Rimanendo presso il Padre era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato la via.
Non ti vien detto: devi affaticarti a cercare la via per arrivare alla verità e alla vita; non ti vien detto questo. Pigro, alzati! La vita stessa è venuta a te e ti ha svegliato dal sonno, se pure ti ha svegliato. Alzati e cammina!
Forse tu cerchi di camminare, ma non puoi perché ti dolgono i piedi. Per qual motivo ti dolgono? Perché hanno dovuto percorrere i duri sentieri imposti dai tuoi tirannici egoismi? Ma il Verbo di Dio ha guarito anche gli zoppi.
Tu replichi: Sì, ho i piedi sani, ma non vedo la strada. Ebbene, sappi che egli ha illuminato perfino i ciechi.



Responsorio:

Ho in odio ogni via di menzogna. Lampada ai miei passi è la tua parola, e luce sul mio cammino.
Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.
Lampada ai miei passi è la tua parola, e luce sul mio cammino.


Orazione:

O Dio, che per mezzo del tuo Figlio operi mirabilmente la nostra redenzione, concedi al popolo cristiano di affrettarsi con fede viva e generoso impegno verso la Pasqua ormai vicina. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.




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03/03/2008 06:25

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Lettura:

Dalle « Omelie sul Levitico » di Origène, presbitero


Cristo Pontefice è la nostra propiziazione


Una volta all'anno il sommo sacerdote, lasciando fuori il popolo, entra nel luogo dove sta il propiziatorio con i cherubini su di esso. Entra nel luogo dove c'è l'arca dell'alleanza e l'altare dell'incenso. Là a nessuno è permesso di entrare fuorché al Pontefice.
Ora se considero che il mio vero Pontefice, il Signore Gesù Cristo, vivendo nella carne, durante tutto l'« anno » stava col popolo, quell'« anno », di cui egli stesso dice: Il Signore mi ha mandato a predicare la buona novella ai poveri, a promulgare un anno di grazia del Signore e il giorno di remissione (cfr. Lc 4, 18-19) noto che una volta sola in quest'anno, nel giorno cioè dell'espiazione, entra nel santo dei santi. Il che significa che, eseguito il suo compito, penetra nei cieli e si pone davanti al Padre per renderlo propizio al genere umano, e per pregare per tutti coloro che credono in lui.
Conoscendo questa sua propiziazione con cui rende il Padre benevolo verso gli uomini, l'apostolo Giovanni dice: Questo dico, figlioletti miei, perché non pecchiamo. Ma anche se siamo caduti in peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto, ed egli stesso è il propiziatore per i nostri peccati (cfr. 1 Gv 2, 1).
Ma anche Paolo ricorda questa propiziazione, quando dice di Cristo: Dio lo ha posto quale propiziatorio nel sangue di lui mediante la fede (cfr. Rm 3, 25). Perciò il giorno della propiziazione durerà per noi fino a che non abbia fine il mondo.
Dice la parola divina: E imporrà l'incenso sopra il fuoco davanti al Signore, e il fumo dell'incenso coprirà il propiziatorio che è sopra l'arca dell'alleanza, e non morirà, e prenderà del sangue del vitello, e col suo dito lo spargerà sul propiziatorio sul lato orientale (cfr. Lv 16, 12-14).
Insegnò agli antichi Ebrei come si doveva celebrare il rito della propiziazione per gli uomini, che si faceva a Dio. Ma tu che sei venuto dal Pontefice vero, dal Cristo, il quale col suo sangue ti rese propizio Dio e ti riconciliò col Padre, non fermarti al sangue della carne, ma impara invece a conoscere il sangue del Verbo, ed ascolta lui che ti dice: « Questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati » (Mt 26, 28).
Non ti sembri poi senza senso il fatto che è sparso sul lato orientale. La propiziazione ti è venuta dall'oriente. Di là è infatti il personaggio che ha nome Oriente, e che è diventato mediatore di Dio e degli uomini. Sei invitato quindi per questo a guardare sempre ad oriente, da dove per te sorge il sole di giustizia, da dove per te sempre nasce la luce, perché tu non abbia mai a camminare nelle tenebre, né quell'ultimo giorno ti sorprenda nelle tenebre. Perché la notte e l'oscurità dell'ignoranza non ti si avvicinino di soppiatto; perché tu abbia a trovarti sempre nella luce della conoscenza, e nel giorno luminoso della fede e sempre ottenga il lume della carità e della pace.



Responsorio: (Cfr. Eb 6, 20; 7, 3. 2. 3)

L'agnello senza macchia è entrato per noi come precursore, divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchidesek, e rimane sacerdote in eterno.
Egli è re di giustizia, senza principio di giorni né fine di vita.
e rimane sacerdote in eterno.


Lettura breve:

Proverbi 3, 5-6. 11-12

Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza; in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianerà i tuoi sentieri. Figlio mio, non disprezzare l'istruzione del Signore e non aver a noia la sua esortazione, perché il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto.



Responsorio:

Dammi intelligenza per osservare la tua legge.
Dammi intelligenza per osservare la tua legge.
Insegnami il senno e la saggezza
per osservare la tua legge.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Dammi intelligenza per osservare la tua legge.


Invocazioni:

Benediciamo Dio Padre, che ci fa dono di questa giornata perché la dedichiamo alla sua lode e la santifichiamo con ogni genere di opere buone. Diciamo con fede:
Donaci la tua sapienza, Signore.

Dio grande e misericordioso, donaci lo spirito di orazione e di penitenza,
- suscita in noi un vero amore per te e per il nostro prossimo.
Fa' che collaboriamo a edificare un mondo nuovo,
- perché la giustizia e la pace di Cristo regnino su tutta la terra.
Rivelaci il valore autentico di tutte le realtà create,
- perché le associamo al nostro cantico di lode.
Perdonaci, Signore, se non ti abbiamo riconosciuto nei poveri, negli infelici, negli emarginati,
- e se abbiamo oltraggiato il tuo Figlio in questi nostri fratelli.



Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che rinnovi il mondo con i tuoi sacramenti, fa' che la comunità dei tuoi figli si edifichi con questi segni misteriosi della tua presenza e non resti priva del tuo aiuto per la vita di ogni giorno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.





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04/03/2008 06:27

4 marzo - Commemorazione di SAN CASIMIRO


Casimiro, figlio del re di Polonia, nacque nel 1458. Si dedicò in primo luogo alle virtù cristiane, specialmente alla castità e alla misericordia verso i poveri. Colmo di zelo per la fede, ebbe grande venerazione per l'Eucaristia e per la Vergine Maria. Consunto dalla tisi, morì nel 1484.


Lettura:


Dalla « Vita di san Casimiro », scritta da un autore quasi contemporaneo

L'uso delle ricchezze
secondo i comandi dell'Altissimo


La carità quasi incredibile, certamente non simulata ma sincera, di cui ardeva verso Dio Onnipotente per opera di quello Spirito divino, era talmente diffusa nel cuore di Casimiro, tanto traboccava e dalle profondità del cuore tanto si riversava sul prossimo, che nulla gli era più gradito, nulla più desiderato che donare ai poveri di Cristo, ai pellegrini, ai malati, ai prigionieri, ai perseguitati non solo i propri beni, ma tutto se stesso.
Per le vedove, gli orfani, gli oppressi fu non solo un protettore, non solo un difensore, ma un padre, un figlio, un fratello. E qui sarebbe necessario scrivere una lunga storia se si volessero descrivere i singoli atti di carità e di grande amore che in lui fiorirono verso Dio e verso gli uomini.
In che misura poi egli praticò la giustizia e abbracciò la temperanza, di quanta prudenza fu dotato e da quale fortezza e costanza d'animo fu sostenuto, soprattutto in quell'età più libera nella quale gli uomini di solito sono più inconsiderati e per natura più inclini al male, è difficile dire o pensare.
Ogni giorno persuadeva il padre a praticare la giustizia nel governo del regno e dei popoli a lui sottomessi. E mai tralasciò di riprendere con umiltà il re se talvolta, per incuria o per debolezza umana, qualcosa veniva trascurato nel governo.
Difendeva ed abbracciava come sue le cause dei poveri e dei miserabili, per cui dal popolo veniva chiamato difensore dei poveri. E benché fosse figlio del re e nobile per la dignità della nascita, mai si mostrava superiore nel tratto e nella conversazione con qualsiasi persona, per quanto umile e di bassa condizione. Volle sempre essere considerato fra i miti ed i poveri di spirito, ai quali appartiene il regno dei cieli, piuttosto che fra i potenti e i grandi di questo secolo. Non desiderò il supremo potere, né mai lo volle accettare quando gli fu offerto dal padre, temendo che il suo animo fosse ferito dagli stimoli delle ricchezze, che il nostro Signore Gesù Cristo ha chiamato spine, o fosse contaminato dal contagio delle cose terrene.
Tutti i suoi domestici e segretari, uomini insigni e ottimi, dei quali alcuni sono ancora viventi e che lo conobbero intimamente, asseriscono e testimoniano che egli visse vergine fino alla fine e vergine chiuse il suo ultimo giorno.



