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Pioggia di Vita, per chi crede e per chi non crede

Ultimo Aggiornamento: 11/01/2013 11:23
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20/08/2007 11:05

20 Agosto: San Bernardo, abate e dottore della Chiesa
Il 20 Agosto ricorre la Memoria di San Bernardo, anche in questo giorno nelle pagine di
Liturgia delle Ore si trovano scritti molto belli e significativi.
Ne riporto alcuni.
Anzitutto qualche cenno biografico:



SAN BERNARDO, ABATE E DOTTORE DELLA CHIESA –
Nacque nel 1090 presso Digione in Francia.
Educato piamente, nel 1111 si associò ai monaci
Cistercensi e, poco dopo, eletto abate del monastero
di Chiaravalle, guidò egregiamente i monaci alla pratica
delle virtù con l’azione e con l’esempio.
A causa degli scismi sorti nella Chiesa, percorse l’Europa
per ristabilire la pace e l’unità.
Scrisse molte opere riguardanti la teologia e l’ascetica.
Morì nel 1153.


Dai << Discorsi sul Cantico dei Cantici >> di san Bernardo, abate:

L’amore è sufficiente per se stesso, piace per se stesso e
in ragione di sé.
E’ a se stesso merito e premio. L’amore non cerca ragioni,
non cerca vantaggi all’infuori di sé.
Il suo vantaggio sta nell’esistere. Amo perché amo, amo per
amare. Grande cosa è l’amore se si rifà
al suo principio, se ricondotto alla sua origine, se
riportato alla sua sorgente.
Di là sempre prende alimento per continuare a scorrere.
L’amore è il solo tra tutti i moti dell’anima,
tra i sentimenti e gli affetti, con cui la creatura possa corrispondere al Creatore,
anche se non alla pari; l’unico con il quale possa
contraccambiare il prossimo e, in questo caso,
certo alla pari.
Quando Dio ama, altro non desidera che essere amato.
Non per altro ama, se non per essere amato,
sapendo che coloro che l’ameranno si beeranno di questo
stesso amore.
L’amore dello Sposo, anzi lo Sposo-amore
cerca soltanto il ricambio dell’amore e la fedeltà.
Sia perciò lecito all’amata di riamare.
Perché la sposa, e la sposa dell’Amore non dovrebbe amare?
Perché non dovrebbe essere amato l’Amore?
Giustamente, rinunziando a tutti gli altri suoi affetti,
attende tutta e solo all’Amore,
ella che nel ricambiare l’amore mira a uguagliarlo.
Si obietterà, però, che, anche se la sposa si sarà tutta
trasformata nell’Amore, non potrà mai raggiungere il
livello della fonte perenne dell’amore.
E’ certo che non potranno mai essere equiparati l’amante
e l’Amore, l’anima e il Verbo, la Sposa e lo Sposo,
il Creatore e la creatura.
La sorgente, infatti, dà sempre molto più di quanto
basti all’assetato.
Ma che importa tutto questo? Cesserà forse e svanirà
del tutto il desiderio della sposa che attende il
momento delle nozze, cesserà la brama di chi sospira,
l’ardore di chi ama, la fiducia di chi pregusta,
perché non è capace di correre alla pari con un gigante,
gareggiare in dolcezza col miele, in mitezza con l’agnello,
in candore con il giglio, in splendore con il sole,
in carità con colui che è l’Amore? No certo.
Sebbene infatti la creatura ami meno, perché è inferiore,
se tuttavia ama con tutta se stessa, non le resta nulla da aggiungere.
Nulla manca dove c’è tutto. Perciò per lei amare così
è aver celebrato le nozze, poiché non può amare
così ed essere poco amata. Il matrimonio completo e perfetto
sta nel consenso dei due, a meno che uno dubiti che l’anima
sia amata dal Verbo, e prima e di più.


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Ed ecco un brano tratto dal quarto poema del
Cantico dei Cantici:


La sposa:

Io dormo, ma il mio cuore veglia.
Un rumore! E’ il mio diletto che bussa:
<< Aprimi, sorella mia,
mia amica, mia colomba, perfetta mia;
perché il mio capo è bagnato di rugiada,
i miei riccioli di gocce notturne >>.
<< Mi sono tolta la veste;
come indossarla ancora?
Mi sono lavata i piedi,
come ancora sporcarli? >>.
Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
e un fremito mi ha sconvolta.
Mi sono alzata per aprire al mio diletto
e le mie mani stillavano mirra,
fluiva mirra dalle mie dita
sulla maniglia del chiavistello.
Ho aperto allora al mio diletto,
ma il mio diletto già se n’era andato, era scomparso.
Io venni meno, per la sua scomparsa.
L’ho cercato, ma non l’ho trovato,
l’ho chiamato, ma non m’ha risposto.
Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.
Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
se trovate il mio diletto,
che cosa gli racconterete?
Che sono malata d’amore!


dalla Bibbia di Gerusalemme

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Ed infine una preghiera di San Bernardo alla Vergine Maria, che sarebbe bello fare nostra:


Ricordati, o piissima Vergine Maria:
non si è mai udito al mondo
che qualcuno sia ricorso alla tua intercessione
abbia invocato il tuo aiuto, chiesta la tua protezione,
e sia stato abbandonato. Animato da questa fiducia,
a te ricorro o madre, Vergine delle vergini.
A te vengo, come peccatore pentito,
mi inginocchio davanti a te.
Non respingere, o Madre di Dio, le mie preghiere,
ma ascoltami, piena di bontà, ed esaudiscimi.


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[Modificato da auroraageno 30/08/2007 15:17]

_________Aurora Ageno___________
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