Responsorio: (Sir 29, 14; 1 Tm 6, 11)

Usa le ricchezze secondo i comandi dell'Altissimo; questo ti sarà più utile dell'oro.
Tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza:
questo ti sarà più utile dell'oro.


Lodi mattutine - Antifona:

Chi fa la verità, viene alla luce:
e appariranno le sue opere di figlio di Dio.


Orazione:

O Dio onnipotente, che ci chiami a servirti per regnare con te, fa' che per intercessione di san Casimiro viviamo costantemente al tuo servizio nella santità e nella giustizia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.




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05/03/2008 07:09

Tempo di Quaresima

Lettura:


Dalle « Lettere » di san Massimo Confessore, abate

La misericordia di Dio
verso coloro che si pentono dei loro peccati


Tutti i predicatori della verità, tutti i ministri della grazia divina e quanti dall'inizio fino a questi nostri giorni hanno parlato a noi della volontà salvifica di Dio, dicono che nulla è tanto caro a Dio e tanto conforme al suo amore quanto la conversione degli uomini mediante un sincero pentimento dei peccati.
E proprio per ricondurre a sé gli uomini Dio fece cose straordinarie, anzi diede la massima prova della sua infinita bontà. Per questo il Verbo del Padre, con un atto di inesprimibile umiliazione e con un atto di incredibile condiscendenza si fece carne e si degnò di abitare tra noi. Fece, patì e disse tutto quello che era necessario a riconciliare noi, nemici ed avversari di Dio Padre. Richiamò di nuovo alla vita noi che ne eravamo stati esclusi.
Il Verbo divino non solo guarì le nostre malattie con la potenza dei miracoli, ma prese anche su di sé l'infermità delle nostre passioni, pagò il nostro debito mediante il supplizio della croce, come se fosse colpevole, lui innocente.
Ci liberò da molti e terribili peccati. Inoltre con molti esempi ci stimolò ad essere simili a lui nella comprensione, nella cortesia e nell'amore perfetto verso i fratelli. Per questo disse: « Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi » (Lc 5, 32). E ancora: « Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati » (Mt 9, 12). Disse inoltre di essere venuto a cercare la pecorella smarrita e di essere stato mandato alle pecore perdute della casa di Israele. Parimenti, con la parabola della dramma perduta, alluse, sebbene velatamente, a un aspetto particolare della sua missione: egli venne per ricuperare l'immagine divina deturpata dal peccato. Ricordiamo poi quello che dice in un'altra sua parabola: « Così vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito... » (Lc 15, 7). Il buon samaritano del vangelo curò con olio e vino e fasciò le ferite di colui che era incappato nei ladri ed era stato spogliato di tutto e abbandonato sanguinante e mezzo morto sulla strada. Lo pose sulla sua cavalcatura, lo portò all'albergo, pagò quanto occorreva e promise di provvedere al resto. Cristo è il buon samaritano dell'umanità.
Dio è quel padre affettuoso, che accoglie il figliol prodigo, si china su di lui, è sensibile al suo pentimento, lo abbraccia, lo riveste di nuovo con gli ornamenti della sua paterna gloria e non gli rimprovera nulla di quanto ha commesso. Richiama all'ovile la pecorella che si era allontanata dalle cento pecore di Dio. Dopo averla trovata che vagava sui colli e sui monti, non la riconduce all'ovile a forza di spintoni e urla minacciose, ma se la pone sulle spalle e la restituisce incolume al resto del gregge con tenerezza e amore. Dice: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, ed io vi darò riposo (cfr. Mt 11, 28). E ancora: « Prendete il mio giogo sopra di voi » (Mt 11, 29). Il giogo sono i comandamenti o la vita vissuta secondo i precetti evangelici. Riguardo al peso poi, forse pesante e molesto al penitente, soggiunge: « Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero » (Mt 11, 30). Insegnandoci la giustizia e la bontà di Dio, ci comanda: Siate santi, siate perfetti, siate misericordiosi come il Padre vostro celeste (cfr. Lc 6, 36); « Perdonate e vi sarà perdonato » (Lc 6, 37) e ancora: « Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro » (Mt 7, 12).



Responsorio: (Cfr. Ez 33, 11)

Sarei perduto se non avessi sperimentato la tua misericordia, Signore. Tu hai detto: Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva.
Tu hai donato la tua grazia alla cananea e al pubblicano, e hai detto:
Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva.


Orazione:

O Dio, che dai la ricompensa ai giusti e non rifiuti il perdono ai peccatori pentiti, ascolta la nostra supplica: l'umile confessione delle nostre colpe ci ottenga la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.




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06/03/2008 06:56

Tempo di Quaresima

Lettura:


Dai « Discorsi » di san Leone Magno, papa


Contemplazione della Passione del Signore


Colui che vuole onorare veramente la passione del Signore deve guardare con gli occhi del cuore Gesù Crocifisso, in modo da riconoscere nella sua carne la propria carne.
Tremi la creatura di fronte al supplizio del suo Redentore. Si spezzino le pietre dei cuori infedeli, ed escano fuori travolgendo ogni ostacolo coloro che giacevano nella tomba. Appaiano anche ora nella città santa, cioè nella Chiesa di Dio, i segni della futura risurrezione e, ciò che un giorno deve verificarsi nei corpi, si compia ora nei cuori.
A nessuno, anche se debole e inerme, è negata la vittoria della croce, e non v'è uomo al quale non rechi soccorso la mediazione di Cristo. Se giovò a molti che infierivano contro di lui, quanto maggiore beneficio apporterà a coloro che a lui si rivolgono!
L'ignoranza dell'incredulità è stata cancellata.
E' stata ridotta la difficoltà del cammino. Il sacro sangue di Cristo ha spento il fuoco di quella spada, che sbarrava l'accesso al regno della vita. Le tenebre dell'antica notte hanno ceduto il posto alla vera luce.
Il popolo cristiano è invitato alle ricchezze del paradiso. Per tutti i battezzati si apre il passaggio per il ritorno alla patria perduta, a meno che qualcuno non voglia precludersi da se stesso quella via, che pure si aprì alla fede del ladrone.
Procuriamo che le attività della vita presente non creino in noi o troppa ansietà o troppa presunzione sino al punto da annullare l'impegno di conformarci al nostro Redentore, nell'imitazione dei suoi esempi. Nulla infatti egli fece o soffrì se non per la nostra salvezza, perché la virtù, che era nel Capo, fosse posseduta anche dal Corpo.
« Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi » (Gv 1, 14) nessuno lasciando privo della misericordia, ad eccezione di chi rifiuta di credere. E come potrà rimanere fuori della comunione con Cristo colui che ha preso la sua stessa natura e viene rigenerato dal medesimo Spirito, per opera del quale Cristo è nato? Chi non lo riterrebbe della nostra condizione umana sapendo che nella sua vita c'era posto per l'uso del cibo, per il riposo, il sonno, le ansie, la tristezza, la compassione e le lacrime?
Proprio perché questa nostra natura doveva essere risanata dalle antiche ferite e purificata dalla feccia del peccato, l'Unigenito Figlio di Dio si fece anche Figlio dell'Uomo e riunì in sé autentica natura umana e pienezza di divinità.
E' cosa nostra ciò che giacque esanime nel sepolcro, che è risorto il terzo giorno, che è salito al di sopra di tutte le altezze alla destra della maestà del Padre. Ne segue che se camminiamo sulla via dei suoi comandamenti e non ci vergogniamo di confessare quello che nell'umiltà della carne egli ha operato per la nostra salvezza, anche noi saremo partecipi della sua gloria. Si adempirà allora sicuramente ciò che egli ha annunziato: « Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio, che è nei cieli » (Mt 10, 32).



Responsorio: (Cfr. 1 Cor 1, 18. 23)

L'annunzio della croce è stoltezza per quelli che si perdono, ma per noi, chiamati alla salvezza, è potenza di Dio.
Predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani:
ma per noi, chiamati alla salvezza, è potenza di Dio.


Invocazioni:

Uniti nella preghiera di lode, celebriamo l'amore di Dio Padre, che si è rivelato nel Cristo suo Figlio e diciamo con fede:
Ricordati, Signore, di questa tua famiglia.

Donaci di comprendere in modo vivo e profondo il mistero della tua Chiesa,
- perché diventi per noi e per tutti sacramento universale di salvezza.
Padre di tutti gli uomini, aiutaci a promuovere il vero progresso della comunità umana,
- e a cercare in ogni cosa il tuo regno e la tua giustizia.
Suscita in noi la sete del Cristo,
- che si è offerto a noi come sorgente di acqua viva.
Rimetti a noi i nostri debiti,
- guida i nostri passi nella giustizia e nella sincerità.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

O Dio, che ci hai dato la grazia di purificarci con la penitenza e di santificarci con le opere di carità fraterna, fa' che camminiamo fedelmente nella via dei tuoi precetti, per giungere rinnovati alle feste pasquali. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.






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07/03/2008 07:21

Tempo di Quaresima

Lettura:


Dalle « Lettere pasquali » di sant'Atanasio, vescovo


Il mistero pasquale riunisce nell'unità della fede
coloro che sono lontani col corpo


Fratelli miei, è bello passare da una festa all'altra, passare da una orazione all'altra e, infine, da una celebrazione all'altra. E' vicino ora quel tempo che ci porta e ci fa conoscere un nuovo inizio, il giorno della santa Pasqua, nella quale il Signore si è immolato. Noi ci alimentiamo del suo nutrimento e sempre deliziamo la nostra anima con il suo sangue prezioso, quasi attingendo a una sorgente. Tuttavia abbiamo sempre sete e sempre ardiamo di desiderio. Il nostro Salvatore però è vicino a chi si sente riarso e per la sua benevolenza nel giorno di festa invita a sé coloro che hanno cuori assetati, secondo la sua parola: « Chi ha sete venga a me e beva » (Gv 7, 37). Ma per estinguere l'arsura interiore non è necessario portare la bocca alla sorgente, basta far domanda dell'acqua alla fonte stessa. La grazia della celebrazione festiva non è limitata ad un solo momento, né il suo raggio splendente si spegne al tramonto del sole, ma resta sempre disponibile per chi lo desidera. Esercita una continua forza su quanti hanno già la mente illuminata e giorno e notte meditano la Sacra Scrittura. Questi sono come quell'uomo che viene chiamato beato, secondo quanto è scritto nel salmo: « Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte » (Sal 1, 1-2).
Pertanto, miei cari, Dio che per noi istituì questa festa, ci concede anche di celebrarla ogni anno. Egli che, per la nostra salvezza consegnò alla morte il Figlio suo, per lo stesso motivo ci fa dono di questa festività che spicca nettamente tra le altre nel corso dell'anno. La celebrazione liturgica ci sostiene nelle afflizioni che incontriamo in questo mondo. Per mezzo di essa Dio ci accorda quella gioia della salvezza, che accresce la fraternità. Mediante l'azione sacramentale della festa, infatti, ci fonde in un'unica assemblea, ci unisce tutti spiritualmente e fa ritrovare vicini anche i lontani. La celebrazione della Chiesa ci offre il modo di pregare insieme e innalzare comunitariamente il nostro grazie a Dio. Questa anzi è un'esigenza propria di ogni festa liturgica. E' un miracolo della bontà di Dio quello di far sentire solidali nella celebrazione e fondere nell'unità della fede lontani e vicini, presenti e assenti.



Responsorio: (Cfr. Sof 3, 8. 9; Gv 12, 32)

Aspettatemi, parola del Signore, quando mi leverò per accusare; allora io darò ai popoli un labbro puro: invocheranno il nome del Signore e lo serviranno.
Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me:
invocheranno il nome del Signore e lo serviranno.


Lettura breve: (alle Lodi mattutine)

Isaia 53, 11b-12


Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori.


Responsorio:

Cristo, Figlio del Dio vivo, abbi pietà di noi.
Cristo, Figlio del Dio vivo, abbi pietà di noi.
Tu, che hai sofferto per i nostri peccati,
abbi pietà di noi.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Cristo, Figlio del Dio vivo, abbi pietà di noi.


Antifona al Benedictus:

Sì, voi mi conoscete,
e sapete da dove vengo, dice il Signore;
non da me sono venuto,
ma il Padre mi ha mandato.


Invocazioni:

Invochiamo con fiducia il Cristo salvatore, che ci ha redenti con la sua morte e risurrezione:
Signore, abbi pietà di noi.

Tu che sei salito a Gerusalemme per sostenere la passione e così entrare nella tua gloria,
- guida alla Pasqua eterna la tua Chiesa pellegrina sulla terra.
Tu che, trafitto dalla lancia, hai emanato sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti della tua Chiesa,
- guarisci le nostre ferite con la forza vitale della tua grazia.
Tu che hai fatto della croce un albero di vita,
- concedi i suoi frutti di salvezza ai rinati nel battesimo.
Tu che dal patibolo della croce hai perdonato al buon ladrone,
- perdona anche a noi peccatori.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che nei tuoi sacramenti hai posto il rimedio alla nostra debolezza, fa' che accogliamo con gioia i frutti della redenzione e li manifestiamo nel rinnovamento della vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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08/03/2008 06:41

8 marzo - Commemorazione di SAN GIOVANNI DI DIO, RELIGIOSO

Nacque in Portogallo nel 1495. Dopo una vita piena di pericoli, bramando cose migliori, si consacrò tutto al servizio dei malati. A Granada, in Spagna, fondò un ospedale e riunì attorno a sé dei compagni, che costituirono in seguito l'Ordine degli Ospedalieri di san Giovanni di Dio. Brillò soprattutto per la sua carità verso i poveri e gli infermi. Morì in quella stessa città nel 1550.


Lettura:

Dalle « Lettere » di san Giovanni di Dio, religioso


Cristo è fedele e a tutto provvede


Se guardassimo alla misericordia di Dio, non cesseremmo mai di fare il bene tutte le volte che se ne offre la possibilità. Infatti quando per amor di Dio, passiamo ai poveri ciò che egli stesso ha dato a noi, ci promette il centuplo nella beatitudine eterna. O felice guadagno, o beato acquisto! Chi non donerà a quest'ottimo mercante ciò che possiede, quando cura il nostro interesse e ci supplica a braccia aperte di convertirci a lui e di piangere i nostri peccati e di metterci al servizio della carità, prima verso di noi e poi verso il prossimo? Infatti come l'acqua estingue il fuoco, così la carità cancella il peccato (cfr. Sir 3, 29).
Vengono qui tanti poveri, che io molto spesso mi meraviglio in che modo possano essere mantenuti. Ma Gesù Cristo provvede a tutto e tutti sfama. Molti poveri vengono nella casa di Dio, perché la città di Granada è grande e freddissima, soprattutto ora che è inverno. Abitano ora in questa casa oltre centodieci persone, malati, sani, poveri, pellegrini. Dato che questa è la casa generale, accoglie malati di ogni genere e condizione: rattrappiti nelle membra, storpi, lebbrosi, muti, dementi, paralitici, tignosi, stremati dalla vecchiaia, molti fanciulli e inoltre innumerevoli pellegrini e viandanti, che giungono qui e trovano fuoco, acqua, sale e recipienti in cui cuocere i cibi. Non esistono stanziamenti pecuniari per tutti costoro, ma Cristo provvede.
Perciò lavoro con denaro altrui e sono prigioniero per onore di Gesù Cristo. Sono così oppresso dai debiti, che spesso non oso uscire di casa a motivo dei debitori ai quali devo rispondere. D'altra parte vi sono tanti poveri fratelli, mio prossimo, provati oltre ogni possibilità umana, sia nell'anima che nel corpo, che io sento grandissima amarezza di non poter soccorrere. Confido tuttavia in Cristo che conosce il mio cuore. Perciò dico: Maledetto l'uomo che confida negli uomini e non confida in Cristo. Volente o nolente gli uomini ti lasceranno. Cristo invece è fedele e immutabile. Cristo veramente provvede a tutto. A lui rendiamo sempre grazie. Amen.



Responsorio: (Is 58, 7-8)

Dividi il tuo pane con l'affamato e introduci in casa tua il povero senza tetto; allora la tua luce sorgerà come l'aurora, davanti a te camminerà la tua giustizia.
Vesti colui che è nudo, non distogliere gli occhi da quelli della tua carne:
allora la tua luce sorgerà come l'aurora, davanti a te camminerà la tua giustizia.


Orazione:

Signore, che in san Giovanni di Dio hai fatto risplendere la tua misericordia verso i poveri e i malati, concedi anche a noi di esprimere con le opere la stessa carità, per essere accolti fra gli eletti nel tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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09/03/2008 07:16

Quinta domenica di Quaresima

Lettura:


Dalle « Lettere pasquali » di sant'Atanasio, vescovo

Celebriamo la vicina festa del Signore
con autenticità di fede


Il Verbo, Cristo Signore, datosi a noi interamente ci fa dono della sua visita. Egli promette di restarci ininterrottamente vicino. Per questo dice: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28, 20).
Egli è pastore, sommo sacerdote, via e porta e come tale si rende presente nella celebrazione della solennità. Viene fra noi colui che era atteso, colui del quale san Paolo dice: « Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato » (1 Cor 5, 7). Si verifica anche ciò che dice il salmista: O mia esultanza, liberami da coloro che mi circondano (cfr Sal 31, 7). Vera esultanza e vera solennità è quella che libera dai mali. Per conseguire questo bene ognuno si comporti santamente e dentro di sé mediti nella pace e nel timore di Dio.
Così facevano anche i santi. Mentre erano in vita si sentivano nella gioia come in una continua festa. Uno di essi, il beato Davide, si alzava di notte non una volta sola ma sette volte e con la preghiera si rendeva propizio Dio. Un altro, il grande Mosé, esultava con inni, cantava lodi per la vittoria riportata sul faraone e su coloro che avevano oppresso gli Ebrei. E altri ancora, con gioia incessante attendevano al culto sacro, come Samuele ed il profeta Elia.
Per questo loro stile di vita essi raggiunsero la libertà e ora fanno festa in cielo. Ripensano con gioia al loro pellegrinaggio terreno, capaci ormai di distinguere ciò che era figura e ciò che è divenuto finalmente realtà.
Per prepararci, come si conviene, alla grande solennità che cosa dobbiamo fare? Chi dobbiamo seguire come guida? Nessun altro certamente, o miei cari, se non colui che voi stessi chiamate, come me, « Nostro Signore Gesù Cristo ». Egli per l'appunto dice: « Io sono la via » (Gv 14, 6). egli è colui che, al dire di san Giovanni, « toglie il peccato del mondo » (Gv 1, 29). Egli purifica le nostre anime, come afferma il profeta Geremia: Fermatevi nelle strade e guardate, e state attenti a quale sia la via buona, e in essa troverete la rigenerazione delle vostre anime (cfr, Ger 6, 16).
Un tempo era il sangue dei capri e la cenere di un vitello ad aspergere quanti erano immondi. Serviva però solo a purificare il corpo. Ora invece, per la grazia del Verbo di Dio, ognuno viene purificato in modo completo nello spirito.
Se seguiremo Cristo potremo sentirci già ora negli atri della Gerusalemme celeste e anticipare e pregustare anche la festa eterna. Così fecero gli apostoli, costituiti maestri della grazia per i loro coetanei ed anche per noi. Essi non fecero che seguire il Salvatore: « Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito » (Mt 19, 27).
Seguiamo anche noi il Signore, cioè imitiamolo, e così avremo trovato il modo di celebrare la festa non soltanto esteriormente, ma nella maniera più fattiva, cioè non solo con le parole, ma anche con le opere.



Responsorio: (Cfr. Eb 6, 20; Gv 1, 29)

L'agnello senza macchia è entrato per noi come precursore, divenuto sommo sacerdote per sempre al modo di Melchisedek, rimane sacerdote in eterno.
Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!
divenuto sommo sacerdote per sempre al modo di Melchisedek, rimane sacerdote in eterno.


Invocazioni:

Benediciamo il nostro Redentore che ci ha meritato questo tempo di salvezza e preghiamo perché ci conceda il dono della conversione:
Crea in noi, Signore, uno spirito nuovo.

Cristo, vita nostra che mediante il battesimo ci hai sepolti con te nella morte, per renderci partecipi della tua risurrezione,
- donaci di camminare oggi con te nella vita nuova.
Signore, che sei passato fra la gente, sanando e beneficando tutti,
- concedi anche a noi di essere sempre pronti al servizio dei fratelli.
Fa' che ci impegniamo a costruire insieme un mondo più umano e più giusto,
- nella costante ricerca del tuo regno.
Gesù, medico dei corpi e delle anime, guarisci le profonde ferite della nostra umanità,
- perché possiamo godere pienamente dei doni della tua redenzione.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

Vieni in nostro aiuto, Signore, perché possiamo vivere e agire sempre in quella carità, che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi. Egli è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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10/03/2008 06:59

Tempo di Quaresima

Lettura:

Dal « Commento ai salmi » di san Giovanni Fisher, vescovo e martire


Se qualcuno ha peccato,
abbiamo un avvocato presso il Padre


Gesù Cristo è il nostro pontefice, il suo prezioso corpo è il nostro sacrificio, che egli ha immolato sull'altare della croce per la salvezza di tutti gli uomini.
Il suo sangue, versato per la nostra redenzione, non era sangue di vitelli e di capri, come nell'antica legge, ma dell'innocentissimo agnello Gesù Cristo nostro salvatore.
Il tempio, nel quale il nostro pontefice celebrava il sacrificio, non era stato costruito da mano di uomo, ma soltanto dalla potenza di Dio. Infatti egli versò il suo sangue al cospetto del mondo, che davvero è il tempio costruito solo dalla sola mano di Dio.
Ma questo tempio ha due parti: una è la terra, che noi ora abitiamo; l'altra parte è ancora sconosciuta a noi mortali.
Ed egli immolò il sacrificio dapprima qui sulla terra, quando sopportò una morte acerbissima, e poi quando, rivestito con l'abito nuovo della immortalità, entrò con il proprio sangue nel santuario, cioè in cielo. Qui presentò davanti al trono del Padre celeste quel sangue d'immenso valore che aveva versato a profusione per tutti gli uomini schiavi del peccato.
Questo sacrificio è così gradito e accetto a Dio, che egli non può fare a meno - non appena lo guarda - di avere pietà di noi e di donare la sua misericordia a tutti quelli che veramente si pentono.
Inoltre è un sacrificio eterno. Esso viene offerto non soltanto ogni anno, come avveniva per i Giudei, ma ogni giorno per nostra consolazione, anzi, in ogni ora e momento, perché ne abbiamo un fortissimo aiuto. Perciò l'Apostolo soggiunge: « dopo averci ottenuto una redenzione eterna » (Eb 9, 12).
Di questo santo ed eterno sacrificio divengono partecipi tutti coloro che sono veramente contriti e fanno penitenza dei peccati commessi, e che sono fermamente decisi a non riprendere più i loro vizi, ma a perseverare con costanza nella ricerca della virtù. E' quanto insegna l'apostolo san Giovanni con queste parole: « Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo » (1 Gv 2, 1).



Responsorio: (Rm 5, 10. 8)

Quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo; molto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.
Dio dimostra il suo amore per noi, perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi:
molto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.


Lettura breve (alle Lodi mattutine):

Geremia 11, 19


Ero come un agnello mansueto che viene portato al macello, non sapevo che essi tramavano contro di me, dicendo: « Abbattiamo l'albero nel suo rigoglio, strappiamolo dalla terra dei viventi; il suo nome non sia più ricordato ».


Responsorio:

Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi.
Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi.
Tu, che verrai a giudicare,
abbi pietà di noi.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Agnello di Dio, che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi.


Antifona al Benedictus:

Chi segue me,
non cammina nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita.


Invocazioni:

Benedetto Gesù, nostro salvatore, che con la sua morte ci ha aperto la strada della salvezza. Uniti nella preghiera di lode, invochiamo il suo nome:
Guidaci, Signore, nella via del tuo amore.

Dio misericordioso, che mediante il battesimo ci hai fatti rinascere ad una vita nuova,
- fa' che di giorno in giorno diveniamo sempre più conformi alla tua immagine.
Insegnaci a far sempre ciò che è vero, giusto e santo davanti a te,
- e a cercare te in ogni parola e in ogni avvenimento.
Aiutaci a portare un messaggio di bontà e di gioia ai poveri e ai sofferenti,
- per incontrare te presente nei nostri fratelli.
Perdonaci le colpe commesse contro l'unità della tua famiglia,
- forma di tutti noi un cuore solo e un'anima sola.



Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio, che con il dono del tuo amore ci riempi di ogni benedizione, trasformaci in creature nuove, per esser preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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Tempo di Quaresima


Lettura:

Dai « Discorsi » di san Leone Magno, papa


La croce di Cristo è la sorgente di ogni benedizione
e la causa di tutte le grazie


Il nostro intelletto, illuminato dallo Spirito di verità, deve accogliere con cuore libero e puro la gloria della Croce, che diffonde i suoi raggi sul cielo e sulla terra. Con l'occhio interiore deve scrutare il significato di ciò che disse nostro Signore, parlando dell'imminenza della sua passione: « E' giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo » (Gv 12, 23), e più avanti: Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il Figlio tuo (cfr. Gv 12, 27-28). Ed essendosi fatta sentire dal cielo la voce del Padre, che dichiarava: « L'ho glorificato, e di nuovo Lo glorificherò », rispondendo ai circostanti, Gesù disse: « Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me » (Gv 12, 30-32).
O ammirabile potenza della Croce! O ineffabile gloria della passione, in cui troviamo riuniti insieme il tribunale del Signore, il giudizio del mondo e il potere del Crocifisso. Sì, o Signore, tu hai attirato a te tutte le cose, perché ciò che si svolgeva nell'unico tempio della Giudea, sotto il velo di arcane figure, fosse celebrato in ogni luogo e da ogni popolo con religiosità sincera e culto solenne e pubblico.
Ora, infatti, più nobile è la gerarchia dei leviti, più augusta la dignità dei presbiteri e più santa l'unzione dei vescovi, perché la tua Croce, sorgente di tutte le benedizioni, è causa di tutte le grazie. Per essa viene elargita ai credenti la forza nella loro debolezza, la gloria nell'umiliazione, nella morte la vita. Ora inoltre, cessata la varietà dei sacrifici l'offerta unica del tuo corpo e del tuo sangue sostituisce pienamente tutte le specie di vittime, poiché tu sei: il vero Agnello di Dio che togli i peccati del mondo (cfr. Gv 1, 29). Così compi in te tutti i misteri, e come unico è il sacrificio, che succede alla moltitudine delle vittime, così unico è anche il regno formato dall'insieme di tutti i popoli.
Confessiamo dunque, o miei cari, quanto l'apostolo Paolo, dottore delle genti, ha dichiarato solennemente: « Questa parola è sicura è degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori » (1 Tim 1, 15). La misericordia di Dio verso di noi è davvero meravigliosa proprio perché Cristo non è morto solo per i giusti e i santi, ma anche per i cattivi e per gli empi. E, poiché la sua natura divina non poteva essere soggetta al pungolo della morte, egli nascendo da noi, ha assunto quanto potesse poi offrire per noi.
Un tempo infatti aveva minacciato la nostra morte con la potenza della sua morte dicendo per bocca del profeta Osea: « O morte, sarò la tua morte, o inferno, sarò il tuo sterminio » (Os 13, 14volg.). Morendo, infatti, subì le leggi della tomba, ma, risorgendo, le infranse e troncò la legge perpetua della morte, tanto da renderla da eterna, temporanea. Poiché « come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo » (1 Cor 15, 22).



Responsorio: (Cfr. Col 2, 14-15; Gv 8, 28)

Cristo ha annullato il documento del nostro debito e lo ha inchiodato alla croce: le potenze del mondo, sconfitte, seguono il corteo trionfale di Cristo.
Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono.
Le potenze del mondo, sconfitte, seguono il corteo trionfale di Cristo.


Orazione:

Il tuo aiuto, o Dio onnipotente, ci renda perseveranti nel tuo servizio, perché anche nel nostro tempo la tua Chiesa si accresca di nuovi membri e si rinnovi sempre nello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.







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Tempo di Quaresima


Lettura:

Dal « Commento sui salmi » di sant'Agostino, vescovo

Gesù Cristo prega per noi, prega in noi,
è pregato da noi


Dio non poteva elargire agli uomini un dono più grande di questo: costituire loro capo lo stesso suo Verbo, per mezzo del quale creò l'universo. Ci unì a lui come membra, in modo che egli fosse Figlio di Dio e figlio dell'uomo, unico Dio con il Padre, un medesimo uomo con gli uomini.
Di conseguenza, quando rivolgiamo a Dio la nostra preghiera, non dobbiamo separare da lui il Figlio, e quando prega il corpo del Figlio, esso non deve considerarsi come staccato dal capo. In tal modo la stessa persona, cioè l'unico Salvatore del corpo, il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, sarà colui che prega per noi, prega in noi, è pregato da noi.
Prega per noi come nostro sacerdote, prega in noi come nostro capo, è pregato da noi come nostro Dio.
Riconosciamo, quindi, sia le nostre voci in lui, come pure la sua voce in noi. E quando, specialmente nelle profezie, troviamo qualche cosa che suona umiliazione, nei riguardi del Signore Gesù Cristo, e perciò non ci sembra degna di Dio, non dobbiamo temere di attribuirla a lui, che non ha esitato a unirsi a noi, pur essendo il padrone di tutta la creazione, perché per mezzo di lui sono state fatte tutte le creature.
Perciò noi guardiamo alla sua grandezza divina quando sentiamo proclamare: « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto » (Gv 1, 1-3). In questo passo ci è dato di contemplare la divinità del Figlio di Dio, tanto eccelsa e sublime da sorpassare ogni più nobile creatura.
In altri passi della Scrittura, invece, sentiamo che egli geme, prega, dà lode a Dio. Ebbene ci è difficile attribuire a lui queste parole. La nostra mente stenta a discendere immediatamente dalla contemplazione della sua divinità al suo stato di profondo abbassamento. Temiamo quasi di offendere Cristo, se riferiamo le parole che egli dice alla sua umanità. Prima rivolgevamo a lui la nostra supplica, pregandolo come Dio. Rimaniamo perciò perplessi davanti a quelle espressioni e ci verrebbe fatto di cambiarle. Ma nella Scrittura non si incontra se non ciò che gli si addice e che non permette di falsare la sua identità.
Si desti dunque il nostro animo e resti saldo nella sua fede. Tenga presente che colui che poco prima contemplava nella sua natura di Dio, ha assunto la natura di servo. E' divenuto simile agli uomini, e « apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte » (Fil 2, 7-8). Inoltre ha voluto far sue, mentre pendeva dalla croce, le parole del salmo: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? » (Sal 21, 1).
E' pregato dunque per la sua natura divina, prega nella natura di servo. Troviamo là il creatore, qui colui che è creato. Lui immutato assume la creatura, che doveva essere mutata, e fa di noi con sé medesimo un solo uomo: capo e corpo.
Perciò noi preghiamo lui, per mezzo di lui e in lui; diciamo con lui ed egli dice con noi.



Responsorio: (Cfr. Gv 16, 24. 23)

Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, la vostra gioia sarà piena.
In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.
Chiedete ed otterrete, la vostra gioia sarà piena.


Lettura breve (alle Lodi mattutine):

Isaia 50, 5-7


Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba: non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso.


Responsorio:

In te, Signore, mi sono rifugiato: mai sarò deluso.
In te, Signore, mi sono rifugiato: mai sarò deluso.
Nelle tue mani sono i miei giorni:
mai sarò deluso.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
In te, Signore, mi sono rifugiato: mai sarò deluso.


Antifona al Benedictus:

Se rimanete nella mia parola,
sarete miei discepoli:
e la verità vi farà liberi.


Invocazioni:

Il Cristo ci guida alla salvezza per fare di noi una umanità nuova in un mondo pienamente rinnovato. Affascinati da questa meravigliosa vocazione preghiamo:
Signore, rinnova la nostra vita nel tuo Spirito.

Signore, che hai promesso cieli nuovi e terra nuova, rinnovaci profondamente,
- perché possiamo unirci a te nella nuova Gerusalemme.
Donaci di collaborare con te per trasformare il mondo con il tuo amore,
- perché la nostra città terrena progredisca nella giustizia, nella fraternità e nella pace.
Aiutaci a vincere ogni forma di pigrizia, di mollezza e di egoismo,
- donaci il gusto del lavoro assiduo e serio per il premio celeste.
Liberaci dal male,
- perché niente oscuri in noi il senso cristiano della vita.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

Risplenda la tua luce, Dio misericordioso, sui tuoi figli purificati dalla penitenza: tu che ci hai ispirato la volontà di servirti, porta a compimento l'opera da te iniziata. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.






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Tempo di Quaresima - Quinta settimana


Ai Vespri


1.a Antifona:

A te ho gridato , o Signore,
e tu mi hai guarito;
ti loderò per sempre.


Salmo 29 - Ringraziamento per la liberazione dalla morte

Cristo rende grazie al Padre per la sua risurrezione gloriosa (Cassiano).


Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato
e su di me non hai lasciato esultare i nemici.
Signore Dio mio,
a te ho gridato e mi hai guarito.
Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi,
mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
rendete grazie al suo santo nome,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.

Alla sera sopraggiunge il pianto
e al mattino, ecco la gioia.

Nella mia prosperità ho detto:
« Nulla mi farà vacillare! ».

Nella tua bontà, o Signore,
mi hai posto su un monte sicuro;
ma quando hai nascosto il tuo volto,
io sono stato turbato.

A te grido, Signore,
chiedo aiuto al mio Dio.

Quale vantaggio dalla mia morte,
dalla mia discesa nella tomba?
Ti potrà forse lodare la polvere
e proclamare la tua fedeltà nell'amore?

Ascolta, Signore, abbi misericordia,
Signore, vieni in mio aiuto.

Hai mutato il mio lamento in danza,
la mia veste di sacco in abito di gioia,
perché io possa cantare senza posa.
Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.


1.a Antifona:

A te ho gridato , o Signore,
e tu mi hai guarito;
ti loderò per sempre.


2.a Antifona:

Beato l'uomo
a cui il Signore perdona il peccato.


Salmo 31 - Ringraziamento per il perdono dei peccati

Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle sue opere (Rm 4, 6).


Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa,
e perdonato il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male
e nel cui spirito non è inganno.

Tacevo e si logoravano le mie ossa,
mentre gemevo tutto il giorno.
Giorno e notte pesava su di me la tua mano,
come per arsura d'estate inaridiva il mio vigore.

Ti ho manifestato il mio peccato,
non ho tenuto nascosto il mio errore.
Ho detto: « Confesserò al Signore le mie colpe »
e tu hai rimesso la malizia del mio peccato.

Per questo ti prega ogni fedele
nel giorno dell'angoscia.
Quando irromperanno grandi acque
non lo potranno raggiungere.

Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo,
mi circondi di esultanza per la salvezza.

Ti farò saggio, t'indicherò la via da seguire;
con gli occhi su di te, ti darò consiglio.

Non siate come il cavallo e come il mulo
privi d'intelligenza;
si piega la loro fierezza con morso e briglie,
se no, a te non si avvicinano.

Molti saranno i dolori dell'empio,
ma la grazia circonda chi confida nel Signore.
Gioite nel Signore ed esultate, giusti,
giubilate, voi tutti, retti di cuore.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.


2.a Antifona:

Beato l'uomo
a cui il Signore perdona il peccato.


3.a Antifona:

Il Signore gli ha dato il potere,
la gloria e il regno;
tutti i popoli serviranno a lui.


Cantico (cfr. Ap 11, 17-18; 12, 10b-12a) - Il giudizio di Dio


Noi ti rendiamo grazie,
Signore Dio onnipotente,
che sei e che eri,

perché hai messo mano
alla tua grande potenza,
e hai instaurato il tuo regno.

Le genti fremettero,
ma è giunta l'ora della tua ira,
il tempo di giudicare i morti,

di dare la ricompensa ai tuoi servi,
ai profeti e ai santi
e a quanti temono il tuo nome, piccoli e grandi.

Ora si è compiuta la salvezza,
la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,

poiché è stato precipitato l'Accusatore;
colui che accusava i nostri fratelli,
davanti al nostro Dio giorno e notte.

Essi lo hanno vinto per il sangue dell'Agnello
e la testimonianza del loro martirio,
perché hanno disprezzato la vita fino a morire.

Esultate, dunque, o cieli,
rallegratevi e gioite,
voi che abitate in essi.


Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.


3.a Antifona:

Il Signore gli ha dato il potere,
la gloria e il regno;
tutti i popoli serviranno a lui.


Lettura breve:

Dalla lettera agli Ebrei 13, 12-15


Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città. Usciamo dunque verso di lui fuori dell'accampamento e andiamo in cerca di lui, portando il suo obbrobrio, perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. Per mezzo di lui dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.


Responsorio:

Ci hai redenti, Signore, con il tuo sangue.
Ci hai redenti, Signore, con il tuo sangue.
Hai fatto di noi un popolo di re e sacerdoti
con il tuo sangue.
Gloria al Padre e al figlio e allo Spirito Santo.
Ci hai redenti, Signore, con il tuo sangue.


Antifona al Magnificat:

Prima che Abramo fosse,
Io sono, dice il Signore.


Intercessioni:

Il Cristo Signore ci ha dato il comandamento nuovo di amarci gli uni gli altri come egli ci ha amato. Chiediamo la grazia di essere fedeli a questa legge fondamentale della vita cristiana:
Accresci nel tuo popolo la carità, o Signore.

Maestro buono, insegnaci ad amare te nei nostri fratelli,
- e a far loro del bene nel tuo nome.
Tu che sulla croce hai chiesto il perdono per i tuoi crocifissori,
- aiutaci ad amare anche i nemici e a pregare per coloro che ci affliggono.
Per il mistero del tuo corpo e del tuo sangue, accresci in noi la fortezza, la fiducia e l'amore,
- rafforza i deboli, consola gli afflitti, dona la tua speranza ai morenti.
Tu che hai ridato la vista al cieco nato, nella piscina di Siloe,
- illumina i catecumeni con il lavacro battesimale nella parola di vita.
Sazia i nostri fratelli defunti, con il tuo eterno amore,
- ammetti un giorno anche noi nell'assemblea gioiosa degli eletti.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

Assisti e proteggi sempre, Signore, tutti noi che poniamo in te ogni speranza, perché liberati dalla corruzione del peccato restiamo fedeli all'impegno del Battesimo, e otteniamo in premio l'eredità promessa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.








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14/03/2008 06:58

Tempo di Quaresima - Quinta settimana
Lettura:

Dal trattato « Sulla fede in Pietro » di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo


Egli offrì se stesso per noi


Nei sacrifici delle vittime materiali, che la stessa santissima Trinità, solo vero Dio del Nuovo e Vecchio Testamento, comandava venissero offerti dai nostri padri, veniva prefigurato il graditissimo dono di quel sacrificio con cui l'unico Figlio di Dio avrebbe offerto misericordiosamente se stesso per noi.
Egli, infatti, secondo l'insegnamento dell'Apostolo « ha dato se stesso per noi offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore » (Ef 5, 2). Egli è vero Dio e vero pontefice, che è entrato per noi nel santuario non con il sangue di tori e di capri ma con il suo sangue. E questo stava a significare allora quel pontefice che ogni tanto entrava nel Santo dei santi con il sangue delle vittime.
Questi è dunque colui che in sé solo offrì tutto quello che sapeva essere necessario per il compimento della nostra redenzione, egli che è al tempo stesso sacerdote, sacrificio, Dio e tempio: sacerdote, per mezzo del quale siamo riconciliati, sacrificio che ci riconcilia, Dio a cui siamo riconciliati, tempio in cui siamo riconciliati. Tuttavia come sacerdote, sacrificio e tempio era uomo e solo, perché Dio operava queste cose in quanto uomo. Invece come Dio non era una Persona sola perché il Verbo realizzava le medesime cose con il Padre e lo Spirito Santo. Credi dunque con fede saldissima e non dubitare affatto che lo stesso Unigenito Dio, Verbo fatto uomo, si è offerto per noi in sacrificio e vittima a Dio in odore di soavità; a lui, insieme al Padre e allo Spirito Santo, al tempo dell'Antico Testamento venivano sacrificati animali dai patriarchi, dai profeti e dai sacerdoti; e a lui, ora, cioè al tempo del Nuovo Testamento, con il Padre e lo Spirito Santo con i quali è un solo Dio, la santa Chiesa cattolica non cessa di offrire in ogni parte della terra il sacrificio del pane e del vino nella fede e nell'amore.
Nelle antiche vittime materiali venivano significati e la carne di Cristo che egli, senza peccato, avrebbe offerto per i nostri peccati, e il suo sangue che avrebbe versato in remissione dei nostri peccati. In questo sacrificio poi c'è il ringraziamento e il memoriale della carne di Cristo, offerta per noi, e del sangue che lo stesso Dio sparse per noi.
Di questo sangue san Paolo dice negli Atti degli Apostoli: « Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistato con il suo sangue » (At 20, 28). In quei sacrifici si rappresentava con figure ciò che sarebbe stato donato a noi. In questo sacrificio invece si mostra all'evidenza ciò che ci è stato già donato. In quei sacrifici veniva preannunziato il Figlio di Dio che doveva essere ucciso per gli empi, in questo lo si annunzia già ucciso per gli empi, secondo quanto attesta l'Apostolo: « Mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito » (Rm 5, 6) e « quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo » (Rm 5, 10).



Responsorio: (Cfr. Col 1, 21-22; Rm 3, 25)

Voi un tempo eravate stranieri e nemici, con la mente intenta alle opere cattive; ora Dio vi ha riconciliati con il sacrificio del corpo di Cristo, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto.
Dio lo ha stabilito come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue,
per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto.


Lettura breve:

Dal libro di Isaia 52, 13-15


Ecco, il mio servo avrà successo, sarà innalzato, onorato, esaltato grandemente. Come molti si stupirono di lui, tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo, così si meraviglieranno di lui molte genti, i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito.


Responsorio:

L'Agnello immolato per noi è degno di onore e gloria.
L'Agnello immolato per noi è degno di onore e gloria.
Colui che ci ha redenti con il suo sangue
è degno di onore e gloria.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
L'Agnello immolato per noi è degno di onore e gloria.


Antifona al Benedictus:

Le opere che ho compiuto
sono sotto i vostri occhi:
per quale di esse volete lapidarmi?


Invocazioni:

Rendiamo grazie al Signore che, morendo in croce per noi, ci ha ridato la vita, e rivolgiamo a lui la nostra umile preghiera:
Per il mistero della tua morte, donaci la vita, Signore.

Maestro e Salvatore, che ci hai illuminati con gli insegnamenti della fede e con la tua gloriosa passione hai fatto di noi una nuova creatura,
- fa' che non ricadiamo nella palude dei nostri peccati.
Insegnaci a togliere qualcosa alla nostra mensa,
- per soccorrere i fratelli che sono privi del necessario.
Fa' che riceviamo dalle tue mani questo giorno,
- per restituirlo a te ricco di opere di carità fraterna.
Piega alla tua volontà le nostre menti orgogliose e ribelli,
- donaci un cuore grande e generoso.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

Perdona, Signore, i nostri peccati, e nella tua misericordia spezza le catene che ci tengono prigionieri a causa delle nostre colpe, e guidaci alla libertà che Cristo ci ha conquistata. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.




[Modificato da auroraageno 15/03/2008 06:47]

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15/03/2008 06:46

Tempo di Quaresima - Quinta settimana

Lettura:

Dai « Discorsi » di san Gregorio Nazianzeno, vescovo


Saremo partecipi del mistero pasquale


Saremo partecipi della Pasqua, presentemente ancora in figura (certo già più chiara di quella dell'antica legge, immagine più oscura della realtà figurata), ma fra non molto ne godremo di una più trasparente e più vera, quando il Verbo festeggerà con noi la nuova Pasqua nel regno del Padre. Allora ci manifesterà e insegnerà quelle realtà che non ci mostra ora se non di riflesso.
Infatti quali siano la bevanda e il cibo del nuovo banchetto pasquale, il nostro compito è solo di apprenderlo. Spetta al Verbo di insegnarcelo e comunicarcene il significato. L'insegnamento effettivamente è come un cibo, il cui possessore è colui che lo distribuisce. Entriamo, dunque, nella sfera della legge, delle istituzioni e della Pasqua antica in modo nuovo per poter arrivare alle realtà nuove simboleggiate dalle figure antiche.
Diveniamo partecipi della legge in maniera non puramente materiale, ma evangelica, in modo completo e non limitato e imperfetto, in forma duratura e non precaria e temporanea. Facciamo nostra capitale adottiva non la Gerusalemme terrena, ma la metropoli celeste, non quella che viene calpestata dagli eserciti, ma quella acclamata dagli angeli.
Sacrifichiamo non giovenchi, né agnelli, con corna e unghie, che appartengono più alla morte che alla vita, mancando d'intelligenza. Offriamo a Dio un sacrificio di lode sull'altare celeste insieme ai cori degli angeli. Superiamo il primo velo del tempio, accostiamoci al secondo e penetriamo nel « Santo dei santi ». E più ancora, offriamo ogni giorno a Dio noi stessi e tutte le nostre attività. Facciamo come le parole stesse ci suggeriscono. Con le nostre sofferenze imitiamo le sofferenze, cioè la passione di Cristo. Con il nostro sangue onoriamo il sangue di Cristo. Saliamo anche noi di buon animo sulla sua croce. Dolci sono infatti i suoi chiodi, benché duri.
Siamo pronti a patire per Cristo e con Cristo, piuttosto che desiderare le allegre compagnie mondane.
Se sei Simone di Cirene prendi la croce e segui Cristo. Se sei il ladro e se sarai appeso alla croce, se cioè sarai punito, fai come il buon ladrone e riconosci onestamente Dio, che ti aspettava alla prova. Egli fu annoverato tra i malfattori per te e per il tuo peccato, e tu diventa giusto per lui. Adora colui che è stato crocifisso per te. Se vieni crocifisso per tua colpa, trai profitto dal tuo peccato. Compra con la morte la tua salvezza, entra con Gesù in paradiso e così capirai di quali beni ti eri privato. Contempla quelle bellezze e lascia che il mormoratore, del tutto ignaro del piano divino, muoia fuori con la sua bestemmia.
Se sei Giuseppe d'Arimatèa, richiedi il corpo a colui che lo ha crocifisso, assumi cioè quel corpo e rendi tua propria, così, l'espiazione del mondo.
Se sei Nicodemo, il notturno adoratore di Dio, seppellisci il suo corpo e ungilo con gli unguenti di rito, cioè circondalo del tuo culto e della tua adorazione.
E se tu sei una delle Marie, spargi al mattino le tue lacrime. Fa' di vedere per prima la pietra rovesciata, vai incontro agli angeli, anzi allo stesso Gesù.
Ecco che cosa significa rendersi partecipi della Pasqua di Cristo.



Responsorio: (Cfr. Eb 13, 12-13; 12, 4)

Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città. Usciamo anche noi dall'accampamento, andiamo verso di lui, portando la sua croce.
Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato:
andiamo verso di lui, portando la sua croce.


Orazione:

O Dio, che operi sempre per la nostra salvezza e in questi giorni ci allieti con un dono speciale della tua grazia, guarda con bontà a tutti noi, custodisci nel tuo amore chi attende il battesimo e assisti chi è già rinato alla nuova vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





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16/03/2008 06:58

DOMENICA DELLE PALME DELLA PASSIONE DEL SIGNORE

Lettura:

Dai « Discorsi » di sant'Andrea di Creta, vescovo


Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d'Israele


Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. E' disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù « al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare » (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e nella spettacolarità, « Non contenderà », dice, « né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce » (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà.
Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d'olivo e di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi a i suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell'ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
Egli salì verso oriente sopra i cieli dei cieli (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde, Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia o meglio di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell'anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: « Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele ».



Responsorio: (Cfr. Gv 12, 12. 13; Matt 21, 8. 9)

Una grande folla, da Gerusalemme, uscì incontro a Gesù. Stesero i mantelli sulla strada, mentre altri agitavano rami e gridavano: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro a Gesù, gridava:
Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!


Invocazioni:

Il Cristo, entrando in Gerusalemme, fu acclamato Re e Messia dalla folla osannante. Riconosciamo anche noi la sovranità universale ed eterna del nostro Salvatore:
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Osanna a te, Cristo figlio di Davide e Re dei secoli,
- osanna a te, vincitore dell'inferno e della morte.
Tu che ascendesti a Gerusalemme per compiere il tuo esodo pasquale,
- guida alla Pasqua eterna la tua Chiesa pellegrina sulla terra.
Tu che ci hai dato nella croce il nuovo albero della vita,
- fa' che gustiamo i suoi frutti di salvezza.
Tu che sei venuto a salvarci dal peccato e dalla morte,
- fa' che giungiamo a te nel segno della fede, della speranza e della carità.


Padre nostro
che sei nei cieli
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.


Orazione:

O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente l'insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.






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17/03/2008 06:50

Settimana Santa - Lunedì


Lettura:

Dai « Discorsi » di sant'Agostino, vescovo


Gloriamoci anche noi nella Croce del Signore


La passione del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo è pegno sicuro di gloria e insieme ammaestramento di pazienza.
Che cosa mai non devono aspettarsi dalla grazia di Dio i cuori dei fedeli! Infatti al Figlio unigenito di Dio, coeterno al Padre, sembrando troppo poco nascere uomo dagli uomini, volle spingersi fino al punto di morire quale uomo e proprio per mano di quegli uomini che aveva creato lui stesso.
Gran cosa è ciò che ci viene promesso dal Signore per il futuro, ma è molto più grande quello che celebriamo ricordando quanto è già stato compiuto per noi. Dove erano e che cosa erano gli uomini, quando Cristo morì per i peccatori? Come si può dubitare che egli darà ai suoi fedeli la sua vita, quando per essi, egli non ha esitato a dare anche la sua morte? Perché gli uomini stentano a credere che un giorno vivranno con Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello di un Dio morto per gli uomini?
Chi è infatti Cristo? E' colui del quale si dice: « In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio » (Gv 1, 1). Ebbene questo Verbo di Dio « si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi » (Gv 1, 14). Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire per noi, se non avesse preso da noi una carne mortale. In tal modo egli immortale poté morire, volendo dare la vita per i mortali. Rese partecipi della sua vita quelli di cui aveva condiviso la morte. Noi infatti non avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui nulla aveva da cui ricevere la morte. Donde lo stupefacente scambio: fece sua la nostra morte e nostra la sua vita. Dunque non vergogna, ma fiducia sconfinata e vanto immenso nella morte del Cristo.
Prese su di sé la morte che trovò in noi e così assicurò quella vita che da noi non può venire. Ciò che noi peccatori avevamo meritato per il peccato, lo scontò colui che era senza peccato. E allora non ci darà ora quanto meritiamo per giustizia, lui che è l'artefice della giustificazione? Come non darà il premio dei santi, lui fedeltà personificata, che senza colpa sopportò la pena dei cattivi?
Confessiamo perciò, o fratelli, senza timore, anzi proclamiamo che Cristo fu crocifisso per noi. Diciamolo, non già con timore, ma con gioia, non con rossore, ma con fierezza.
L'apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece valere come titolo di gloria. Poteva celebrare le più grandi e affascinanti imprese del Cristo. Poteva gloriarsi richiamando le eccelse prerogative del Cristo, presentandolo quale creatore del mondo in quanto Dio con il Padre, e quale padrone del mondo in quanto uomo simile a noi. Tuttavia non disse altro che questo: « Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo » (Gal 6, 14).



Responsorio:

Adoriamo la tua croce, Signore, celebriamo la tua passione gloriosa: per la tua passione e morte, abbi pietà di noi.
Ti preghiamo: aiuta i tuoi servi, che hai redento con il sangue prezioso:
per la tua passione e morte, abbi pietà di noi.


Antifona al Benedictus:

Padre giusto,
il mondo non ti ha conosciuto;
ma io ti ho conosciuto, perché tu mi hai mandato.


Invocazioni:

In intima comunione di spirito con tutta la Chiesa, che in questi giorni celebra la passione del Signore, preghiamo:
Per la tua morte salvaci, o Signore.

Signore dell'universo, venduto ai tuoi nemici per trenta denari,
- concedici il dono della vera sapienza, perché preferiamo sempre te e la tua amicizia a tutto.
Nel Getsemani hai detto: La mia anima è triste fino alla morte,
- ricordati della nostra debolezza di fronte al dolore e alla morte.
Autore della vita e modello di ogni santità, giudicato degno di supplizio,
- da' perdono e salvezza a noi, veramente meritevoli di condanna.
Cristo, crocifisso fra i ladroni,
- manifesta la forza della tua redenzione nei santi.


Padre nostro
che sei nel cielo
sia santificato il tuo nome
venga il tuo regno
sia fatta la tua volontà
come in cielo così in terra
dacci oggi il nostro pane quotidiano
rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo
ai nostri debitori
e non c'indurre in tentazione
ma liberaci dal male.



Orazione:

Guarda, Dio onnipotente, l'umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa' che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio. Egli è Dio e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.





_________Aurora Ageno___________
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